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Autore: alister_    25/08/2011    12 recensioni
Non vuole voltarsi.
Non vuole vederlo.
“Caroline?”, dice piano.
Non gli è servito molto per riconoscerla.
“Caroline?”, gli fa subito eco la moglie, stupita. “Oddio, non l'ho riconosciuta!” aggiunge mortificata, come se le fosse passata inosservata un' attrice famosa.
“Caroline?” ripete la piccola Caroline. “Come me?”
Il suo cuore si sfascia.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Tyler Lockwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pack up the Moon and Dismantle the Sun'
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Personaggi/pairing: Caroline Forbes/Tyler Lockwood, Lydia Lockwood, Mason Lockwood Jr, Richard Lockwood Jr, Caroline Lockwood, Jeffrey Donovan; hints Stelena, Steroline e Malena.

Word Count: 3832

Warning: Angst, future!fic, speculazioni gratuite su un ipotetico futuro.

 N/A: scritta per il TVG!fest @ vampiregeometry con prompt Caroline/Tyler "I wish I could touch you again, I wish I could still call you friend" (P!nk - Who knew)


N.B.! Questa storia è ambientata nel futureverse presentato da Kary91 nella serie It calls me home. In particolare, l'idea per questa one-shot mi è venuta quando, in Waiting for the moon, Laura ha deciso di chiamare la figlia di Tyler Caroline: mi è venuto spontaneo chiedermi che cosa avrebbe pensato la nostra Caroline venendolo a sapere.

 

 



 

Dedico in tutto e per tutto questa storia alla mia Geremi,

che mi ha ispirato e supportato dall'inizio alla fine,

e a cui io voglio tanto tanto bene!

 

 

 

Broken

 

 

 

E' una tranquillità a cui si è totalmente disabituata negli anni passati lontano da casa.

Tutto è così quieto, in quel primo pomeriggio di inizio estate, che ogni suo passo le sembra rimbombare tra le strade quasi vuote.

Inforca gli occhiali da sole con un gesto deciso. I suoi sensi all'erta captano di continuo occhiate invadenti da dietro le tende. Probabilmente è solo una sua paranoia.

Nota pochi cambiamenti. Qualche casa è stata ridipinta, ci sono un paio di negozi che non ricorda, ma per il resto tutto è immutato.

In fondo, non è passato così tanto da quando ha fatto le valigie – almeno non secondo la sua ottica di tempo.

Dall'interno delle abitazioni provengono rumori di madri indaffarate a lavare le stoviglie e padri che leggono i giornali. I bambini giocano nei giardini, correndo da una parte all'altra sotto il sole di giugno.

Passa davanti ad una casa che conosce bene. Un bambino sale veloce sulla bici, e comincia a pedalare, tutto assorto nei suoi pensieri.

Un uomo lo guarda allontanarsi sorridendo dal portico, poi rientra in casa e sussurra qualcosa alla moglie.

Caroline va avanti, prima di vedere una donna dai capelli castani affacciarsi alla finestra.

Segue da lontano il bambino in bici.

Ha guardato la sua foto così tante volte che gli sembra di conoscerlo.

Jeff.

Ha i capelli del papà e gli occhi della mamma. Caroline non può fare a meno di chiedersi se non avrebbe avuto gli occhi azzurri, in caso le cose fossero andate diversamente.

Il bimbo smonta dalla bici davanti ad un'altra casa che ben ricorda. Bianca, elegante, spaziosa: la casa dei sogni.

Tre bambini animano il giardino curato. Due maschi – entrambi con i capelli scuri, ma uno decisamente più alto dell'altro – giocano a palla. Jeff si unisce a loro salutandoli allegro, mentre la bambina resta in disparte ad accarezzare il cane di casa. Seduta sui gradini, li fissa con aria annoiata, quasi risentita per esser testimone di un'attività tanto sciocca.

Il freddo cuore di Caroline sussulta.


Ricorda le parole di Stefan.

Mille volte gli ha detto di smetterla di tornare, di smetterla di torturarsi. “Lasciala andare”, gli diceva ogni volta che lo vedeva tornare a casa con aria stanca, più silenzioso del solito.

Non posso”, rispondeva immancabilmente.

Qualche giorno dopo la visita, cominciava a raccontarle. Lo faceva con tatto, come se avesse paura di ferirla; come se sapesse che neppure lei è riuscita a lasciar perdere del tutto, a discapito delle sue belle parole.

In ogni caso, evitava sempre di menzionare lui. Almeno finchè non ha ceduto, e gli ha chiesto sue notizie.

Ha tre figli. Due maschi- gli somigliano molto – e una femmina. I due maschi si chiamano Richard e Mason. La bambina...”

Lei ascoltava ad occhi sgranati. Nella sua mente, si figurava tutto ciò che avrebbe voluto avere e non avrebbe mai avuto.

... Caroline”.


Adesso che le è così vicina, Caroline vorrebbe attraversare la strada di corsa e sedersi affianco a lei.

Chiederle come si chiama il suo cagnolino, dirle che i maschi sono davvero stupidi a perdere ore a giocare con una palla.

Vorrebbe parlarle, e scoprire se le somiglia davvero quanto sembra.

Vedendola così seduta e imbronciata, i capelli biondi che le incorniciano il visino delicato, ha quasi l'impressione di rivedere sé stessa.

Potrebbe passare per mia figlia, si ritrova a pensare senza volere.

Il clacson di un'auto la riscuote dai suoi pensieri.

Mason corre in strada, ansioso di recuperare il pallone e farsi valere agli occhi dei compagni di giochi più grandi. Un camioncino punta dritto nella sua direzione.

Il conducente frena.

Caroline scatta.

Una manciata di secondi dopo, il fattorino smonta dal suo mezzo, preoccupato.

Ricki e Jeff accorrono, subito le si stringono attorno.

Mason alza gli occhi e la guarda, ancora stretto tra le sue braccia.

Tutto bene?”, domanda l'uomo.

E' Ricki il più veloce a rispondere.

Lei stava per mettere sotto il mio fratellino!”, dice, puntandogli contro l'indice.

Spiazzato, il fattorino prova a difendersi.

E' sbucato dal nulla...”

Che succede?”

Una voce femminile la fa sussultare.

Lentamente, Caroline sposta lo sguardo sul portico.

Una donna sulla trentina è appena uscita, con il grembiule ancora addosso e una luce allarmata negli occhi.

La piccola Caroline le rivolge uno sguardo adorante quando le passa affianco, si alza per seguirla e raggiungere i fratellini. I capelli biondi li ha ereditati da lei.

