Il
testamento.
Prologo
Attraverso il giardino di nonna, stando attenta a non
calpestare i suoi amati fiori.
Oh.
Ma che
schiocca.
È morta da oltre ventiquattro ore e, ancora, mi ostino a
parlare di lei al presente.
Questa mattina Claire mi ha chiesto di venire prima, per
preparare il buffet per il dopo funerale.
Ho fatto come mi ha ordinato,
sono venuta prima e mi sono subita ore e ore davanti ai fornelli.
La cosa assurda di tutto questo è che nonna non assaggerà quella
merdata che ho cucinato. Non potrà neanche offendermi per aver cotto troppo la
pasta, e non si strozzerà con le patate al forno troppo secche. Di solito, odiava
la mia cucina. Diceva che come cuoca facevo pena…non potevo darle torto. Ma
siccome le sue amate nipotine sono occupate in altro, tipo cercare di infilare
la scarpa destra nel piede giusto, lasciano l’ingrato compito a me.
«Hai finito con questa torta, è orrenda!». L’urlo isterico
di Mary mi fa riprendere dal momento di profonda trance. Alzo gli occhi sulla
torta che stavo tentando di decorare prima che i pensieri mi portassero in
un'altra dimensione. Eppure dovevo aggiungere solo i fiori di marzapane bianchi,
come c’era scritto sul retro, ma ho combinato un disastro.
«Ma che diamine hai combinato! Si è tutto spappolato!»
È fuori di testa, isterica e mezza matta. Mary è la più
grande di noi quattro nipotine. E’
sposata, ha tre bambine e vive a due passi da casa di nonna.
Raccontare la sua infanzia, come quella mia di Mary, Claire
e Delia sarebbe troppo complicato. Siamo cresciute tutte e quattro insieme,
quasi da sempre. I genitori di tutte e tre sono sempre stati molto affiatati,
andavano assieme a party, feste di capodanno, vacanze in isole sperdute. E
insieme, purtroppo, hanno trovato la morte. Qualcuno la vede come una stramba
macabra ironia.
«Ehi, non è colpa mia», tento di giustificarmi, ma i suoi
occhi mandano saette in ogni angolazione.
«Sei un’incapace. Nonna aveva ragione, come cuoca fai pietà».
Non me la prendo, è scossa per la morte di nonna, evito di
dirgliene quattro e sbuffando continuo ad attaccare i fiorellini di marzapane.
Che stupida idea questa della torta. Perché nessuno prende mai in
considerazione la mia opinione? Fin da piccola mi hanno sempre trattato come
l’ultima ruota del carro. La scema, la nanetta che non è buona a concludere
nulla.
«Ancora su questo maledetto dolce, Isabella dimmi una cosa,
ma dove stai col cervello?». La voce che mi riprende è di Delia. È una maniaca
della perfezione, per lei è fuori posto anche una nuvola in cielo.
Cerco di trattenere la rabbia e continuo a fare quello che
stavo facendo cinque secondi prima che le isteriche mi rompessero le palle. Le
evito, faccio finta di essere sorda e finisco di decorare la torta. Una volta
terminata le do uno sguardo critico, ma maschero bene la mia delusione nel notare
che il dolce non assomiglia minimamente a quello del libro di cucina. Non
voglio dare a entrambe la soddisfazione di ammettere che ho combinato un
disastro epocale.
«Vado in bagno» pronuncio, lisciando le pieghe invisibile
del mio tubino nero. L’ho comprato questa mattina, nel mio armadio non
ci sono molti vestiti, l’unica cosa a me disponibile sono una valanga di Jeans
e camicette a quadri, ho dovuto fare una fatica immane per trovare qualcosa di
nero che si adattasse ai miei gusti. Ma in fondo è un funerale, mia nonna di
certo non uscirà dalla barra, accusandomi di indossare un abito orrendo.
***
La cerimonia è stato uno schifo. Ho pianto per tutto il
tempo, cercando di mascherare le lacrime dietro ad un paio di occhiali da sole.
Mary, Delia e Claire sono stata molto più espansive di me, lasciandosi
trasportare dall’emozione. Hanno strillato, sbraitato e fatto abbracciare dai
rispettivi mariti, escluso Delia ovviamente. Lei non è né fidanzata né sposata,
siamo le due zitelle della famiglia Swan. Allergiche ai matrimoni o qualsiasi
cosa che rispecchia minimamente questo vincolo. Io personalmente odio dovermi
sottomettere ai voleri del sesso maschile, mi basta guardare Claire e Mary per
rabbrividire. Loro sono il classico modello di casalinghe perfette, ma
disperate.
Hanno tre marmocchi a testa, uno più petulante dell’altro e
non mi stupirei se entro il prossimo hanno una delle due uscirà nuovamente
incinta e chiamerà il pargolo Justina, come la nonna, o Justin, variante al
maschile. Sono fatte così, non posso farci nulla.
