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Autore: Meredhit89    29/08/2011    9 recensioni
"Avete un anno di tempo per conquistarvi il milione di dollari. Chi troverà l’amore, badate bene, l’amore vero e puro, senza secondi fini, riceverà la sua parte d’eredità. So quanto amiate le sfide e sono certa che non vi tirerete indietro.
Con affetto, la vostra nonna Justina.”
«Che cosa? Non è possibile!» balzo in piedi, indignata.
Delia mi fiancheggia e assieme guardiamo con astio Rot.
«Non ve la dovete prendere con me, sono le volontà di vostra nonna!» si giustifica.
«Per intenderci: devo trovare l’amore vero entro un anno o non riceverò neanche un centesimo? Dove sono capitata, in un libro della Kinsella!».
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il testamento.

 

Prologo

 

 

Attraverso il giardino di nonna, stando attenta a non calpestare i suoi amati fiori.

Oh.

Ma che schiocca.

È morta da oltre ventiquattro ore e, ancora, mi ostino a parlare di lei al presente.

Questa mattina Claire mi ha chiesto di venire prima, per preparare il buffet per il dopo funerale.

Ho fatto come mi ha ordinato, sono venuta prima e mi sono subita ore e ore davanti ai fornelli.

La cosa assurda di tutto questo è che nonna non assaggerà quella merdata che ho cucinato. Non potrà neanche offendermi per aver cotto troppo la pasta, e non si strozzerà con le patate al forno troppo secche. Di solito, odiava la mia cucina. Diceva che come cuoca facevo pena…non potevo darle torto. Ma siccome le sue amate nipotine sono occupate in altro, tipo cercare di infilare la scarpa destra nel piede giusto, lasciano l’ingrato compito a me.

«Hai finito con questa torta, è orrenda!». L’urlo isterico di Mary mi fa riprendere dal momento di profonda trance. Alzo gli occhi sulla torta che stavo tentando di decorare prima che i pensieri mi portassero in un'altra dimensione. Eppure dovevo aggiungere solo i fiori di marzapane bianchi, come c’era scritto sul retro, ma ho combinato un disastro.

«Ma che diamine hai combinato! Si è tutto spappolato!»

È fuori di testa, isterica e mezza matta. Mary è la più grande di noi quattro nipotine. E’ sposata, ha tre bambine e vive a due passi da casa di nonna.

Raccontare la sua infanzia, come quella mia di Mary, Claire e Delia sarebbe troppo complicato. Siamo cresciute tutte e quattro insieme, quasi da sempre. I genitori di tutte e tre sono sempre stati molto affiatati, andavano assieme a party, feste di capodanno, vacanze in isole sperdute. E insieme, purtroppo, hanno trovato la morte. Qualcuno la vede come una stramba macabra ironia.

«Ehi, non è colpa mia», tento di giustificarmi, ma i suoi occhi mandano saette in ogni angolazione.

«Sei un’incapace. Nonna aveva ragione, come cuoca fai pietà».

Non me la prendo, è scossa per la morte di nonna, evito di dirgliene quattro e sbuffando continuo ad attaccare i fiorellini di marzapane. Che stupida idea questa della torta. Perché nessuno prende mai in considerazione la mia opinione? Fin da piccola mi hanno sempre trattato come l’ultima ruota del carro. La scema, la nanetta che non è buona a concludere nulla.

«Ancora su questo maledetto dolce, Isabella dimmi una cosa, ma dove stai col cervello?». La voce che mi riprende è di Delia. È una maniaca della perfezione, per lei è fuori posto anche una nuvola in cielo.

Cerco di trattenere la rabbia e continuo a fare quello che stavo facendo cinque secondi prima che le isteriche mi rompessero le palle. Le evito, faccio finta di essere sorda e finisco di decorare la torta. Una volta terminata le do uno sguardo critico, ma maschero bene la mia delusione nel notare che il dolce non assomiglia minimamente a quello del libro di cucina. Non voglio dare a entrambe la soddisfazione di ammettere che ho combinato un disastro epocale.

«Vado in bagno» pronuncio, lisciando le pieghe invisibile del mio tubino nero. L’ho comprato questa mattina, nel mio armadio non ci sono molti vestiti, l’unica cosa a me disponibile sono una valanga di Jeans e camicette a quadri, ho dovuto fare una fatica immane per trovare qualcosa di nero che si adattasse ai miei gusti. Ma in fondo è un funerale, mia nonna di certo non uscirà dalla barra, accusandomi di indossare un abito orrendo.

***

La cerimonia è stato uno schifo. Ho pianto per tutto il tempo, cercando di mascherare le lacrime dietro ad un paio di occhiali da sole.

Mary, Delia e Claire sono stata molto più espansive di me, lasciandosi trasportare dall’emozione. Hanno strillato, sbraitato e fatto abbracciare dai rispettivi mariti, escluso Delia ovviamente. Lei non è né fidanzata né sposata, siamo le due zitelle della famiglia Swan. Allergiche ai matrimoni o qualsiasi cosa che rispecchia minimamente questo vincolo. Io personalmente odio dovermi sottomettere ai voleri del sesso maschile, mi basta guardare Claire e Mary per rabbrividire. Loro sono il classico modello di casalinghe perfette, ma disperate.