Questo tizio stava per investire Mase!”, spiega animatamente Ricki, mentre Jeff conferma con un cenno del capo.

Il fattorino tenta di nuovo di spiegarsi. Caroline vorrebbe solo dileguarsi, perchè sa che presto i riflettori si accenderanno su di lei.

La signora bionda l'ha salvato!”, dice infatti Ricki, indicandola con la solita enfasi.

Mason annuisce, abbozzando timido un sorriso.

Si è buttata in mezzo alla strada e l'ha spostato in tempo”, spiega meglio il maggiore dei piccoli Lockwood.

La madre la guarda, sbatte gli occhi verdi.

Non so come ringraziarla”, dice, sincera. “Non oso immaginare cosa sarebbe successo senza di lei”.

Caroline si stringe nelle spalle.

Il camioncino stava comunque frenando. Il mio è stato solo un riflesso”.

E' bella, la moglie di Tyler.

Trabocca amore per i figli da ogni poro, e per questo è ancora più bella.

Madre perfetta, moglie perfetta.

Il fattorino si congeda con la scusa del lavoro. Lei, invece, resta intrappolata tra le voci squillanti di quattro bambini e gli sguardi carichi di riconoscenza della donna che invidia.

Entri almeno un attimo a prendere un pezzo di torta. La prego, mi faccia sdebitare in qualche modo”.

Davvero, non è necessario”, cerca di rifiutare. “Sono piuttosto di fretta, a dire il vero”.

La sua ultima frase viene coperta dal rumore di una macchina che imbocca il vialetto di casa.

Una jeep scura.

Caroline deglutisce a stento.

Solo in quel momento si ricorda che la notte scorsa c'era luna piena.

Arretra di un passo per voltarsi in tempo.

Tutto questo non era previsto. Doveva solo dare un'occhiata da lontano. Voleva solo vedere che faccia avesse la piccola Caroline Lockwood, quanta somiglianza ci fosse tra i due maschietti e il papà.

Ricki scatta verso l'auto, Mason lo segue a ruota, con un incedere più esitante.

Lei si gira, mormora un saluto stentato alla signora Lockwood – quanto avrebbe voluto essere lei!– fa per andarsene; ma, ancora una volta, Ricki è più veloce di lei.

Papà! Guarda la signora che ha salvato Mase!”

Cos'è successo a Mason?”

Caroline si irrigidisce.

La sua voce le arriva calda alle orecchie. E' più profonda, più adulta di quanto ricordasse; e, soprattutto, è colma di una preoccupazione che non vi aveva mai sentito.

Una scossa le percorre la spina dorsale.

Lui la sta guardando, lo sente anche se gli dà le spalle.

Sta studiando la sua figura, compara altezza e fisico a quello che ricorda, si sofferma sui suoi capelli più lunghi del solito.

Non vuole voltarsi.

Non vuole vederlo.

Caroline?”, dice piano.

Non gli è servito molto per riconoscerla.

Caroline?”, gli fa subito eco la moglie, stupita. “Oddio, non l'ho riconosciuta!” aggiunge mortificata, come se le fosse passata inosservata un' attrice famosa.

Caroline?” ripete la piccola Caroline. “Come me?”

Il suo cuore si sfascia.

Vorrebbe solo correre via, invece si volta, lentamente.

La guardano tutti.

La sua omonima, con sguardo attento.

Ricki, curioso, che chiede al padre con la solita schiettezza: “La conosci, papà?”

La signora Lockwood, ancora dispiaciuta per non averla riconosciuta – chissà poi come fa a conoscerla.

E lui.

Tyler la guarda cercando sul suo viso cambiamenti che non ci sono. Lei è sempre identica all'ultima volta che si sono visti, fatta eccezione, appunto, per i capelli e il modo di vestire, diventato più adulto con il passare del tempo.

Lui, invece, è cambiato.

Il suo viso ha acquisito lineamenti più marcati, lo sguardo si è fatto più maturo. Leggere occhiaie mettono in risalto le iridi color carbone, e un accenno di barba ombreggi la mascella decisa.

Non le è mai sembrato più bello.

Sì”, risponde lentamente al figlio. “E' una mia cara amica”.

Il suo cuore, maciullato, si frantuma in pezzi ancora più piccoli.

Mi chiamo come lei?” ripete invece la bambina.

Ancora una volta, Tyler annuisce.

V-vieni dentro a mangiare la torta?”, le chiede Mason, esitante, fissandola con occhi speranzosi e riconoscenti.

Caroline si morde il labbro.

Mi dispiace, devo andare”, dice, con il tono più gentile che le riesce.

Fa un passo indietro, abbozzando un sorriso. Tyler scambia un'occhiata con la moglie.

C'è così tanta complicità in quel quadretto familiare che si sente soffocare.

Gli occhi dei bambini sono tutti puntati su di lei. Ha finito con il fare ciò che proprio non voleva: attirare l'attenzione.

Be', ciao!”

Si china appena a guardare i figli dei due ragazzi che ha amato. Si sfila gli occhiali da sole.

Come sei bella!”, le dice Ricki. Le strappa il primo sorriso genuino della giornata.

Vorrebbe ringraziarlo, ma non trova le parole. Quel giorno la sua bellezza congelata nel tempo le sembra un peso insopportabile. La signora Lockwood splende nel suo aspetto di madre trentenne colma d'amore per i figli, i ragazzi brillano nei loro sguardi ingenui ricchi di promesse per il futuro; Tyler è meraviglioso nelle vesti di padre e marito.

Vuole scappare.

Posso accompagnarti alla macchina?” le dice lui, tornando a guardarla.

Caroline si stringe nelle spalle. Il suo silenzio è un cenno d'assenso.

Tyler si scosta con dolcezza da Ricki e Mason.

Vai già via?”, le chiede la piccola Caroline.

Ha una voce esile e dolce: sembra proprio la bambina che tante volte ha immaginato di avere.

Sì, mi dispiace”, si scusa con un sorriso.

Peccato”, mormora lei, abbassando gli occhi.

Si sente morire. Vorrebbe potersi fermare, restare per sempre. Vorrebbe semplicemente poter scambiare la sua vita di eterna diciassettenne con le giornate da casalinga della moglie di Tyler. Darebbe qualsiasi cosa per poter trovare negli sguardi di quei tre bambini lo stesso amore che vi scorge quando guardano i loro genitori.

Abbozza un ennesimo sorriso di saluto, e si congeda così, voltando semplicemente le spalle a quel piccolo angolo di tranquillità che tanto avrebbe voluto per sé.

A passi rapidi ma regolari, ripercorre a ritroso la strada fatta per compiere quell'attimo estremo di masochismo.

