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Autore: L_Fy    26/04/2006    6 recensioni
Un efferato delitto nel quartiere di Storyville a New Orleans... Tre persone da interrogare. Sono morte. Dov'è il problema...?
Genere: Commedia, Thriller, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La radio sfrigolava monotona sulle ultime note della canzone, intrecciando le sue scariche con la voce roca di Bruce Springsteen che urlava al mondo di essere nato negli Stati Uniti, beato lui. Il tenente Vartan della polizia di New Orleans fece un sospiro irritato e girò impaziente la manopola della radio alla ricerca di una stazione decente. Colpa forse del caldo diaccio e torrido, della tarda ora notturna, della strada umida, invasa dai rifiuti e quasi risucchiata dagli alti muri dei palazzoni ai suoi lati, ma non si riusciva a beccare una stazione decente nemmeno a pagarla oro. Quando la radio si sintonizzò magicamente sulla voce chiara e cristallina di Celine Dion, Vartan si accomodò meglio sul sedile. Cominciò anche a canticchiare, un po’ perché la canzone gli piaceva, un po’ per cercare di non pensare al caldo porco che invadeva l’abitacolo della vecchia e scassata Pinto color ruggine e che gli si infilava subdolo a contatto di pelle. Il suo autista, un poliziotto giovane dallo sguardo assonnato, frenò bruscamente dopo una curva quando vide che la strada era bloccata da un paio di agenti di polizia. Due macchine impedivano la visuale di un vicolo che pullulava di agenti che sudavano copiosamente infagottati in spesse cerate blu. Un’ambulanza con gli sportelloni aperti sostava di fianco al blocco in attesa del suo triste carico. Vartan scese con gratitudine dall’abitacolo soffocante della Pinto, si diresse con passo spedito verso il gruppo di persone e salutò con una mano un agente il quale, dopo aver risposto al saluto, spostò la transenna per farlo passare. Mentre Vartan tirava fuori una sigaretta dal pacchetto stazzonato (“devo decidermi a comprare i pacchetti rigidi, quelli morbidi vanno sempre a finire sbriciolati”), un agente gli si avvicinò, scartabellando su un taccuino consunto con un’espressione alquanto perplessa sul viso.

“Che abbiamo qui?” domandò Vartan senza tanti preamboli, buttando fuori il fumo della sigaretta insieme alla voce.

“Un gran casino” rispose avvilito l’agente, allargando scoraggiato le braccia “Omicidio, stupro, associazione mafiosa, favoreggiamento della prostituzione, detenzione illegale di armi da fuoco e chi più ne ha più ne metta. Nessuno parla, ovviamente…e per terra ci sono almeno dieci litri di sangue di chissà chi.”

Vartan sbirciò da sopra la spalla dell’agente: effettivamente, l’asfalto umido era intriso di sangue che, alla potente luce dei fari lampeggianti, risultava quasi violetto. Tre cadaveri erano stati pietosamente coperti da teli di plastica bianchi, quasi più inquietanti dei cadaveri stessi.

“Dinamica?” domandò Vartan, impaziente, mentre i suoi occhi scrutavano con attenzione il terreno transennato.

“Scontro tra bande, ovviamente” rispose l’agente, consultando il suo taccuino “Accoltellamento tra pappa creoli e pappa messicani. Abbiamo tre cadaveri, quattro feriti gravi, sette persone in stato di arresto e cinque che proprio non la vogliono piantare di menarsi e sputarsi addosso. Roba da matti…”

L’agente scosse il capo, avvilito da tanta triviale dimostrazione di bestialità.

“Chi sono le vittime?” domandò Vartan con accademico disinteresse e l’agente consultò di nuovo il taccuino.

“Una certa Jeanne Fontelieu 18 anni, creola. Violentata, picchiata a sangue e uccisa con una coltellata allo sterno. Poi, una certa Estrela, travestito brasiliano; non ha documenti. Morto (o morta?) per almeno cinque colpi d’arma da fuoco nel petto. Ultima vittima, una vecchia conoscenza della buoncostume: il signor Xavier LeDuc,  34 anni, ereditato una decina d’anni fa dai quartieri a luci rosse di St.Louis. Famosissimo pappa di Storyville, controllava la prostituzione della metà del Vieux Carré. Ucciso da un numero indefinito di colpi d’arma da fuoco.”

