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Autore: Freya Crystal    27/08/2011    1 recensioni
Se Bella avesse fatto un'altra scelta, diversa da quella che tutti noi conosciamo. Se avesse scelto di morire?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Oltre






Richiusi la portiera con un colpo secco e lo guardai dritto negli occhi. << C’è un solo regalo che desidero. >>
<< Tutto quello che vuoi. >>
<< Baciami. >>
La sua espressione da serena divenne interrogativa. 
<< Voglio un bacio da te. Un bacio vero. >>
Non batté ciglio. Ero risoluta, la sua arte persuasiva non mi avrebbe fatto desistere, le sue morbide parole di velluto non mi avrebbero incantata con la loro sincera tenerezza. Perché non avrebbe avuto modo di parlare., la sua bocca avrebbe solo potuto accogliere il mio sapore, come non aveva mai fatto prima.
<< Bella, non… >>
<< Baciami. >>
Mi fissava le labbra con occhi tormentati da languidi pensieri. Le sue solite preoccupazioni insensate. Posai le mani sul suo viso, distendendovi i palmi. Il calore delle mie dita parve addolcire la durezza delle sue guance marmoree. << Mi fido di te. >>
<< Sono io a non fidarmi di me stesso >>, mormorò con voce roca.
Gli sfiorai il naso con la punta del mio. << E allora, fidati di me. >>
I nostri respiri si inghiottivano l’uno con l’altro, alimentati dallo stesso desiderio. 
Il cuore mi balzò in gola quando Edward catturò lentamente le mie labbra, investendomi di una fresca folata d’aria. Dischiusi la bocca e gli sfiorai il labbro superiore colla lingua. Lui si lasciò trascinare dal bacio e reagì a quel nuovo contatto afferrandomi saldamente per i fianchi. Feci appena in tempo a gustare un ondata più forte del suo profumo che lui si staccò bruscamente da me. 
Lo fissai delusa. 
<< Imparerò a controllarmi. >> Sorrise sghembo. Come se ciò sarebbe bastato a scusarlo.
Avevo la sensazione che in qualche modo si stesse divertendo. "Imparerò a controllarmi", tutto qui? E quando avrebbe imparato? Dopo trent’anni? 
<< Buonanotte, Edward. >> Gli voltai le spalle e mi avviai verso casa.
<< Bella, andiamo… >>
<< Buonanotte. >>
<< D’accordo… Ti aspetto in camera. >>
Mi rigirai di scatto. << N-
Fu merito della sua prontezza se non scivolai a terra. 
<< No. Te ne torni a casa tua >>, conclusi arrabbiata, tenendo lo sguardo fisso sul terreno bagnato per non guardarlo negli occhi. 
<< Buonasera. >>
Arrossii violentemente. Charlie ci aveva sentiti arrivare. Voltai il capo nella sua direzione. In piedi sulla soglia della porta, mio padre ci fissava con l’aria di chi non era contento di ciò che gli si era presentato alla vista. Solo allora mi accorsi della mano sinistra di Edward ben salda in fondo alla mia schiena. Ben in fondo. Ci allontanammo immediatamente. << Stavo per cadere e lui mi ha tenuta stretta >>, spiegai.
Edward sorrise educatamente. << Buonasera, signor Swan. >> 
Charlie non lo degnò di uno sguardo. << E’ tardi. Vai in casa. >> 
Deglutii. Non capivo perché fosse così scocciato. Lanciai un’ultima occhiata ad Edward per fargli capire che lo avrei aspettato al piano di sopra; avevo troppa voglia di lui per tenergli il muso, quella notte. 
Salii le scale del portico, passai oltre la figura impettita di mio padre e raggiunsi il bagno col respiro corto per l’emozione. Mentre mi spogliavo intenzionata a fare una doccia calda, cercavo di tranquillizzarmi; se da una parte ero sollevata di essermi tolta dai piedi, dall’altro ero preoccupata per Edward rimasto intrappolato da Charlie. 
