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Autore: Gersemi    23/08/2011    1 recensioni
Scosse la testa, trovandosi così il viso coperto dai soffici ricci color miele, che si scostò con un gesto automatico della mano, prima di superare la porta e dirigersi verso il caminetto...
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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-Pagine di diario


Sara non aveva avuto altra scelta, era dovuta rientrare in casa, quella casa che prima le era sembrata calda e accogliente, ma che ora dell’accogliente non aveva nulla, persino il gatto le faceva venire i brividi.
Tentò di aprire svariate porte, ma queste le parevano chiuse a chiave, o in qualsiasi altro modo, ma pur sempre chiuse; l’ultima porta da provare, era quella dello studio e quella sicuramente era aperta, visto che poco prima era uscita da li.
Si avvicinò con riluttanza allo studio, spingendo la porta ovviamente aperta, entrando una seconda volta nella stanza, che per fortuna era esattamente come pochi attimi prima, fredda e spenta; l’unica luce proveniva da una candela alla scrivania, segno chiaro che qualcuno voleva che Sara si sedesse esattamente li, cosa che la ragazza fece; si sedette alla scrivania, passando una mano sulla superfice lignea del tavolo, il legno iniziava a darle un po’ sui nervi ora, tutta la casa era fatta in legno, persino le scale per salire al piano superiore!
I fogli sulla scrivania, erano bianchi, quindi la ragazza non riusciva a capire a cosa gli sarebbero potuti servire; verso l’angolo sinistro del tavolone rettangolare, vi era però una piccola chiave in ottone che poco prima non aveva visto, la prese e la sollevò, facendola dondolare dalla catenina alla quale era fissata, come se qualcuno fosse stato abituato a portarsela al collo
«e per cosa dovrebbe essermi utile questa? »
Chiese seccata, alzando gli occhi al cielo, come se stesse parlando direttamente con il fantasma, che ovviamente non le rispose.
Fu invece una folata di vento a farla alzare dalla sedia e uscire dallo studio, come se le presenze estranee alla casa non la volessero più all’interno di esso, come se li, in quel momento, non fosse permessa la presenza di persone vive; la ragazza uscì velocemente dalla stanza, chiudendo la porta che sbatté contro lo stipite, provocando un forte rumore, che fece sobbalzare il gatto, ancora intento a lanciare occhiate sinistre a Sara, che lo ignorò, cercando di capire cosa dovesse fare.
Questo si mise a brontolare, come per attirare la sua attenzione, cosa che riuscì a fare e una volta ottenuta, si mise a camminare in direzione delle scale, salendo i gradini lentamente
«Ora vuoi anche che io ti segua?! Siamo messi bene, sto parlando con un gatto! »
Scosse la testa e seguì l’animale su per le scale, infastidita dal rumore del legno scricchiolante, perché il legno doveva scricchiolare diamine!
Una volta raggiunto il primo piano, il gatto scomparve dentro all’unica stanza con la porta aperta
“ Santo cielo, è una caccia al tesoro guidata questa!”
Anche lei seguì il gatto e una volta varcata la soglia, la porta si chiuse sbattendo dietro le sue spalle, come se a chiuderla fosse stato qualcuno dall’esterno, qualcuno di molto infastidito e arrabbiato.
La stanza era una camera da letto; i mobili erano antichi, tutti ovviamente fatti in legno, che però aveva un colore azzurro marino, così come le pareti scrostate, che ora tendevano più al grigiastro, per via degli anni trascorsi; nessuna scrivania era presente, nemmeno un tavolo sul quale riporre un bicchiere d’acqua, solo un grande davanzale davanti alla finestra, alla quale si avvicinò la ragazza, superando il letto a baldacchino coperto da tende in raso verde.
Una volta arrivata alla finestra, Sara passò una mano sul davanzale, riconoscendolo invece come una cassapanca, che sollevò lentamente, aspettando che ne fuoriuscisse qualcosa, cosa che non accadde, perché all’interno di esso vi erano solo alcuni vestiti molto vecchi e un libro, chiuso a chiave, probabilmente un diario
«e questo? »
Sara estrasse il diario dalla cassapanca e la richiuse, per sedervisi sopra e osservare il diario alla luce, visto che l’unica luce proveniva appunto dalla finestra; la serratura del diario, era fatta in ottone, quasi del tutto arrugginito, inoltre era chiusa, quindi se avesse voluto leggere il diario, avrebbe dovuto prima scovarne la chiave….cosa che aveva fatto in precedenza! Era quindi quello il motivo per cui era dovuta rientrare nello studio, perché così si sarebbe potuta impossessare della chiave e aprire così il diario.
Inserì nella serratura la piccola chiave in ottone e la fece scattare, aprendo così le pagine, ingiallite per via del tempo; a occhio e croce, sembrava un diario vecchio almeno di 50 anni, se non di più, ma non si poteva stimare la sua “età” semplicemente osservando le pagine ingiallite, magari al suo interno avrebbe avuto riportato una data.
La copertina si aprì scricchiolando e Sara si mise a leggere la prima pagina, utilizzata solo per una breve presentazione, nella quale veniva riportato il nome della proprietaria, una certa Claudia Berard ; nelle altre pagine, raccontava essenzialmente cavolate, come per esempio l’incontro di un uomo dal bell’aspetto, oppure di una ragazza dai modi rozzi e poco fini
“oddio non aveva nulla da fare questa?!”
Continuò a sfogliare le pagine, sperando di trovare qualcosa di interessante; alla decima pagina del diario, si fermò e con sguardo attento lesse tutto ciò che vi era contenuto