Vartan, finito di radiografare la scena del crimine, alzò improvvisamente il capo, come se annusasse l’aria.

“Cos’è questa puzza?” domandò seccamente girandosi di scatto verso l’agente che sembrò incassarsi nelle spalle.

“Ecco…” balbettò confuso “Volevo giusto parlargliene…intorno alle transenne…non potevamo mandarle via, c’è in mezzo anche la madre di una delle vittime…e una certa Mama Dubois ha assicurato che lei avrebbe capito…”

Gli occhi di Vartan lampeggiarono a sufficienza per ammutolire l’agente che chiuse di scatto la bocca.

“Merda.” sibilò il tenente avviandosi a lunghi passi rabbiosi verso l’angolo opposto della scena del crimine.

Subito fuori dalle transenne, sedute a terra a semicerchio intorno ad un fuoco improvvisato, un gruppo di donne dagli abiti colorati intonava nenie sommesse, muovendo con indolenza la testa seguendo un silenzioso ritmo interiore. Una delle donne piangeva e si lamentava, sostenuta da altre due compagne: Vartan la individuò subito come la madre di una delle vittime. Al centro del cerchio, quasi a contatto col fuoco, una donna avvolta in un lungo abito di tela e con la testa coperta da un turbante bianco mormorava a bocca semichiusa quella che sembrava una preghiera. Tra le mani aveva un vaso di terracotta dall’aria semplice e antica: ogni tanto, la donna buttava nel fuoco un pugno di semi raccolti dal vaso e questi assumeva una colorazione rossastra prima di riprendere a scoppiettare con un’allegria davvero fuori luogo. La donna, come sentendosi osservata, aprì di scatto gli occhi, rivelando due pupille dall’inquietante luminosità gialla dei felini; li posò immediatamente su Vartan e sorrise, come aspettandosi di trovarlo lì. Vartan incrociò lo sguardo per un attimo i suoi grandi occhi saputi prima di girarsi con rabbia verso l’agente che l’aveva seguito con aria colpevole.

“Perché diavolo non le avete fatte sgombrare da qui?” abbaiò furioso e l’agente si agitò sul posto come uno scolaretto colto in fallo.

“Non…stanno violando nessuna legge…” balbettò senza guardare Vartan negli occhi “L’ha chiesto espressamente la madre… sono fuori dal perimetro…”

“Hai una qualche vaga idea di cosa stiano facendo?” ruggì ancora più arrabbiato Vartan.

“M-mi sembra che stiano p-pregando…” rispose l’agente, allarmato e confuso.

Vartan fece un verso disgustato e gli girò le spalle.

“Si vede proprio che non sei di New Orleans, pivello” sputò fuori con disprezzo “Adesso, fammi il santo favore di andare alla radio più vicina, chiamare la centrale e dì loro di mandare al più presto qualcuno della SREC.”

“SREC?” domandò l’agente, ormai completamente alla deriva.

Vartan  si girò un’ultima volta verso di lui, scoccandogli un lungo sguardo impaziente.

“Sì, SREC” berciò alla fine, riottoso “Che il cielo ti fulmini! Per colpa tua abbiamo proprio bisogno di loro.”

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

Innanzi tutto, grazie di essere passato di qui, volente o nolente, per sbaglio o per pietà, per caso o volutamente….comunque sia, grazie!

Se questa storia in qualsiasi maniera ti avesse incuriosito, ti avviso che sarebbe il seguito naturale di una one shot intitolata S.R.E.C. che ti consiglio di leggere, per avere una migliore visione dei personaggi.

Se volessi lasciare un commento te ne sarei davvero grata: so che sei passato di qui, ma sarei anche felice di sapere cosa pensi del mio “lavoro”.

Grazie mille in anticipo!!

Elfie

 

  
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