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Autore: Lyra Lancaster    26/08/2011    1 recensioni
Questa è la prima fanfiction che scrivo su EFP.
Parla di un personaggio inventato da me, Artemis Alberti, ipotetica figlia del Gonfaloniere, che viene a conoscenza della guerra tra Templari ed Assassini in parallelo ad Ezio.
Questo è il primo capitolo rivisto. Avevo commesso un imperdonabile errore storico e mi scuso con tutti voi. Buon proseguimento di lettura.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci , Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Del doman non c'è certezza 7

- Capitolo 7 -

All'uom la continenzia  sta bene insin nel bosco.

Il resto del pomeriggio trascorse sonnacchiosamente nella snervante attesa che succedesse qualcosa.
Vieri sui bastioni affilava la lama, controllava i campi, camminava o scherzava nervosamente con i compagni d'arme.
Allo stesso modo Artemis camminava avanti e indietro nello studio, chiedendosi se potesse muoversi da quel dannato posto oppure avrebbe dovuto vegliare.
Vegliare cosa?
Lei era solo una ragazza e non sapeva usare armi per potersi difendere da Ezio.
Ecco, lui era un altro pensiero ricorrente.
Fino a qualche minuto prima Ezio era un giovinastro scapestrato con un debole per il gentil sesso, ma era un uomo di buon cuore, lo sapeva perché erano praticamente cresciuti assieme.
E ora?
Ora era un Assassino sanguinario assetato di vendetta che aveva ucciso in un sol giorno suo padre, suo suocero e forse avrebbe ucciso anche suo marito e lei stessa.
Poi si dava della sciocca, si diceva che Ezio non avrebbe potuto nulla contro un'intera guarnigione di soldati. Quindi si sedeva, dava un' altra occhiata all'arredamento raffinato della stanza, si contorceva le mani e guardava fuori dalla finestra le ore che scorrevano lentamente.
Poi qualcosa si mosse.
Mentre la giovane stava sorvolando con lo sguardo le cime delle colline a tramonto avanzato, notò che sui bastioni alcuni posti di guardia erano vuoti, come se i soldati fossero stati inghiottiti dal nulla.
Ma tutto taceva, tutto era silenzioso e solo il frinire dei grilli faceva udire la sua voce.
Sentì un rantolo soffocato sotto le mura della propria abitazione e si affacciò tremante, temendo di vedere il coltello che le avrebbe lacerato la gola, ma era solo un ubriaco che si era accasciato al suolo privo di coscienza.
Ringraziando i santi del Paradiso uno ad uno perché non era ancora arrivata la sua ora, si ritrasse dalla finestra, quando uno schiamazzare, uno strepitio e l'inconfondibile suono di una lama che incontra un'altra lama provennero dai bastioni della città.
"Accorrete, ci attaccano!" L'urlo anonimo si sparse per la città ormai deserta e la sua eco rimbombò nella testa di Artemis, mentre si staccava dalla finestra per cercare freneticamente qualcosa che potesse servirle per difendersi.
Il cuore le sbatteva furiosamente contro lo sterno e le mani tremavano mentre mettevano a soqquadro lo studio di Vieri.
Finalmente trovò un tagliacarte. Non avrebbe potuto fare molto con quello ma almeno le avrebbe dato l'opportunità di provarci.
Tornò alla finestra. Ormai la notte era calata su San Giminiano e solo le torce all'interno del muro di cinta permettevano di vedere.
Artemis fece scorrere lo sguardo sul camminatoio e, con orrore, vide che quasi tutti i posti di guardia erano vuoti poi, in un angolo remoto, vide la battaglia in corso.
Il suo consorte era al centro della torre est e gesticolava, facendo udire la propria voce, sebbene Artemis non riuscisse a capire il contenuto del discorso; sembrava che stesse insultando Ezio, mentre questo combatteva oramai stanco contro i quattro soldati che lo separavano da Vieri.
Ma il giovane riuscì a sbaragliarli troppo facilmente, troppo velocemente  e tra i due contendenti ora rimaneva solo la fresca brezza della sera.
