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Autore: Elle Douglas    30/08/2011    2 recensioni
A chi non è mai capitato di sognare? A me sì, tante e tante di quelle volte, ma questa volta è diverso, ho immaginato la mia storia con il mio attore preferito, colui che da due anni è entrato nella mia vita con uno dei suoi splendidi sorrisi, di chi sto parlando? Ma di lui: Robert Pattinson!
Ho immaginato un’incontro a Montepulciano e da lì si è sviluppata tutta la storia.
“Cosa succede se una ragazza come tante, un giorno riuscisse a realizzare il suo sogno e a realizzare una vita su quello?" Come sarebbe una vita insieme al suo idolo? Ho provato a immaginare ed ecco cosa ne è uscito... spero vi possa piacere a magari perché no? Anche emozionare!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Ed ecco sfornato un altro bel capitoletto per la mia storiella.
Questo mi soddisfa un po' più del precedente.
Comunque mi piacerebbe leggere le vostre opinioni a riguardo, come sempre.
Ora vi lascio augurandovi una buona lettura.

Baci..



 

“Hai preso tutto?”, chiesi per l’ennesima volta a Rob che era intento a caricare le ultime valigie in macchina prima di andarcene.
I due mesi insieme ai miei erano stati fantastici, ma anche faticosi e stressanti con tutti quei paparazzi che ormai avevano iniziato ad abitare le mie giornate senza Rob. Me l’aveva detto.
Era vero, verissimo. Stare con lui non era facile, specie in quelle condizioni di Grande fratello perenne.
E io tra l’altro odiavo il Grande fratello!
A ogni passo, ogni movimento qualcuno scattava foto, da lì nascevano storie su storie, uno qui a controllare me ad ogni mia uscita, che fossi con o senza trucco , che fossi con o senza qualcuno poco importava, e qualcun altro a controllare Rob facendo nascere vive e funesti gelosie in me.
Come la volta in cui sul set arrivò a trovarlo Camille, la sua amica Camille Belle, della quale mi irritava anche solo il nome e la gelosia? Beh arrivò alle stelle!
Lui non mi aveva detto nulla di quella visita per non ridestare in me alcun movimento funesto e conclusioni affrettate, ma ad informarmi c’erano stati i paparazzi con le loro foto della coppietta felice e sorridente che fuoriusciva da un pub del luogo a farmi andare davvero fuori di matto per l’ennesima volta con Rob, che cercava di spiegarmi le cose in tutti i modi.
E di nuovo dovetti scusarmi.
E poi con quei paparazzi intorno non riuscivo a stare calma, più cercavo di farlo e più tale situazione mi irritava terribilmente.
Chi cavolo ero io? Kristen Stewart, Ashley Greene o Nikki Reed per caso.. maledizione!
La cosa mi dava ancora più ai nervi nel ripensarci.
Più volte Kris mi aveva dato qualche consiglio riguardo a quegli impiccioni, ma non riuscivo ad ignorarli come mi premettevo di fare in realtà.
Andavo sempre più in escandescenza, anche se non lo davo a notare.
Una volta ce ne fu uno che mi segui persino in un camerino di un negozio e la cosa fece andare su tutte le furie Rob, che non tollerava un simile comportamento nei confronti di una sua.. ehm.. amica.
Inoltre la nostra relazione era stata messa a dura prova durante la lontananza, scatenando piccoli litigi e gelosie da entrambi.
In modo più accentuato da parte mia, comunque. Come sempre.
E poi a dir la verità quei due mesi senza il mio Rob non avevano fatto altro che darmi il colpo di grazia.
Mi mancava in maniera terribile e sentirlo per telefono o per Skype non mi bastava più, e infatti dopo averlo rivisto a sorpresa davanti ai miei occhi dopo quell’esilio durato due mesi, aveva scatenato in me una gioia pazzesca tanto che mi scaraventai addosso facendolo cadere.
Le nostre labbra s’incontrano ancor prima dei nostri sguardi e fu un bacio al di fuori di me e di lui, fuori dalla normalità.
Era pieno di passione e fervore e il che mi mandò in estasi profonda, mandando in fuoco definitivamente il mio cuore malato, quando dopo tanto tempo le sue mani tornarono ad afferrare i miei fianchi con decisione.
