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Autore: ramona55    29/04/2006    15 recensioni
Incertezza, paura, sconforto...ma anche tanta voglia di metter fine all’incubo diventato realtà, a quella guerra crudele che non esita ad entrare con violenza nella quiete della vita di tutti i giorni. E la certezza di non essere da soli.
Ron ed Hermione alla fine di HBP.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Dopo tanto tempo eccomi qua con una nuova storia, ovviamente R/Hr... ^^
La pubblico qui dopo averla già pubblicata, sotto il nome di patsan nell'apposita sezione di Freefans.net, visto tutti i problemi che EFP ha avuto, e anzi colgo anche l'occasione per ringraziere Erika dell'enorme lavoro che ha fatto e sta facendo... Grazie mille, Erika!

Note tecniche: la storia si svolge subito dopo la fine di HBP, quella notte stessa per essere precisi, e riprende in tutto e per tutto gli eventi, ma soprattutto l'atmosfera della fine del libro, ma questo lo vedrete. E' raccontata in terza persona, ma tiene presente il punto di vista di Ron e anche se è concepita come un'unica storia la dividerò in varie parti, non so ancora quante, al momento credo tre più un epilogo finale, ma sono possibile cambiamenti in itinere...
Sul rating ero indecisa... Ho messo PG-13 più per sicurezza che per altro, ma comunque non serve per il primo capitolo.

Un ringraziamento speciale LaurenSmith che ha avuto la pazienza di leggere in anteprima la storia e rassicurarmi su vari punti (grazie per avermi sopportata, tesoro ^_- )


Detto questo non devo far altro che augurarvi buona lettura e ricordarvi che, se vi va, un piccolo commento è sempre gradito.



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Ci sono io con te


Ron continuava a rigirarsi nel letto senza riuscire a prendere sonno. Gli altri ragazzi alla fine si erano addormentati, anche se tutti erano rimasti svegli per un bel po’ prima di riuscirci.

Adesso invece un profondo russare si levava dai loro quattro letti.

Per l’ennesima volta Ron scalciò via il lenzuolo che lo ricopriva e rimase supino a fissare il tetto del suo baldacchino.

No, non c’era verso.

Quella notte non avrebbe dormito.

Si voltò verso il letto di Harry cercando con lo sguardo l’ombra dell’amico attraverso le tende tirate. Russava sonoramente, ma non sembrava nel bel mezzo di un sogno, anzi era sudato e continuava a mugolare.

Naturalmente, lui più degli altri doveva avere brutti pensieri e preoccupazioni in quel momento.


Gli aveva promesso che l’avrebbe seguito ovunque.

E l’avrebbe fatto.

Ma non poteva nascondere a se stesso che una morsa gli stringeva il cuore ogni santa volta che pensava a quello che lo aspettava.

Non che lo sapesse, in realtà. Harry aveva raccontato a lui ed Hermione degli Horcrux, aveva accennato a quello che doveva fare, ma non avevano davvero parlato di quello che sarebbe successo nemmeno quando quel pomeriggio gli avevano detto che sarebbero andati con lui, che l’avrebbero aiutato.

Forse, in fondo, la cosa poteva attendere.

Forse, in fondo, non parlarne ancora con attenzione era un modo per illudersi per qualche altra ora ancora che niente era davvero cambiato: che Hogwarts l’anno successivo avrebbe riaperto normalmente, che Silente sarebbe stato ancora lì a fare il suo bizzarro discorso di inizio anno, che loro tutti non erano nel bel mezzo di una guerra, che loro tre avrebbero avuto una vita normale...

Ma erano appunto illusioni, false speranze nelle quali rifugiarsi per lo spazio di una notte, un’altra notte soltanto.

In fondo il dolore era ancora troppo forte...


Si tirò su a sedere.

Stare lì dentro riusciva solo a farlo innervosire di più.

Guardò fuori dalla finestra dove la solita nebbiolina lattiginosa rendeva le forme indistinte ricoprendo la luce delle stelle.

Decise di alzarsi, e senza far caso al fatto che indossava solo una leggera t-shirt e i boxer iniziò a scendere in Sala Comune convinto che a quell’ora di notte non vi avrebbe trovato nessuno...


E invece qualcuno c’era, seduto sul vecchio divano di fronte al fuoco spento, solo leggermente illuminato dal pallido bagliore che penetrava da una finestra.

Una figurina era accucciata con le gambe tirate sul divano, le ginocchia abbracciate e la testa reclinata di lato e poggiata su un braccio. Fissava un punto indefinito alla sua destra.