Tyler la segue a poco più di un metro di distanza: la sua presenza la avvolge come una calda spirale di fuoco. Il suo orecchio, teso al limite della sopportazione, registra ogni minima vibrazione del suo incedere fluido, naturale. Ogni traccia del conflitto con il lupo che porta dentro è ormai sparita: totalmente a suo agio con la sua natura, emana energia e serenità da tutti i pori.

Parla soltanto quando abbandonano la strada e s'inoltrano nel bosco, dove Caroline ha lasciato la jeep fuori città, sempre con l'intenzione di non farsi notare. Istintivamente, ripensa a quando, tanti anni prima, camminavano fianco a fianco nella stessa zona per recarsi alla cripta dei Lockwood, uniti dalla complicità speciale di chi condivide un segreto. Sembra quasi un bizzarro scherzo del destino che si ritrovino a ripercorrere lo stesso percorso che li ha tanto uniti, proprio nel momento in cui sono più lontani.

Sei cambiata”.

Caroline rallenta il passo. E' impressionante il modo in cui riesca a vedere oltre il suo involucro di eterna giovinezza semplicemente con un paio di sguardi, e a scorgere dietro lo stesso viso che si porta addosso come una maschera da più di quindici anni i segni di una maturità che l'ha investita lentamente. Anche lei, nonostante le apparenze, è invecchiata, e a volte le capita di sentire il peso del tempo passato più di quanto non farebbe se fosse una normale trentenne alle prese con le prime rughe.

Non quanto te” risponde, accennando un sorriso. Prova a ritrovare le vecchie abitudini, a rispolverare frasi e gesti che la caratterizzavano quando attendeva, tra quegli stessi alberi, il termine della notte, per poter tornare ad abbracciarlo e ad assicurarsi che stesse bene. Ma mentre le riesce piuttosto naturale continuare ad essere la Caroline chiacchierona e sorridente che è sempre stata, quando, lontana da quella che una volta chiamava casa, passeggia tra le strade affollate di New York al braccio di Stefan, in quel momento si sente talmente oppressa da un miscuglio di emozioni diverse – tristezza, invidia, rimpianto, apatia, disperazione – che simulare la naturalezza di un sorriso le costa una fatica incredibile.

Tyler Lockwood ha messo la testa a posto”, continua, forzando il tono. “Chi l'avrebbe mai detto che saresti diventato un rispettabile padre di famiglia?”

Mente. Lei sapeva perfettamente che Tyler sarebbe stato un ottimo padre, che avrebbe colmato le lacune che i suoi genitori avevano avuto con lui. Anche lei avrebbe tanto voluto farlo.

Eppure, quelle frasi di rito sono l'unico modo per sfuggire all'imbarazzo di un silenzio soffocante, e Caroline preferisce tornare a riempirlo ad ogni costo con parole insignificanti e banali, piuttosto che ammettere a sé stessa che ormai lei e Tyler non hanno più nulla da dirsi.

Lui sta al gioco.

Già, tre piccole pesti. O meglio, Ricki è una peste, e fa per tre”.

Si sforza di ridere.

Ho notato”, asserisce, con un sorriso tirato che spera passi per naturale.

E' molto vivace, Lydia fatica a stargli dietro quando è da sola in casa. Per fortuna i suoi fratelli non hanno seguito le sue orme. Non ancora, almeno”.

Lydia.

Dopo quel nome smette di ascoltare. Ogni parola perde di significato.

Lydia e Tyler.

I loro nomi stampati sugli inviti al matrimonio, incisi all'interno delle fedi nuziali, dipinti sulla cassetta delle lettere.

Lydia e Tyler Lockwood.

Suona bene. Meglio di Caroline e Tyler Lockwood, dopo tutto.

Tua moglie sa...?”

Oh sì”, si schernisce in fretta Tyler, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Lydia sa tutto e mi accetta per quello che sono.”

Sua moglie sa e capisce. Lei perde ogni prerogativa.

Che cosa li aveva avvicinati, se non il fatto che Caroline fosse l'unica a conoscere e comprendere il suo segreto? Sapere che riesce a farlo anche una donna del tutto estranea a quel mondo sovrannaturale è l'ennesimo colpo al cuore. Più la giornata si protrae, più lei si sente derubata: dei propri sogni, della propria identità, di qualsiasi cosa.

Tornerà a casa vuota e confusa, un'ombra di sé stessa.

In questo modo è più facile fingere di essere totalmente normali, ad eccezione di una piccola notte al mese”.

Il sorriso che le rivolge Tyler è un flebile residuo del legame che li ha uniti.

Questa è una cosa che posso dire solo a te, sembrano dire quegli occhi scuri, che mai avrebbe pensato di vedere così sereni.

Mi era sembrato che ormai fossi in pace con quello che sei”, risponde lei.

Infatti”, conferma Tyler. “Proprio perchè lo sono, sono consapevole di non essere normale”.

Caroline si ferma.

L'istinto. La forza. I sensi affinati. La sensazione di tenere costantemente in gabbia qualcos'altro, qualcosa di selvaggio e pericoloso.

Capita anche a lei, di continuo. La differenza tra loro due è che Caroline non può neppure far finta di essere una donna come un'altra e costruirsi una quotidianità familiare come ha fatto Tyler: la sua stessa natura lo rende impossibile.

Si accontenterebbe anche di una pallida imitazione della vita che avrebbe voluto per sé – potrebbe fingere e mentire per anni, se servisse a qualcosa – ma anche quella le è negata.

Riprende a camminare con passo svelto.

La sua immortalità non le è sembrata mai tanto una condanna come in questo momento.

Cala il silenzio, perchè lei ha evitato di rispondere. Eppure è convinta che Tyler abbia detto quelle parole proprio per gettare un ponte tra passato e presente, per riesumare almeno una parte della complicità che li univa, e che aveva come fondamento proprio la loro comune mostruosità.

Ma non c'è nulla da riesumare.

I giorni in cui aveva bisogno di lei sono finiti da anni. Tyler è felice, ha tutto ciò che desidera, e quella frase – che un tempo sarebbe stata sinonimo di angoscia – è stata pronunciata con tranquillità al solo scopo di rompere il ghiaccio e non farla sentire un'estranea.

Invece è proprio così che si sente Caroline.

Se pensa alla facilità con cui scherzavano e si punzecchiavano, alla serenità che la pervadeva quando lo abbracciava, alla sincerità con cui gli diceva ogni cosa, per evitare qualsiasi segreto che potesse frapporsi tra di loro un'altra volta, si rende conto che non è rimasto niente di quel passato. Anche se non sono passati poi così tanti anni – almeno non nella sua ottica – si sente spaesata come se fosse stata improvvisamente catapultata due secoli nel futuro, lontana da tutto quello che conosceva.

