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Autore: Circe_laMaga    30/08/2011    2 recensioni
Otto anni che non vedevo la mia famiglia: perché loro erano la mia famiglia.
Tante cose erano cambiate, nessuno era rimasto lo stesso. Vedevo il dolore nei loro visi. Tante domande affollavano il loro volto.
"Issa, perché?" Ecco cosa mi chiedevano tutti.
Mi sentivo più viva con loro, ma... il mio ritorno avrebbe svegliato i fantasmi del passato?
Una storia senza pretese, inventata così di getto.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 I:

Avevo riesumato quell'album di fotografie dopo ben otto anni. Era stato il regalo di maturità dei miei migliori amici; loro sapevano quanto per me valessero certi ricordi.
Nelle prime pagine c'erano solo mie foto: io che facevo facce buffe, che facevo smorfie, che leggevo o studiavo, che giocavo con il mio Ipad; passando dalla Issa quattordicenne, alla Issa diciottenne si ripercorreva la mia adolescenza. Piano piano che sfogliavo, trovavo le foto con i miei migliori amici, i miei compagni di classe, che tra l'altro mi odiavano, mia madre, persino il mio gatto. Mi mancavano tutti terribilmente.
 
Avevo messo l'ultima maglietta del mio comò nel trolley turchese. Anche la terza valigia era pronta. Avevo paura, come ogni istante della mia patetica vita. Ero cambiata in otto anni, ero diventata una donna. Una donna che si era rimboccata le maniche, questo si. Dipendeva dai punti di vista. Secondo me, ero stata coraggiosa, sicuro, per gli altri, ero stata una codarda a fuggire così. Una codarda, come sempre. Una codarda, come erano soliti ripetermi tutti.
Chiamai Corinna, la domestica dell'enorme villa appartente a Marco, mio marito da ormai due anni. Trascinò le tre enormi valigie nella Jeep che mi aveva regalato Marco, che andarono ad prendere lo spazio non ancora occupato dalle valigie di mio figlio.
Scesi in salotto e trovai mio figlio spaparanzato sul divano che guardava i Simpsons con aria assente.
"Alan, sei pronto?" chiesi, destando la sua attenzione.
"Si, mamy. Andiamo di già?" chiese lui, guardandomi con quei suoi occhietti azzurri.
"Prima salutiamo Marco." dissi seria.
Lui si alzò svogliatamente dal divano, venendomi incontro e porgendomi la sua piccola mano. Ci dirigemmo verso lo studio, dove Marco era al pc.
Quando aprii la porta, lui alzò lo sguardo e ci guardò interrogativo.
"Partite già?" disse con la sua voce profonda. Aveva una quindicina di anni in più rispetto a me. Iniziava già a perdere qualche capello e la sua barba incolta iniziava a diventare brizzolata.
"Si, ti siamo venuti a salutare!" dissi, guardandolo fredda.
"Su campione, vienimi a dare un abbraccio!" parlò, rivolgendosi a mio figlio.
Alan si diresse verso di lui, lo abbracciò distaccato e gli disse un "ciao" banale.
Io non mi avvicinai, mi faceva schifo quell'uomo. Appena tre giorni prima lo avevo visto nel nostro letto con la segretaria messa a pecorina. Come avevo fatto a sposarlo? La vocina della mia testa mi ricordo due parole: 'Sicurezza economica'. Già, speravo di dare un futuro migliore a mio figlio, con quel matrimonio.
"Ti faccio poi sapere per quanto ci fermiamo, va bene?" dissi.
Lui annui e ci augurò buon viaggio. Presi per la mano mio figlio e uscii da quella enorme villa, diretta, dopo otto anni, dalla mia famiglia.
 
Mio figlio si era addormentato. Andare in macchina lo rilassava, come d'altronde succedeva a me.
Alan, l'unica mia felicità. Quel bambino che avevo odiato finchè non lo avevo preso per la prima volta in braccio e avevo notato quegli occhi azzurri. Da quel 11 marzo di sette anni fa, avevo fatto di Alan la mia ragione di vita.
Lui mi dava sicurezza. Lui era una certezza. Lui mi aveva trasformato in una donna, lui rappresentava la mia prima scelta coraggiosa. Lui mi dimostrava che tutte le rinuncie che avevo fatto non erano state vane. Un suo sorriso mi trasmetteva allegria, una sua domanda mi faceva riflettere. Lui era mio figlio e questo mi bastava. Io avevo solo lui.
Era un bambino bellissimo, anche se detto dalla madre può sembrare di parte. Aveva capelli biondi riccioluti, la carnagione chiarissima e due penetranti occhi azzurri. Era già alto per la sua età ed era snello. Di certo, caratterialmente, non aveva preso da me, oltre al sarcasmo pungente. Certe volte, mio figlio era proprio stronzo.
La strada era tranquilla, per adesso tutto procedeva al meglio.
Avevo affittato un appartamento, così da poter avere la nostra intimità. La via la conoscevo a memoria, infatti la casa si trovava vicino alla mia vecchia scuola.
 
L’appartamento non era grandissimo, aveva una camera, un salone con divano letto e un cucinino stretto.
Mio figlio si riaddormentò all’istante e io presi in mano il cellulare, scrivendo un unico messaggio indirizzato a tutti.
[Sono di nuovo qua. Mi siete mancati molto, se volete dall’ultima volta che vi ho scritto, non avete cambiato idea e volete rivedermi, rispondete a ‘sto squallido messaggio.]
Destinatari: Roby; Selina; Kiara; Stefan;
 
Fissai il cellulare per una buona mezz’ora, con la paura che i miei migliori amici non mi volessero vedere. Mi tranquillizzai quando la prima risposta arrivò. 




Eccomi di nuovo. Il primo capitolo, un po' l'introduzione. Si poteva capire dal prologo che lei era incinta. Eccoci qua otto anni dopo, che ritorna nella sua vecchia vita portandosi dietro una personcina: Alan.
Lasciate anche solo un piccolo commento, così provo a fare in modo di migliorare.
Accetto anche un "Ma muori, che schifo!"
P.S Sto cercando di migliorare la grammatica.
  
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