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Autore: fredster    25/08/2011    1 recensioni
E' una storia che vuole proseguire le avventure dei ragazzi della seconda generazione di skins. Si parte da dopo l'episodio finale della quarta stagione e dal momento che il finale ci ha lasciati con diversi dubbi, questa storia vuole solamente raccontare quello che sarebbe per me un possibile finale di questa magnifica generazione. I personaggi principali sono Cook,Freddie,Effy ed Helena. Ma non escludo capitoli anche su Katie o Emily e Naomi ecc.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Elizabeth Stonem, Freddie Mclair, James Cook, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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freddie Chapter one: Freddie

Il mio ultimo ricordo era l'immagine di John Foster che in piedi davanti a me trascinava il mio corpo all'interno di una piccola cabina armadio consapevole del fatto che non fossi morto, non ancora almeno.
Non so con precisione quanto tempo rimasi chiuso in quella stanza, sentivo il sangue colare dalla testa e percepivo quel gusto metallico all'interno della mia bocca, la stessa che cercava di ricordare il
dolce sapore di quella di Effy. Ero come in un incubo dal quale non riesci a svegliarti, puoi scalciare, urlare, puoi fare qualsiasi cosa ma non ne uscirai mai. Quando riuscii ad aprire gli occhi mi trascinai per pochi
passi cercando di sollevarmi dal freddo pavimento ma non appena staccai la testa dal suolo essa prese a girare e mi sembrava di cadere nel vuoto e tornai nuovamente steso sotto una debole luce giallastra.
» Ehi, come ti senti? «
Un sussurro giunse alle mie orecchie, riuscii a distinguere che era una voce femminile consumata da centinaia di sigarette, mi voltai in direzione della voce e riuscii a distinguere la sagoma di una ragazza legata
vicino al muro, non riuscivo a vederla chiaramente, di lei notai solamente un profondo tatuaggio che occupava tutto il suo fianco sinistro e uno scintillante pearcing; i suoi unici vestiti erano un reggiseno e un paio
di shorts o forse era semplicemente dell'intimo, non riuscii a percepire le ombre del suo viso per scrutare le sue paure, le sue sensazioni. Mi sgranchii la voce cercando di non fare troppo rumore ma non riuscii ad emettere
alcun suono ed entrambi restammo a guardare le rispettive sagome avvolte nella penombra. Ero stato uno stupido ad andare da solo a casa del signor Foster, avrei dovuto capire le sue intenzioni e avrei dovuto reagire.
Non avrei dovuto permettergli di continuare il suo gioco con Effy, ma se da una parte il pensiero di Cook la fuori con lei mi infastidiva, dall'altra mi rassicurava perchè ero convinto che non l'avrebbe lasciato vincere.
Il rumore di una serratura fece sobbalzare me e la ragazza con la quale condividevo quei momenti, ma se lei era pietrificata dalla paura io al contrario ero pronto a lottare. La figura massiccia di John si fece strada
diventando sempre più ricca di particolari, riuscii a vedere il suo solito maglioncino grigio e i suoi occhi azzurri che facevano trasparire tutta la pazzia racchiusa in quella figura. Lo vidi prendere una sedia e posizionarsi
davanti alla ragazza, lo vidi accarezzarla e vidi il suo sguardo, lo stesso sguardo che avevo visto sul suo viso il giorno in cui entrò nella stanza di Effy.
» Allora Helena, sei pronta a riprendere le nostre sedute? Un tempo ti rendevano felice, spegnevano le tue paure. Possono farlo ancora, noi possiamo farlo ancora. «
La sua voce era pacata, quasi fosse il pifferaio magico alla ricerca dei suoi topolini, sentii dei gemiti provenire dalla ragazza e vidi John alzarsi dalla sua postazione e raggiungermi, si abbassò quel tanto per
guardarmi negli occhi e riprese a parlare con lo stesso tono con il quale si era rivolto alla ragazza
» Mi dispiace Freddie ma non potevo lasciarla a te. Lei è una ragazza speciale e tu non puoi apprezzarla, io invece posso farlo. «
Avevo pensato per molto a tempo a cosa avrei potuto dirgli, a come insultarlo o cercare di colpirlo ma a quelle parole rimasi in silenzio e sentivo le lacrime scivolare rapide lungo il mio viso, aveva ragione a dire
che lei era speciale e sebbene non fossi riuscito a farla aprire completamente con me, sapevo di essermi impegnato, e avrei voluto farlo per tutti i giorni che mi sarebbero rimasti. John sparì pochi secondi dopo
richiudendo a chiave la porta e mi rannicchiai in un angolo della stanza, sentivo la testa pulsare e strizzai gli occhi respirando affannosamente. Il mio sguardo tornò nuovamente sulla ragazza che come me se ne stava in
un angolo della stanza con le ginocchia al petto e la testa chinata su di esse.
