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Autore: DanP    27/08/2011    1 recensioni
[Teen Wolf - StilesxDerek - spoiler!]
Derek Hale sa bene che avere a che fare con un licantropo teenager può dare alcuni grattacapi, ma quando si tratta di un normalissimo adolescente la situazione può definirsi disastrosa.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love. Be afraid.'
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Mating season. Be afraid. (parte seconda)

 

Voglio te.
Lo pronunciò come la più oscena e turpe delle provocazioni.
In tanto tempo di conoscenza Derek lo stava omaggiando per la prima volta del suo lato disinibito e sexy, senza doppie facce di freddezza e controllo.
Da predatore che non fosse di lycan o cacciatori, ma di lui.
L'osservò per un bel pezzo, ritenendo l'intera situazione folle e poi, mentre le mani di Derek salivano sotto la sua maglietta, curiose di saggiare la pelle coperta, pensò di essere capitato in qualche bizzarra fantasia erotica delle sue, con Hale come personaggio base di quel curioso teatrino. Ora si sarebbe svegliato e sarebbe corso a raccontare al diretto interessato di quel suo strano sogno dove lui, in modo assolutamente plateale e senza alcun ritegno, lo molestava sessualmente.
Derek avrebbe di certo sbuffato, alzando gli occhi al cielo e pregando che qualche divinità lo fulminasse seduta stante, permettendogli di sfuggire alle idiozie del suo ragazzo.
Anche se non sarebbe stata una cattiva idea vedere fin dove quel mondo onirico si spingeva.
Un morso cauto ma deciso alla base del collo gli confermò che quella era la realtà pura e spiccia, e che Derek, senza tanti complimenti, stava davvero superando livelli di stranezza mai raggiunti prima.
“Derek!” tentò di bloccare con futili strilli il ragazzo, artigliando le mani che avevano preso ad accarezzarlo ovunque sopra la maglietta, con prepotenza, ma come poteva pensare di fermare un licantropo che era in grado di sollevare tre volte tanto il proprio peso?
Dettaglio non meno importante era che questo nuovo, impertinente, Derek Hale sembrava aver preso gusto a guardarlo gemere e contorcersi tra le sue mani, come una piccola preda nelle zampe del cacciatore, che fissava impotente e spaventato.
“Non ti farò del male.” sogghignò alla sua reticenza, quasi citando il se stesso di qualche minuto prima.
“Ma non ci credo nemmeno un po'!” aveva sedici anni, e spendeva in media il 90% della sua esistenza a pensare al sesso, era una dinamica ragionevole e fuor di dubbio.
Non poteva farne a meno, ma ora la faccenda si stava facendo seriamente complicata, concreta e Derek stava accelerando un po' troppo i tempi.
Non che non lo volesse, solo potevano andare un po' con più calma, in modo rilassato.
Non voleva perdere la verginità nella veranda di una bettola, tra le altre cose!
“Derek Hale, datti una calmata subito.” il licantropo non obbiettò ma non fermò nemmeno il suo intento di saggiare violentemente con le mani sul corpo dell'adolescente.
Un secondo più tardi, distratto dai suoi movimenti, non si rese conto che il maschio Alpha aveva un obbiettivo in particolare, e se ne accorse quando Derek ricercò con interesse la cerniera dei suoi pantaloni.
“Ah!AH!AH!Nemmeno per idea!”
Riuscì a sgusciare via dalla sua stretta, le dita che tentavano di ricomporre i vestiti slabbrati e la cerniera semiaperta.
“Non so davvero quale sia il tuo problema ma vediamo di tenere le zampine a posto, ok?!”
gridò al suo indirizzo Stiles, con fiato corto e un calore che i freschi vestiti primaverili non riuscivano a filtrare.
Si portò le mani alle ginocchia, respirando più e più volte e poi, vedendo l'espressione seria e intensa di Derek, si rilassò un poco.
“Si può sapere che ti prende?Comportarti in questo modo, sei...diverso..” concluse Stiles, turbato più di quanto non voleva dare a vedere. Era piacevole che Hale mostrasse lati nascosti del suo carattere ma così era ottenere troppo!
Poi, così come era cambiato, gli occhi del licantropo tornarono di un colore chiaro, acquamarina, li chiuse e scosse la testa, portandosi una mano alla fronte e poi lo squadrò stupito.
“Stiles?Che ci fai qui?”
Il ragazzo lo fissò con la bocca aperta a “o” e nessuna intenzione di rispondere.
Ora fingeva anche di non sapere che stava accadendo?Quando fino a pochi secondi prima voleva chiaramente portare la loro relazione a livelli molto poco platonici?
“Vai al diavolo, stupido lupo!” gridò, stringendo i pugni ai fianchi.
Girò i tacchi e si diresse speditamente verso la Jeep abbandonata sotto le fronte degli alberi, lasciando alle sue spalle un Derek confuso ed interdetto.
C'era qualcosa di strano e spettava a lui risolvere le cose.
Come al solito.