Mia madre aveva accettato la mia scelta, da sempre, da quando Rob era entrato a far parte della mia vita, anche se ogni volta il distacco era comunque difficile anche per lei, lo potevo vedere distintamente attraverso i suoi occhi verdi.
“Mamma, non ti devi preoccupare!”, continuavo a ripetere come un ebete cercando di non piangere. “Ritorno presto, insomma, non sto mica morendo!”, feci sarcastica per risollevarle il morale. “Ora andremo per un paio di settimane a Los Angeles, a casa di Rob, e tu lo sai che puoi venirci a trovare quando vuoi”, ribadii cercando fintamente di persuaderla. “E poi ritorno qui, promesso!”.
Speravo non lo facesse, almeno che non venisse al momento. Ne sarebbe stata capace, credo!
Anche Giorgia si era presentata quel giorno creando davanti casa un corteo di gente non indifferente insieme ad alcune fan insistenti.
L’amica delle mie giornate tra un paparazzo e l’altro, quella che mi aveva tenuto compagnia per tutto quel tempo riportandomi alla luce quando non avevo alcuna voglia di farlo. Era lì, di fronte a me a braccia incrociate immersa in chissà quali pensieri dopo aver dato una bella occhiata a Rob con tanto di occhi in formato cuoricino. L’avevo subito ammonita con uno sguardo degno di Victoria in Eclipse: assassino.
La mia migliore amica c’era anche stavolta.
L’abbracciai forte mentre le mie lacrime non accennavano a smettere nemmeno per un secondo.
Erano un fiume in piena. Rob, appoggiato alla macchina mi guardava incoraggiante. Roba da svenimento assicurato.
Ma come faceva diamine?
Anche in una situazione così banale a scatenarmi un fuoco dentro con un semplice gesto? Era una cosa che non riuscivo ancora a spiegarmi.
Menomale che non c’erano paparazzi in giro, quel giorno non gli avrei sopportati.
Intanto un messaggio fece squillare il mio telefono facendomi trasalire. Avevo dimenticato di averlo in tasca.
“Ciao sis, mi dispiace non essere lì con te oggi, magari per conoscere anche Rob! XD
Avrei tanto voluto abbracciarti e salutarti come si deve, ma purtroppo non posso!
Sei già partita? Come procede il viaggio? Tutto bene?
Avvisami quando arrivi, ci tengo..
Un bacione sis, ti voglio un mondo di bene! <3”
Era Roby, la mia Roby.
La ragazza che avevo conosciuto durante il periodo di vacanze tramite quel social network a cui mi ero iscritta: facebook.
Eravamo subito entrate in sintonia, anche se non mi ero presentata con il mio vero nome.
Sarebbe stato un delirio: frecciatine, insulti, mi sarebbero bastate ad abbassarmi l’autostima più di quanto già non fosse.
Lo immaginavo.
Intanto avevo voglia di conoscere gente nuova, era per questo che mi ero iscritta sotto consiglio della mia Giò.
Le persone mi avrebbero conosciuto per ciò che ero, e non per chi stavo e mi bastava questo.
Il mio nome non avrebbe destato alcun sospetto dato che molte Twilighters lo usavano.
Vanessa Cullen.
Sarei passata inosservata, come una twilighter innamorata totalmente e incondizionatamente di quella favola chiamata Twilight. Nulla di più.
Mi sarebbe piaciuto Robert dal punto di vista di una fan, la quale ero ovviamente, ma in modo un po’ più distaccato almeno così avrei dovuto far credere.
Avrei dovuto far finta di non aver mai sfiorato la sua pelle, di non aver mai visto i suoi occhi azzurri da vicino, di non aver mai unito le mie labbra alle sue e avrei dovuto sorbirmi ogni “Oh mio Dio, com’è bono! Oh mio Dio, com’è bello!”.
Ci avevo faticato, sul serio, nonostante il tutto mi desse tremendamente fastidio.
E poi avevo incontrato lei, colei che da un paio di mesi era diventata per me come una sorella.
