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Autore: Federico    25/08/2011    2 recensioni
Salve, gente! Scommetto che è passato tanto di quel tempo che non vi ricordate più di me.
Sono proprio io, Federico, e dopo vari anni di inattività sono tornato con questa nuova fic, diretto sequel di "Nel regno di leggende".
Molti millenni fa, in un'oscura palude greca, si svolge un combattimento titanico fra un mostro e un eroe, ma qualcosa non va come dovrebbe...
Nel 2010 si rinuniscono per un programma televisivo tutti i protagonisti della raccolta "Nel regno delle leggende".
Fanno appena in tempo a conoscersi che subito il Governo americano li convoca: c'è bisogno della loro esperienza con i mostri per investigare su misteriosi avvenimenti in Grecia dietro cui potrebbe celarsi una creatura antichissima e pericolosa.
Fra amicizie e rivalità, inseguimenti, cruente battaglie e losche mire, i nostri eroi dovranno scoprire il segreto del mostro, e prepararsi a una battaglia per la salvezza della razza umana...
Avvertenza: nei primi tre capitoli della fic non ci sono personaggi di "Naruto", ma è necessario leggerli per comprendere la trama.
Nel primo sono presenti celebri personaggi della mitologia greca, non di mia invenzione.
Leggete e recensite, mi raccomando, e spero che vi piaccia.
Genere: Azione, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sulle tracce dei mostri'
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Spazio autore

E' vero, anche io adoravo Kisame, soprattutto con questa caratterizzazione, però mi sembrava troppo bello far finire la storia senza nemmeno un morto “importante”....Mi perdonino tutti i fan, ma la morte di Kisame l'avevo progettata sin dall'inizio.

Grazie di tutto, sei stata fantastica in questi giorni con i tuoi commenti, spero che seguirai anche stasera perchè sarà un capitolo ricco di emozioni!

 

Con mio enorme dispiacere siamo giunti alla fine di questa fic, la prima dopo il mio ritorno.

Non temete però amici; non sparirò di nuovo. Uno di questi giorni (domani o sabato, ora vedo) comincerò a pubblicare sei nuovi capitoli della mia serie di drabble su One Piece Bad guys che avevo interrotto tempo fa per mancanza di nuovi cattivi da descrivere e che intendo ora proseguire con nuovi personaggi, anche spoiler.

Appena l'avrò terminato pubblicherò anche il tanto annunciato sequel di Il terrore dei boschi solitari, che tratterà delle avventure di Naruto, Sasuke e nuovi personaggi a caccia di mostri dopo la fine della prima storia.

Ora vi lascio all'ultimo capitolo di Lerna: mi raccomando leggetelo fino alla fine perchè come piace a me c'è il colpo di scena clamoroso!

E' tempo di ringraziare di cuore tutti coloro che hanno recensito o seguito la storia, cioè Nebula 216 e SabakuNoMe e invito calorosamente anche tutti gli altri a porre un commento, una nota sui personaggi o le scene preferite, una piccola stupidaggine qualsiasi per farmi contento.

Ciao a tutti, a presto!

 

 

Ultima notte insieme

 

I prati e i laghi d'Arcadia in quell'infuocato mezzogiorno ellenico somigliavano davvero a un campo di battaglia dopo un cruento scontro fra opliti.

Vaste chiazze di sangue macchiavano la terra e riflettevano in modo macabro i raggi del sole, come fossero vernice dipinta, piccoli focolai, residuo dell'utilizzo di lanciafiamme, consumano senza più tanto vigore ciuffi d'erba rinsecchiti dal carro di Elio, nell'acqua bassa, insanguinata da una sporca e puzzolente marea nerastra come il pavimento di un mattatoio, giaceva sdraiato e spolpato l'enorme cadavere del mostro millenario che aveva osato sperare di schiacciare di nuovo la razza umana sotto il suo tallone, e che ora non sprizzava più né il terrore reverenziale né la forza mastodontica di un tempo, ma solo il ribrezzo e il disprezzo degli astanti e il fetore della putrefazione.

Nel cielo azzurro e sgombro di nuvole, volando senza battere le ali e in controluce, simili ad angeliche, scure figure, corvi e falchi attendevano il momento propizio per scendere a banchettare sulla carcassa.