Casa Stilinski

Col senno di poi, il comportamento di Derek aveva causato fin troppi dubbi anche sul suo, di atteggiamento. Abbandonarlo lì in casa senza alcuna spiegazione, gli era sembrato crudele, ma alla fin fine si era ritrovato catapultato in una sorta di dimensione sfalsata con un Hale non in sé, chiunque ne sarebbe rimasto sconvolto. E ora si ritrovava ad affrontare domande come:
Cosa era successo esattamente?
Dipendeva dalla sua condizione di licantropo o dalla novità di essere l'Alpha?
Avrebbe attaccato chiunque indiscriminatamente o valeva solo per il suo ragazzo?
Quello era il quesito che più lo riempiva di terrore, un Derek sessuomane che girava per Beacon lanciando occhiate languide e provocazioni al primo malcapitato di turno lo terrorizzava, specie se quella persona fosse stata effettivamente interessata.
Scott aveva alzato un polverone dicendo che Derek il giorno prima gli aveva parlato di qualcosa, ma non riusciva a ricordare quella nozione e se fosse importante o meno.
Fu proprio in quel momento, steso sul proprio letto tra le lenzuola di Spiderman e un cuscino premuto sul viso, che il suo Iphone prese a squillare come un ossesso, spandendo nell'aria una melodia metallica e ritmata.
Lo prese in mano controvoglia, sperando che non fosse qualcosa relativo alla sua esperienza nei boschi di qualche ora prima.
“STILES!” era Scott, ovvio, con qualche buona notizia, sarcasticamente parlando.
“Hey, hey, hey, calmati amico!Che succede?Respira!” non era in condizioni di calmare proprio nessuno, nel suo attuale stato, specie quando pochi secondi prima si era rannicchiato tra i guanciali e aveva insistentemente borbottato qualche imprecazione contro la sua vita sofferta e, era proprio il caso di dirlo, sfigata.
“Non c'è proprio niente di cui calmarsi!E' un'emergenza!” si infervorò Scott, urlandogli nell'orecchio, tanto che fu costretto ad allontanare l'apparecchio per non perforarsi un timpano.
“Di che emergenza parli?” ecco, aveva scoperto di Derek, era il momento giusto per vuotare il sacco o almeno per tentare di capire che stava succedendo.
“Si tratta di Allison!” o forse no.
“Ascolta per quanto sia interessato alla vostra relazione, che ho sostenuto dall'inizio dei tempi, al momento sono un po'...”
“No!Che hai capito!Si tratta di ME e Allison!” di nuovo lo deliziò con una delle sue migliori espressione basite, che dall'altro capo del telefono non avrebbe comunque potuto vedere.
“Questo è un po'..” iniziò, subito venendo interrotto in gran carriera. Scott sembrava sempre più sull'orlo di una crisi di panico, o di asma, e ormai la sua situazione gli impediva di provare sia l'uno che l'altro attacco, lontano dalla luna piena, e così a distanza non poteva far nulla per calmarlo.
“Io, ho un problema Stiles...” mugulò Scott, la voce che si andava assottigliando quasi stesse perdendo le forze. L'aveva già sentito quel tono amaro, di solito compariva nei momenti di stanchezza o quando Scott perdeva la volontà di fare qualsiasi cosa, legandosi al suo stato di licantropo.
“Ieri, quando sono andato a casa di Allison...i suoi non c'erano e io..ero un po'...su di giri?”
Stiles si spalmò una mano sul viso, sperando di non dover udire la solita storiella d'amore mancato con la sua fanciulla indifesa e figlia di Cacciatori, peggior trama per un film di sempre...
