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Autore: kamy    31/08/2011    1 recensioni
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Piccoli e teneri (si fa per dire) - serie'
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Cap.15 I due Vegeta III° parte

Cap.15 I due Vegeta III° parte

Per poi allontanarsi e andarsi a sedere in una collinetta poco più in là. Pareva dovesse solo fissare il cielo. Il ragazzo, decisamente, ignorò l'ordine. Rimase lì. Non per spiarlo, ma osservandolo soltanto, come se stesse cercando di risolvere il mistero della creazione dell'Universo. Una goccia cadde in terra silenziosa. Una, dopo l'altra, si trasformo in pochissimo tempo in uno scrosciare continuo. Cadeva come se il cielo stesso stesse dando il suo meglio. Un leggero sorriso increspò il volto del ragazzo. Si allontanò dalla finestra, come a dichiarare a chi li guardava che lo spettacolo era finito. Appena abbastanza lontano, sollevò il capo, lasciando che la pioggia lo bagnasse, scorrendo come quelle lacrime che il suo orgoglio non avrebbe mai versato. Non lo sapeva, ma anche il padre anni addietro aveva compiuto quel gesto. Il principe dei saiyan sorrise.

"Lo sai perché piove? Sonnambulo". Lo prese in giro.

"Piove quando qualcuno che non può piangere desidera uno sfogo"fu la risposta, serissima, del ragazzo. Ovviamente conosceva i fenomeni che scatenavano la pioggia, ma quella versione la preferiva di gran lunga. Vegeta ghignò appena e il ragazzo proseguì.

"Da sollievo a molti"rispose.

"Forse non quanto un pianto vero, anche se non posso saperlo, ma comunque sollievo". Che strano, non avrebbe mai pensato di fare certi discorsi.

"Non tutte le lacrime ti liberano"commentò Vegeta senior.

"Invece questa pioggia mi illude ci possa essere redenzione per chi non la merita. Dopo uno scontro, la pioggia lava sempre il sangue". Aggiunse, il più grande, respirando piano.

"Non lo leva dalle mani di chi ha ucciso". Sussurrò il minore.

Il padre fece una smorfia. Parlando ebbe la voce roca: “Uccidere è come lanciare un sasso in un lago. Apparentemente l'acqua poi si cheta e i cerchi in essa svaniscono, ma ormai quel sasso rimane lì. Non lo toglierai, ma parlandone forse, lo vedrai per quello che è realmente"commentò il principe dei saiyan.

“Tu non me ne hai mai parlato papà”sussurrò il figlio chinando il capo.

“Nemmeno tu”commentò il genitore, dimostrandogli che sapeva delle perdite di controllo del figlio, anche se la cosa gli doleva paradossalmente. Il ragazzo lo guardò intensamente, era un argomento delicato che non aveva mai trattato e sinceramente non era sicuro di riuscire e sapeva che anche il genitore non sapeva se negarsi per la propria salvaguardia o esporsi per il bene del giovane. Alla fine il senior si decise a paròare-

"Ufficialmente la prima volta fu un animale. Mi lasciarono da solo, nel deserto di Vegeta-sei. La conosci la procedura per i primogeniti della casata reale. Era un lupo e, guarda la fortuna, un lupo sacro. Portai la zanna a mio padre, ma in realtà nonostante quello che dicevano, non fu quella la prima volta”sussurrò con aria cupa.

Il principe dei saiyan riprese fiato, era complicato.

"La prima volta che ho ucciso avevo circa due anni"lo disse con calma, quasi per cercare di alleggerire l'atmosfera. Aveva capito che per il padre era difficile. L'uomo adulto sorrise amaramente. Aveva la stessa età, ma per motivi diversi. Si chiese se continuare, facendo passo passo con il giovane, non sapeva. In fondo si era sempre tenuto tutto dentro.

"La prima volta era una giornata uggiosa, erano rare su Vegeta-sei, avevamo ben due soli. Mio padre entrò nella mia gabbia dorata e mi portò con sé. Chissà che mi aspettavo"sputò amaramente.

"Mi condusse alla prigioni e mi mostrò una giovane donna dai tratti stupendi". Respirò, cercando di trovare il coraggio.

“Ti chiese di ucciderlo”sussurrò il giovane, sua madre gli aveva detto spesso che suo nonno era un tipo spregevole di nascosto al padre. Non che Vegeta senior ne parlasse persino con l’azzurra, ma la donna si era fatta un’idea dalle poche che erano sfuggite al marito.

Il più grande annuì lentamente.

“Ed io obbedii, per ammirazione, per affetto, perché non avevo altra scelta, o per orgoglio. Fatto sta che mi chiesi: "La colpa è uguale se obbedisci a un ordine?”. Rimasi lì, seduto accanto al corpo non so per quante ore.

Non era ancora la mia prima battaglia, fu facile, un colpo e via. Ebbi modo di riflettere…"commentò. Soppesando o meno se concludere.

Il ragazzo era in silenzio e aspettava paziente, ascoltando ogni parola. Non pretendeva certo che il padre andasse avanti se non voleva, ma restava comunque in silenzio, per fargli capire che lui non l'avrebbe di certo giudicato. Vegeta gliene fu grato.

"Non ho idea di cosa stessi aspettando, ricordo solo che allora indossavo una battle-suit bianca e più il tempo passava, più diventava rossa, assumendo il colore di quel sangue. Fino a che arrivò mia madre. Non ricordo bene come ci finimmo, mi ricordo solo che mi fece il bagno. Ne mio ultimo ricordo ero in silenzio e lei che inutilmente tentava di consolarmi, non a parole, solo con la presenza, pettinandomi i capelli. Ricordo solo l'acqua intorno a me, ma non erano le mie lacrime, nemmeno era pioggia, solo l’acqua nella vasca"concluse strofinando la punta di un dito con un altro. Era ufficiale, si sentiva un emerito idiota.