Hanno tre marmocchi a testa, uno più petulante dell’altro e non mi stupirei se entro il prossimo hanno una delle due uscirà nuovamente incinta e chiamerà il pargolo Justina, come la nonna, o Justin, variante al maschile. Sono fatte così, non posso farci nulla.

Mi muovo con passo lento verso il salotto dove riunita c’è mezza popolazione di Forks. La maggior parte di loro supera la sessantina, tutti vecchi amici di mia nonna. Credo che molto presto la raggiungeranno, perché disperarsi così tanto? Non è il momento di fare sarcasmo, lo so da me, ma cerco di superare questa tragica giornata sfornando battute senza senso e tremendamente tristi, che non farebbero ridere neanche un cavallo.

«Isabella, piccolina, come stai?» la vocetta timorosa di zia Adele mi da su i nervi. Mi ha sempre odiato, fin da piccola. Secondo lei a sedici anni Tom, il mio primo ragazzo, faceva parte di una setta satanica. Tom non faceva parte di nessuna setta satanica, ma di una band di metallari. C’è una bella differenza, ma né lei né nonna lo hanno mai capito. Fortuna che ho lasciato Tom due mesi dopo, mi ero stufata di vedere zia Adele e nonna Justina farsi il segno della croce ogni volta che entrava in casa nostra.

«Sto bene», sussurro.

«E dov’è Max? l’ultima volta vi ho visto sembravate molto felici insieme». Tipico di zia Adele impicciarsi della mia vita sentimentale.

«Io e Max ci siamo lasciati», scandisco lentamente, sperando di sviare l’argomento.

«Mmh…».

«Adesso vado a dare una mano a Delia con il buffet ci vediamo dopo, zia Adele», le do un bacio sulla guancia e fuggo letteralmente dal salotto.

Passano due ore e finalmente la casa inizia a svuotarsi. Gli amici di nonna cominciano a dileguarsi, non prima di averci rinnovato le loro condoglianze. Solo una persona rimane, l’avvocato di famiglia Richard Rot. Rot ha sempre amministrato i nostri affari, o per meglio dire quello che ne rimane. Nonna di certo non era ricca, ma aveva qualche quotazione in borsa della quale non ci aveva mai fatto parola. Solo ogni tanto ci diceva : Mie care bambine, un giorno mi ringrazierete. Non ho mai capito il senso di quella frase.

«Volevo aspettare la fine della cerimonia prima di parlarvi del testamento di vostra nonna».

Rot si accomoda sulla poltroncina arancione di fronte a noi.

Noi quattro siamo sedute sul divano e aspettiamo di udire con trepidazione le ultime volontà di nonna.

«Su parli, non mi faccia crepare nell’ansia», Mary e la sua cafonaggine non hanno eguali.

Delia ridacchia, mentre Claire l’ammonisce con un’occhiataccia. Io rimango in silenzio.

«Questo è il testamento – tira fuori dalla sua valigetta una cartella – Vostra nonna ha pensato a tutte e quattro, in particolar modo a Isabella e a Delia», mi rivolge uno sguardo compassionevole.

Ehi! Perché mi guarda così?

«Allora? Legga, su!», questa è la mia voce, alterata.

Rot si schiarisce la gola e tira fuori dalla cartellina un foglio.

«Una cosa alla volta. Partiamo da questo».

Mary sbuffa, sono fermamente convinta che entro due secondi lo manderà a quel paese.

“Mie care bambine, se state leggendo questa lettera un motivo c’è: sono morta. Sono convinta che passeranno anni prima che voi quattro verrete a conoscenza delle mie ultime volontà. La famiglia Swan è famosa per la sua longevità, ma tagliamo corto ai convenevoli.

A te Mary, mia cara mascalzona impulsiva lascio la casa di famiglia e cinquantamila dollari. Spero che ne farai buon uso per te e i tuoi bambini. Vedi di non far toccare neanche un centesimo a quello zoticone di tuo marito.

Claire, sei la più saggia delle quattro e quindi ho deciso di donarti ogni mia singola collezione di francobolli. Ricordo ancora come brillavano i tuoi occhi da piccola quando mi aiutavi ad attaccarli nei rispettivi quadri. Spero per te che non ne venderai neanche uno, valgono una fortuna. Inoltre, anche a te, lascio cinquantamila dollari, sperando che anche tu sia abbastanza responsabile da non farli toccare da tuo marito.”

Sgrano gli occhi, cinquanta mila dollari? Com’è possibile? Nonna non aveva tutti quei soldi!

«Sta scherzando? Mia nonna non era così ricca!». Mary è incazzata, non crede alla lettera dell’avvocato, pensa che sia uno scherzo.