Si era mostrata speranzosa e forte per tutta la serata, consolando e calmando più che poteva i pochi ragazzini dei primi anni rimasti ancora ad Hogwarts, abbracciando stretta Ginny e rassicurando lui ed Harry che tutto alla fine sarebbe andato bene, che loro ce l’avrebbero fatta.

Eppure in quel momento Hermione sembrava incredibilmente fragile e bisognosa solo di essere stretta tra le braccia.

Ron sorrise lievemente.

L’avrebbe fatto lui se lei glielo avesse permesso.

Non ne era sicuro però.

Quel pomeriggio si era lasciata abbracciare dolcemente, ma in realtà era stata lei a cercarlo: prima aveva cercato la sua mano mentre un ometto di cui Ron non ricordava più il nome continuava a parlare di quanto Silente era stato grande, come se ci fosse bisogno di ricordarlo, poi aveva cercato il suo sguardo e nei suoi occhi c’era così tanta tristezza, così tanto bisogno di affetto che prima di poterci riflettere Ron le aveva già passato un braccio attorno alle spalle e l’aveva stretta a sé, mentre entrambi continuavano a piangere a causa del vuoto che quella morte aveva lasciato loro dentro.


“Ehi...” sussurrò Ron.

Hermione si riscosse. Alzò il capo per poterlo guardare mentre Ron girava attorno al divano e la raggiungeva.

Gli sorrise debolmente.

“Posso sedermi qui?” le chiese Ron indicando lo spazio libero tra Hermione e il bracciolo logoro.

Hermione annuì leggermente e si spostò un poco per lasciargli spazio.

Lui si sedette e poggiò la schiena contro la spalliera.

Per un po’ nessuno dei due disse niente.

Hermione si mise a fissare il vecchio tappeto ai suoi piedi e Ron prese a osservarne il profilo.

Aveva i capelli raccolti in una coda, ma molti ciuffi sfuggivano all’elastico e le ricadevano sul collo, le circondavano il viso in maniera adorabile.

Continuava a tenere le braccia strette attorno alle gambe, come se quella posizione la facesse sentire protetta e sopra la canottiera che usava per dormire indossava una larga maglietta a maniche lunghe, aperta sul davanti che le avvolgeva il corpo come una sorta di protezione contro la paura più che contro il freddo.

Gli fece una tenerezza infinita in quel momento e pensò che forse non si sarebbe tirata indietro se lui le avesse fatto una piccola carezza. Così allungò una mano e con gentilezza le sistemò uno dei ciuffi ribelli dietro l’orecchio. Lei si voltò subito a guardarlo e Ron le sorrise.

Anche Hermione sorrise impercettibilmente.


“Grazie” disse “non ne vogliono mai sapere di stare al loro posto...”

“Di niente” rispose lui in un soffio senza spostare le dita dai capelli di lei.

Lentamente Ron sfiorò il contorno dell’orecchio di Hermione e poi scese ad accarezzarle piano il collo col dorso delle dita.
Lei rabbrividì e chiuse gli occhi.

“Ti fa freddo?” chiese lui premuroso.

“No...” sussurrò lei riaprendo gli occhi e guardandolo.

“Vuoi... Posso abbracciarti?”

Hermione non rispose.
Invece lasciò finalmente andare le ginocchia e si spostò verso di lui.

Ron le fece posto, accogliendo il suo corpo minuto e facendole poggiare la testa sul proprio petto. Hermione si strinse a lui, le gambe rannicchiate contro al corpo, una mano poggiata lievemente sopra il petto di Ron. Un braccio di Ron le circondò le spalle.

“Grazie...” disse Hermione

“Non c’è di che” sussurrò lui e senza pensarci troppo le posò un piccolo bacio sulla testa.


Rimasero di nuovo in silenzio ognuno ad ascoltare il respiro dell’altro.

La mano di Ron giocherellava distrattamente con una ciocca dei capelli di lei ed Hermione chiuse gli occhi e si lasciò coccolare.


Mentre la teneva stretta a sé a Ron venne da pensare che nonostante fossero amici da così tanti anni non erano mai stati così vicini, e non solo fisicamente.

Dopo la storia di Lavanda e il suo avvelenamento era come se quella specie di muro che prima stava tra loro fosse crollato, come se si fosse sgretolato così, da un momento all’altro, e adesso provava una strana sensazione.

Erano ad un punto di non ritorno in un certo senso perché anche se non ne avevano mai parlato ormai era chiaro ad entrambi che quello che provavano l’uno per l’altro non era semplice amicizia ed entrambi sapevano che presto o tardi le cose si sarebbero evolute tra loro, ma era strano trovarsi in questa specie di limbo, non ancora insieme eppure non più soltanto amici.