“Se questa storia inizia a diventare vietata ai minori, giuro su Dio che riattacco.” lo avvisò Stiles, prendendo immediate precauzioni.
“No!Ascoltami, per favore!” la situazione sembrava più grave del previsto a giudicare dalle sue parole imploranti.
“Siamo andati in camera e...” riprese a raccontare, con voce spezzata e imbarazzata.
“E?” lo aiutò Stiles, temendo il peggio.
“E niente.”
“Come niente?”
“Nel senso, non mi ricordo che è successo dopo, lei era un po' spaventata e io mi sentivo strano...non le ho fatto del male ma ha detto che era più...eccitato del solito?Diciamo...”
Quella storia si incastrava specularmente con quello che era successo a casa Hale.
Dunque era un problema dei licantropi, ma che cosa di preciso rimaneva un mistero.
“Ho provato a parlarne con Derek ma insomma, fare questi discorsi con lui è un po'...”
Era imbarazzante parlare di sesso con Derek, per Scott era imbarazzante parlare di qualsiasi cosa con Derek, soprattutto ora che frequentava il suo miglior amico.
Forse perché aveva quel modo di fissarti e non distogliere mai lo sguardo, che ti faceva sentire piccolo piccolo ed insignificante ai suoi occhi, ma che lui adorava e lo faceva sciogliere come un panetto di burro al sole. Stiles strinse forte la presa sul cellulare, ripensando a quel che era accaduto.
“Che ti ha detto Derek?” chiese poi, sperando in qualche indizio.
“E' questo il punto, mi ha solo accennato a qualcosa...riguardo una stagione di...stagione degli...”
“Stagione degli amori?” provò Stiles, cogliendo inavvertitamente nel segno.
“Sì, come lo sai?” esclamò Scott, come fosse convinto di aver trovato la soluzione ai suoi tanti problemi. Stiles lo sapeva avendo letto tonnellate di documenti su lupi, mitologia e affini. Ma non pensava nemmeno lontanamente che quella informazione potesse tornargli utile.
Specie in quei casi.
“Ne ho letto da qualche parte...” commentò, ricordandosi strascichi di paragrafi su cosa fosse e coe riconoscerne i sintomi negli animali. Animali, non licantropi adolescenti.
“Pensi di poterti informare meglio?Magari parlandone direttamente con l'Alpha...”
gli suggerì Scott, quasi temendo che non volesse imbarcarsi in qualche altra assurda avventura sovrannaturale insieme al suo migliore amico. Lupetto di poca fede.
“Ci penserò..” lo tenne sulle spine per poi sospirare alla pausa telefonica.
“Ovvio che mi informerò, per ora stai lontano da Allison...come al solito insomma.”
Scott annuì all'altro capo, e poi sibilò un “stai lontano da Allison, stai lontano da Allison...” tra le nuvole.
“C sentiamo.” riattaccò Stilinski senza curarsi di salutarlo a dovere e lasciandolo alle sue peripezie amorose, in cui anche lui era invischiato per bene.
Lanciò il cuscino da qualche parte e si fiondò verso il fedele Mac, già pronto all'azione.
Googlando la parola -sì, l'aveva fatto considerando che la maggior fonte di saggezza dell'intero branco, a discapito di Derek, era lui, con le sue ricerche in cui aveva salvato Scott da molti “problemini” animali- si ottenevano risultati come “La stagione degli amori perduti” e mille altri film del genere, ma andando più sullo specifico trovò un curioso articolo a riguardo.