Rot si intimorisce. «Assolutamente no, sua nonna aveva delle piccole quotazioni in borsa. Vostro nonno Charlie una volta tornato dalla guerra aveva investito quel poco di denaro, il resta è stato usato per costruire questa casa. Negli anni le quotazioni sono salite e i vostri nonni hanno incrementato un piccolo tesoro», risponde risoluto.

«Oddio…perché non ha mai detto niente?» domanda Claire sconvolta, coprendosi il viso con le mani.

«Incredibile, si è comportata da stronza anche dopo morta!» mormora Delia, incredula.

Io sto zitta e cerco di contenere i miei sentimenti. Sono ancora indecisa se scoppiare a piangere o a ridere. Nonna è sempre stata capace di stupirci e continua tutt’ora a farlo. Incredibile.

È sempre la solita.

«Bene, passiamo a questa lettera – tira fuori una busta gialla –, è indirizzata a Delia e Isabella».

Mi agito sul posto, tentando di contenere l’agitazione.

Delia sembra tranquilla e accavalla le gambe, con fare annoiato.

“Ed ora eccomi a voi Delia e Isabella. Siete sempre state le più irresponsabili. Solo al ricordo di tutti i ragazzi che avete portato in questa casa, uno peggio dell’altro, rabbrividisco…Mentre scrivo questa lettera tu Delia esci con un tipo di nome Alex, fa il benzinaio non so neanche io dove, e mi si stringe il cuore ogni volta che vi vedo. So che meriti di più, ma tendi a scegliere la feccia del genere maschile.

Isabella, tu sei messa peggio di Delia. Mi spiego: quei pochi ragazzi che hai portato a casa mi hanno fatto storcere il naso sin dall’inizio. Ricordo ancora quel Tom, il ragazzo satanico, Gesù, menomale lo hai lasciato perdere…Per non parlare di Max, il professore di lettere più vecchio di te di dieci anni! Cara Isabella, quando capirai che meriti di più?

Ho deciso che a te e a Delia non lascerò nulla, almeno che non ve lo guadagnerete con la lealtà e la sincerità.

C’è un milione di dollari. Sono certa che Claire e Mary non se la prenderanno a male, loro non hanno bisogno di soldi, in fondo sono fortunate : hanno una casa, dei bambini e, per quanto io odio i loro rispettivi mariti, anche l’amore. Voi due invece, mie care ragazze, da sempre siete state le sfigate per eccellenza, le zitelle della famiglia Swan. Volete o no sfatare questo mito?

Avete un anno di tempo per conquistarvi il milione di dollari. Chi troverà l’amore, badate bene, l’amore vero e puro, senza secondi fini, riceverà la sua parte d’eredità. So quanto amiate le sfide e sono certa che non vi tirerete indietro.

Con affetto, la vostra nonna Justina.”

 

«Che cosa? Non è possibile!» balzo in piedi, indignata.

Delia mi fiancheggia e assieme guardiamo con astio Rot.

«Non ve la dovete prendere con me, sono le volontà di vostra nonna!» si giustifica.

«Per intenderci: devo trovare l’amore vero entro un anno o non riceverò neanche un centesimo? Dove sono capitata, in un libro della Kinsella!».

Rot si alza in piedi, mette all’interno della sua valigetta i documenti. «Questo è quanto. Avete un anno di tempo».

«Chi non le dice che ci sposeremo con il primo che capita?», è la domanda di Delia.

Ha ragione, potremmo uscire da quella casa e recarci insieme ad uno sconosciuto in una cappella di Las Vegas e sposarci. La prima che firmerebbe le pratiche del matrimonio, si prenderebbe tutti i soldi.

«Mi dispiace deludervi, ma vostra nonna ha pensato proprio a tutto. Dovete prima avere una frequentazione alle spalle con l’uomo che sceglierete come vostro marito, ed io sarò il supervisore. Lavoro all’ufficio immigrazioni, sapete quante coppie si sono esclusivamente sposate per la cittadinanza americana? Tante, ed io lo sempre scoperte e rispedite nei rispettivi paesi».

Un sorriso furbo increspa le sue labbra e capisco immediatamente che Rot è intelligente, più di quanto pensassi.

Se ne va così, lasciandoci da sole, immerse nei nostri pensieri.

È Mary la prima a parlare. «Porca puttana, nonna questa volta ha superato se stessa».

 

_______

 

Allora, questa storia è nata per caso. Spero sul serio che non ci sia una storia simile xD È da circa un anno che risiede dentro ad una cartella del pc. Ho voluto tirarla fuori adesso, perché sono pronta a continuarla. È una storia abbastanza leggera, senza nessuna pretesa e spero che vi piacerà comunque : ) Unica nota negativa: la storia vedrà il suo corso verso la fine di settembre. Per adesso devo concludere un’altra storia e portarne avanti altre, ma a fine settembre questa arriverà sulle pagine di Efp, purtroppo per voi U_U

Nel frattempo, però, potete lasciare la vostra opinione, se volete :D Così mi renderò conto se l’idea piace o meno.

Un bacio!

 

 

   
 
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