E proprio come su ogni campo di battaglia che si rispetti, in ogni epoca, sotto ogni bandiera e ad ogni latitudine si levavano disperate grida di dolore, contorno del rantolo di un agonizzante.

Tutti e nove i superstiti membri del commando attorniavano il corpo senza vita di Kisame, lamentavano la sua morte, ringraziavano il suo eroismo che a sprezzo della vita aveva liberato il mondo dalla tremenda minaccia dell'Idra di Lerna, gli parlavano dolcemente nell'orecchio.

Lui, il biologo marino reduce di mille avventure, che paradossalmente era morto con indosso una muta proprio come quelle che aveva nei suoi documentari, lui che aveva l'arguzia di un giullare e la forza di un orso, sempre ilare e di buon umore, straordinariamente competente e lucido fino alla fine, era sdraiato a metà fra la riva e l'acqua, il viso in apparenza sereno e sorridente come quando era in vita, ma era una placidezza forzata dal dolore che aveva prima di spirare, e che pure non aveva voluto ostentare come avrebbe avuto il sacrosanto diritto di fare.

Anche Akamaru, che purtroppo nonostante la sua naturale innocenza conosceva la morte, lo salutava per l'ultima volta latrando sommessamente, senza però leccargli il viso ustionato e intossicato, così orribile a vedersi.

Requiem aeternam, dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis.Requiescant in pace. Amen” sussurrò Hidan con una delicatezza insospettabile recitando la preghiera cattolica per i defunti, le mani giunte davanti al cadavere insanguinato e deturpato dal veleno dell'amico.

Senza scomporsi troppo esteriormente, ma con il cuore simile a una navicella sballottata da tempeste troppo forti per essere descritte, Pain si mise in contatto con l'Esercito e li informò che avevano bisogno di far rimuovere due cadaveri, uno perchè ricevesse le meritate esequie, l'altro perchè non inquinasse le acque e la terra e affinchè fosse analizzato dagli studiosi.

Qualche giorno dopo i nove si trovavano ancora nell'albergo.

La bara contenente i resti dell'eroico Kisame li stava precedendo con un volo apposito per gli Stati Uniti, da dove poi sarebbe stata affidata ai parenti, agli amici e ai collaboratori documentaristici del defunto che ne avrebbero curato il funerale.

“Direi che niente è più adeguato di un bel brindisi alla memoria del nostro valoroso amico, senza il quale non sarei ora qui a parlare e a elogiarlo” propose commosso Sasori levando alto il calice, subito imitato da tutti i presenti.

“Ora finalmente ce ne potremo tornare alla nostra vita di sempre, vero Shika?” mugolò calorosamente Temari sprofondando sul divano rosso e porgendo la mano al suo ragazzo.

“Quando torneremo laggiù agli Antipodi non farti illusioni, ci sarà da lavorare sodo” le ricordò lui malizioso. “Dobbiamo finire le nostre tesi di laurea, abbiamo perso anche troppo tempo in questa simpatica avventura”.

“La prima cosa che devo fare appena rimetto piede in America” interloquì Hidan giochicchiando con il bicchiere “sarà andare da un concessionario e comprarmi un nuovo fuoristrada. Brutta stronza d'una lucertola mutante! Fortuna che il premio per la nostra impresa sarà cospicuo...”.

“Già, al ritorno negli Usa incasseremo un bel po' di verdoni, ma ricordati che ci è stato intimato il silenzio. Ufficialmente qua non è accaduto niente. Già ci hanno chiesto di racconatre alle nostre famiglie quella stupida storiella del viaggio in Grecia offerto dal programma televisivo” gli fece notare Pain. “Peccato, il mio libro sarebbe risultato notevolmente più verosimile nonché avvincente se avessi inserito anche le mie avventure. Ma credo che a quel punto mi avrebbero creduto uno dei soliti mitomani”.

“Non si preoccupi professore” concordò Kiba accarezzando Akamaru più amorevolmente che mai.

“A quanto pare per tutti noi è un destino comune non essere creduti...”.