Mi muovo con passo lento verso il salotto dove riunita c’è
mezza popolazione di Forks. La maggior parte di loro supera la sessantina,
tutti vecchi amici di mia nonna. Credo che molto presto la raggiungeranno,
perché disperarsi così tanto? Non è il momento di fare sarcasmo, lo so da me,
ma cerco di superare questa tragica giornata sfornando battute senza senso e
tremendamente tristi, che non farebbero ridere neanche un cavallo.
«Isabella, piccolina, come stai?» la vocetta timorosa di zia
Adele mi da su i nervi. Mi ha sempre odiato, fin da piccola. Secondo lei a
sedici anni Tom, il mio primo ragazzo, faceva parte di una setta satanica. Tom
non faceva parte di nessuna setta satanica, ma di una band di metallari. C’è
una bella differenza, ma né lei né nonna lo hanno mai capito. Fortuna che ho
lasciato Tom due mesi dopo, mi ero stufata di vedere zia Adele e nonna Justina
farsi il segno della croce ogni volta che entrava in casa nostra.
«Sto bene», sussurro.
«E dov’è Max? l’ultima volta vi ho visto sembravate molto
felici insieme». Tipico di zia Adele impicciarsi della mia vita sentimentale.
«Io e Max ci siamo lasciati», scandisco lentamente, sperando
di sviare l’argomento.
«Mmh…».
«Adesso vado a dare una mano a Delia con il buffet ci
vediamo dopo, zia Adele», le do un bacio sulla guancia e fuggo letteralmente
dal salotto.
Passano due ore e finalmente la casa inizia a svuotarsi. Gli
amici di nonna cominciano a dileguarsi, non prima di averci rinnovato le loro
condoglianze. Solo una persona rimane, l’avvocato di famiglia Richard Rot. Rot ha
sempre amministrato i nostri affari, o per meglio dire quello che ne rimane. Nonna
di certo non era ricca, ma aveva qualche quotazione in borsa della quale non ci
aveva mai fatto parola. Solo ogni tanto ci diceva : Mie care bambine, un giorno
mi ringrazierete. Non ho mai capito il senso di quella frase.
«Volevo aspettare la fine della cerimonia prima di parlarvi
del testamento di vostra nonna».
Rot si accomoda sulla poltroncina arancione di fronte a noi.
Noi quattro siamo sedute sul divano e aspettiamo di udire
con trepidazione le ultime volontà di nonna.
«Su parli, non mi faccia crepare nell’ansia», Mary e la sua
cafonaggine non hanno eguali.
Delia ridacchia, mentre Claire l’ammonisce con un’occhiataccia.
Io rimango in silenzio.
«Questo è il testamento – tira fuori dalla sua valigetta una
cartella – Vostra nonna ha pensato a tutte e quattro, in particolar modo a
Isabella e a Delia», mi rivolge uno sguardo compassionevole.
Ehi! Perché
mi guarda così?
«Allora? Legga, su!», questa è la mia voce, alterata.
Rot si schiarisce la gola e tira fuori dalla cartellina un
foglio.
«Una cosa alla volta. Partiamo da questo».
Mary sbuffa, sono fermamente convinta che entro due secondi lo
manderà a quel paese.
“Mie care bambine, se state leggendo questa
lettera un motivo c’è: sono morta. Sono convinta che passeranno anni prima che
voi quattro verrete a conoscenza delle mie ultime volontà. La famiglia Swan è
famosa per la sua longevità, ma tagliamo corto ai convenevoli.
A te
Mary, mia cara mascalzona impulsiva lascio la casa di famiglia e cinquantamila
dollari. Spero che ne farai buon uso per te e i tuoi bambini. Vedi di non far
toccare neanche un centesimo a quello zoticone di tuo marito.
Claire,
sei la più saggia delle quattro e quindi ho deciso di donarti ogni mia singola collezione
di francobolli. Ricordo ancora come brillavano i tuoi occhi da piccola quando
mi aiutavi ad attaccarli nei rispettivi quadri. Spero per te che non ne
venderai neanche uno, valgono una fortuna. Inoltre, anche a te, lascio
cinquantamila dollari, sperando che anche tu sia abbastanza responsabile da non
farli toccare da tuo marito.”
Sgrano gli occhi, cinquanta mila dollari? Com’è possibile? Nonna non aveva tutti quei soldi!
«Sta scherzando? Mia nonna non era così ricca!». Mary è
incazzata, non crede alla lettera dell’avvocato, pensa che sia uno scherzo.
Rot si intimorisce. «Assolutamente no, sua nonna aveva delle
piccole quotazioni in borsa. Vostro nonno Charlie una volta tornato dalla
guerra aveva investito quel poco di denaro, il resta è stato usato per
costruire questa casa. Negli anni le quotazioni sono salite e i vostri nonni hanno
incrementato un piccolo tesoro», risponde risoluto.