Ed era un fatto singolare passare del tempo assieme alla ragazza con cui più era stato a contatto negli ultimi anni (senza contare la parentesi di Lavanda, naturalmente, una parentesi molto fisica certo, ma, appunto, una parentesi, un fatto momentaneo di nessuna importanza per lui...), passare del tempo assieme a quella che per anni era stata la sua migliore amica e non sapere bene come comportarsi con lei.

La cosa strana era che Hermione era la persona che conosceva meglio al mondo, che capiva al volo, nonostante i litigi, le lontananze, nonostante le tante incomprensioni che a volte li avevano messi l’uno contro l’altra.

La verità era che lui sapeva com’era Hermione, leggeva tra le righe dei suoi gesti, delle sue parole e capiva benissimo cosa lei provava.

Aveva capito benissimo, per esempio, che la stava facendo soffrire quando si era messo con Lavanda (ed in realtà si era messo con lei proprio per vendicarsi di Hermione). Aveva capito benissimo che si sentiva troppo ferita per tornare a parlargli quando lui aveva goffamente provato a riavvicinarsi più tardi.

Aveva capito benissimo quant’era stata male quando lui era finito in infermeria, quando si era accusata davanti a lui di essere stata stupida e insensibile, proprio lei, sempre così attenta ai sentimenti di tutti, mentre di solito era lui quello sensibile come muro.

Proprio come capiva benissimo e a volte prendeva dolcemente in giro la sua mania di essere sempre la migliore in tutto.

Proprio come adesso capiva quel senso di oppressione e incertezza che lei sentiva nel cuore... Del resto, lo sentiva anche lui.


Voltò leggermente il viso verso di lei, inspirando il profumo dei suoi capelli che gli solleticavano il viso e il collo e sorrise.

In quel momento era completamente abbandonata a lui, rannicchiata e adagiata sul suo petto come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se fosse la cosa di cui aveva più bisogno.

La sua mano libera si mosse a spostarle una piccola ciocca di capelli dalla guancia.
Hermione sollevò leggermente il viso verso il suo e i loro occhi si incontrarono.
Anche lei sorrise.

Poi fu Hermione a sollevare una mano e ad accarezzare piano una guancia di Ron.

“Lo sai, sembra assurdo con tutta questa situazione” disse a voce bassissima “ma sto così bene qui con te...”

Per un momento Ron rimase stupito da tanta sincerità.

“Anch’io sto bene” disse poi, con voce solo leggermente più roca del solito.

Si schiarì la voce.

“Sarebbe bello poter stare così per sempre...” aggiunse.

“Già...”

Hermione riportò la mano verso il basso e chinò di nuovo il capo, ma Ron fece in tempo a notare l’espressione triste che le si era dipinta in volto.

Si morse la lingua.

“Scusami” disse “non volevo rattristarti... Non ne combino mai una giusta...”

Hermione scosse la testa, per quel poco che le permetteva la posizione in cui si trovava.

“Non devi scusarti, non c’entri tu. E’ questa stupida guerra che non va. Io...” prese un profondo respiro, come se dovesse prendere coraggio prima di dire qualcosa di importante o difficile da esprimere, ma poi non continuò.

“Cosa c’è?” Le chiese dolcemente Ron sollevandole di nuovo il viso con una mano.

“Avanti, lo sai che non hai bisogno di fingere con me...”

“Sì, lo so...” rispose Hermione guardandolo. “E’ solo che non so se mi va di dirlo...” e abbassò di nuovo il capo.

Ron le posò un altro bacio sulla testa.

“Non devi parlarne per forza se non vuoi” disse piano “io resto comunque qui con te, va bene?”

Hermione annuì e per un po’ rimasero immobili a godersi la nuova sensazione di calore e intimità che si era creata tra loro quella notte.

Poi Hermione cominciò a muovere piano un dito sul petto di Ron, percorrendo distrattamente il contorno del disegno stampato sulla sua maglietta, senza avere la minima idea del fatto che quel gesto delicato stava provocando una strana stretta allo stomaco di lui.

Ron si mosse un po’, a disagio, già pensando che forse era il caso di cambiare posizione, quando Hermione parlò di nuovo.

“Tu hai paura, Ron?” chiese con voce flebile. “Intendo, paura di quello che dovremo fare, con Harry... La ricerca degli Horcrux e tutto il resto.”


Continua...


  
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