Avevamo un sacco di cose in comune e ci eravamo conosciute grazie alla passione per Twilight e per Robert, nonostante lei non sapesse chi fossi in realtà, almeno fino a un po’ di tempo prima.
Avevamo molti gusti in comune, oltre alla saga ed era piacevole chiacchierare con lei anche se da dietro uno schermo e senza averla mai vista da vicino.
Non credevo potesse nascere un amicizia simile sul web.
Non l’avevo mai provato sulla mia pelle prima di quella esperienza, ma iniziai a volerle bene pur non conoscendola e imparai a conoscerla per ciò che era realmente, così come lei fece con me, scopri la bella persona che era interiormente e arrivai a fidarmi di lei completamente tanto da confidarle il mio segreto.
All’inizio non mi prese sul serio, credeva stessi scherzando, reazione abbastanza comprensibile credo e dovetti scendere a varie prove per farle capire che dicevo sul serio, infine le mandai una foto autografata da Rob sotto mia richiesta con il suo nome e una dedica tutta per lei.
Ed ecco svelato il mio segreto.
Rob indicò l’orologio impaziente sempre cercando di non disturbarmi venne verso di me.
“L’aereo parte tra due ore, dobbiamo andare se non vogliamo perdere il volo”, mi sussurrò all’orecchio facendomi rizzare i capelli sulla nuca.
Sbiascicai un sì affaticato e lui sorrise tornando alla vecchia postazione, vicino la macchina.
Salutai di nuovo tutti e mi fiondai sul sedile, lanciando la borsa sui sedili posteriori e cercando di non guardarmi indietro, sarebbe stato ancora più tragica la cosa .
Per tutto il viaggio verso Lamezia non fece altro che guardarmi e sorridere e io di guardarlo, arrossire violentemente e abbassare lo sguardo come se non l’avessi mai visto prima di allora.
Ero completamente degenerata!
“Che hai?”, chiesi sforzandomi di restare sveglia nonostante l’ondeggiare dell’auto sull’asfalto mi inducesse a fare il contrario.
“E’ impossibile come tu sia ancora innamorata di me in questo modo!”. Aveva gli occhi fissi sulla strada e sorrideva. “Sembra tanto che ti sei appena riinnamorata di me: sorridi, arrossisci e abbassi lo sguardo come le prime volte in cui ci incontrammo..”, dedusse.
“Io mi innamoro nuovamente di te ogni volta che ti vedo, e quando si ci mette la lontananza è ancora peggio!”, ammisi smielata.
Era sempre così ogni volta che lo rivedevo dopo tanto tempo, cioè lo ero già di mio, ma la mancanza incideva parecchio facendomi sembrare davvero una bambina alla sua prima cotta.
Dovevo sembrargli stupida. Tanto stupida. Mi passai una mano tra i capelli nervosa e irritata dal mio comportamento.
“Anch’io ti amo come se fosse sempre la prima volta.. sempre”. Ammise regalandomi uno dei suoi sguardi spassionati e poggiando la sua mano sulla mia e incrociandola a sé in un unione indissolubile. Il contatto con la sua pelle mi fece venire i brividi. Lui mi accarezzò con il palmo e sciolse la presa dirigendosi verso l’interruttore dell’aria condizionata credendo che avessi freddo. La ripresi violentemente e la saldai bene nella mia mano per evitare ogni altra scappatella.
“Avevo dimenticato questo particolare”.
“Significa che sono rimasta lontano da te troppo a lungo allora”.
“Esattamente! Quindi ora ci mettiamo sotto con le ripetizioni, non vorrei arrivare impreparato all’esame!”, rispose ammiccando mentre io lo guardavo interrogativa.
“Quale…?”
“Il matrimonio”, rispose intuendo la mia domanda sciocca e con un sorrisone che mi fermò il cuore.
“Eh già..” risposi non trovando altre parole visto che il tutto mi si era impastato in bocca con salivazione zero.
Lui mi guardò torvo alla vista della mia reazione.
“Sempre che tu voglia sposarmi un giorno..”, chiese con un filo di paura nella voce da una mia eventuale risposta negativa.
Vedere quando lui teneva a me in quel modo mi fece sentire terribilmente piccola e insignificante.