Dedicai estrema attenzione ai massaggi sul corpo insaponato per distrarmi. Uscita dalla vasca mi infilai un completo intimo blu scuro – il massimo che avevo deciso di osare, non volevo risultare provocante al mio irresistibile vampiro per gli indumenti, lo sarei stata di mio – e il pigiama; lavai i denti e passai le dita tra i capelli che avevo raccolto per far loro riacquistare la forma naturale. Il cuore mi batteva incontrollatamente. 
Respira Bella, respira.
Uscii dal bagno ed entrai in camera. Charlie era già andato a dormire, perché al piano di sotto avevo visto che tutte le luci erano spente; non aveva trattenuto Edward a lungo. Difatti  trovai il mio vampiro seduto sulla sedia a dondolo. Sotto la luce della camera era ancora più bello di quanto appariva fuori al buio. Rimasi paralizzata da quella spiazzante visione, ricolma di desiderio bollente in ogni fibra del mio corpo. 
<< Fragole. >> Mi regalò un sorriso irresistibile carico di dolcezza. 
<< Sì. >> annuii, arrossendo. 
Innocente come una bambina, mi infilai sotto le coperte, in attesa che mi raggiungesse sul letto. Meno di un istante dopo la mia mano vagava lungo la pietra del suo petto scolpito. Ero felice di potergli fare le coccole.
<< Che cosa ti ha detto mio padre? >>
<< Niente di negativo. Mi ha chiesto com’è andata la serata e si è raccomandato di non farci trovare un’altra volta in posizioni equivoche. >>
Arrossii intensamente, divertita da un lato al pensiero della faccia che aveva fatto Charlie appena ci aveva visti. Ce l’aveva messa tutta per apparire il più severo possibile. 
<< Sei così bella. >>
Tu-tum.
Alzai il capo. L’eccitazione mi esplose nelle vene mentre annegavo nelle sue iridi oro scuro. 
<< Ti amo >>, sussurrammo insieme. 
Oro scuro…
<< Facciamo l’amore, Edward. >>
Precipitai nel silenzio che seguì. Era stato più forte di me, le parole erano uscite dalla mia bocca in modo spontaneo e irrefrenabile. Seguì un attimo di silenzio.
Poi lui rise. 
<< Hai voglia di scherzare. Pensa a dormire, oggi ti sei stancata tanto. >>
<< Non è uno scherzo >>, replicai ferita. 
Il sorriso scomparve dal suo viso. Mi alzai a sedere e sfilai da sopra la testa la maglia del pigiama. I capelli mi scivolarono lunga la schiena. Fissai Edward decisa, reprimendo l’imbarazzo e scacciando il pensiero di un rifiuto. 
Era a bocca aperta. I suoi occhi, sempre più scuri, saettarono sul mio seno per poi schizzare al mio viso. Avevo scelto apposta un completo intimo blu perché sapevo quanto lui apprezzasse quel colore sulla mia pelle. Le punte dei capelli mi stuzzicavano superficialmente le scapole, inducendomi ad immaginate che al loro posto vi fossero le dita di Edward, vogliose e passionali, a vagare su tutto il mio corpo.
<< Voglio fare l’amore. Con te, Edward. >>
Non sentivo freddo, guardandolo. 
<< Amore, sei... Io non… posso. >>
Quel “non” mi si conficcò nel cuore. Pugnale vibrante e spietato. 
<< Perché? >> Prima che potesse replicare aggiunsi fredda: << Non ti azzardare a rifilarmi la scusa dell’autocontrollo, non l’accetto. >> Ho così voglia di te che preferirei mi uccidessi mentre mi fai tua, piuttosto che rinunciare. 
Edward si alzò lentamente a sedere, mi sfiorò un braccio, mi baciò, afferrò la mia maglia del pigiama, me la infilò per il collo, per un braccio ed infine per l’altro con insopportabile delicatezza, infine avvicinò il viso al mio e mi sussurrò all’orecchio: << Non hai idea di quanto vorrei farti mia. >>
Se lo avessi udito sussurrarmi quelle parole un minuto prima, non mi sarei limitata a mantenre lo sguardo fisso sul muro. Ma non gli credevo. 
