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Autore: soul_in the night    22/08/2011    1 recensioni
Conosciamo la storia di Avalon High, ma solo secondo quello che la protagonista, ovvero Allie, può vedere. C'è però una storia più profonda, più complicata dietro, la storia di chi si è nascosto dietro una maschera per proteggere Re Artù. La storia di Marco, che è stato costretto a passare per cattivo pur di continuare la missione a cui suo padre aveva dedicato la vita.
Purtroppo non ci sono fic su questo film che, nonostante abbia storpiato totalmente ciò che il libro diceva, mi è piaciuto molto. Spero che vi piaccia, le recensioni naturalmente sono sempre gradite.
Genere: Fantasy, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Cosa mi succede?

 
 
-Ma dico, sei impazzito? Vuoi davvero fare quella ricerca? Non sarebbe più comodo farcela fare da qualche secchione?- Dj sembrava fuori di testa. Non aveva mai fatto un compito in vita sua e l’idea di cominciare non gli piaceva affatto.
Marco però era intenzionato a non mettere nessuno in mezzo quella volta. E poi dai, non poteva capitarci argomento più semplice.
-Te l’ho detto Dj, è l’argomento più facile del mondo. Inoltre rischiamo che Mr. Moore ci scopra questa volta, non possiamo rischiare che ci sospenda.-
Sospensione. Già. Non ne era orgoglioso, ma stava davvero rischiando di dover rifare l’anno e non poteva permettersi di non essere più nella classe di Will. Doveva fare almeno qualcosa per salvarsi la media e quella era l’occasione giusta.
-Da quando ti interessa la scuola?! Se è davvero così facile non dovresti aver problemi a dirmi come si chiama quel coso metallico che si mette in testa.-
Coso metallico?! Sta scherzando spero!
-Si chiama elmo, Dj ed era diverso da combattente a combattente. I nobili potevano farsi intagliare il loro stemma o blasone, i cavalieri portavano l’elmo che copriva tutta la testa mentre per scudieri e soldati lasciava libero il volto. Sotto l’elmo tutti indossavano il camaglio, ovvero un cappuccio di maglia di ferro.-
Lo disse talmente velocemente che quasi si stupì che quelle parole fossero sue. Non era un esperto di armature e non gli era mai interessato diventarlo, eppure la spiegazione gli era venuta in mente con tale naturalezza da spaventarlo. Non era la prima volta che gli succedeva di conoscere cose che non immaginava di sapere. Era già successo altre volte a partire dal giorno in cui aveva incontrato Will. Non aveva ragionato spesso sul fatto di essersi visto assieme a Re Artù, ma momenti come quello lo costringevano a pensarci. Chi sono io? Non era sicuro di voler conoscere la risposta a quella domanda.
-Tu come le sai queste cose?- Non lo so.
-Mio padre era un appassionato di Re Artù.- Semplice, veloce, scontrosa. La risposta che Dj si sarebbe aspettato da uno come lui. E non era del tutto falsa. Il padre di Marco parlava spesso della storia di Artù e dei suoi cavalieri e non era raro che passasse intere giornate a raccontare al figlio aneddoti strani su Ginevra e Lancillotto. Però non aveva mai parlato di dettagli realistici come le armature ed era proprio questo a far innervosire il ragazzo.
-Ma… -
-Argomento chiuso Dj. Se vuoi un voto decente ci vediamo da me domani pomeriggio. Ci vorranno solo dieci minuti. Non venire e dirò a Moore di aver fatto tutto da solo.-
Accelerò il passo per superarlo e se ne andò. Di solito non tornava mai a casa dopo la scuola, ma quel giorno aveva bisogno di staccare. Sarebbe dovuto rimanere con Will, ma sapeva con certezza che il suo fratellastro avrebbe passato il pomeriggio con Lance e gli altri ragazzi della squadra. Non c’era pericolo che Mordred si avvicinasse a lui.
In macchina impiegò solo pochi minuti per arrivare a destinazione e in men che non si dica fu in camera sua. Aveva espressivamente proibito a chiunque di entrarci e così quello era l’unico posto in cui non doveva nascondersi. Alle pareti erano appesi i disegni di suo padre assieme ai poster delle sue band preferite. Sulla scrivania trovavano posto tutti gli appunti e degli strani fogli di pergamena che non era mai riuscito a decifrare. I libri su Re Artù occupavano tutte le mensole e quelli di scuola si erano dovuti accontentare del pavimento. Improvvisamente si rese conto che nessuno doveva entrare in quella stanza. Nemmeno Dj.
Vorrà dire che metterò insieme qualcosa stanotte. Tanto per non fargli perdere l’abitudine.  
Gli mandò un messaggio per essere sicuro di non dimenticarsene.
 
Non importa per domani. Ho da fare.
 