 

Ciclio estrale- venereo, dal latino oestrus (desiderio sessuale)

corrisponde al ricorrente cambiamento fisiologico nelle femmine indotto dagli ormoni riproduttivi.

 

Bene, e che c'entrava con Derek? Andava bene anche se era un licantropo e anche se non era femmina? La ricerca non portò a molti altri risultati e fu costretto a chiudere il laptop e poggiare affranto la testa su quello.
“Stiles, ho trovato questo...” la voce affannosa del padre lo raggiunse dalla tromba delle scale.
Stringeva in mano una sua maglietta probabilmente finita da qualche parte nel garage, o in camera sua o in uno scarico del lavandino, ormai non aveva più memoria di dove metteva le cose.
“Va tutto bene, figliolo?” chiese trovandolo quasi liquefatto sul portatile, un'espressione sconsolata in viso.
Stiles lo guardò, sperando che almeno a suo padre cose del genere non capitassero mai.
Lo vide sbattere le palpebre più volte, come faceva quando era in cerca di qualche parola di conforto da dire, non sapendo nemmeno se ci fosse un vero problema da affrontare.
“No...” rispose il figlio alzando di scatto la testa e grattandosi la testa.
“No, papà, tutto ok.” riprese, più sicuro delle sue parole.
“Problemi a scuola?” tentò il padre, appoggiandosi allo stipite della porta.
“Naah...il solito.” aggiunse il ragazzo, evidenziando un'ovvietà.
“Faccende di cuore?” Stiles storse le labbra, sentendo una sorta di groppo salirgli in gola.
Fare coming out in quel momento, o in quel periodo, era da escludere. Sebbene le probabilità che suo padre capisse e accettasse le sue preferenze sessuali fossero elevate, l'idea di portare a casa e presentare quello che un tempo era stato il ricercato numero uno della città e che lo Sceriffo aveva arrestato più volte -le accuse erano cadute ma rimaneva comunque un interesse del tutto professionale da parte del padre riguardo i precedenti di Derek- come suo attuale compagno, specie in condizioni di non parlare affatto se non per sussurrargli qualche imbarazzante confessione all'orecchio e finire a baciarsi sfrenatamente davanti agli occhi dell'agente, non gli appariva una condizione accettabile da realizzare.
Anche solo il pensiero di quel nuovo Derek lo destabilizzava provocandogli sentimenti troppo contrastanti per farli collimare.
“Stiles..” lo richiamò il padre con tono comprensivo, gli occhi azzurri che non lo giudicavano mai, nemmeno quando lo trovava su una scena del crimine pronto a contaminare le prove.
Perché era Stiles e non avrebbe mai fatto nulla di male.
Il ragazzino alzò gli occhi verso di lui, sorpreso.
“Se...hai bisogno..lo sai, no?” non c'era bisogno di aggiungere troppe parole inutili, ornamenti superflui per chiarire che loro due e il loro legame era ben più saldo di un semplice rapporto padre-figlio, comune e scostante. Non era nemmeno necessario un contatto fisico ma in quel momento, preso da un strano sconforto, Stiles non vi badò e si lanciò contro le braccia semi aperte del padre, che quasi per una reazione automatica si erano spalancate aspettandosi un comportamento simile.
La dolcezza di quel gesto, per infantile o senza speranze che fosse, stava diventando quasi un rito a cui era impossibile opporsi. Come quando portavano i fiori al cimitero, o quando a Natale o al Ringraziamento, mangiavano allo stesso identico posto di sempre, con un tacchino che sapeva di cartone e avanzi di magazzino, ma che mangiato insieme assumeva contorni da favola, sia la cena che il ristorante in cui la consumavano.
Poggiando la testa sulla giacca slabbrata verde militare del padre, riassunse che quell'abitudine era la cosa migliore che fosse capitata da tanto tempo, in quella casa.
Tra le pareti scrostate e la muffa che iniziava ad intravedersi negli angoli meglio nascosti, l'amore era una costante indelebile e forte. Stabile, ricca di sentimenti.
Aveva sperato che suo padre si trovasse una donna nuova, che gli riportasse ciò che mancava nel suo cuore e in quella casa, ma l'agente Stilinski aveva riso a quelle congetture, scuotendo le spalle e facendosi venire le lacrime.
“Questa casa sta benissimo così com'è!” aveva ribattuto, asciugandosi gli occhi e quietandosi.
“Noi stiamo bene così.”
Stiles non aveva più sollevato la questione, ritenendo che quella fosse una decisione ormai presa e difficile da cambiare. Da qualcuno aveva pur preso la sua ostinata testardaggine.
Stringendosi di più nella giacca chiuse le palpebre e respirò il lieve effluvio di acqua di colonia a buon mercato mista a caffè, l'odore della volante di servizio e della casa.
Qualche imbarazzante minuto dopo lo Sceriffo si allontanò, rompendo l'idillio e grattandosi la testa, simmetricamente a ciò che era solito fare Stiles.
“Ok..ehm..vuoi, che so, che ordiniamo la cena?” si schiarì la voce, guardandosi le punte delle scarpe infangate. Il figlio si portò le mani ai fianchi, con aria di ammonimento.
“Niente cene preconfezionate, lo sai che ha detto il medico, te le puoi permettere solo una volta la mese ed è anche troppo.” lo rimbeccò subito con voce autoritaria.
“Aahh, non vorrai diventare il mio medico curante ora, già non ne sopporto uno!” borbottò il più vecchio mandando gli occhi al cielo.
“Non se ne parla, niente cinese o tailandese o da qualche fastfood di periferia, stasera ti stupirò con un brodino caldo!” esclamò fieramente Stiles, prendendolo in giro al solito.
“Stiles, ci sono 30 gradi ed è metà pomeriggio, non ci pensare nemmeno ad entrare in cucina se programmi un piatto del genere!”
Rimasero fino a tardi a discutere animatamente sul da farsi finché, quando le stelle punteggiavano ormai un cielo nuvoloso e scuro, decisero di ordinare una pizza.