Ogni colonna portante della sua vecchia vita si è ormai sgretolata. Tyler compreso.

Finalmente raggiungono la sua jeep. La sua mano corre alla maniglia della portiera come ad un'ancora di salvezza.

Be', sarà meglio che mi metta in viaggio”, dice, sorridendo. “Oppure Stefan mi darà per dispersa”.

Stefan? Siete ancora in contatto, allora”.

Già”. Caroline si appoggia alla portiera dell'auto, si passa nervosa una mano nei capelli. “Viviamo insieme a New York da un po', ormai”.

Per un istante, il volto di Tyler le sembra sorpreso. Ha anche l'impressione che stia per farle una domanda sciocca – del tipo “Ma tu e Stefan siete sempre amici?” – che le strapperebbe un sorriso sincero e vagamente compiaciuto nel trovare in lui ancora un brandello d'interesse, ma alla fine ritorna alle solite frasi di circostanza.

New York. Che bello. Immagino avrai molto da divertirti con tutti quei negozi”.

Annuisce appena.

Un dialogo di cortesia tra conoscenti. Ecco l'epilogo di tutto quello che c'è stato tra loro.

Non sarebbe dovuta tornare – se lo ripete per l'ennesima volta. Avrebbe preferito conservare nella sua memoria ricordi di scherzi, baci, litigi; ora sa che quest'immagine soppianterà tutte le altre, belle e brutte, e le resterà impressa fino alla fine dei tempi, simbolo di tutto quello che ha perso quando ha ricevuto l'immortalità.

Lo guarda. Quella è l'ultima volta che si vedono e vuole catturare ancora una volta ogni dettaglio del suo viso, diventato improvvisamente così adulto. Anche se ricordarlo le farà male, sa che non riuscirebbe mai a fare altrimenti.

Tyler ricambia lo sguardo, forse anche lui sta pensando le stesse cose. D'improvviso le viene in mente il momento in cui si erano rivisti dopo che lui aveva lasciato Mystic Falls con Jules. Anche allora era stato un incontro casuale, indesiderato, fatto di convenevoli scambiati vicino a un fuoristrada: come in quel momento, nessuno dei due aveva avuto la forza di chiedere all'altro ciò che davvero avrebbe voluto sapere.

Questa volta, però, non ci sarà nessuna strega ad offrire loro l'occasione di scambiarsi chiarimenti in una cripta, né ci sarà un domani in cui potranno parlare con calma di tutto ciò che hanno lasciato in sospeso.

Il loro tempo insieme scade adesso.

Tyler...”, esordisce allora lei, ed è la prima volta dopo anni che pronuncia ad alta voce il suo nome. “Tua figlia...”

Lascia la frase in sospeso. Non ha la forza di continuare, e, del resto, non ce n'è bisogno.

Si chiama come te”, risponde infatti lui, subito.

La domanda che vuole porgli da quando l'ha visto scendere dall'auto, il motivo per cui è tornata a Mystic Falls, allora le scivola veloce fuori dalle labbra.

Perchè?”

Forse sorpreso dalla prima vera domanda di quel giorno, Tyler ha un attimo di esitazione.

Il cuore di Caroline palpita tanto veloce da farla sentire viva.

Ho dato ai miei figli i nomi di persone molto importanti nella mia vita”, dice.

Il modo in cui la guarda le fa ripensare al suo corpo piegato sul suo durante la trasformazione, alle loro dita intrecciate mentre la sua voce di rompeva per il dolore, al sorriso di pura gratitudine che le rivolgeva al sorgere del sole.

E poi...”

Trattiene il fiato.

Volevo che ci fosse almeno una Caroline Lockwood”.

Il suo cuore si frantuma definitivamente.

Sente le lacrime che ha trattenuto per tutta la durata di quell'incontro riempirle gli occhi.

Sacrificherebbe qualsiasi cosa per potersi permettere di abbraccialo e piangere, come ha fatto tante volte. Vorrebbe avere ancora il diritto di toccarlo, sorridergli, essere sua amica.

Semplicemente, vorrebbe che tutto fosse come prima.

Tyler tende una mano nella sua direzione.

Caroline...”, dice, esitante.

Meglio che vada davvero”, risponde lei, sforzandosi di ricacciare indietro le lacrime.

Lui annuisce lentamente.

La guarda, in cerca di un saluto adatto alla circostanza. Un addio sarebbe appropriato, ma è troppo doloroso separarsi così, anche se entrambi sanno che è per sempre.

Mi ha fatto piacere conoscere la tua famiglia”. E' Caroline a rompere il ghiaccio, con una voce tremula che cerca in ogni modo di camuffare. “Vi auguro una vita felice”.

Quella vita che io non posso avere.

Tyler abbozza un sorriso.

Stammi bene, Caroline”.

E' lo stesso saluto che le aveva rivolto fuori dall'ospedale tanti anni prima. Questa volta, però, ha un significato del tutto diverso.

Tiene sempre la mano tesa nella sua direzione e Caroline, alla fine, la sfiora, stringendogli appena le dita, il tempo che basta per rendersi conto che è ancora caldo come lo ricordava.

Sale in macchina veloce. Le dita le tremano tanto che riesce ad allacciarsi la cintura solo al terzo tentativo.

Mentre mette in moto, si sforza di sorridere un'ultima volta a Tyler attraverso il finestrino.

Lui resta fermo a guardarla andare via, per sempre.


Si concede di piangere solo quando le indicazioni stradali le annunciano che si è lasciata Mystic Falls alle spalle.

Anche Tyler, dunque, ha pensato al loro futuro insieme. L'ha immaginata con un vestito da sposa giurargli amore eterno, ha considerato come sarebbe stato averla al suo fianco per sempre, l'ha vista dargli dei figli e accudirli amorevolmente.

Credeva che saperlo l'avrebbe fatta sentire meglio; invece, la certezza che la felicità sarebbe stata a portata di mano, se solo fosse stata capace di invecchiare, la riempie ancor più di tristezza.

Si sente vuota.

Tyler ormai è andato avanti, e a lei non resta altro che la piccola soddisfazione di aver dato il nome ad uno dei suoi figli. Non è nient'altro che un ricordo, proprio come i defunti Mason e Richard Lockwood.

Anche lei, ormai, è morta per il mondo.

Le lacrime le appannano la vista.

La strada per un minuto si confonde. Lei sterza istintivamente, ma finisce fuori strada.

Inchioda contro un guard rail.