» Che cosa ti ha fatto il signor Foster? «
non avevo più udito il suono della mia voce da quando John mi aveva colpito e ora a stento la riconoscevo, guardavo quella ragazza e non potevo fare a meno di pensare ad Effy, così forte ma così indifesa.
» Lui mi ha aiutata, ma dopo averlo fatto mi ha nuovamente distrutta il pensiero che fossi pronta a ritrovare me stessa e quello che avevo lasciato dietro di me lo bruciava e mi ha reso schiava della sua pazzia «
non sapevo che cosa dirle, avevo paura di scegliere una parola sbagliata che avrebbe potuto riportarle alla mente brutti ricordi quando lei cominciò a dondolarsi avanti e in dietro recitando una frase senza
prendere un attimo di respiro.
» E' successo, ma non è mai successo. E' successo, ma non è mai successo. «
» Ehi, ehi. Smettila okay, ti farai male così «
mi trascinai vicino a lei prendendo le sue mani e mi accorsi che tremava e non riusciva a fermarsi
» Shhh, va tutto bene, ora smettila «
tutto di lei mi riportava ad Effy, portai una mano sui suoi capelli cercando di frenare le lacrime e mi lasciai cadere accanto a lei cercando di riprendere un respiro regolare e notai che la ragazza cominciava
a calmarsi e mi sentii sollevato, sentii la sua testa posarsi lentamente sulla mia spalla e socchiusi gli occhi immaginando nella mia mente di vedere Effy, il suo sorriso, il suo profumo. . .
» E' successo, ma non è mai successo. «
quasi sussurrò queste ultime parole prima di spegnere la sua voce, il suo respiro era tornato regolare, le gambe distese e i suoi lineamenti erano più rilassati e quando ormai mi ero rassegnato all'idea di non
sapere più niente riguardo al mio futuro, sentii la voce di Cook vicina. Probabilmente cominciavo a dare i numeri anche io, ma quando la sentii nuovamente questa volta più forte e decisa urlare il suo nome mi
convinsi che non era frutto della mia immaginazione e con la poca voce che mi era rimasta in gola cercai di richiamare la sua attenzione
» Cooook! Cooook! Sono qui! «
riuscii ad avvicinarmi alla piccola porta e cominciai a prenderla a calci facendo rumore e quando la porta si aprì vidi finalmente il volto di una persona amica, un volto che sebbene fosse segnato da lividi e graffi,
era sempre un volto che mi ricordava cose positive e infondeva uno strano senso di familiarità.
» L'ho steso amico, l'ho fatto nero «
la sua voce era eccitata e aveva lo stesso tono di quando cercava di ironizzare per non cadere in un pianto alla Cook. Mi sollevai traballando, la testa non smetteva di girarmi e per un attimo mi dovetti appoggiare
alla sua spalla per non cadere e poi finalmente entrambi ci lasciammo andare in un abbraccio, uno di quelli che ti tolgono il respiro, uno di cui hai bisogno per sentirti ancora vivo e parte di questo mondo.
» Mi sei mancato Fredster, io . . . io pensavo che lui ti avesse fatto fuori amico «
e non appena terminò la sua frase scoppiò in una risata isterica e non potei fare a meno che seguirlo e ridere a mia volta con grande fatica, sentivo la testa tornare a pulsare e la gola bruciare, mi trascinai lentamente
fuori dalla stanza e lo vidi, John Foster legato alla sua scrivania riverso in una piccola pozza di sangue, respirava a fatica ma la sua espressione era sempre stampata su quel volto.
» Ehi Freds, lei chi è? «
mi voltai indietro e seguii l'indice di Cook che indicava la ragazza ancora rannicchiata per terra, alla luce potevo vederla chiaramente, Foster aveva tolto i vestiti anche a lei e anche lei come me era stata sicuramente
picchiata, deboli scie di sangue le erano rimaste lungo le guance chiare, i suoi capelli castano d'orati erano arruffati e scendevano liberi coprendole il viso, aveva una sottile catenina allacciata alla caviglia destra che
brillava . . .
» E' successo, ma non è mai successo, E' successo, ma non è mai successo. «
continuava a ripetere sempre la stessa frase dondolandosi e passandosi le mani fra i capelli, vidi una strana espressione stampata sul volto di Cook e lo vidi avvicinarsi ,per la prima volta titubante, alla ragazza lo vidi
abbassarsi verso di lei e girarsi per guardarmi
» Effy ripeteva la stessa frase in continuazione «
rimasi in silenzio mentre Cook prendeva in braccio la ragazza che appoggiata sul suo petto non smetteva di ripetere la solita frase e uscimmo da quella casa così buia e piena di tristezza e solitudine, infondo
John Foster mi faceva pena, era un uomo solo finito col diventare pazzo.