Casa Hale

Qualcosa di strano c'era, si disse Derek, ed era lui.
O meglio, in lui.
La giornata era iniziata non propriamente bene quando si era trovato addossato a Stiles e non serbava ricordo di come quell'evento si fosse verificato.
Aveva solo un'idea che fosse stato proprio lui a saltare addosso al malcapitato ragazzino, spaventandolo quasi a morte -i battiti del suo cuore erano così frenetici che in quel momento di confusione aveva pensato che potesse crollare a terra incosciente, ma se l'era filata prima che lui avesse il tempo di riprendersi e fermarlo- e si sentiva dannatamente in colpa.
La Stagione degli Amori era il genere di traguardo che un licantropo raggiungeva, se ricordava bene gli insegnamenti del padre, quando questo sviluppava un senso di protezione più alto rispetto ad un membro del proprio branco. Ma lui, anche sforzandosi di richiamare alla memoria qualsiasi nozione importante, non sapeva come comportarsi al riguardo.
Era troppo giovane quando l'avevano edotto su quell'argomento e ormai non aveva più nessuno a cui chiedere delucidazioni in merito.
Si passò una mano sulla nuca, fuori iniziava ad imbrunire ma la cosa non lo turbava. Indossava la stessa, solita, maglietta grigia, troppo attillata per nascondere le fattezze mascoline del suo fisico. Non sentiva alcun tipo di temperatura, calda o fredda che fosse, per colpa di quella dannatissima Stagione, e in uno scatto rabbioso piantò le unghie nel legno marcio della veranda.
Quello si incrinò come carta, mandando dei gemiti di dolore crepitanti. Chiuse gli occhi, richiamando tutta la concentrazione che possedeva, ma era difficile, impossibile, quando il suo calore corporeo era così dannatamente alto come avesse una febbre o lì fuori si sfiorasse i 40°.
Fu così che Jackson Whittemore, co-capitano della squadra di Lacrosse, bellissimo del Liceo di Beacon Hills e probabilmente dell'intero Stato -secondo un'assurda e adolescenziale scala di valori sfalsata e personale- trovò il suo Alpha.
In uno stato di rabbia e semi coscienza, il cuore che mandava battiti più lenti del solito e il respiro pesante. Non era un caso che si trovasse nelle prossimità della sua casa, dato che aveva udito chiaramente le mirabolanti conversazioni tra Scott -l'altro inutile co-capitano- e l'amico dello stesso/attuale ragazzo non pervenuto di Hale/umano Stiles.
Una quella mattina e una nella tarda serata, qualche secondo prima che lui inforcasse la 5^ della sua Porche, in cui si chiarivano riguardo la famosa Stagione degli Amori che aveva colpito i membri più “anziani” del branco, ma che non aveva sfiorato lontanamente lui.
Aveva anche udito il commento spinoso di Scott ribattere che probabilmente dipendeva dal fatto che Mister Whittemore era in calore 365 giorni all'anno e un giorno in più non cambiava il suo stato di lussuria costante.
Stupido idiota.
In ogni caso, quella poteva essere considerata una chance che non doveva assolutamente farsi sfuggire. Un Derek Hale del tutto padrone delle sue emozioni che veniva improvvisamente controllato dai suoi impulsi più nascosti era un bocconcino che uno come lui difficilmente scartava.
Alpha o beta, alla fin fine erano tutti uomini e prenderli all'amo non era così difficile, specie con uno con le sue potenzialità e il suo charme.
Impostò il suo miglior sorriso di circostanza, del tutto innocente e imperturbabile.
Prima, ancora umano, faticava anche solo a stare a qualche passo di distanza da Hale, e durante le loro conversazioni, in cui se ne stava a balbettare frasi sconnesse con un tono terrorizzato e i ventricoli che non avrebbero retto alla pressione, ne usciva sempre e comunque con un nulla di fatto, sconfitto e umiliato. Ma indovina un po' chi aveva acquisito sicurezza in se stesso, diventando licantropo? Niente a che vedere con quella nullità di McCall che se ne stava tutto il giorno a bighellonare con la sua principessina ed Allison -la scoperta che Stilinski o quale fosse il suo cognome, aveva iniziato a frequentare Derek lo aveva sconvolto non poco- e a piagnucolare per la sua triste condizione di essere dotato di una forza superiore e con abilità oltre la norma.
Lui era Jackson Whittemore, perfetto come umano, insuperabile come lupo mannaro.
Con passo felino si avvicinò al ragazzo moro, ancora all'oscuro della sua presenza, batté a terra, facendo abbastanza rumore da destare l'attenzione di Derek che scattò sull'attenti, colto nel profondo da quella mancanza di guardia. Gli occhi si spalancarono sul nuovo venuto già pronto a rispondere ad un eventuale attacco, rossi come braci riattizzate da un fuoco che sembrava morto.
Il ragazzino alzò le mani in segno di resa, mostrando le sue apparenti buone intenzioni e non lasciandosi influenzare troppo dalla fissità di quelle iridi scarlatte.
“Jackson...sei tu.”
“Sono io.” sorrise sentendosi subito chiamato in causa.
Capendo che non c'era più pericolo, né per l'uno ne per l'altro, Derek si rilassò nuovamente e Whittemore spiccò un balzo e atterrò con grazia sui primi gradini fatiscenti che si lamentarono sotto il suo peso improvviso.
Poggiò entrambe la mani su un pilastro che sorreggeva la tettoia e appoggiò lì la testa, come un gatto che si strusciava su qualche superficie sperando in qualche carezza dal padrone distratto.

