C'era la sua prima ragazza, in quella foto di molti anni prima. Non sapeva nemmeno dire se l'aveva mai amata.

E nemmeno sapeva dire se aveva mai amato qualcuno che non fosse sua madre, che fino all'ultimo aveva sperato di non farlo diventare solitario ed infelice com'era stato il padre.

E non era riuscita nell'intento.

D'altronde Marco non l'aveva mai fatto apposta, ma quasi inconsapevolmente aveva allontanato tutti: la madre, gli amici, le ragazze, i parenti...si era reso solo, e aveva conseguito il peggiore degli obiettivi, non vivere per paura di vivere.

Ora l'epilogo, quella consultazione di foto che riportavano tutte persone diventate felici anche senza di lui.

Tutte persone che gli avevano voluto bene e che lui aveva metodicamente allontanato, pur condannandosi così ad una vita infelice.

Era stata solo colpa sua, Marco non aveva nulla da contestare ad altri.

Certo, aveva allontanato tutti per paura, noia, esigenza...tutte palle, non aveva avuto capacità nemmeno di amare se stesso, e aveva poco da vantarsi di aver scelto una vita infelice per non far male agli altri: dietro le parole gonfie di eroismo una vittima c'era eccome, ed era lui.

C'è sempre una vittima.

Ormai era solo e vecchio, ed aveva sprecato tutta la sua vita in rari momenti di serenità, che i suoi comportamenti avevano ulteriormente rarefatto fino alla totale scomparsa.

Era infelice, aveva, in definitiva, scelto di essere infelice.

E ora, guardando il mondo vero fuori dalla finestra, non gli restava che salutare il suo fantastico mondo immaginario ed immaginifico dove tutto andava bene e fare nuovamente una scelta.

Quella di essere morto.