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Autore: Kiki May    31/08/2011    2 recensioni
Storia AU, ambientata nell’Inghilterra dei nostri giorni. Buffy Summers è candidata a sindaco di Londra e trova sostegno in un gruppo di fidati collaboratori. Ben presto la donna dovrà fare i conti col passato e con William, compagno del suo defunto mentore Giles.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Angel, Buffy Anne Summers, Un po' tutti, William Spike
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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17.









Prima di congedarsi dall’hotel dove si svolgeva una conferenza stampa dedicata alla campagna elettorale, Lindsey decise di chiamare Buffy per sentire come stava. Interruppe la telefonata al secondo squillo, arrabbiato per la sua stessa idea imbarazzante e ingenua. Optò per una chiamata a Fred, che in quel momento doveva trovarsi nella segreteria della sede centrale. Ottenne l’informazione desiderata: Buffy era tornata in ufficio a prendere qualche documento.



“Permesso?”
“Avanti.” Mormorò la candidata, accantonando gli articoli di giornale che aveva preso a visionare.
Lindsey sorrideva all’ingresso della stanza.
“Accomodati pure.” Disse lei, senza intonazione. Portò una mano al ciondolo che indossava e lo strinse, roteandolo. “Sei qui per aggiornarmi?”
“Più o meno. Non è stato detto granché, a parte le solite stronzate …”
“Solite stronzate? Lascia giudicare a me l’importanza di quello che è stato discusso alla conferenza. C’erano i membri del corpo di polizia, non è così? Sono tutti schierati con Wilkins?”
“No, non tutti. Uno dei dirigenti andrà in pensione tra qualche giorno. Molti pensano che questo potrebbe condizionare pesantemente l’orientamento del corpo di polizia nelle prossime elezioni, ma io sono di parere contrario. Del resto conosciamo il nome del sostituto.”
“Tu lo conosci.” Puntualizzò Buffy.
Lindsey alzò le braccia in segno di resa.
“Gunn,” rispose. “Charles Gunn. Giovane e promettente allievo del vecchio sergente Porter. Un uomo nuovo, veramente.”
“Ci complimenteremo col signor Gunn.”
Il campaign manager ridusse gli occhi chiari a due fessure.
Scrutò Buffy, truccata e bella, col solito chignon ed una maglia nera che la rendeva ancora più sensuale. Venne preso da una botta di rimorso a tradimento.
“Non credi che dovremmo parlare, adesso?”
La candidata sollevò le sopracciglia.
“Sì?” chiese, fintamente indifferente.
“So che avevamo detto che –“
“… Che ci saremmo comportati da persone adulte. È quello che stiamo facendo, giusto? Tu sei venuto qui esclusivamente per darmi gli aggiornamenti ed io ti ho ascoltato con calma, senza scagliarti contro anatemi biblici. Sono una donna matura, Lindsey. So gestire una notte di sesso con un collega.”
“Volevo solo che sapessi …” iniziò lui, interrompendosi immediatamente. “Volevo che sapessi che non sono fuggito.”
L’espressione di Buffy tradì finalmente un certo risentimento, una debolezza abilmente nascosta sotto strati di orgoglio e noncuranza.
“Farebbe qualche differenza?” domandò, controllando il tono di voce più acuto del solito. “Ti ho già detto che i quindici anni li ho superati da un tempo e so gestire una situazione come la nostra.”
“E che situazione sarebbe?”
La candidata roteò gli occhi, ammutolita.
Fece per alzarsi ma Lindsey le afferrò un polso, veloce.
“Mi dispiace.” Sussurrò, sincero.
Buffy si indurì di riflesso.
“Non fa niente. Ora scusami, sono stanca.”



