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Autore: Lucenera88    28/08/2011    2 recensioni
E’ una piccola one-shot sul rapporto tra Butch e Cassidy alcuni anni più tardi. Sarebbe consigliabile che leggeste prima la one-shot “Il Team Rocket si ritira e se la gode”. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Cassidy la strega

E tu sei una vecchia zitella invidiosa, mamma ha proprio ragione!
Cassidy si guardò i piedi, seduta sul lettino singolo della sua stanza.
Perché? Perché, nonostante tutto, non si sentiva ancora soddisfatta?

Tu sei una strega, Cassidy.

Odiava Jessie. Odiava Jessie pur sapendo che non doveva mai darle mostra di questo suo sentimento. Non ricordava nemmeno di preciso quand’è che aveva iniziato ad odiarla, per la verità. Forse la odiava già ai tempi dell’orfanotrofio. Forse la odiava dal primo giorno che si erano incontrate.
Eppure, aveva sempre giocato con lei come il Meowth gioca con il Rattata. Tu sei la mia migliore amica, le diceva con un sorriso affabile, e subito dopo pensava tra sé che razza di credulona.
No, più che il Meowth con il Rattata, sarebbe meglio dire il Raticate contro il Meowth. Farle credere di essere uno spaurito topolino, per poi graffiarla con le sue zanne da ratto. In tutti quegli anni, si era ripresa una serie di rivincite su di lei, e non era mai stata inferiore a quei due idioti agli occhi del Capo.
Eppure, perché si sentiva così? Che cosa le mancava?
L’aveva capito quel giorno, quando aveva rapito i suoi figli. Anche Butch gliel’aveva rimproverato. E’ una cosa troppo crudele, Cassidy le aveva detto, e non si capacitava del perché la sua partner lavorativa fosse così sadica certe volte.

Cristo, Cassidy. Sono solo bambini.
I suoi bambini, aveva pensato Cassidy in quel momento.
Ma ecco, aveva trovato. Ecco perché continuava a detestarla. Ecco perché aveva fatto più volte in modo da rovinarle la reputazione agli occhi del Capo. Tornò col pensiero a quando l’aveva vista meno di dieci anni prima, con il pancione tutta allegra a comperare abitini da neonato affiancata da quel Ditto amorfo del suo compagno e da quella specie di scherzo della natura di un Meowth parlante. Non avrebbe potuto non riconoscerli!
Ripensò a quello che aveva fatto solo per il gusto di riprendersi una rivincita. Spifferare al capo che la puttana si era fatta mettere incinta… eppure, che diamine! Le cose non erano andate come aveva sperato lei! Il Capo non l’aveva cacciata, e quel mostriciattolo dai capelli rossi non era andato a marcire in un orfanotrofio a fare la stessa fine di sua madre.
Perché?
Sembrava che qualunque cosa facesse, alla fine le si rivoltasse contro. E’ il karma, disse una volta Butch. Tu fai una cosa sbagliata, e ti torna indietro raddoppiata.

Da quando in qua ti preoccupi delle cattive azioni, Bud? gli aveva risposto annoiata, zittendolo. Era tornata al suo bicchiere di vodka alla pesca, guardandolo assente prima di fare un altro sorso.
Ma quel giorno l’aveva capito. Forse l’aveva sempre saputo. Lei odiava Jessie, non perché si intrometteva sempre nei suoi piani, non perché poteva minacciare la sua credibilità, ma perché aveva una cosa che Cassidy sentiva di non aver mai avuto.
Quella cosa insulsa che tutti chiamano amore, era quello che le vedeva brillare negli occhi quando si voltava a sgridare quell’imbecille suo pari.
Quella cosa insulsa che tutti chiamano amore, e che non era mai riuscita a rubare nelle tante notti di passione.
Quella cosa insulsa che tutti chiamano amore, e che lei custodiva nel suo ventre con pacata gioia spiegando davanti a sé una tutina per neonati.
Insomma, quella cosa che tutti chiamano amore, e che nonostante gli sforzi non aveva mai provato.
Era quello che la contraddistingueva da lei, e quei due bambini le bruciavano in corpo perché ne costituivano la conferma vivente. Perché Jessie aveva avuto quello che lei non poteva avere?
D’altronde era stato facile: quel suo compare era un perfetto idiota. Non c’era voluto molto ad allargare le gambe e a metterlo in trappola, no. Sicuramente era andata come lei aveva sempre cercato di convincersi. Bella cosa, farsi mettere incinta! Il poveretto non aveva più scampo.
Sì, per forza doveva essere andata così.
Un pensiero l’attanagliò, con queste due ipotesi contraddittorie che le si mescolavano nella testa. Jessie, che fosse amore o no, sicuramente aveva qualcuno.
Sicuramente non sarebbe finita da sola.