Infilò il cellulare nella tasca della giacca che buttò sulla sedia, prese l’Ipod e si sdraiò sul letto.
Con le cuffie nelle orecchie alzò il volume della musica fino a estraniarsi completamente dal mondo.
Uno strano pensiero gli attraversò la mente:I cavalieri di Re Artù non si sfogavano così.
Già, i cavalieri. Lui però viveva nel mondo moderno e non era certo uno di loro. Se lo fosse stato, suo padre gliel’avrebbe detto. O no? Decise che un giorno o l’altro avrebbe controllato meglio tra gli appunti. In quel momento non aveva voglia di alzarsi, non aveva voglia di pensare, non aveva voglia di far niente. Voleva solo che per una volta Re Artù non facesse parte della sua vita.
Si concentrò sulle parole delle canzoni, riconoscendole una a una, cercando di ricordarsele, facendo uscire dalla sua testa ogni pensiero che non riguardasse batteria e chitarre elettriche.
Passò così il resto del pomeriggio: fissando il soffitto e ascoltando assoli di chitarra. Non si alzò nemmeno per andare a cena. Aveva bisogno di stare da solo. La fame gli era completamente passata e neanche il profumo della pizza che cucinava sua madre era riuscito a convincerlo a scendere. Se fossimo nel medioevo starebbero mangiando montone con contorno di rape. E probabilmente anche acqua di salvia, ma solo se fossimo al nord. Sorrise tra sé, ma poi si ricordò di non aver mai sentito dire una cosa del genere. Come faccio a saperlo?
Per scacciare altri pensieri indesiderati, andò al computer e iniziò a buttare giù qualcosa sulle armature, prendendo spunto dai libri che certamente non gli mancavano.
 
 

***

 
 
Lunedì. Lezione di Moore. Il weekend era trascorso lento e senza novità esattamente come l’ora che ormai volgeva al termine. Marco ascoltò svogliato il consiglio dell’insegnante di progettare un pranzo leggero, in vista della lezione dell’indomani sulle fognature ai tempi di Re Artù. Non vedeva l’ora di uscire dalla classe, ma i libri gli scivolarono dallo zaino e dovette fermarsi a raccoglierli.
-Allora Allie, sei riuscita a sapere informazioni sull’Ordine dai tuoi?-
-Sì. Come previsto avevano un polveroso libro di 50 chili.-
Nell’aula erano rimasti solo lui, Mordred e Allie. Il professore si era fermato a parlare con la ragazza; probabilmente non si era accorto che non erano soli, o più semplicemente non lo riteneva un problema.
-E sei riuscita a leggere la profezia?- No, no, no, no. Come per fargli un dispetto, lei annuì.
-Cosa ne pensi?- Non dirgli niente, non ti fidare.
-Beh, tutta questa storia della reincarnazione mi sembra un po’ impossibile, lei non pensa?-
-È impossibile solo se non è vera.-
Lei sembrava stupita, come se non riuscisse a trovare cosa più sciocca. Evidentemente vivere con dei membri dell’Ordine doveva averla spinta ad odiare Re Artù.
-Non mi dica che lei ci crede…-
-Sei una ragazza molto fortunata a poter leggere la profezia di prima mano, Allie.- Era furbo Mordred, questo lo doveva ammettere. In tutto quel tempo non aveva mai fatto un passo falso, nonostante non avesse mai nascosto un interesse quasi morboso per tutto ciò che riguardava Artù e la profezia.  
-Potrei portarglielo se vuole.- No, non farlo ti prego. Rovineresti tutto.
Lui sembrò pensarci, mai poi, con grande sollievo di Marco, rifiutò l’offerta.
-Oh, no no no.
-Ne è sicuro? I miei sarebbero d’accordo.
-No, no. Probabilmente è molto delicato, rischierei di rovinarlo, sarà meglio lasciarlo dov’è.
Come a confermare la frase appena detta, rovesciò un bicchiere di caffè sulla cattedra. Dov’è il trucco? Perché un trucco doveva esserci. Non esisteva che Mordred rifiutasse di conoscere il giorno della reincarnazione. Non avrebbe più potuto avere un’occasione del genere. Magari stava cercando di sfruttare la fiducia di Allie per sapere qualcosa attraverso di lei. In ogni caso aveva qualcosa in mente e bisognava scoprire cosa.
-Ci pensi su e glielo chiederò di nuovo-
-Ok-
Quali sono i tuoi piani? Dai Mordred, mi basterebbe una parola…
-Ehi tu! Che ci fai ancora qui?!- Doveva pur succedere prima o poi. Non aveva ancora imparato a diventare invisibile, quindi non poteva sperare che Moore non lo vedesse. Finì di raccogliere i libri e uscì dalla classe.
-Scusi Professore. Mi erano caduti i libri.-
Fece appena in tempo a vedere Allie che si allontanava scherzando con Miles.
Non va per niente bene.
  
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