Il gruppo continuò a discorrere fino a tarda sera, con ciascuno che narrava per l'ennesima volta il proprio incontro con bestie misteriose, magnificava le proprie gesta in battaglia, faceva piani per il futuro, si scambiava numeri di telefono e indirizzi e-mail...

Anche se di lì a poco avrebbero lasciato la terra degli dèi e degli eroi per fare ritorno a Washington, riscuotere il premio e da lì ritornare finalmente ognuno a casa propria, fra di loro si era creato un legame assai stretto, che nè la lontananza di migliaia di chilometri, né gli oceani invalicabili, né gli anni che sarebbero inevitabilmente trascorsi e le disgrazie che sarebbero venute a seguire avrebbero potuto spezzare; un legame di amicizia, complicità, collaborazione, spirito di sacrificio che li avrebbe trasformati in una banda di eroi.

Al momento nessuno di loro avrebbe potuto immaginare di separarsi dai compagni d'arme, una vita solitaria, normale, banale, priva di ricordi di quelle azioni gloriose

Nessuno, tranne Orochimaru.

Se l'enigmatico e pallido paleontologo americano quella sera non aveva voluto conversare con nessuno e aveva risposto solo a monosillabi, era perchè in quel frangente una belva ruggiva dentro di lui per sbranare quanto c'era di buono, una bestia ben più pericolosa della vecchia Idra.

***

“Ce ne ha messo di tempo per arrivare qui professore. Spero che almeno lei non mi abbia deluso” sorrise il criminale bulgaro, sempre seduto sul suo letto nella medesima stanza d'albergo, fissando con una smorfia i suoi due sottoposti e parlando inglese con un forte accento dell'Europa dell'Est.

Togliendosi la sciarpa e il berretto che fino a quel momento ne avevano occultato il volto, Orochimaru chiuse la porta ed esclamò irritato: “Spero proprio che ne valga la pena, amico. Quest'affare sta distruggendo in un batter d'occhio tutte le mie precedenti convinzioni morali”.

Non devi, non devi,vattene via subito, è male gridava una voce nella sua testa, e lui tremava, tremava, sudava nervosamente, ma alla fine prevalse l'avidità.

La voce tacque.

“Suvvia professore, mi pare un po' scosso. Vuole mica bere un goccio? Quanto ai suoi problemi morali, che cos'è il bene se non uno stupido concetto convenzionale soggetto a infiniti mutamenti?

Stavolta il suo bene lo faremo noi. Mi dica, per caso quei suoi amici con cui l'ho vista alla palude sono davvero suoi amici, hanno fatto qualcosa per lei? Noi possiamo renderla ricco, famoso...”.

“Già, come ai vecchi tempi...Addio liceo di provincia. E' solo che ho dovuto uccidere un uomo per rubarli...Quello stupido non capiva cosa chiedevo e gli ho sparato” si lamentò lo scienziato agitando la pistola sotto il naso dell'altro. “Fortuna che quel pazzo di un texano mi ha insegnato a sistemare il silenziatore sulla canna, altrimenti...”.

“Beh, se dovessi perdere il sonno per ogni persona che ho fatto fuori o fatto spedire all'altro mondo dai miei...” ridacchiò sotto i folti baffi il mafioso.

“Ad ogni modo lei mi può assicurare che nessuno farà il mio nome. Cioè, io li voglio i soldi, ma non vorrei che il mio nome venisse associato...”.

“Alla mafia bulgara? Tranquillo professore, noi non facciamo mai la spia, tantomeno con chi è nostro amico. Nessuno parlerà mai del suo coinvolgimento in quest'affare, ma è meglio che si affretti a rientrare in America, o potrebbero davvero sospettarla”.

A quel punto, ormai rasserenato, Orochimaru estrasse da un ampio thermos le uniche due uova dell'Idra sopravvissute agli esperimenti e al prelievo del sangue, mentre il delinquente gli porgeva da parte sua una spessa mazzetta di fruscianti banconote, quindi entrambi si strinsero le mani congratulandosi per la buona riuscita dell'operazioneo.

“Mi dispiace solo di non essere riuscito a prendere la bestia viva, ma accontentiamoci di queste...”.

Fu così che venne stipulato il patto scellerato che avrebbe messo il mondo intero in pericolo.

  
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