Ecco a voi il
5° capitolo,
leggermente più lungo dei precedenti, yattaaaaaa.
Spero che vi
piaccia. Scusate la
fretta, ma per l’appunto ho fretta XD!
SPERO IN TANTI
COMMENTI.
RINGRAZIO MinexX
PER
AVER COMMENTATO IL PRECEDENTE CAPITOLO
E
OVVIAMENTE LA MIA BIDDUNA ADORATA FENDRIKA_UCHIHA E TUTTI COLORO CHE
HANNO
ANCHE SOLO LETTO.
BUONA
LETTURAAAAAAAAA ^o^!
Birth by sleep
CAPITOLO 5
- Ciel-kun, cos’è in realtà l’odio? –
- Eh! Che domanda è questa? Perché così all’improvviso poi … -
- Scusa. Dimentica. –
- E’ strana Anthea-san. Sembra stanca. E’ un comportamento bizzarro per quelli come noi. –
- Già. Ero solo sovrappensiero. Non preoccuparti Ciel-kun. Andiamo! –
- Mn –
Le due figure dai mantelli coprenti si destreggiavano abilmente e con grazia fra le cime degli alberi.
La foresta era un intreccio armonioso di pace, odori, suoni e colori. La foresta non sembrava essere stata ancora toccata dalla confusione e rumore della brutale guerra. L’ultimo luogo di serenità rimasto incorrotto in quella landa di dolore e odio.
- Quanto tempo manca prima che anche qui giungano le ossute ombre delle dita della morte? – il sussurro che lasciò le labbra piene e rosse della figura di nome Anthea era pensoso e sommesso, inudibile a orecchie umane, ma c’è da dire che le orecchie del suo compagno più giovane non lo erano.
Questo si fermò, spingendo ad arrestare pure la ragazza, si girò scrutandola attentamente. Ciel cercava di analizzare la compagna, specchiandosi negli occhi della giovane donna.
Tremò nel scoprire un’infinità di emozioni che vi albergavano. Non era per niente una buona cosa. Quelli come loro non avevano … anzi, non potevano permettersi di mostrare tali debolezze, quali i sentimenti. Per cosa poi? Un paio di uomini morti per mano di loro stessi.
Gli uomini muoiono.
Gli uomini uccidono.
Gli uomini tradiscono.
Una voce corresse automaticamente l’ultimo dei suoi giudizi.
Tutti tradiscono.
Quel pensiero gli fece ritornare in mente dolorosi ricordi, insieme a dolorose promesse spezzate.
Ciel aveva imparato a sue spese che non bisogna fidarsi di nessuno.
Non si fidava di nessuno, nemmeno della persona che ora stava fissando severo. Ciò che lo legava a rimanere accanto alla ragazza castana era solo …
gratitudine. Almeno, era iniziata così …
Aveva giurato sul suo onore che l’avrebbe seguita fino al giorno in cui avrebbe ripagato il suo debito. Poi però i giorni divennero settimane. Le settimane divennero mesi e i mesi divennero anni. Videro il loro mondo toccare il massimo della sua gloria per poi affondare con estrema velocità. Colpa di capi deboli ed egoisti. Rimasero insieme, solo perché erano soli, così decisero che era più conveniente rimanere soli insieme. Con il tempo la glaciale corazza che si era faticosamente costruito intorno fu scalfita dal suo caldo persistere, nonostante la loro natura non umana, e dopo quell’evento lei per lui divenne …
- Ciel-kun, andiamo – pronunciò la castana figura, rimettendosi il cappuccio, per nascondersi – intuì Ciel - , per poi sorpassarlo elegantemente non prima di posargli una leggera carezza su una guancia.
Ciel per quanto oramai vantasse una profonda conoscenza con Anthea, sapeva che c’era un qualcosa che gli veniva nascosto. Qualcosa di così orribile e doloroso che forse era troppo per essere rivelato. Cercò in tutti i modi meno invasivi che conosceva di scoprire il tormento della compagna, ma questa gli sfuggiva sempre, ma non si sarebbe arreso, perché per lui, lei, era … tutto ciò che gli rimaneva.
Due figure volteggiavano eleganti fra le cime degli alberi. Ognuno perso nei propri pensieri. Chiedendosi quanto ancora mancasse alla terribile burrasca.
Poi una scossa pietrificò su un ramo la giovane castana. Questa si voltò indietro ma non vide niente e nessuno che le possa aver provocato quei brividi, così si girò affiancando di nuovo il tredicenne, suo compare.
Un ragazzo dalla sbarazzina chioma dorata e dagli intensi e puri occhi azzurri si muoveva agile fra gli alberi, accanto a lui un uomo dalla postura muscolosa e dalla carnagione scura, il contenitore dell’Hachiby.
- Ehi Kill- Bee ci stiamo avvicinando ai campi di battaglia. Stai pronto a qualsiasi tipo di attacco. I Zentsu bianchi sono capaci di tutto. – pronunciò Naruto sull’attenti.
- Non c’è bisogno di tanta premura
Al qui presente ci pensa la natura, yeaaaaahh –
Naruto si schiacciò una mano sulla faccia per la pessima rima, maledicendo la fissa del suo compagno per il rap.
- Forza Polipone! I nostri amici ci aspettano! – aumentarono l’andatura già di per se veloce, ma d’un tratto delle scosse percorsero le spina dorsale del biondo contenitore del Kiuby, fermandolo all’istante.
Si voltò alla ricerca della possibile causa di ciò, ma non trovò nulla. Tornò all’affiancare il jinjiurikin, suo compare
Due persone diverse e lontane,
in quel momento, si vennero a incontrare.
Lo stesso pensiero andò nella mente ad attraversare.
“ Sta per arrivare un brutto temporale. Come potremmo resistergli? ”
Da tutt’altra parte, la sottile sagoma di Nemesi fissava uno specchio d’acqua che nulla rifletteva. Vuoto. Vuoto come i suoi occhi. Vuota come la sua anima.
- La tempesta arriverà, arriverà, arriverà …
Tutti quanti sorprenderà, my fair lady –
Cantava
il demone del male,
che
niente ancora poteva fare.
Sfiorava
lo specchio argentato,
rimembrando
un passato ormai andato.
I ricordi
di un tempo perduto,
fatto
di sangue e da un amore mietuto.
E canta
la sua inquieta canzone,
sognando
la sua vendetta con grande fervore.
Sogghignava
il demone del male,
che
ancora nulla poteva fare.
Tuttavia,
presto, la sua tempesta avrebbe tuonato
e infine
tutto sarebbe cessato.
_
continua _
SPERO VI SIA PIACIUTO. VI RINGRAZIO IN ANTICIPO PER LA VOSTRA PASIENZA E PER SEGUIRE QUESTA MIA MODESTA LONG-FIC.
ALLA
PROSSIMAAAAA!