La testa le sbatte violentemente contro il volante. Sangue e lacrime si mescolano e le imbrattano il viso. Per un momento, è a pezzi esteriormente quanto lo è interiormente.

Poi le ferite si rimarginano, rapide, lasciandosi dietro solo una traccia rossastra; il suo cuore, invece, non smette di sanguinare.



 

Personaggi/pairing: Caroline Forbes/Tyler Lockwood, Lydia Lockwood, Mason Lockwood Jr, Richard Lockwood Jr, Caroline Lockwood, Jeffrey Donovan; hints Stelena, Steroline e Malena.

Word Count: 3832

Warning: Angst, future!fic, speculazioni gratuite su un ipotetico futuro.

N/A: scritta per il TVG!fest @ vampiregeometry con prompt Caroline/Tyler "I wish I could touch you again, I wish I could still call you friend" (P!nk - Who knew)

 

N.B.! Questa storia è ambientata nel futureverse presentato da Kary91 nella serie It calls me home. In particolare, l'idea per questa one-shot mi è venuta quando, in Waiting for the moon, Laura ha deciso di chiamare la figlia di Tyler Caroline: mi è venuto spontaneo chiedermi che cosa avrebbe pensato la nostra Caroline venendolo a sapere.

 

 

Dedico in tutto e per tutto questa storia alla mia Geremi,

che mi ha ispirato e supportato dall'inizio alla fine,

e a cui io voglio tanto tanto bene!

 

 

Broken

 

 

E' una tranquillità a cui si è totalmente disabituata negli anni passati lontano da casa.

Tutto è così quieto, in quel primo pomeriggio di inizio estate, che ogni suo passo le sembra rimbombare tra le strade quasi vuote.

Inforca gli occhiali da sole con un gesto deciso. I suoi sensi all'erta captano di continuo occhiate invadenti da dietro le tende. Probabilmente è solo una sua paranoia.

Nota pochi cambiamenti. Qualche casa è stata ridipinta, ci sono un paio di negozi che non ricorda, ma per il resto tutto è immutato.

In fondo, non è passato così tanto da quando ha fatto le valigie – almeno non secondo la sua ottica di tempo.

Dall'interno delle abitazioni provengono rumori di madri indaffarate a lavare le stoviglie e padri che leggono i giornali. I bambini giocano nei giardini, correndo da una parte all'altra sotto il sole di giugno.

Passa davanti ad una casa che conosce bene. Un bambino sale veloce sulla bici, e comincia a pedalare, tutto assorto nei suoi pensieri.

Un uomo lo guarda allontanarsi sorridendo dal portico, poi rientra in casa e sussurra qualcosa alla moglie.

Caroline va avanti, prima di vedere una donna dai capelli castani affacciarsi alla finestra.

Segue da lontano il bambino in bici.

Ha guardato la sua foto così tante volte che gli sembra di conoscerlo.

Jeff.

Ha i capelli del papà e gli occhi della mamma. Caroline non può fare a meno di chiedersi se non avrebbe avuto gli occhi azzurri, in caso le cose fossero andate diversamente.

Il bimbo smonta dalla bici davanti ad un'altra casa che ben ricorda. Bianca, elegante, spaziosa: la casa dei sogni.

Tre bambini animano il giardino curato. Due maschi – entrambi con i capelli scuri, ma uno decisamente più alto dell'altro – giocano a palla. Jeff si unisce a loro salutandoli allegro, mentre la bambina resta in disparte ad accarezzare il cane di casa. Seduta sui gradini, li fissa con aria annoiata, quasi risentita per esser testimone di un'attività tanto sciocca.

Il freddo cuore di Caroline sussulta.

 

Ricorda le parole di Stefan.

Mille volte gli ha detto di smetterla di tornare, di smetterla di torturarsi. “Lasciala andare”, gli diceva ogni volta che lo vedeva tornare a casa con aria stanca, più silenzioso del solito.

Non posso”, rispondeva immancabilmente.

Qualche giorno dopo la visita, cominciava a raccontarle. Lo faceva con tatto, come se avesse paura di ferirla; come se sapesse che neppure lei è riuscita a lasciar perdere del tutto, a discapito delle sue belle parole.

In ogni caso, evitava sempre di menzionare lui. Almeno finchè non ha ceduto, e gli ha chiesto sue notizie.

Ha tre figli. Due maschi- gli somigliano molto – e una femmina. I due maschi si chiamano Richard e Mason. La bambina...”

Lei ascoltava ad occhi sgranati. Nella sua mente, si figurava tutto ciò che avrebbe voluto avere e non avrebbe mai avuto.

... Caroline”.

 

Adesso che le è così vicina, Caroline vorrebbe attraversare la strada di corsa e sedersi affianco a lei.

Chiederle come si chiama il suo cagnolino, dirle che i maschi sono davvero stupidi a perdere ore a giocare con una palla.

Vorrebbe parlarle, e scoprire se le somiglia davvero quanto sembra.

Vedendola così seduta e imbronciata, i capelli biondi che le incorniciano il visino delicato, ha quasi l'impressione di rivedere sé stessa.

Potrebbe passare per mia figlia, si ritrova a pensare senza volere.

Il clacson di un'auto la riscuote dai suoi pensieri.

Mason corre in strada, ansioso di recuperare il pallone e farsi valere agli occhi dei compagni di giochi più grandi. Un camioncino punta dritto nella sua direzione.

Il conducente frena.

Caroline scatta.

Una manciata di secondi dopo, il fattorino smonta dal suo mezzo, preoccupato.

Ricki e Jeff accorrono, subito le si stringono attorno.

Mason alza gli occhi e la guarda, ancora stretto tra le sue braccia.

Tutto bene?”, domanda l'uomo.

E' Ricki il più veloce a rispondere.

Lei stava per mettere sotto il mio fratellino!”, dice, puntandogli contro l'indice.

Spiazzato, il fattorino prova a difendersi.

E' sbucato dal nulla...”

Che succede?”

Una voce femminile la fa sussultare.

Lentamente, Caroline sposta lo sguardo sul portico.

Una donna sulla trentina è appena uscita, con il grembiule ancora addosso e una luce allarmata negli occhi.

La piccola Caroline le rivolge uno sguardo adorante quando le passa affianco, si alza per seguirla e raggiungere i fratellini. I capelli biondi li ha ereditati da lei.

Questo tizio stava per investire Mase!”, spiega animatamente Ricki, mentre Jeff conferma con un cenno del capo.

Il fattorino tenta di nuovo di spiegarsi. Caroline vorrebbe solo dileguarsi, perchè sa che presto i riflettori si accenderanno su di lei.

La signora bionda l'ha salvato!”, dice infatti Ricki, indicandola con la solita enfasi.

