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Autore: Remedios la Bella    25/08/2011    3 recensioni
Un ragazzo tedesco che tollera gli ebrei e trova misera la loro condizione. Max.
Una ragazza Ebrea dallo sguardo vuoto e dal passato e presente tormentati e angustiati. Deborah.
Due nomi, un'unica storia. 15674 è solo il numero sul braccio di lei, ma diverrà il simbolo di questa storia.
In un'epoca di odio, nasce l'amore.
E si spera che quest'amore rimanga intatto per lungo tempo, e sradichi i pregiudizi.
Enjoy!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so perchè. ma mi piace rendere le cose difficili ai miei personaggi! guardate cosa quel disgraziato di Xavier combina ( ed è solo l'inizio!)

Capitolo 14
 
Mi parve un’eternità. Restavo lì, mentre le mie braccia l’avvolgevano con tutto l’amore che solo io potevo donarle in quell’istante. Lei ricambiava, potevo sentire le sue mani che mi accarezzavano la schiena, il suo fiato caldo sul mio collo.
“ Max, menomale che sei qui …” mi sussurrò tristemente. Mi scostai appena da lei, le spostai delicatamente una ciocca di capelli dagli occhi lucidi di pianto e le chiesi cosa fosse successo, durante tutto quel tempo:” Stamattina ho visto il fumo e ho temuto il peggio … sono venuto qui per accertarmi che tu stessi bene. E ti vedo, sei viva per miracolo …” le confessai, timido ma dolce.
“ Sei così gentile a preoccuparti per me … io sto bene, davvero … ma …” qui lei si bloccò, e scoppiò a piangere a dirotto. Le accarezzai la schiena per consolarla, ma lei singhiozzava in modo convulsivo e preoccupante e ripeteva come in delirio:” Dovevo esserci io, non lei … io!” e piangeva, piangeva tantissimo.
“ Deborah .. raccontami cosa è successo, ti prego … non posso vederti così …” le dissi io preoccupato.
Lei si asciugò rapida le lacrime:” Oh, niente, davvero …”
“ Deborah … vuoi che lo chieda direttamente a Xavier? Ho visto come ti trascinava prima qui, ho visto che lo faceva crudelmente. Dimmi cosa ha fatto … non sono qui solo per sapere come stai.”
Lei mi guardò disperata:” Se vieni scoperto da Xavier, stavolta morirò davvero … perlomeno la raggiungerò in questo modo.”
“ chi raggiungerai?” le chiesi confuso.
“ Mia madre ….” E qui scoppiò in singhiozzi convulsi:” quel bastardo … ha fatto in modo che lei morisse al posto mio … per una stupida fasciatura!” riprese a piangere, stavolta flettendosi in avanti con la schiena e poggiando i gomiti sulle ginocchia.
“ Dopo le frustrate ha ucciso tua madre?” ero a dir poco sconvolto.
“ In breve, è così … oddio avrei preferito morire io al posto suo!”
“ Deborah … non dire certe idiozie!” ero leggermente alterato, non ne sapevo il motivo ma era come se mi sentissi io più responsabile per la morte di quella povera donna che la figlia stessa:” Sono stato io a fasciarti … avrei dovuto subire io quella punizione, tu non hai fatto un bel niente …”
“ Max, non dire tu queste sciocchezze! Il tuo è stato solo un atto di gentilezza …”
“ Una gentilezza che è stata fatale a una persona a te cara … è come se l’avessi assassinata io.” Mi sentivo in colpa, ma non ero uno di quelle persone che avrebbe lasciato in difficoltà una persona che le è cara.
“ Max …” sussurrò, prendendomi la mano:” non è colpa tua se sei così buono … dovevo essere io quella che doveva essere punita, Xavier lo ha fatto solo per cattiveria … nei miei confronti.”
“ se ti avesse uccisa, avrei fatto lo stesso con lui, giuro …” dissi io a denti stretti: Sospirai, e poi mi alzai dal letto:” Forse è meglio che vada adesso … o mi scopriranno …”
“ va bene …” disse lei, rimanendo seduta sul letto. Feci per andare alla porta, quando lei mi chiamò:” Max!”
“ Dimmi …” mi voltai verso di lei.
“ penso di …. amarti …” mi disse a testa china:” non so se posso definirlo tale però …”
“ Anch’io la penso così, ma il mio sentimento è più certo .. del tuo.” Le confessai, e dopo aprì circospetto la porta. Ne uscii, con lei che continuava a guardarmi stupita e poi le rivolsi nuovamente la parola:” Ci vediamo …”
Lei annuì e poi chiusi la porta e andai da mia sorella:” possiamo andare …” le dissi.
Lei annuì senza dire una parola, e circospetti come prima, ce ne andammo dal campo, passando per una fenditura della rete che intravidi prima durante la ricerca di Deborah.
Era salva, e era innamorata di me, supponevo. Non potei pensare ad altro mentre correvo a perdifiato verso casa, prima che qualcuno mi vedesse.
 
Uscii dal mio alloggio furibondo con quella sgualdrina. Come aveva osato urlarmi addosso? Me l’avrebbe pagata cara. Lei e quel Max … già, il figlio di un mio superiore … come vendicarmi?
Ponderavo qualcosa mentre andavo verso il mio posto di lavoro.
Un’altra ora e poi gliela avrei fatta pagare .. quanto ci avevo goduto a vederla in lacrime davanti al forno … e ci avrei goduto ancora di più a vederla soffrire mentre io avrei riso di piacere davanti alle sue smorfie di dolore più tardi.
Ah che strazio! E nel mentre dovevo pensare a come farla pagare a quel signorotto da quattro soldi caritatevole con questi sudici maiali.
Pattugliavo la zona delle baracche a Est, e ogni tanto ne sorprendevo qualcuno che riposava, come se se lo potesse permettere … sfaticati! E il colpo di frusta dritto ai fianchi non glieli risparmiavo per niente, ci godevo così tanto a vederli soffrire quei bastardini senza terra né potere …
E mentre menavo quei colpi di frusta mi venne l’illuminazione su come far tremare quel ragazzino. Chiamai John, il mio collega di pattuglia:” Io devo fare una cosa urgente … tieni tu d’occhio qui intesi?”
“ Ricevuto.” Fece lui impassibile prendendo il mio posto. E così mi potei avviare verso l’ufficio di Frank Schubert, il tenente colonnello. Bussai alla porta e potei sentire la sua voce grave che mi invitava ad entrare.
Entrai nel suo ufficio, un piccolo rettangolo ordinato e degno di un tenente colonnello. Il nostro stemma riluceva in tutto il suo splendore nella tela rosso sangue appesa dietro al capo, che guardava nel mentre alcune scartoffie in mano sua.
“ Tenente colonnello Schubert …” mi misi sull’attenti, e salutai mettendo la mano avanti come simbolo nazista.
“ Soldato Coubertin … riposo.” Mi disse lui ricambiando il saluto.
“ Grazie signore .. vorrei parlarle di una questione urgente …” iniziai io.
“ mi dica pure …” mi disse lui risedendosi.
“ bene … io penso che ormai … suo figlio sia ormai pronto per arruolarsi.” Dissi freddo e deciso. Il tenente alzò lo sguardo su di me, in modo confuso e strano. Io nel mentre già ridevo dentro di me. 

   
 
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