“Io e Trunks ci eravamo nascosti nella navicella. La facemmo partire, mio fratello scese per avvertire Mirai, senza sapere che quella si sarebbe alzata lasciandolo a terra. Il fratellone non giunse in tempo, mi sono sentito abbandonato sul pianeta in cui sono finito. Mi sono sentito come se tutti si fossero scordati di me" disse all'improvviso Veg. Aveva promesso anni prima che non lo avrebbe mai detto al genitore, ma sarebbe rimasto un segreto con suo padre. Vegeta non lo guardò direttamente, ma si fece attento. Sospese ogni giudizio, ogni pensiero, ascoltando semplicemente.

"Puoi tranquillamente commentare"lo invitò invece il figlio.

Vegeta si schiarì la gola. Quando era diventata così secca non lo ricordava, forse semplicemente non se n'era accorto.

"Non ti dirò buono, cattivo, giusto, sbagliato. Persino Kakaroth, che tutti definiscono il bene, ha ucciso la persona che più amava al mondo e a tutt'oggi lo sento gridare la , nei sogni. Il bene e il male dipendono dagli occhi di chi le rende tali…". Iniziò Vegeta. Lui sapeva invece che l’amico dell’altro saiyan era come il suo, solo che lo celava meglio, ma erano più identici di quanto la gente potesse anche solo capire.

"Ti dirò solo di non diventare mai uno stupido, come me. Uccidere non porta a niente, né soddisfazione, né appagamento. Il sangue non spezza le tue catene, ma ti soffoca. Ti chiedo solo una cosa…”. Era difficile fare una richiesta, non era un ordine, ma nemmeno una supplica, ma non faceva parte nemmeno dei consigli.

"Dimmi"lo invitò, pacatamente il figlio. Cercava di renderla più facile, anche se per lui era complicato.

"Pensa sempre che al suo posto potresti esserci tu"concluse. Non poteva chiedergli di non uccidere o di raggirare il suo orgoglio con codardia. Anche se gli doleva dire quelle parole, in fondo Goku si divertiva semplicemente a massacrare il nemico umiliandolo invece di rompergli l’osso del collo, forse si poteva arrivare a un compromesso come quello. Il ragazzo ci pensò un po' su, poi annuì.

"Non lo faccio spesso, infatti"ammise Jr.

"Mi è capitato raramente, solo quando raggiungo il limite. Aggiunse, sua madre non avrebbe gradito scoprirlo.

"Bene, ora fai quello che vuoi. Io ci vado veramente a letto"concluse Vegeta, smettendo di fissare con intensità un pezzetto di cielo. Più che altro quelle frasi, gli erano costate più di una  di allenamenti.

"Buona notte"lo salutò il figlio. Lui avrebbe continuato ad allenarsi, gli si leggeva in faccia.

"Gioventù"commentò Vegeta sorridendo.

Il figlio fece una smorfia.

“Non mi hai mai fatto vedere dove tu e Goku vi siete sfidati la prima volta”. Si impuntò il minore e da bravo figlio curioso, continuò finché il padre non si fu convinto.

“Però dopo andiamo a letto”. Lo ammonì per poi condurcelo in volo, Jr. aveva un ghigno soddisfatto lungo venti metri.

Il deserto di notte era sicuramente più suggestivo.

“Tua madre mi ucciderà per colpa tua una di queste volte”si lamentò l’uomo atterrando seguito a ruoto da Jr. che si guardava intorno interessato.

“Mi dici come ti hanno battuto? Che imbroglio hanno usato?”fu la domanda del giovane. Fu ben strano che Veget non gli urlasse come minimo addosso o attaccasse solo per averlo detto. Dal canto suo il figlio si aspettava anche di peggio.

"Tu combatti e io te lo dico"lo sfidò invece il senior mettendosi in posizione di combattimento.

"Volentieri". Veg sorrise, sapeva che il sangue saiyan del padre non avrebbe potuto rifiutarsi dal combattere proprio in quel luogo.

Lo scontro si rivelò interessante. Il genitore gli mostrò una serie di trucchi e di astuzie da usare in combattimento. Niente di sleale, ma di quelle regole che solo con l'esperienza si potevano acquisire. Con un po’ di furbizia riusciva a mettere in confusione l'avversario, evitando o attaccando in modi insoliti. Quando Veg cominciò a seguire quel medesimo ritmo, inventandosi nuove combinazioni, lo scontro cambiò. Vegeta iniziò ad ammantarsi della notte stessa, come se fosse la sua dimora naturale. Divenne invisibile e silenzioso. Un assassino perfetto e imprevedibile, un mercenario cresciuto nello spazio tanto da rendere l'ombra la sua realtà.

Ci vollero due ore piene prima che Veg potesse iniziare a muoversi veramente in quel nuovo elemento, come un pesce che impara a camminare, ma ci riesce diventando anfibio. Il principe dei saiyan lo guidava come si guiderebbe un cieco, coprendolo con il suo stesso manto di tenebra. Alla fine, fu l'adulto a interrompere.

"Per questa  basta"disse semplicemente, riapparendo.

"Va bene". Veg annuì, mentre i suoi occhi danzavano eccitati da tutte quelle nuove scoperte.  Se fosse stato per lui, non avrebbe mai smesso.

L'alba quasi li scoprì colpevoli, ma rientrarono prima che Bulma li scoprisse fuori.

To be continued...

  
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