“Che ci fai qui?”
“Ho...sentito Scott e Stiles parlare di...un litigio, tra te e lui e...insomma, mi chiedevo se fosse tutto apposto.” rispose sibillino Jackson, senza specificare troppo cosa avesse sentito, di preciso.
Derek rafforzò la stretta al legno, facendolo cedere ancora più di prima.
“E?”
“Nient'altro, Stiles sembrava un po'...frastornato credo, non era il solito chiacchierone e anche McCall sembrava strano forte.” concluse dondolando sulle punte dei piedi sempre attento a non staccargli gli occhi di dosso.
A sentire quella rivelazione Derek si voltò verso di lui, completamente concentrato su ogni fibra del suo corpo e non più sulla disciplina del proprio.
“Ti è sembrato...spaventato?” chiese con le sopracciglia aggrottate e la morte nel cuore.
Jackson parve riflettere sulla risposta, come stesse filtrando per bene le informazioni, traendone il dovuto vantaggio.
“Spaventato...?” disse stranito, fingendo di non capire a che si riferisse.
Si portò un dito alle labbra, picchiettandosi la carne morbida.
“Forse...non lo so, non sono sicuro nemmeno di cosa sia successo...” commentò, lasciando quella frase aperta come se fosse sicuro che sarebbe stato Derek a dargli spiegazioni, proprio in quella pausa. Ma tornò ad abbassare il capo contrito e deluso di sé.
“Ho fatto qualcosa...” disse infatti l'Alpha. “Di cui non vado fiero, e che al momento, non so nemmeno spiegare.”
Jackson, si sorprese per davvero stavolta, spalancando gli occhioni blu e avvicinandosi maggiormente, allungando una mano così vicino a quella dell'altro che sentì il calore eccessivo del corpo del moro a pochi centimetri di distanza.
Irradiava così tanta sensualità e desiderio che riusciva difficile resistergli, ma voleva distendere ancora per un po' i giochi, rallentare il ritmo e guidare per tutto il tempo i suoi pensieri.
Conquistarlo in quelle condizioni era un colpo basso, un bieco rimedio per tutto il tempo in cui non aveva fatto che trattarlo alla stregua di un moccioso, considerando Stiles ben più adatto ad essere il suo compagno. Non che fosse davvero interessato -innamorato- di Derek, ma era troppo appetitoso per voltargli semplicemente le spalle e dimenticarlo in un cassetto della mente.
“Sono certo che Stiles capirà, se andrai a scusarti...è il classico tipo che dimentica facilmente qualsiasi cosa.” aveva usato volutamente la parola “dimentica” al posto di “perdona”, che sapeva essere più congeniale al ragazzino, per vedere quale reazione potesse scaturire.
Come si aspettava lo vide irrigidirsi, i muscoli sotto la maglietta si gonfiarono e tornarono al loro posto dopo un respiro rofondo.
“Va tutto bene?” gli chiese sfoderando un'espressione preoccupata e ansiosa, inclinando la testa per raggiungere i suoi occhi bassi.
Lo vide, anche solo per un secondo, fissarsi su di lui, i battiti accelerare e le iridi farsi di un blu scurissimo, quasi nero. Ecco, bastava poco.
Quando voltò lo sguardo, allontanandolo, Jackson sorrise sotto i baffi, considerando quell'effetto un passo avanti.