“Chi è?”
“Chi vuoi che sia, Bill?”
Butch riconobbe non tanto la voce, quanto il fatto che era una settimana che Cassidy si era fossilizzata su Bill senza mai accennare a chiamarlo con il suo nome.
Butch aprì la porta della sua camera.
“E’ Butch” le disse infastidito, “che c’è?”
“Butch o Bill non ha la minima importanza” lo liquidò Cassidy tentando di precederlo, ma Butch si innervosì ulteriormente e non la fece passare.
“Non ti ho detto mica che puoi entrare” la bloccò. Lei rimase interdetta per un attimo. Effettivamente, Butch doveva essere uscito dalla doccia visto che indossava un accappatoio a nido d’ape di colore blu notte. Cassidy valutò bene come procedere; si contenne dallo sbraitare contro di lui, rimanendo su un piatto:
“Ti devo parlare”.
Butch doveva aver letto la serietà nei suoi occhi, e dopo un secondo di pausa le disse:
“Ci vediamo dopo, adesso non posso. Passa tra un’oretta…”
“No” lo interruppe Cassidy, “è meglio se vieni tu da me”.
“Va bene, ciao”.
Butch le chiuse letteralmente la porta della camera d’albergo in faccia lasciandola impalata nel corridoio.

Sentì il bussare alla porta.
“Sei tu, Butch?” chiese allegra, mentre apriva.
“E’ la prima volta in questa settimana che azzecchi il mio nome” commentò Butch sollevato mentre si accingeva a entrare. “Allora, che…”
Butch non poteva credere ai suoi stessi occhi.
Cassidy stava in piedi di fronte a lui, i capelli biondi sciolti fin sotto le spalle e indosso un corpetto di velluto nero con ricami di seta. Non si era risparmiata nei particolari da curare: stivaletti neri con tacco a spillo e guanti di pelle formavano il coordinato al suo completo sexy.
Cassidy notò con gioia che il suo compagno era avvampato.
“Ma… ma che…?”
Cassidy gli si avvicinò con fare da gatta morta, posando un attimo le labbra tinte di nero sulle sue.
“Da quanti anni è che ci conosciamo io e te?”
Butch era visibilmente eccitato, e lei si premette di più contro di lui godendo alle sue reazioni.
“C-come?” balbettò lui, ancora indeciso se credere o meno a quanto stesse avvenendo.
“Vorresti dirmi che non ti piaccio?” continuò lei ammaliatrice, “che non sono abbastanza bella per te?”
“No, certo che no”. Butch stava cedendo, lo sentiva. Cassidy sorrise e si allungò di nuovo verso di lui.
“E allora, baciami”.

