Pairing: Anna/Antonio;
Prima persona: Antonio;
Seconda persona: Anna.
Ambientazione: il flashback è ambientato ai tempi in cui Anna e Antonio smisero di vedersi; la parte successiva è nella prima serie.
Premessa: uno dei tanti motivi per cui mi piace scrivere su questa coppia è il loro passato enigmatico, o almeno quello che è frutto delle inconsapevoli "sviste" da parte degli autori, che hanno preferito far progredire la storia con un'improbabile seconda serie, piuttosto che ricostruire gli eventi passati dando un senso logico alla vita di Anna e Antonio. Io ho sempre cercato di far incastrare tutti i pezzi del puzzle, ma temo che, se dovessi raccontare tutto ciò che hanno passato per filo e per segno durante la loro adolescenza (?), finirei per modificare almeno un elemento della storia originale, perché... non ha senso, accidenti. Ma i riflettori erano puntati su altri due, cosa vogliamo pretendere...
Con questa piccola fanfiction ho messo nero su bianco la mia interpretazione della chiave di tutta la vicenda, ossia il perché Antonio avesse lasciato Anna. Come sempre, non abbondo di sequenze descrittive, perché non sono qui per scrivere un romanzo con personaggi originali; preferisco lasciare il contesto all'immaginazione del lettore.
Ne ho scritte di meglio, non c'è dubbio, e credo che il problema sia che questo tema è troppo esteso e articolato per essere limitato ad una flash-fic. In ogni caso, non potevo non trattarlo.
Nobiltà
“Non posso,
Anna.”
“È per questo,
no? È perché sono una contessa, perché
voi siete nobile quanto me, perché non
sopportate di appartenere ad una società che
dà importanza solo al
denaro e all’apparenza, no? Ditemi che è
così e che non avete smesso di amarmi.”
“Non posso,
Anna, non posso sposarvi.”
“Ditemi che
non mi volete perché la vostra
famiglia ha interrotto ogni rapporto con voi e che ne siete felice,
così potrete
avere per moglie quella ragazza del borgo e verrete per sempre
estraniato dalla
nobiltà che tanto odiate!”
Non è
contato a niente, hai visto? Mi maledico ogni giorno, per aver creduto
che
ognuno di noi possa scegliere chi amare. E ora non posso fare altro che
guardarti da lontano, accarezzando con gli occhi il tuo viso stanco,
con
sciocca invidia per il vento che dalla finestra ha il permesso di far
dondolare
i tuoi capelli.
«Dottore,
scusate, non vi ho sentito arrivare. Cosa dicevate?»
«Soltanto
che Emilia si è ripresa completamente.» Con un
cenno del capo mi congedo,
pregando che l’immagine dei tuoi occhi scompaia presto dalla
mia mente.
«Vi
accompagno?»
Non
costringermi a guardarti di nuovo.
«Antonio.»
Avevi
ragione, amore mio.