Mason annuisce, abbozzando timido un sorriso.

Si è buttata in mezzo alla strada e l'ha spostato in tempo”, spiega meglio il maggiore dei piccoli Lockwood.

La madre la guarda, sbatte gli occhi verdi.

Non so come ringraziarla”, dice, sincera. “Non oso immaginare cosa sarebbe successo senza di lei”.

Caroline si stringe nelle spalle.

Il camioncino stava comunque frenando. Il mio è stato solo un riflesso”.

E' bella, la moglie di Tyler.

Trabocca amore per i figli da ogni poro, e per questo è ancora più bella.

Madre perfetta, moglie perfetta.

Il fattorino si congeda con la scusa del lavoro. Lei, invece, resta intrappolata tra le voci squillanti di quattro bambini e gli sguardi carichi di riconoscenza della donna che invidia.

Entri almeno un attimo a prendere un pezzo di torta. La prego, mi faccia sdebitare in qualche modo”.

Davvero, non è necessario”, cerca di rifiutare. “Sono piuttosto di fretta, a dire il vero”.

La sua ultima frase viene coperta dal rumore di una macchina che imbocca il vialetto di casa.

Una jeep scura.

Caroline deglutisce a stento.

Solo in quel momento si ricorda che la notte scorsa c'era luna piena.

Arretra di un passo per voltarsi in tempo.

Tutto questo non era previsto. Doveva solo dare un'occhiata da lontano. Voleva solo vedere che faccia avesse la piccola Caroline Lockwood, quanta somiglianza ci fosse tra i due maschietti e il papà.

Ricki scatta verso l'auto, Mason lo segue a ruota, con un incedere più esitante.

Lei si gira, mormora un saluto stentato alla signora Lockwood – quanto avrebbe voluto essere lei!– fa per andarsene; ma, ancora una volta, Ricki è più veloce di lei.

Papà! Guarda la signora che ha salvato Mase!”

Cos'è successo a Mason?”

Caroline si irrigidisce.

La sua voce gli arriva calda alle orecchie. E' più profonda, più adulta di quanto ricordasse; e, soprattutto, è colma di una preoccupazione che non vi aveva mai sentito.

Una scossa le percorre la spina dorsale.

Lui la sta guardando, lo sente anche se gli dà le spalle.

Sta studiando la sua figura, compara altezza e fisico a quello che ricorda, si sofferma sui suoi capelli più lunghi del solito.

Non vuole voltarsi.

Non vuole vederlo.

Caroline?”, dice piano.

Non gli è servito molto per riconoscerla.

Caroline?”, gli fa subito eco la moglie, stupita. “Oddio, non l'ho riconosciuta!” aggiunge mortificata, come se le fosse passata inosservata un' attrice famosa.

Caroline?” ripete la piccola Caroline. “Come me?”

Il suo cuore si sfascia.

Vorrebbe solo correre via, invece si volta, lentamente.

La guardano tutti.

La sua omonima, con sguardo attento.

Ricki, curioso, che chiede al padre con la solita schiettezza: “La conosci, papà?”

La signora Lockwood, ancora dispiaciuta per non averla riconosciuta – chissà poi come fa a conoscerla.

E lui.

Tyler la guarda cercando sul suo viso cambiamenti che non ci sono. Lei è sempre identica all'ultima volta che si sono visti, fatta eccezione, appunto, per i capelli e il modo di vestire, diventato più adulto con il passare del tempo.

Lui, invece, è cambiato.

Il suo viso ha acquisito lineamenti più marcati, lo sguardo si è fatto più maturo. Leggere occhiaie mettono in risalto le iridi color carbone, e un accenno di barba ombreggi la mascella decisa.

Non le è mai sembrato più bello.

Sì”, risponde lentamente al figlio. “E' una mia cara amica”.

Il suo cuore, maciullato, si frantuma in pezzi ancora più piccoli.

Mi chiamo come lei?” ripete invece la bambina.

Ancora una volta, Tyler annuisce.

V-vieni dentro a mangiare la torta?”, le chiede Mason, esitante, fissandola con occhi speranzosi e riconoscenti.

Caroline si morde il labbro.

Mi dispiace, devo andare”, dice, con il tono più gentile che le riesce.

Fa un passo indietro, abbozzando un sorriso. Tyler scambia un'occhiata con la moglie.

C'è così tanta complicità in quel quadretto familiare che si sente soffocare.

Gli occhi dei bambini sono tutti puntati su di lei. Ha finito con il fare ciò che proprio non voleva: attirare l'attenzione.

Be', ciao!”

Si china appena a guardare i figli dei due ragazzi che ha amato. Si sfila gli occhiali da sole.

Come sei bella!”, le dice Ricki. Le strappa il primo sorriso genuino della giornata.

Vorrebbe ringraziarlo, ma non trova le parole. Quel giorno la sua bellezza congelata nel tempo le sembra un peso insopportabile. La signora Lockwood splende nel suo aspetto di madre trentenne colma d'amore per i figli, i ragazzi brillano nei loro sguardi ingenui ricchi di promesse per il futuro; Tyler è meraviglioso nelle vesti di padre e marito.

Vuole scappare.

Posso accompagnarti alla macchina?” le dice lui, tornando a guardarla.

Caroline si stringe nelle spalle. Il suo silenzio è un cenno d'assenso.

Tyler si scosta con dolcezza da Ricki e Mason.

Vai già via?”, le chiede la piccola Caroline.

Ha una voce esile e dolce: sembra proprio la bambina che tante volte ha immaginato di avere.

Sì, mi dispiace”, si scusa con un sorriso.

Peccato”, mormora lei, abbassando gli occhi.

Si sente morire. Vorrebbe potersi fermare, restare per sempre. Vorrebbe semplicemente poter scambiare la sua vita di eterna diciassettenne con le giornate da casalinga della moglie di Tyler. Darebbe qualsiasi cosa per poter trovare negli sguardi di quei tre bambini lo stesso amore che vi scorge quando guardano i loro genitori.

Abbozza un ennesimo sorriso di saluto, e si congeda così, voltando semplicemente le spalle a quel piccolo angolo di tranquillità che tanto avrebbe voluto per sé.

A passi rapidi ma regolari, ripercorre a ritroso la strada fatta per compiere quell'attimo estremo di masochismo.

Tyler la segue a poco più di un metro di distanza: la sua presenza la avvolge come una calda spirale di fuoco. Il suo orecchio, teso al limite della sopportazione, registra ogni minima vibrazione del suo incedere fluido, naturale. Ogni traccia del conflitto con il lupo che porta dentro è ormai sparita: totalmente a suo agio con la sua natura, emana energia e serenità da tutti i pori.