“Sai, forse è un bene che tu non abbia già...marchiato Stiles, insomma, non prima di pensare alle alternative.” lo pungolò nel vivo, inoffensivo.
“Di che stai parlando?” ribatté Derek con la mente appannata. La giornata si faceva sempre più impegnativa e perché diavolo McCall non era lì insieme a loro? Almeno lui avrebbe posto fine a quella tortura infame con qualcuno dei suoi “zittisciti Whittemore”.
Sentì la voce ben scandita di Jackson smuoversi al vento come un canto di sirena. No, resistere, ecco cosa doveva fare, era l'Alpha, il controllo era la prima regola base di qualsiasi licantropo e lui non poteva mettersi a squadrare Whittemore come fosse il suo dolce preferito, anche se...
No, già con Stiles aveva avuto difficoltà a trattenere il suo impulso, cedere alla tentazione di assaggiare Jackson sarebbe stato imperdonabile anche per se stesso.
“Vedila così, lui è un bambino tu...vali molto più della miseria che può darti, non ha...aspirazioni o passioni che non siano proteggere Scott e stargli vicino come il più fedele suddito.”
“E tu?Ti stai proponendo come alternativa?” chiese con un sorrisetto affranto, troppo impegnato a controllarsi per capire quale fosse l'obbiettivo di quella bambolina dagli occhi azzurri.
Un attimo...come l'aveva appena chiamato?Bambolina?
Alpha...non è solo una parola straniera da usare nei casi disperati, tu lo sei, in tutto e per tutto. Forse...” replicò, ostentando una dose di coinvolgimento e falsa modestia.“Anche prima di esserlo sulla carta.”
“Mi stai davvero confondendo, Whittemore.”
Con una scrollatina di spalle Jackson puntò un dito al di sopra del cuore di Derek, affondando con l'unghia nella t-shirt grigio fumo.
Forte, integerrimo, ne conosceva anche un altro di uomo così, ma non era troppo sfrontato da rischiare tanto.*
Derek bastava e avanzava.
“Sto solo proponendo un'idea, tutto qui.”
“Penso che tu già lo sappia, ma Stiles è l'unico che...” provò ad avvisarlo Hale, la voce troppo bassa e troppo roca per essere presa in considerazione come un avvertimento.
“Oh, ma non serve certo che Stiles lo sappia, no?” sfoggiò un delizioso sorrisetto complice, prima di arrivare a pochi millimetri da lui, piano, per evitare che ad un certo punto Derek potesse retrocedere e riacquistare lucidità. Ora che si trovavano faccia a faccia, la questione si faceva più delicata. Non sembrava più esserci ombra del buon vecchio Derek, quel lupastro conservatore e freddo. Ma un barlume di coscienza era sempre dietro l'angolo.
Sostituì il singolo dito con entrambe le mani, toccandolo appena sopra la maglietta con i palmi aperti con un carezza gentile e non troppa pressione si spinse in alto, verso il collo e intrecciò le dita dietro il suo collo, senza sforzo, aveva la strada completamente spianata.
Si morse con dolcezza il labbro inferiore, già pronto a godersi il lauto pasto che lo attendeva.
Derek dal canto suo era un manichino senza forze, che seguiva con intensità ogni movimento del ragazzo davanti a lui e sosteneva con un desiderio fin troppo intenso qualsiasi cosa fosse pronto a fare con lui.