Era incredibile quanto mi amasse mentre io non riuscivo a capirlo e a volte mi mettevo a dubitare anche di lui, come potevo?
Scoppiai a piangere costringendo Rob a fermarsi in una stazione di servizio poco lontana.
Prima che iniziasse a parlare lo zitti mettendogli un dito sulle labbra.
“Non pensare male”. Premessi. “Sto piangendo di gioia. Ogni volta che ti sento parlare, ti vedo guardarmi con quello sguardo che regali solo a me e sento le tue carezze sulla mia pelle mi sento un po’ in colpa”.
Aggrottò le sopraciglia non capendo ciò che stavo dicendo mentre mi carezzava dolcemente la mano che era ancora legata alla mia.
“Ogni volta dubito di te. Dubito del tuo amore, di quanto tu tenga a me e solo ora mi accorgo di quanto in realtà mi sbagli! Ti attacco senza motivo e senza darti possibilità di spiegare a volte quando vedo alcune tue foto con altre ragazze perché penso subito a qualcosa di male”, ammisi tutto d’un fiato. “Mi dispiace!”. Lo guardai negli occhi e mi ci persi completamente.
Lui mi guardava, semplicemente, con un sorriso enorme e amorevole.
Poi con una mano si diresse al mio viso asciugando con un dito una lacrima che stava fuggendo al mio controllo.
Il mio cuore sobbalzò.
“Amore..”, iniziò “Non devi sentirti in colpa. E’ normale essere gelosi, anche io lo sono, anche se non vado in escandescenza come te certo, ma è un modo per farmi capire che ci tieni a me. A volte esageri, è vero, su questo non posso darti torto”, disse alzando le mani in difesa. Sorrisi. “Ma ti amo anche per questo e non puoi farci nulla. E poi diciamoci la verità sei più bella quando sei gelosa!”, disse sfiorandomi il naso con la punta di un dito.
“Ti amo”, sussurrai arrossendo, sempre come una scema.
“Anch’io, e non sai quanto”. Detto questo mi schioccò un bacio spassionato uno di quelli a respiro mozzato da cui non riuscii a staccarmi molto facilmente e nemmeno lui a quanto pare dato che continuava a rimanere aggrappato a me.
Fu una faticaccia staccarsi da lui e da quelle labbra morbide che si muovevano in sincrono con le mie, e con quel “Dobbiamo andare..”, detto da me per giunta mi congedai dalle sue labbra e dal suo abbraccio.
Mi abbandonai al dolce dormire pochi minuti dopo che l’aereo si alzò da terra, stanca per l’alzataccia della mattina precedente, e appoggiai dolcemente la mia testa sulla spalla di Rob che non faceva altro che coccolarmi con una carezza dietro l’altra aiutandomi a conciliare il sonno, e al diavolo i guardoni se c’erano. Non avevo avuto il tempo di guardare, si sarebbero gustati la scena e arrivederci, non avevo alcuna voglia di staccarmi da lui, avrei chiesto a Rob poi..  Avevo chiamato mia madre, come promesso, appena arrivata all’aeroporto prima di partire, prima di spegnere il cellulare e gettarlo in borsa insieme alle altre cose.
Mi persi tutto il panorama del viaggio, e non mi accorsi nemmeno delle ore che passarono dato che a me sembrò di arrivare dopo dieci minuti.
Cosa che non era assolutamente da me, tranne quando mi sentivo tranquilla.
E in quel caso Rob era la mia tranquillità, il mio rifugio felice oltre la quale andare e sentirmi bene per davvero.
Mi svegliò dolcemente tra un sussurro e l’altro poco prima di atterrare con quella voce pari a una cucchiaiata di Nutella.
“Amore, siamo quasi arrivati..” seguito da un bacio sulla fronte.
Strizzai gli occhi e notai di essere nella stessa posizione di quando mi ero addormentata, ero ancora aggrappata al braccio di Rob come ad un ancora. Mi ci levai subito. Ma non per la gente. Non me ne fregava granché, ma con la paura di avergli indolenzito il braccio.