“Potevo immaginare di tutto da te” le aveva detto Butch mentre si re-infilava il dolcevita nero, “ma non questo”.
Si chinò a indossare le scarpe. Non era arrabbiato, solo vagamente deluso. Ecco perché passava così inosservato! Era efficiente e per questo vincevano sempre insieme, ma solo questo. Una macchina da lavoro, punto e basta. Senza sentimenti se non uno spiccato amor proprio che lo spingeva a difendere la sua identità – e a volte, lasciava correre anche quell’aspetto.
“Ma Bob!” tentò lei, seduta sul lettino mezzo sfatto della sua camera.
“Mi chiamo Butch” disse lui calmo mentre finiva di allacciarsi le scarpe, poi sospirò e si levò a guardarla. “E’ mai possibile che tu non sappia neanche il mio nome?”
“Non fare l’offeso, idiota!” ribatté lei isterica.
“Ecco, è proprio di questo che io parlavo” disse subito lui con sufficienza. “Allora, la domanda te la rigiro: da quanti anni lavoriamo insieme, io e te?”
Cassidy rimase perplessa.
“…Saranno una decina…”
“Sono la bellezza di sedici anni, Cassidy” disse lui sospirando. “Sedici. E secondo te sarei rimasto accanto a te tutto questo tempo senza scoparti una volta sola, solo per amore?”
Le stava quasi ridendo in faccia. Cassidy era pietrificata.
“Stai ferendo i miei sentimenti” disse lei, le lacrime agli occhi.
“No che non lo sto facendo, e tu lo sai” disse lui.
“Ma se ti ho appena detto che…”
“Cassidy, tu non mi ami” le spiegò come un adulto ad un bambino piccolo. “Non mi ami tu e non ti amo io. Se credevi davvero di aver trovato il pollo da spennare - come quella Jessie ha fatto con quel tipo – beh, cara, ti sei sbagliata di grosso”.
Cassidy non voleva ammettere a sé stessa che aveva ragione, specie dopo che Butch aveva accennato a Jessie. L’aveva attirato nella sua camera con l’unico scopo di indurlo ad avere una prestazione con lei – o magari anche due o tre, più erano e meglio sarebbe stato. E sembrava che tutto stesse funzionando, lui era perfettamente recettivo e pienamente concorde. Lo aveva ammansito per bene con le sue moine da donna innamorata, ma Butch non aveva voluto assolutamente continuare senza preservativo nonostante lei avesse cercato di dissuaderlo in tutti i modi. Alla fine Cassidy si era alterata, Finiscila e fa’ il tuo dovere, Bill! Butch l’aveva guardata, Cassidy a cavalcioni su di lui mezzo nudo, e poi con un’espressione stufata l’aveva spostata sul letto e si era alzato con tutta l’intenzione di alzare i tacchi.

Cosa fai? – Me ne vado – M-ma… perché? – Già ho fatto sesso oggi se t’interessa saperlo, grazie! – Che cosa? Come… - Ciao, Cassidy! – Aspetta, Bill, io ti amo!
Butch era scoppiato a ridere, ancora intento ad allacciarsi la cintura.
Secondo i piani di Cassidy, sarebbe stato essenziale che lui credesse di averla messa incinta – a prescindere se lo fosse stata davvero, ma c’era tempo e c’erano altre persone per ottenere quello: l’unica cosa che voleva era assicurarsi che Butch le potesse restare per sempre appiccicato. Non perché lo amasse, ma perché lei non rischiasse di morire da sola.
Oramai smascherata, Cassidy stava muta sul letto cercando di escogitare la prossima mossa.
“Facciamo così” propose Butch con aria da papà comprensivo, “dimentichiamo questa faccenda e facciamo come se niente fosse mai accaduto. Noi non siamo mai arrivati a una cosa del genere, io mi faccio le mie donne come ho sempre fatto e tu continui a farti chi ti capita”.
Cassidy era tentata anche di rispondere “sì” alla provocazione del suo collega, ma cosa ne sarebbe stato del suo orgoglio?
“Sei una merda, Bill”.
“E’ Butch” la corresse lui senza nemmeno più arrabbiarsi, e si avviò alla porta. “E se vuoi sapere quello che ne penso, ti parlerò francamente e non da collega di lavoro: tu non hai rispetto né per gli altri, tantomeno per te stessa. Non so che cosa ti passi per quel tuo cervellino da gallina, Cassidy, ma voler incastrare proprio me in questo modo… è davvero, davvero infame”.
Butch aprì la porta.
“Tu sei una strega, Cassidy”.
Disse chiudendosi la porta alle spalle, e lasciandola sola.