Villa Roseto, 15 Aprile 1927

Ho deciso di tenere questo diario, in passato, esclusivamente per poter riportare i miei dubbi e dilemmi a qualcuno di fidato, qualcuno che mai avrebbe detto ciò che penso veramente, tradendo così la mia fiducia; fino ad oggi, tuttavia, ho scritto solo di affari amorosi, o comunque di amicizie nuove, o vecchia amicizie ritrovate.
Oggi tuttavia scrivo le mie perplessità….Da giorni un uomo mi segue, ne sono sicura! Eppure la polizia non vuol far nulla, nulla di nulla, questo perché afferma che io non abbia prove sufficienti per incriminare l’uomo, a partire dal nome di questo; esatto, non so il nome e nemmeno l’aspetto, non so chi sia, ma so che mi segue e non so il perché, forse per soldi, o magari chissà, per altro.
So soltanto che ha dei folti capelli castani, tendenti al nero e che mi osserva quando esco con le amiche, o quando vado a fare la spesa, oppure quando gioco con il gatto nel giardino, quello che da sulla strada; per questo motivo farò costruire un giardino interno, in modo che nessuno possa più spiarmi da fuori, così mi sentirò più sicura, in un certo senso.
Sara girò pagina, cercando di capire a cosa si riferisse la giovane donna e per vedere poi come si erano messe le cose, leggermente curiosa

Villa Roseto, 20 Aprile 1927

L’uomo si ostina a seguirmi, nonostante ora la polizia si sia decisa a darmi una scorta, sotto minaccia di mio padre ovviamente, un uomo molto rispettato e che mette in soggezione molti.
Eppure eccolo ancora, ora posso vedere la sagoma di quel perseguitore dalla finestra di camera mia, ho un’ottima visuale da quassù e lui non può vedere me, grazie a Dio! Per esempio, posso ora vedere che sta leggendo la mia posta, cercando fra quella di mio padre e mia madre….da giorni non ricevo più posta, questo perché è lui a prenderla per me e non ci pensa nemmeno a ridarmela, no, se la tiene li chissà per farne che poi!
Ok forse sto diventando io paranoica, perché papà è appena uscito dalla mia stanza, affermando che fuori non c’è nessuno e che nessuno sta sbirciando nella nostra posta…eppure io vedo chiaramente l’uomo, lo vedo e vedo che ora lui sta guardando verso di me, agitando una rosa presa da uno dei tanti cespugli sparsi per la villa; quindi ora chiudo le tende e mi allontano da qua, per andare a letto. Magari una bella dormita mi metterà a posto la mente.