Fu Vieri ad attaccare per primo, aveva il vantaggio di essere fresco e non affannato come Ezio, quindi cercò una breccia nella difesa di questo per colpirlo, ma non era mai stato un grande spadaccino, e il suo colpo andò a vuoto. Quindi fu l'Auditore ad incalzarlo. La sua era una tecnica migliore, basata sull'astuzia e non sulla forza, come quella del Pazzi.
Vieri resistette, parò le stoccate, continuando a vituperare il nemico e ogni tanto cercava di affondare, ma senza risultati degni di nota. Lo ferì al braccio destro, in cui teneva la spada ma Ezio aveva una tempra d'acciaio e non si scoraggiò, anzi, tornò alla carica con più foga di prima.
Poi fu un attimo.
Vieri aveva lasciato scoperto il fianco destro per cercare di stoccare ed il suo avversario ne approfittò per trafiggerlo, estrarre la spada e decapitarlo.
Anche quando la testa viene staccata dal collo, ha circa trenta secondi di coscienza, prima che il cervello cessi la propria attività.
Artemis, ormai vedova, aveva trattenuto il respiro circa per quel tempo.
Non riusciva a piangere mentre il corpo senza vita scompariva dalla sua vista cadendo sul torrione e nemmeno mentre vedeva Ezio che camminava serenamente sul camminatoio per ritornarsene indietro.
Non voleva ucciderla?
Perché?
Poi notò che stava facendo la strada più breve per raggiungere la sua dimora.
Certo che voleva ucciderla. Templare figlia di Templari che, secondo i suoi calcoli, poteva portare in grembo un figlio Templare: rispedirla al Creatore era praticamente un obbligo.
La fanciulla aveva un pregio, cioè che anche nelle situazioni peggiori riusciva sempre a mantenere un briciolo di lucidità, quindi calcolò che non avrebbe potuto fare molto con un tagliacarte e nemmeno con una spada della miglior fattura, quindi le restava solo una cosa da fare: fuggire.
Ma non vestita a quel modo. L'abito lungo la avrebbe impicciata e basta, quindi corse a perdifiato fino alle sue stanze per avvisare le sue donne: "Il vostro signore è morto. Io ora me ne vado, voi non mi seguirete. Ezio Auditore sta venendo qui, voi ditegli pure che me ne sono andata. Addio". Erano terrorizzate e la notizia che l'assassino di Vieri stava per raggiungere anche loro andarono letteralmente in panico ma la giovane non se ne curò: doveva assolutamente levarsi da quel posto il prima possibile.
Andò in camera di Vieri e cercò nel baule che usava come guardaroba un paio di pantaloni non troppo vistosi, una casacca bianca e un mantello. Quindi si spogliò il più velocemente possibile, per quanto glielo permettevano le vesti di broccato allacciate secondo la moda. Poi, una volta vestita, guardò fuori dalla finestra e il suo cuore sobbalzò nel trovarsi davanti Ezio aggrappato al davanzale che cercava di entrare nella stanza. "Artemis!" Esclamò lui, sorpreso.
Lei invece urlò e corse fuori dalla stanza. Avrebbe potuto buttarlo giù, ma lei doveva fuggire e nel tempo che lei ci avrebbe impiegato a scendere le scale e ad uscire di casa, lui si sarebbe già ripreso dalla caduta. Quindi preferì uscire dalla stanza lasciando la porta aperta, così avrebbe potuto inseguirla e, magari, perdersi nella casa sconosciuta, donando tempo prezioso ad Artemis.
Fu fuori in un tempo che a lei parve interminabile, ma sorrise quando un leggero venticello le soffiò sul viso accalorato, quindi andò nelle stalle e prese il cavallo di Vieri, Giasone, gli allacciò la sella e le briglie e gli salì in groppa.
"Ehi tu!" Il suo inseguitore l'aveva raggiunta e stava entrando nelle stalle.
Lo stalliere si svegliò dal pisolino che stava facendo:"Ehi tu a chi, amico? Esci di qui! Chi sei? Cosa vuoi?" e, in un rantolo, fu sulla paglia trafitto dalla lama celata.
"Buonasera, Ezio. Se non di dispiace me ne vado." Fece impennare il cavallo, che lo colpì in fronte con uno zoccolo e lo fece svenire.
Quindi la ragazza lanciò Giasone al galoppo per le vie della città, per poi uscire da questa diretta in un luogo che non aveva ancora deciso, ma che doveva essere il più lontano possibile da Ezio Auditore e dalla confraternita degli Assassini.
  
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