24 luglio 2011

Salve! Eh sì, purtroppo per gli appassionati, niente Neoshipping. Mi sarebbe apparso alquanto strano che tutti i compagni di squadra del Team Rocket finissero inesorabilmente per innamorarsi – un’altra coppia famosa sono quella di Bashō (Hun) e Buson(Attila), che in italiano… beh, in italiano Bashō ha cambiato sesso diventando da maschio a femmina!
Ad ogni modo, a differenza degli altri, Cassidy e Butch sembrano in qualche modo più freddi nei sentimenti l’uno verso l’altro. Ad ogni apparizione emulano Jessie e James in motti e in posizioni sceniche, ma più che rispecchiare il sottile sentimento di intesa tra Jessie e James sembrano più la versione Pokémon di Bizzarro (la copia sbagliata di Superman). Ovviamente loro, da personaggi-Bizzarro, hanno un carattere opposto ai loro alter-ego: prendendola in questo modo, Jessie è visibilmente irascibile ma buona di cuore, Cassidy al contrario è più pacata (anche se non eccessivamente) ma è calcolatrice e sicuramente più priva di scrupoli della prima. Butch e James sono sostanzialmente uguali nel ruolo di zerbino, con una differenza sostanziale: sebbene Jessie cerchi di non darlo a vedere, a lei sta a cuore James e non solo nel senso più stretto della Rocketshipping, ma come partner e amico per la vita. Cassidy, d’altro canto, si trova molto in sintonia con Butch, ma solo a livello di efficienza sul campo. Non ha certo problemi come la sbadataggine di James, il suo vagare con la testa tra le nuvole, il suo essere mangiato dai suoi stessi Pokémon e altre distrazioni sul lavoro! Tuttavia non traspare alcun segno di affinità – almeno ai miei occhi – di genere più profondo.
Ovviamente ricordiamoci “Training Daze” (in italiano “L’accademia del Team Rocket”): Cassidy ha spudoratamente usato Butch come sorta di trofeo da esibire davanti a Jessie, del tipo “io ce l’ho e tu no!”… Jessie non sembra aver mai fatto una cosa del genere con James.
A conferma del forte legame tra Jessie e Cassidy e James e Butch, le seguenti riflessioni sui loro nomi:
Yamato (Cassidy) si riferirebbe alla battaglia navale di Yamato della II Guerra Mondiale (
大 和). Questa battaglia viene spesso accoppiata ad un’altra “gemella” di nome Musashi (武蔵), ovvero il nome giapponese di Jessie [Musashi è anche un riferimento a Miyamoto Musashi, un famosissimo samurai del periodo Edo che sconfisse il suo rivale Sasaki Kojirō].
Kosaburō (Butch) è un nome che in qualche modo si pone in un rapporto di subalternità rispetto a James ovvero Kojirō (Kojirō… sì, proprio il Kojirō sconfitto da Musashi di cui sopra!).
二 郎 Jirō è un nome che significa “secondo figlio”, mentre 三 郎 Saburō significa “terzo figlio”. Quindi si può anche comprendere lo status di James e Butch come “rivali”, in campo lavorativo come in amore, ma James proprio per il suo nome è destinato a stare al di sopra di Butch!
Mentre Musashi e Kojirō sono due nomi collegati tra loro come detto sopra, non pare esserci un collegamento tra Yamato e Kosaburō. Solo la versione inglese ha dato ai due il nome di un famoso fuorilegge, legandoli davvero :-)
Infine, giusto per chi ama questo genere di cose (ovvero, io): in “Training Daze”, tra le tante cose che sono state cambiate, c’è la battuta:
“Dai, cominciamo l’arrampicata!”
“D’accordo, ma non facciamoci sentire!”
°°°° Com’era la versione giapponese? °°°°

「行くわ よ、コサンジ!」 “Andiamo, Kosanji!”
「違う。コサブロウだって言ってたよ!」 “Hai sbagliato! Ti ho detto che mi chiamo Kosaburō!”
Come potete vedere, Cassidy non lo azzecca quasi mai, questo benedetto nome! xD
Ultima curiosità: nella versione inglese, Butch viene chiamato in svariati modi. In quella giapponese, tutti si ostinano a chiamarlo sempre e solo Kosanji invece che Kosaburō…
Una serie di riferimenti che non fanno mai male:
http://it.wikipedia.org/wiki/Miyamoto_Musashi
http://bulbapedia.bulbagarden.net/wiki/Cassidy
http://bulbapedia.bulbagarden.net/wiki/Butch
Come al solito, le mie spiegazioni sono sempre lunghissime, ma grazie a Dio la noia è finita, andate in pace :-)
Spero che comunque vi sia piaciuta, la mia storia tutta particolare… e se qualcosa vi è sfuggito è forse perché non avete letto la one-shot intitolata “Il Team Rocket si ritira e se la gode”: capirete da dove saltano fuori quei due marmocchi di cui si parla ;-)
A presto!
Lucenera.

   
 
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