“Scusami”, biascicai spostandomi e stirandomi i muscoli tutti indolenziti in quello spazio ristretto e con la luce abbagliante del sole che mi colpiva gli occhi e mi costringeva a richiuderli a causa della troppa luce. Eravamo partiti che era giorno, e qui era ancora giorno.
Era come rivivere lo stesso giorno due volte.
Rob vedendomi odiare il sole mi passò i suoi Ray Ban che accettai ben volentieri e che mi misi al volo.
“Perché mi hai chiesto scusa?”, chiese passandomeli.
Lo guardai aggrottando le sopracciglia ancora assonnata non ricordando un bel niente.
“Ehm.. per averti indolenzito il braccio credo. Ti ci ho dormito sopra per tutto il tempo”.
“Tutto bene. Non ti devi preoccupare sono ancora vivo”.
Sorrisi ancora mezza assonnata non capendo quasi un cavolo delle parole che sentivo, che era ancora vivo glielo avevo letto nelle labbra mentre lo vedevo massaggiarsi indolenzito l’arto sinistro.
Mi aggiustai meglio sulla poltrona e legai i capelli in coda mentre da fuori il finestrino vedevo il panorama abbassarsi.
Non avevo visto nemmeno una nuvola circondata d’azzurro oggi ma non me ne curavo particolarmente.
L’aeroporto di LAX era vicino.
“Ci ha visti qualcuno?”, chiesi tra uno sbadiglio e un altro coperta dalla mano.
“Tranne, tutta la fila centrale, e cinque ragazze sulla fila destra nessuno ha dato peso alla cosa”. Disse rallegrato quasi, prendendomi con il braccio indolenzito una mano nella sua e alzandola mentre giocherellava con il mio bracciale solleticandomi il polso.
All’arrivo a Los Angeles ci fu un casino assurdo, uno di quelli che non riscontravo da mesi ormai e da cui mi ero persino disabituata.
Ne fui abbastanza infastidita e Rob non era da meno.
Paparazzi che con i loro attrezzi infernali in mano, ci venivano dietro mentre io appena sveglia non ci capivo proprio niente, sentivo solo qualcuno dal davanti che mi trascinava dietro di se con una mano e poi cingendomi i fianchi dato che restavo sempre indietro.
Prendemmo i bagagli e a passi veloci arrivammo all’auto di Rob posteggiata lì davanti con dentro Sam ad aspettarci.
“E che cazzo sempre in mezzo alle scatole stanno!”, sbottò quello irritato nel sol vederli.
“Benvenuto nella mia vita Sam”. Ironizzò sarcastico Rob entrando in macchina.
“E se sapevo che era così da me che ti mollavo..”, fece quello facendo retromarcia mentre Rob gli diede un finto pugno sul braccio. “Come vorrei metterne qualcuno sotto!”.
“Si così ci arrestano tutti e tre”, intervenni io strattonando i miei poveri capelli.
Risero di gusto da quel mio intervento improvviso.
Rob mi mise una mano intorno alla spalla invogliandomi ad entrare tra le sue braccia, non me lo feci ripetere due volte e mi avvinghiai a lui come un polipo.
La mia mano poggiava sul suo petto mentre la mia gamba si era attorcigliata sulle sue gambe mentre lui le carezzava dolcemente.
Gli diedi un bacio nell’incavo del collo, profumava di menta e di lavanda, odori che su di lui si espandevano benissimo, per poi poggiare ad occhi chiusi la mia testa sulla sua spalla ormai mia vittima in tutti i sensi.
Lui ricambiò baciandomi i capelli e carezzandomi il braccio.
“Allora quanto dista questa casa che hai comprato Rob?”, chiesi in preda di nuovo a Morfeo.
“Un po’, ma la vista è magnifica.. sono sicuro che ti piacerà”.
“Se è come te di sicuro”, pronunciai in maniera ormai indistinta.
Sentii le loro ultime risate e tra un mio “Smettetela” e “Ora vi fracasso” non sentii più nulla di nulla a riguardo.
Ero troppo stanca per occuparmene e non dormivo dal giorno precedente e così cullata dal movimento dell’auto, mio solito sonnifero anche quand’ero bambina, e cullata dalle braccia di Rob abbandonai i miei sensi e iniziai a sognare.

   
 
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