Parla soltanto quando abbandonano la strada e s'inoltrano nel bosco, dove Caroline ha lasciato la jeep fuori città, sempre con l'intenzione di non farsi notare. Istintivamente, ripensa a quando, tanti anni prima, camminavano fianco a fianco nella stessa zona per recarsi alla cripta dei Lockwood, uniti dalla complicità speciale di chi condivide un segreto. Sembra quasi un bizzarro scherzo del destino che si ritrovino a ripercorrere lo stesso percorso che li ha tanto uniti, proprio nel momento in cui sono più lontani.

Sei cambiata”.

Caroline rallenta il passo. E' impressionante il modo in cui riesca a vedere oltre il suo involucro di eterna giovinezza semplicemente con un paio di sguardi, e a scorgere dietro lo stesso viso che si porta addosso come una maschera da più di quindici anni i segni di una maturità che l'ha investita lentamente. Anche lei, nonostante le apparenze, è invecchiata, e a volte le capita di sentire il peso del tempo passato più di quanto non farebbe se fosse una normale trentenne alle prese con le prime rughe.

Non quanto te” risponde, accennando un sorriso. Prova a ritrovare le vecchie abitudini, a rispolverare frasi e gesti che la caratterizzavano quando attendeva, tra quegli stessi alberi, il termine della notte, per poter tornare ad abbracciarlo e ad assicurarsi che stesse bene. Ma mentre le riesce piuttosto naturale continuare ad essere la Caroline chiacchierona e sorridente che è sempre stata, quando, lontana da quella che una volta chiamava casa, passeggia tra le strade affollate di New York al braccio di Stefan, in quel momento si sente talmente oppressa da un miscuglio di emozioni diverse – tristezza, invidia, rimpianto, apatia, disperazione – che simulare la naturalezza di un sorriso le costa una fatica incredibile.

Tyler Lockwood ha messo la testa a posto”, continua, forzando il tono. “Chi l'avrebbe mai detto che saresti diventato un rispettabile padre di famiglia?”

Mente. Lei sapeva perfettamente che Tyler sarebbe stato un ottimo padre, che avrebbe colmato le lacune che i suoi genitori avevano avuto con lui. Anche lei avrebbe tanto voluto farlo.

Eppure, quelle frasi di rito sono l'unico modo per sfuggire all'imbarazzo di un silenzio soffocante, e Caroline preferisce tornare a riempirlo ad ogni costo con parole insignificanti e banali, piuttosto che ammettere a sé stessa che ormai lei e Tyler non hanno più nulla da dirsi.

Lui sta al gioco.

Già, tre piccole pesti. O meglio, Ricki è una peste, e fa per tre”.

Si sforza di ridere.

Ho notato”, asserisce, con un sorriso tirato che spera passi per naturale.

E' molto vivace, Lydia fatica a stargli dietro quando è da sola in casa. Per fortuna i suoi fratelli non hanno seguito le sue orme. Non ancora, almeno”.

Lydia.

Dopo quel nome smette di ascoltare. Ogni parola perde di significato.

Lydia e Tyler.

I loro nomi stampati sugli inviti al matrimonio, incisi all'interno delle fedi nuziali, dipinti sulla cassetta delle lettere.

Lydia e Tyler Lockwood.

Suona bene. Meglio di Caroline e Tyler Lockwood, dopo tutto.

Tua moglie sa...?”

Oh sì”, si schernisce in fretta Tyler, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Lydia sa tutto e mi accetta per quello che sono.”

Sua moglie sa e capisce. Lei perde ogni prerogativa.

Che cosa li aveva avvicinati, se non il fatto che Caroline fosse l'unica a conoscere e comprendere il suo segreto? Sapere che riesce a farlo anche una donna del tutto estranea a quel mondo sovrannaturale è l'ennesimo colpo al cuore. Più la giornata si protrae, più lei si sente derubata: dei propri sogni, della propria identità, di qualsiasi cosa.

Tornerà a casa vuota e confusa, un'ombra di sé stessa.

In questo modo è più facile fingere di essere totalmente normali, ad eccezione di una piccola notte al mese”.

Il sorriso che le rivolge Tyler è un flebile residuo del legame che li ha uniti.

Questa è una cosa che posso dire solo a te, sembrano dire quegli occhi scuri, che mai avrebbe pensato di vedere così sereni.

Mi era sembrato che ormai fossi in pace con quello che sei”, risponde lei.

Infatti”, conferma Tyler. “Proprio perchè lo sono, sono consapevole di non essere normale”.

Caroline si ferma.

L'istinto. La forza. I sensi affinati. La sensazione di tenere costantemente in gabbia qualcos'altro, qualcosa di selvaggio e pericoloso.

Capita anche a lei, di continuo. La differenza tra loro due è che Caroline non può neppure far finta di essere una donna come un'altra e costruirsi una quotidianità familiare come ha fatto Tyler: la sua stessa natura lo rende impossibile.

Si accontenterebbe anche di una pallida imitazione della vita che avrebbe voluto per sé – potrebbe fingere e mentire per anni, se servisse a qualcosa – ma anche quella le è negata.

Riprende a camminare con passo svelto.

La sua immortalità non le è sembrata mai tanto una condanna come in questo momento.

Cala il silenzio, perchè lei ha evitato di rispondere. Eppure è convinta che Tyler abbia detto quelle parole proprio per gettare un ponte tra passato e presente, per riesumare almeno una parte della complicità che li univa, e che aveva come fondamento proprio la loro comune mostruosità.

Ma non c'è nulla da riesumare.

I giorni in cui aveva bisogno di lei sono finiti da anni. Tyler è felice, ha tutto ciò che desidera, e quella frase – che un tempo sarebbe stata sinonimo di angoscia – è stata pronunciata con tranquillità al solo scopo di rompere il ghiaccio e non farla sentire un'estranea.

Invece è proprio così che si sente Caroline.

Se pensa alla facilità con cui scherzavano e si punzecchiavano, alla serenità che la pervadeva quando lo abbracciava, alla sincerità con cui gli diceva ogni cosa, per evitare qualsiasi segreto che potesse frapporsi tra di loro un'altra volta, si rende conto che non è rimasto niente di quel passato. Anche se non sono passati poi così tanti anni – almeno non nella sua ottica – si sente spaesata come se fosse stata improvvisamente catapultata due secoli nel futuro, lontana da tutto quello che conosceva.

Ogni colonna portante della sua vecchia vita si è ormai sgretolata. Tyler compreso.

Finalmente raggiungono la sua jeep. La sua mano corre alla maniglia della portiera come ad un'ancora di salvezza.