«Oddio…perché non ha mai detto niente?» domanda Claire
sconvolta, coprendosi il viso con le mani.
«Incredibile, si è comportata da stronza anche dopo morta!»
mormora Delia, incredula.
Io sto zitta e cerco di contenere i miei sentimenti. Sono ancora
indecisa se scoppiare a piangere o a ridere. Nonna è sempre stata capace di
stupirci e continua tutt’ora a farlo. Incredibile.
È sempre la solita.
«Bene, passiamo a questa lettera – tira fuori una busta
gialla –, è indirizzata a Delia e Isabella».
Mi agito sul posto, tentando di contenere l’agitazione.
Delia sembra tranquilla e accavalla le gambe, con fare
annoiato.
“Ed ora
eccomi a voi Delia e Isabella. Siete sempre state le più irresponsabili. Solo
al ricordo di tutti i ragazzi che avete portato in questa casa, uno peggio dell’altro,
rabbrividisco…Mentre scrivo questa lettera tu Delia esci con un tipo di nome
Alex, fa il benzinaio non so neanche io dove, e mi si stringe il cuore ogni
volta che vi vedo. So che meriti di più, ma tendi a scegliere la feccia del
genere maschile.
Isabella,
tu sei messa peggio di Delia. Mi spiego: quei pochi ragazzi che hai portato a
casa mi hanno fatto storcere il naso sin dall’inizio. Ricordo ancora quel Tom,
il ragazzo satanico, Gesù, menomale lo hai lasciato perdere…Per non parlare di
Max, il professore di lettere più vecchio di te di dieci anni! Cara Isabella,
quando capirai che meriti di più?
Ho
deciso che a te e a Delia non lascerò nulla, almeno che non ve lo guadagnerete
con la lealtà e la sincerità.
C’è un
milione di dollari. Sono certa che Claire e Mary non se la prenderanno a male,
loro non hanno bisogno di soldi, in fondo sono fortunate : hanno una casa, dei
bambini e, per quanto io odio i loro rispettivi mariti, anche l’amore. Voi due
invece, mie care ragazze, da sempre siete state le sfigate per eccellenza, le
zitelle della famiglia Swan. Volete o no sfatare questo mito?
Avete
un anno di tempo per conquistarvi il milione di dollari. Chi troverà l’amore,
badate bene, l’amore vero e puro, senza secondi fini, riceverà la sua parte d’eredità.
So quanto amiate le sfide e sono certa che non vi tirerete indietro.
Con affetto,
la vostra nonna Justina.”
«Che cosa? Non è possibile!» balzo in piedi, indignata.
Delia mi fiancheggia e assieme guardiamo con astio Rot.
«Non ve la dovete prendere con me, sono le volontà di vostra
nonna!» si giustifica.
«Per intenderci: devo trovare l’amore vero entro un anno o non riceverò neanche un centesimo? Dove sono
capitata, in un libro della Kinsella!».
Rot si alza in piedi, mette all’interno della sua valigetta
i documenti. «Questo è quanto. Avete un anno di tempo».
«Chi non le dice che ci sposeremo con il primo che capita?»,
è la domanda di Delia.
Ha ragione, potremmo uscire da quella casa e recarci insieme
ad uno sconosciuto in una cappella di Las Vegas e sposarci. La prima che firmerebbe
le pratiche del matrimonio, si prenderebbe tutti i soldi.
«Mi dispiace deludervi, ma vostra nonna ha pensato proprio a
tutto. Dovete prima avere una frequentazione alle spalle con l’uomo che
sceglierete come vostro marito, ed io sarò il supervisore. Lavoro all’ufficio immigrazioni,
sapete quante coppie si sono esclusivamente sposate per la cittadinanza
americana? Tante, ed io lo sempre scoperte e rispedite nei rispettivi paesi».
Un sorriso furbo increspa le sue labbra e capisco
immediatamente che Rot è intelligente, più di quanto pensassi.
Se ne va così, lasciandoci da sole, immerse nei nostri
pensieri.
È Mary la prima a parlare. «Porca puttana, nonna questa
volta ha superato se stessa».
_______
Allora,
questa storia è nata per caso. Spero sul serio che non ci sia una storia simile
xD È da circa un anno che risiede dentro ad una cartella del pc. Ho voluto
tirarla fuori adesso, perché sono pronta a continuarla. È una storia abbastanza
leggera, senza nessuna pretesa e spero che vi piacerà comunque : ) Unica nota
negativa: la storia vedrà il suo corso verso la fine di settembre. Per adesso
devo concludere un’altra storia e portarne avanti altre, ma a fine settembre
questa arriverà sulle pagine di Efp, purtroppo per voi U_U
Nel
frattempo, però, potete lasciare la vostra opinione, se volete :D Così mi
renderò conto se l’idea piace o meno.
Un
bacio!