No. 
Sentivo di essere appena stata trattata come una bambola. La vergogna si dipanava in fili robusti  in me, accendendomi il sangue nelle vene.
<< Vieni qui… >> Edward mi abbracciò e mi posò la testa sul suo petto. << Bella, ti prego. Lo sai che non è colpa tua.. >>
<< Vattene. >>
<< Non  fare così… >>
<< Vattene. >>
Sapevo che se lo avesse voluto avrebbe trovato il modo di farsi perdonare anche in quella circostanza. Solo a pensarci, la rabbia sopita in me saliva.  
<< Lo sai che ti amo >>, bisbigliò con voce di velluto intrisa di una dolcezza mai udita. 
<< Vattene, Edward. >>
Le emozioni di cui ero caduta vittima di fronte ad un suo rifiuto mi stavano inducendo a maltrattarlo. Eppure di ciò, allo stesso tempo, ne stavo soffrendo. Volevo che Edward mi lasciasse sola, ma volevo anche che facesse di tutto per rimanere. Non sapevo come comportarmi. 
Immersa nei miei pensieri, colsi un sospiro.
<< D’accordo. >>
Colla carezza che mi fece sulla guancia prima di andarsene, Edward si portò via il mio ultimo briciolo di serietà. Non mi curai di controllare se se ne fosse realmente andato o se fosse rimasto alle mie spalle, a fissarmi. Iniziai a piangere, preda dei più atroci dubbi sul perché quel vampiro che amavo da impazzire stesse insieme a me.





**




<< Guarda che culo! >>
<< Avril, per favore. >>
<< Guarda! >>, ripeté. << Dai, guarda! >>
Sbuffando mi voltai, fingendo di osservare il ragazzo biondo che camminava dietro di noi. << Sì, visto. >>
Impiegai qualche manciata di secondi per accorgermi che Avril non era più al mio fianco. Si era fermata davanti agli armadietti. << Tu sei malata. >>
<< Forse >>, risposi laconica.
Avril era la mia compagna di stanza al college, aveva vent’anni come me, ed era sexy, ma si conciava in un modo tale da far scappare i tre quarti del genere maschile. Il look eccentrico da cantante pop, un po’ osé, un po’ mal riuscito, un po’ esotico, allontanava il gregge di tutti coloro a cui piaceva uniformarsi dietro a un mostro chiamato moda; il restante un quarto della popolazione maschile che provava a chiederle di uscire comprendeva quelli che lei chiamava sfigati, troppo ingenui per capire di non avere speranza, e uomini con le vere palle - di rara specie - generalmente più grandi di lei, coi quali intrecciava brevi relazioni clandestine.
<< Non ti ispira mai nessuno la parola sesso? >>
Presi a camminare più in fretta, affinché Avril, una volta raggiuntami, non si accorgesse che ero arrossita.
<< Voglio dire, penserei che tu sia lesbica, ma se in tutto questo tempo non te l’ho mai detto è perché non mi sei mai sembrata attratta da una femmina. >>
<< Avril! >>
<< Che c’è? >>
Sbuffai infastidita: Avril non era una stupida, fingeva solo di esserlo; aveva la capacità di farti sentire mentalmente superiore a lei quando le parlavi, poi, al momento giusto, rovesciava le carte in tavola e faceva fare la figura dell’idiota di turno al suo interlocutore. Socratica, eh? Il suo filosofo preferito era per l'appunto il sapientone poco attraente. 
<< Senti, stanotte dì al tuo algido principe che potrete fare yoga sotto le coperte, la camera è tutta tua… Ehy, mi stai ascoltando o sei telepaticamente collegata alla tua stazione radio segreta su Mercurio? >>
<< Ti sto ascoltando. Dov’è che te ne vai stanotte? >>
Ero indecisa se prendere l’ascensore o farmela a piedi fino al quarto piano.