» Non le avrete mai! Non avrete Effy e nemmeno Helena. Loro ritorneranno da me. Torneranno da me!! «
l'urlo disperato di John non fece altro che farmi ridere, nessuna delle due sarebbe ritornata da lui. Camminammo in silenzio nella fredda notte inglese, Cook aveva dato la sua maglietta ad Helena, sempre se
quello fosse realmente il suo nome, lei camminava dondolando davanti a noi, spaesata, guardava tutto ciò che aveva intorno, osservava le strade,le macchina, ogni singolo dettaglio. Io e Cook eravamo dietro di lei,
entrambi volevamo sapere qualcosa in più su quella ragazza ma nessuno dei due trovava le parole giuste per cominciare una conversazione, nemmeno Cook. Qualcosa era cambiato in lui, il vecchio Cook non avrebbe perso tempo a fare commenti e battute, questo Cook invece camminava in silenzio limitandosi ad osservare tutto ciò che passava accanto a lui. In pochi minuti arrivammo davanti a casa mia, lasciai che Cook ed Helena andassero avanti e mi fermai per qualche secondo sul marciapiede fissando quella che per anni era stata la mia casa, rivedevo come dei flash mio padre che preparava la colazione e Karen che non smetteva nemmeno per un secondo di provare la sua coreografia. Inspirai profondamente chiudendo gli occhi e cercando di rilassarmi e imboccai lo stretto vialetto per poi entrare in casa, Karen era in piedi davanti alla porta e non appena entrai mi corse in contro in lacrime abbracciandomi come poco prima aveva fatto Cook. Io e mia sorella avevamo un rapporto molto altalenante specialmente dopo la morte di nostra madre
ma sapevo che lei sarebbe stata l'unica persona che mi avrebbe sempre voluto bene, che di me le sarebbe sempre importato. Ricambiai il suo abbraccio stringendola a me più forte che potevo
» Ti voglio bene Karen «
lei si staccò sorridendo asciugandosi una lacrima e notai che indossava la mia maglietta preferita e mi venne spontaneo curvare le labbra in un sorriso affettuoso
» Scusa se ho messo la tua maglietta preferita «
» Nessun problema, sarà la nostra maglietta preferita «
un altro sorriso, questa volta più luminoso del primo le comparve sul suo viso e sgattaiolò in cucina, guardai Helena e Cook ,seduti sul primo scalino, impegnati in una conversazione.
» Allora, qual'è il tuo nome? «
» Helena, mi chiamo Helena. «
la voce della ragazza era diventata molto più tranquilla, come se non le fosse mai successo nulla e come se il suo nome fosse scontato.
» Io vado a fare una doccia. Hel puoi dormire in camera mia, io e Cook staremo nel capanno «
Cook si alzò per lasciarmi passare e Karen raggiunse Helena facendole strada verso la mia stanza. Entrai nella doccia facendo un altro respiro profondo, dentro di me continuavo a rivedere John Foster con in mano
la mazza da baseball, sentivo la sua voce, rivedevo la sua espressione. Un getto di acqua fredda mi riportò sulla Terra, di nuovo problemi con l'acqua calda.
» Oh merda. «
uscii dalla doccia avvolgendomi in un asciugamano blu e guardai la mia immagine riflessa allo specchio, con qualche livido e diverse ferite ma ero ancora io, ero ancora Freddie McClair.
Io e Cook ci addormentammo subito ma il nostro sonno fu interrotto da un grido proveniente da dentro la casa, ci alzammo ancora addormentati e salimmo raggiungendo il bagno. Karen era in pigiama in piedi
davanti alla porta del bagno ed Helena era seduta per terra con lo sguardo fisso davanti a sè, quando si accorse della nostra presenza si alzò venendoci in contro
» Non posso stare in quella stanza, ci sono troppe persone, le loro voci non mi fanno dormire. Non smettono di parlare e continuano ad avvicinarsi a me «
» Ok, vieni nel capanno con noi se qualcuno prova ancora ad avvicinarsi lo picchieremo noi. O meglio, lo farò io viste le condizioni di Freddie «
Scambiai un rapido sguardo con Cook prima che prendesse Helena e la portasse di sotto, mi appoggiai al muro guardando Karen che ancora non aveva ben capito la situazione
» Quella ragazza . . . che cosa le è successo? Mette i brividi Freds «
» E' solo sconvolta Karen, domani andrà meglio «
la lasciai in piedi dove si trovava e ritornai di sotto, quando entrai nel capanno Helena si era addormentata accanto a Cook che stringeva fra le mani un vecchio attrezzo arruginito e non potei fare a meno
che scoppiare in una risata e ritornare a dormire. Domani tutto sarebbe andato meglio e con il passare dei giorni tutto si sarebbe aggiustato e sarebbe tornato alla normalità, o almeno a qualcosa di molto simile
ad essa.




  
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