Liam raggiunse casa di William solo dopo le dieci.
La conferenza stampa era stata più noiosa, lunga e snervante del previsto. Aveva dovuto fermarsi a chiacchierare con ufficiali che avevano pubblicamente riso di lui a tempi della dipendenza dall’alcool. Aveva gestito le relazioni in modo brillante, da manuale.
Si sentiva esausto.
“Sono così stanco …” sospirò, entrando in casa di Will che lo aiutava a togliere il cappotto.
“Lo vedo.” Disse lo scultore, baciandolo.
Un profumo delizioso si diffondeva dalla cucina all’ingresso.
“Hai fatto della zuppa di pesce?”
“Non ti piace?”
“Al contrario, la adoro.” Mormorò Liam, assaggiando nuovamente le labbra dell’amante.
Si diresse in bagno, a darsi una rinfrescata, e raggiunse William che stava apparecchiando nel salone centrale.
“C’è un po’ vento, altrimenti andremmo in veranda. Non voglio mangiare zuppa e sabbia! Quando farà più caldo potremo metterci lì, però. L’estate si avvicina.”
“Assieme al ventuno giugno.”
“Giornata difficile?”
“Diciamo che ho incontrato persone che avrei voluto non incontrare.” Rispose il manager, portando in tavola una bottiglia di vino e dell’acqua naturale.
La cena con William fu veramente piacevole, familiare.
Liam riuscì a parlare abbastanza per i suoi standard, a rispolverare qualche ricordo del passato non troppo doloroso. Venne ascoltato con attenzione e divertimento.
“Mi aiuti a sparecchiare?”
“Certamente.” Rispose il manager, alzandosi di scatto.
William lo fermò, ridendo.
“Non all’istante, sai? Possiamo stare un po’ così, se vuoi.”
Liam tornò a sedersi, rosso di vergogna.
“Potresti dormire qui.” Propose William, serio.
“Tu lo vorresti, ti piacerebbe?”
“Te lo sto proponendo, quindi mi piacerebbe decisamente. Inoltre è tardissimo e tutti questi viaggi ti stancano. Potresti fermarti a dormire qui e ripartire domattina.”
Liam esitò.
“Sì.” Rispose, infine.
L’amante sorrise compiaciuto, sorseggiando vino.
“Mi sento solo delle volte.” Sussurrò, seducente. Si alzò e raggiunse Liam. Lo baciò, sedendosi sulle sue ginocchia. “Potresti tenermi compagnia …”
“Quindi è questa la ragione della tua offerta generosa?”
William ghignò, divertito.
“Mi hai sgamato.”
Liam gli carezzò il volto con grande dolcezza e prese a mordere le sue labbra, ad indugiare con le dita sul cavallo dei pantaloni. Sentì William gemere.
“Sparecchiamo dopo, vuoi? Andiamo di là …”
Si fece strada nella villa che conosceva alla perfezione ormai.
Accese la luce in camera da letto.
“Mi sei mancato.” Mormorò, premendo William contro una parete.
Lui sorrise.
“Non sei troppo stanco per questo?”
Liam non rispose. Lo spinse contro il letto e gli strappò di dosso la maglia che indossava. Si tolse la giacca e la camicia, lasciandosi carezzare le spalle ampie.
“Mi piace il tuo tatuaggio …”
“Davvero, Will?”
“Quando l’hai fatto e cosa significa?”
Liam si lasciò spogliare, stendendosi tra le lenzuola profumate.
“Non conosco il significato … ero giovane e mi piaceva molto il disegno. In seguito non ho mai approfondito, forse perché non mi interessava. È stato solo un modo per distinguermi quando avevo poco più di vent’anni. Ti annoio a raccontarti queste sciocchezze?”
William rise.
“Smettila di essere tanto insicuro! Non vedi che voglio stare con te?”
Liam trattenne il fiato, stupito dall’ammissione così diretta.
Sentì una presa implacabile che gli serrava i polsi e lo costringeva ad aggrapparsi alla testiera del letto.
“Will …” chiamò, eccitato.
“Ti fidi di me?”
“Cosa?”
“Ti fidi di me?” chiese lo scultore, sventolando la cravatta dell’amante.
Liam annuì e si lasciò immobilizzare le mani senza opporre alcuna resistenza.
Chiuse gli occhi quando sentì la bocca di William che, lenta, scendeva sul suo torace, leccando ogni centimetro di pelle al suo passaggio.
Trattenne il fiato.
“Sei così fottutamente bello, Liam …”
Il manager ansimò, inarcando la schiena.
Sentì le dita di William che lo percorrevano frenetiche, abbandonandosi alla passione.





 





  
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