<< Ti ricordi l’amico del professor Holloway? Quello con l’abito nocciola pallido e lo sguardo da finto macho latino… >>
Perfetto, le scale. 
Non avevo intenzione di attendere l’ascensore mentre Avril s’addentrava nei dettagli di ciò che avrebbe fatto nelle ore successive. Iniziai a salire un gradino dopo l’altro, cercando di eliminare la voglia di mettermi a correre per fare prima. Non dovevo arrivare in camera col fiatone, considerato ciò che – o meglio, chi - c’era ad attendermi. 
<< Oh mio Dio! >> Avril mi posò una mano sulla spalla e tastò con enfasi la spallina del mio reggiseno. << … Mi sa che per questa sera niente yoga. >>
Avvampai d’imbarazzo, tirando verso il collo la manica della camicetta affinché coprisse la pelle scoperta.
<< Oooh,  Swanny vuole conservarsi fino a che non sarà arrivata in cima alle scale!  >>
Odiavo il soprannome Swanny.  << A questo punto ti lascio sola, ci vedremo domani se saremo ancora vive. Adiòs! >>  Avril fece dietro front simulando con le braccia il volteggio delle ali di un gabbiano. 
Rimasi sola. Ad ogni gradino in più che contavo, il battito del mio cuore aumentava paurosamente, come il ticchettio del conto alla rovescia di un timer. Quella scala non mi era mai sembrata così lunga e corta allo stesso tempo da salire come in quel momento. 
Raggiunsi la porta della mia stanza, infilando la chiave nella toppa con mani tremanti. Avevo la sensazione di essere finita in un sogno. Vedevo tutto annebbiato: il corridoio, il pavimento, ogni cosa. 
Surreale.
Click.
Fissai il legno della porta cercando di stabilizzare il respiro e il battito cardiaco. Coraggio, Bella, non c’è un mostro dall’altra parte. … Anzi.
Mille capriole allo stomaco mi travolsero con violenza. Scossa da quella reazione intensa, preoccupante, meravigliosa ed eccitante al contempo, passai una mano tra i capelli per sistemarli. Attesi qualche secondo che il mio petto smettesse di alzarsi e riabbassarsi freneticamente, poi entrai in camera.
Accesi la luce e andai ad aprire la finestra. 

<< Ah! > Sobbalzai per lo spavento. Una risata morbida e sensuale mi accarezzò l’udito. 
<< Divertente… >>
Mi ritrassi, per lasciarlo entrare. Erano anni ormai che solevamo incontrarci in quel modo, ma quella era la prima che mi spaventava.
<< Scusa. La prossima volta non farò l’ingresso alla Spiderman. >>
La creatura più bella che la vita potesse generare mi comparve dinanzi nella sua abbacinante perfezione. Edward mi studiò con intensità, piegando gli angoli delle labbra all’insù. Sorrisi tra me e me, orgogliosa di suscitargli quel senso d’apprezzamento che mi faceva sentire attraente. Ogni volta che lo vedevo, temevo che mi avrebbe guardata con occhi diversi dal nostro ultimo incontro. Ma non era ancora successo.
<< Com’è andata la lezione d’oggi? >>
<< Male. >>
<< Come? >>
<< Scherzavo… Male solo perché tu non eri con me. >> Dentro di me sorsero la vergogna per aver dato voce a quel pensiero smielato – non era da me - e il senso di colpa alla vista del lampo di preoccupazione che gli aveva attraversato il bel volto non appena aveva sentito la parola “male”. Richiusi la finestra e mi sedetti sul letto. << Dovrei evitare di dire certe cose. >>
<< Bella >>,  Edward mi richiamò piano. Si inginocchiò di fronte a me, sfiorandomi il mento con una mano per sollevarmelo. << Non devi scusarti se ti amo così tanto. >>
Andai in fibrillazione. 
<< Ehy, tutto ok? Bella! >>
Reclinai la testa in avanti, precipitando fra le sue braccia. Appoggiai la fronte sul suo petto, assaporando la meraviglia di quel momento. << Scusa, quando mi dici certe cose mi si abbassa la pressione >>, mormorai.