La ragazza sospirò e sfogliò pagine su pagine, non trovano più nulla di attiguo a quella storia dell’uomo che la perseguitava, nemmeno un piccolo accenno! Si parlava della madre ammalata, del secondo matrimonio del padre, del fatto che alla ragazza fosse stata fatta proposta di matrimonio e del suo nuovo lavoro: impiegata al museo, negli archivi.
«Beh, veramente utile devo dire… »
Sospirando decise comunque di proseguire nella lettura, chissà magari avrebbe trovato qualche cosa di interessante, o magari sarebbe stata la solita pizza!
Qualche anno più avanti, all’incirca una ventina, la donna scrisse sul diario della lieta nascita di una figlia, che aveva chiamato Cecilia, che però le fu sottratta dal marito, in quanto, considerata adultera, Claudia venne mollata in tronco da esso, che si prese tutto, rispedendola nella casa del padre; per parecchie pagine non si sentì parlare di altro, se non del fatto che la figlia le mancasse terribilmente e che non aveva ceduto alle lusinghe di alcun uomo, a parte quelle del marito, ma che nessuno le credeva, ovviamente!
Si passò quindi alla data del 26 Marzo del 49, dove venivano raccontati fatti curiosi

Villa Roseto, 26 Marzo 1949

E’ tornato, dopo tanti anni, l’uomo è tornato a tormentare le mie notti! Per questo ora lavoro di notte, solo nello studio, che ho fatto allestire da mio padre. I mobili sono solo in legno, mi rilassa e mi permette di lavorare meglio, inoltre tutte quelle cose da catalogare per il museo, stonerebbero all’interno di una sala con mobili troppo moderni!
Ora dovrei catalogare un medaglione, è bello ed ha una pietra piuttosto pesante incastonata al suo interno, una pietra blu, che dopo osserverò con attenzione per catalogare; la sua forma è a goccia e ad occhio e croce è di circa 30 carati, ma non ne sono così sicura, li riconterò non appena avrò finito di scrivere sulle tue pagine!
Rufus, il gatto, ultimamente è piuttosto agitato ed è comprensibile… ci sono temporali da urlo, proprio ora è caduto un fulmine in giardino….vedo qualcosa muoversi, ora vado a controllare!
O mio Dio…è l’uomo, è riuscito ad entrare, devo avere le allucinazioni, vado a pere un bicchiere di vino, fra poco ci sarà un bel tuono, è appena caduto un fulmine giusto giusto nel centro del giardino, si, sono solo allucinazioni, nulla di più….

Il racconto della giornata terminava così, quindi tutto lasciava a pensare che fosse successo qualcosa, anche perché dopo non si aveva più come autore Claudia, ma Cecilia, che prendeva a narrare esattamente come la madre all’inizio del diario, parlando solamente di stupidi incontri amorosi o cose simili, fino alla fine delle pagine di quel diario, dove c’era una grossa macchia d’inchiostro; probabilmente la ragazza aveva versato il calamaio pieno sul foglio, rovinando così le ultime tre pagine.
Sara si alzò dalla cassapanca, rimettendo il diario chiuso al suo posto, poi guardò il gatto che attendeva ai suoi piedi e ce miagolò teneramente, prima si uscire dalla stanza e scendere nuovamente le scale; la ragazza lo seguì, stavolta più decisa, ma questo la accompagnò all’uscita…a quanto pareva ora se ne poteva andare; Sara non perse nemmeno un secondo, con ancora la chiave in mano uscì dalla casa, raggiungendo con passo veloce il cancello, stavolta aperto e ben visibile
«non è lavoro per me questo, io caccio fantasmi, non cerco assassini….»
Scosse la testa e, con un’ ultima occhiata alla casa, si allontanò da essa, decisa a non tornarvi.
  
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