Un momento di buio e la sua mente si oscurò del tutto, obnubilandosi in mareggiate di passione contenute fino a quel momento. Era il vecchio Derek, quello nel pieno delle sue forze, quello che un tempo non aveva paura di gettarsi in situazioni pericolose, che potessero causare problemi a lui o la famiglia, quello che aveva sublimato dopo l'incendio, al fianco di Laura, e che si biasimava per non averlo impedito. Un Derek senza limiti o imposizioni.
Senza perdere ulteriore tempo afferrò le braccia di Jackson e se lo premette contro il petto, costringendolo ad alzare la testa e ad affondare nella sua bocca.
Non ebbe un minimo di esitazione, specie quando il ragazzino abbassò qualsiasi difesa avesse imposto -o finto di avere- e gli permise di raggiungere la sua lingua, allacciandola alla sua, sfiorandola, con un'intensità nemmeno pari a quanto Jackson avesse mai sperimentato prima.
Il corpo di Derek ribolliva, nel vero senso del termine, non era solo calore, un calore che nemmeno una giornata invernale avrebbe potuto sostenere e placare un minimo, era un insieme di pressioni tensioni, ruggiti che venivano dalla gola e lo spaventavano ed eccitavano in egual misura.
Smise di respirare pensare, lasciando che l'Alpha prendesse un sopravvento esaltante, fatto di puro desiderio e sesso allo stato primordiale.
Era l'esatta definizione di una bestia, con l'attenuante che quella creatura possedeva un corpo da urlo.
Senza capire bene quando fosse accaduto e come si ritrovò all'interno dell'abitazione, ancora tra la stretta -o la morsa?- delle mani di Derek, non intenzionato a lasciarlo nemmeno un secondo, quasi avesse paura che fuggisse via. Questo, era anche meglio di quel che aveva previsto.
Smise di abbracciarlo, con le mani al collo e si spinse più in basso, verso i muscoli delle braccia, quell'armonia di carne e bollore lavico sotto le dita fresche del ragazzo erano una sfida da contrastare e lui si sarebbe volentieri lasciato imprigionare per tutto il tempo che l'altro avesse desiderato. Abbandonarono il contatto tra le labbra quattro, cinque, sei volte per respirare e poi rituffarsi nuovamente in quel marasma emozionante.
Derek scivolò verso il basso, costringendolo a stendersi sulla superficie dura e sconnessa della moquette, coperta da un semplice tappeto che aveva visto tempi migliori. Il posto non importava ad entrambi sembrava che ci fosse troppo poco tempo per tutto, per spogliarsi, baciarsi e...
Hale si ritirò di poco indietro, in ginocchio ai lati delle gambe stese di Jackson, e in un secondo si liberò della maglietta, inservibile.
Il biondino era abituato a vedere ragazzi mezzi nudi negli spogliatoi della scuola, ma nulla di ciò su cui aveva posato lo sguardo prima batteva in prestanza e sensualità il fisico di Derek.
Si inumidì le labbra con la lingua, alzandosi di poco per seguire il suo esempio e poi ripiombarono sul suolo, bocche incastrate, braccia che saggiavano la schiena e il petto scoperto.
Senza alcun controllo, spinto solo da una smania di potere e fascino, misto al più turpe e concreto desiderio, Derek spostò la sua attenzione ad altro, scendendo con le labbra fino al mento, il collo, le scapole, la pelle lattea che si imperlò di uno strato di sudore seducente e ancora più desiderabile.
Arrivato all'altezza del cuore gli ricoprì il petto di morsi leggeri ma netti che si sarebbero scuriti col tempo, continuò la sua esplorazione arrivando all'ombelico e circuendolo con dei piccoli baci alternati al semplice sfiorare delle labbra sulla superficie, che non si staccava mai, fissata a forza dalla sua volontà e da quella di Jackson che, con le mani premute sulla sua testa, gli stava dando un incipit fin troppo chiaro.
Derek sogghignò, e nei suoi occhi si intravide un bagliore di quello che era stato il Derek appena tramutato in Alpha e che lo aveva cambiato, liberandolo dal suo peso d'umanità.
“Vuoi smettere?” gli chiese Derek, quasi fosse un consiglio per prepararsi a quello che sarebbe arrivato dopo. Jackson lo squadrò per nulla divertito e raccogliendo la sua potenza di licantropo capovolse i ruoli, ritrovandosi sopra di lui, ginocchia ai lati, come lo era stato l'Alpha pochi secondi prima.

“Sicuro di non essere tu, a voler smettere?” commentò Jackson altezzoso.
Derek si accasciò meglio sul pavimento, con un ghigno sicuro in viso.
“Sono a tua disposizione Beta, stupiscimi.” lo sfidò Hale.
Jackson riprese lo stesso genere di intrattenimento che aveva usato su di lui, accarezzandolo ovunque e arrivando fino alla meta agognata, afferrandogli la cintura.
“Da qui non si torna indietro, Alpha.

 

Continua...

NdA: Troppo spinta?Mannòòò!!Il bello deve ancora arrivare!^.^
Jackson è un personaggio che adoro alla follia, specie quando gli faccio fare la parte del bastardo rovinafamiglie!Alla prossima parte! Bacioni! Dan
* Un uomo sexy, sfrontato, forte e con le carte in regola per diventare la nuova fissazione di Jacky...chissà chi è, mi chiedo...qualche idea? (Lo conosciamo bene e ne andiamo tutti fieri!)

   
 
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