Se avessi potuto, avrei iniziato a fare le fusa, mentre mi accarezzava i capelli. << Come dobbiamo fare, signorina Swan? >>
<< Le suggerirei di smetterla di essere così irresistibile. >> Chiusi gli occhi, felice. << Voglio restare così per sempre. In Paradiso… >>
<< Il mio torace non è altro che uno scomodo cuscino di pietra che ti farà venire freddo. >>
Mi aggrappai al suo maglione, in segno di protesta. Edward ridacchiò << La solita testarda. >>  Dio, che meraviglia. Avrei potuto passare tutta la vita ad osservare il suo viso.  Trasalii quando mi prese in braccio.  Si sedette sul letto, depositandomi un piccolo bacio sul collo. Mugugnai di piacere, chiudendo gli occhi. Edward sfregò il naso sulla mia pelle nuda fino a raggiungere le mie labbra. Trattenei il respiro, mentre le fiamme della concupiscenza si riaccendevano lungo il basso ventre, in attesa di affondare in un bacio senza fine.
<< Hai freddo? >> Vibrai come una corda di violino udendolo sussurrare con voce morbida e suadente. 
<< No. >> Il mio battito cardiaco era a rischio. Edward provvide a farlo rallentare, con un bacio. Mi strinsi a lui con tutta la forza che avevo in corpo, nel tentativo di impedirgli di staccarsi da me mentre ci baciavamo con trasporto. Essere nelle sue grinfie era tutto ciò che bramavo. Sentirlo eccitato mi uccideva di voglia di essere sua. Non potevo resistere. 
Avevo giurato a me stessa che non avrei mai più osato chiederglielo, ma lo amavo a tal punto da aver dimenticato cosa fossero l’orgoglio e la vergogna. Quando ci staccammo ed ebbi preso fiato, utilizzai la prima boccata d’aria che avevo catturato per dirgli: << Ti voglio. Adesso. >> 
Mi morsi la lingua con impazienza, ipnotizzata dalla luce dei suoi occhi fattisi d’onice; l’oro della sazietà aveva lasciato il posto al nero della sete, una sete diversa dalla solita, una sete che stavo provando anch’io. Le linee delle sue labbra erano arrossate, palpitanti, lucide per l’incontro recente con le mie. Affondai le dita nei suoi capelli,  e lo condussi a portare il viso all’altezza del mio seno. 
Le sue mani sulla mia schiena avevano preso a tremare. Lo sentii sospirare. L’alito freddo che m’investì mi fece desiderare di levarmi di dosso il reggiseno. Volevo che Edward mi assaggiasse. E sapevo che anche lui voleva farlo. Chiusi gli occhi, avvicinando sempre più il suo viso al mio seno.
<< A-aspetta. >>
Riaprii gli occhi di scatto. Meno di mezzo istante dopo mi ritrovai adagiata sul materasso, i capelli sparsi a ventaglio sul cuscino. Edward era sopra di me, le braccia appoggiate al muro dietro la mia testa. Sembrava che stesse respirando per tenersi impegnato, per bloccare altri suoi istinti. Il mio cuore batteva sfrenato sul suo petto. 
<< C’è un solo regalo che desidero. >>
Quella frase mi fece volare al giorno del mio diciottesimo compleanno. Così lontano, così vivido nella mia mente. 
<< Quale? >>, domandai col fiato corto.
Stavolta i ruoli si erano invertiti.
<< Sposami, Bella. >>








Spazio dell'autrice:
ciao, eccomi con il primo capitolo. So che questa storia vi sembra un'altra copia semi-modificata della saga della Meyer, ma non è così. Siamo solo all'inizio, e ben presto vi accorgerete quanto la vicenda sia diversa. Quello che consiglio a tutti, prima di addentrarsi sul serio in questa storia, è tenere a mente l'ultima frase che Bella pensa nel prologo. 
Un bacione!
 
  
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