Be', sarà meglio che mi metta in viaggio”, dice, sorridendo. “Oppure Stefan mi darà per dispersa”.

Stefan? Siete ancora in contatto, allora”.

Già”. Caroline si appoggia alla portiera dell'auto, si passa nervosa una mano nei capelli. “Viviamo insieme a New York da un po', ormai”.

Per un istante, il volto di Tyler le sembra sorpreso. Ha anche l'impressione che stia per farle una domanda sciocca – del tipo “Ma tu e Stefan siete sempre amici?” – che le strapperebbe un sorriso sincero e vagamente compiaciuto nel trovare in lui ancora un brandello d'interesse, ma alla fine ritorna alle solite frasi di circostanza.

New York. Che bello. Immagino avrai molto da divertirti con tutti quei negozi”.

Annuisce appena.

Un dialogo di cortesia tra conoscenti. Ecco l'epilogo di tutto quello che c'è stato tra loro.

Non sarebbe dovuta tornare – se lo ripete per l'ennesima volta. Avrebbe preferito conservare nella sua memoria ricordi di scherzi, baci, litigi; ora sa che quest'immagine soppianterà tutte le altre, belle e brutte, e le resterà impressa fino alla fine dei tempi, simbolo di tutto quello che ha perso quando ha ricevuto l'immortalità.

Lo guarda. Quella è l'ultima volta che si vedono e vuole catturare ancora una volta ogni dettaglio del suo viso, diventato improvvisamente così adulto. Anche se ricordarlo le farà male, sa che non riuscirebbe mai a fare altrimenti.

Tyler ricambia lo sguardo, forse anche lui sta pensando le stesse cose. D'improvviso le viene in mente il momento in cui si erano rivisti dopo che lui aveva lasciato Mystic Falls con Jules. Anche allora era stato un incontro casuale, indesiderato, fatto di convenevoli scambiati vicino a un fuoristrada: come in quel momento, nessuno dei due aveva avuto la forza di chiedere all'altro ciò che davvero avrebbe voluto sapere.

Questa volta, però, non ci sarà nessuna strega ad offrire loro l'occasione di scambiarsi chiarimenti in una cripta, né ci sarà un domani in cui potranno parlare con calma di tutto ciò che hanno lasciato in sospeso.

Il loro tempo insieme scade adesso.

Tyler...”, esordisce allora lei, ed è la prima volta dopo anni che pronuncia ad alta voce il suo nome. “Tua figlia...”

Lascia la frase in sospeso. Non ha la forza di continuare, e, del resto, non ce n'è bisogno.

Si chiama come te”, risponde infatti lui, subito.

La domanda che vuole porgli da quando l'ha visto scendere dall'auto, il motivo per cui è tornata a Mystic Falls, allora le scivola veloce fuori dalle labbra.

Perchè?”

Forse sorpreso dalla prima vera domanda di quel giorno, Tyler ha un attimo di esitazione.

Il cuore di Caroline palpita tanto veloce da farla sentire viva.

Ho dato ai miei figli i nomi di persone molto importanti nella mia vita”, dice.

Il modo in cui la guarda le fa ripensare al suo corpo piegato sul suo durante la trasformazione, alle loro dita intrecciate mentre la sua voce di rompeva per il dolore, al sorriso di pura gratitudine che le rivolgeva al sorgere del sole.

E poi...”

Trattiene il fiato.

Volevo che ci fosse almeno una Caroline Lockwood”.

Il suo cuore si frantuma definitivamente.

Sente le lacrime che ha trattenuto per tutta la durata di quell'incontro riempirle gli occhi.

Sacrificherebbe qualsiasi cosa per potersi permettere di abbraccialo e piangere, come ha fatto tante volte. Vorrebbe avere ancora il diritto di toccarlo, sorridergli, essere sua amica.

Semplicemente, vorrebbe che tutto fosse come prima.

Tyler tende una mano nella sua direzione.

Caroline...”, dice, esitante.

Meglio che vada davvero”, risponde lei, sforzandosi di ricacciare indietro le lacrime.

Lui annuisce lentamente.

La guarda, in cerca di un saluto adatto alla circostanza. Un addio sarebbe appropriato, ma è troppo doloroso separarsi così, anche se entrambi sanno che è per sempre.

Mi ha fatto piacere conoscere la tua famiglia”. E' Caroline a rompere il ghiaccio, con una voce tremula che cerca in ogni modo di camuffare. “Vi auguro una vita felice”.

Quella vita che io non posso avere.

Tyler abbozza un sorriso.

Stammi bene, Caroline”.

E' lo stesso saluto che le aveva rivolto fuori dall'ospedale tanti anni prima. Questa volta, però, ha un significato del tutto diverso.

Tiene sempre la mano tesa nella sua direzione e Caroline, alla fine, la sfiora, stringendogli appena le dita, il tempo che basta per rendersi conto che è ancora caldo come lo ricordava.

Sale in macchina veloce. Le dita le tremano tanto che riesce ad allacciarsi la cintura solo al terzo tentativo.

Mentre mette in moto, si sforza di sorridere un'ultima volta a Tyler attraverso il finestrino.

Lui resta fermo a guardarla andare via, per sempre.

 

Si concede di piangere solo quando le indicazioni stradali le annunciano che si è lasciata Mystic Falls alle spalle.

Anche Tyler, dunque, ha pensato al loro futuro insieme. L'ha immaginata con un vestito da sposa giurargli amore eterno, ha considerato come sarebbe stato averla al suo fianco per sempre, l'ha vista dargli dei figli e accudirli amorevolmente.

Credeva che saperlo l'avrebbe fatta sentire meglio; invece, la certezza che la felicità sarebbe stata a portata di mano, se solo fosse stata capace di invecchiare, la riempie ancor più di tristezza.

Si sente vuota.

Tyler ormai è andato avanti, e a lei non resta altro che la piccola soddisfazione di aver dato il nome ad uno dei suoi figli. Non è nient'altro che un ricordo, proprio come i defunti Mason e Richard Lockwood.

Anche lei, ormai, è morta per il mondo.

Le lacrime le appannano la vista.

La strada per un minuto si confonde. Lei sterza istintivamente, ma finisce fuori strada.

Inchioda contro un guard rail.

La testa le sbatte violentemente contro il volante. Sangue e lacrime si mescolano e le imbrattano il viso. Per un momento, è a pezzi esteriormente quanto lo è interiormente.

Poi le ferite si rimarginano, rapide, lasciandosi dietro solo una traccia rossastra; il suo cuore, invece, non smette di sanguinare.

 

 

   
 
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