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Autore: _Luna_    01/09/2011    6 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Il principe Caspian! Non riuscivo a sopportare l'idea che Susan lo abbandonasse per sempre, così ho voluto dare una seconda opportunità a questa coppia! Spero vi piaccia :3
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caspian, Edmund Pevensie, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lo sferragliare del treno si fece ancora più assordante così il gruppetto si allontanò dai binari in attesa che il rumore cessasse. La stazione era ancora affollatissima nonostante fossero le otto e mezza di sera ed era difficile camminare tra la gente scontrosa che camminava concitata.
A nessuno di loro dava fastidio l’odore acre che c’era nella stazione, un odore che penetrava nelle radici e ti inquinava anche il cuore stesso.
Loro però erano ormai abituati a quello sferragliare, quella gente, quella puzza. Le loro erano azioni continue, uguali, monotone.
Ogni mattina prendevano il treno per andare a scuola, ascoltavano con falso interesse la lezione e ritornavano a casa con il treno delle otto e mezza. Sempre uguale, non cambiava nulla. Uno dei quattro gettò uno sguardo alla parete davanti a lui, come se si aspettasse qualche miracolo. Ma non avvenne nulla.
Il treno si fermò per far salire i passeggeri e tutto riprese come al solito, in silenzio.
Solo la più piccola ogni tanto osservava il fratello maggiore per tentare di fare conversazione non ottenendo alcun risultato. I suoi occhi ritornarono a fissare il vuoto e si perse per tutto il viaggio in un mondo immaginario. Infine però il fratello più grande non sopportò più quel silenzio.
« Allora…com’è andata oggi? » quella frase era un fiore in inverno: nostalgico, fragile, inutile soprattutto inaspettato.
Infatti venne accolto con un’espressione accigliata di Susan, l’indifferenza di Edmund. Solo Lucy lo guardò con occhi pieni di ringraziamento e fu l’unica a rispondere alla domanda, dicendo che la professoressa le aveva assegnato un compito difficile ma era riuscita a prendere un bel voto « Brava Lu! A me invece il professore di inglese mi ha detto che sto migliorando! Speriamo bene… o non passerò l’anno se non recuperò! » I due fratelli erano un mondo a parte: parlarono di un ragazzino che piaceva a Lucy, di una professoressa arcigna che aveva bacchettato Peter e di altri problemi di scuola del genere. Quando finalmente arrivarono alla stazione di casa non smisero di parlare, anzi, divennero delle vere e proprie pettegole. Susan ed Edmund, invece, camminarono con lo sguardo basso senza partecipare alla discussione di Lucy e Peter. Fu esattamente all’angolo di St. Bray Avnue che Edmund non li poté più tollerare.
« Smettetela! Non vi sopporto più! Cosa sono tutti questi futili problemi paragonati a quelli di….» si fermò appena in tempo prima di nominare il nome innominabile. Erano passati circa tre mesi dal loro addio al regno: tre mesi di monotonia, di dannata monotonia.
Per circa un mese nessuno dei quattro era riuscito ad accettare il loro ritorno, soprattutto Susan. Alla fine riuscirono a non nominare più Narnia e a non ridestare ricordi troppo felici per essere sfiorati. Da tre mesi Susan era cambiata. Era dimagrita, i suoi occhi erano sempre velati di malinconia, parlava quasi unicamente con i suoi fratelli e declinava qualsiasi possibile infatuazione.
Più volte qualche ragazzo si era avvicinato a lei per strapparle un appuntamento però nessuno ci era riuscito e qualcuno si era anche infastidito per il comportamento della ragazza. La risposta con cui negava le uscite era sempre la stessa “ Non sarai mai come lui ”. Poi se ne andava in silenzio, a volte con delle lacrime al viso. Da qualche settimana però la risposta era cambiata in un semplicissimo “no”, pur di non destare quei ricordi « Scusate… è solo che… insomma, smettete di parlarne » Arrivarono puntuali a casa come ogni giorno e ognuno entrò nella propria stanza in silenzio. Lucy si accasciò sul suo letto e fissò la sorella che metteva a posto la cartella senza porci attenzione.
Si avvicinò a lei in silenzio e le strinse la mano tentando di dimostrarle tutta la sua comprensione. Susan capì e si sforzò di farle  un sorriso per non farla preoccupare più del dovuto.
Poi si infilò nel letto e le diede le spalle.
Una lacrima le rigò il viso, silenziosa.



Aprì gli occhi e si ritrovò ancora una volta alla stazione, con i suoi fratelli. Questa volta stavano aspettando il treno che però si faceva attendere. Si era un momento addentrata nei suoi pensieri e aveva chiuso gli occhi, in attesa di qualcuno che la muovesse. Erano le sette di mattina e come la sera precedente moltissima gente affollava la stazione. Tantissime facce passavano e ripassavano davanti a loro e ogni tanto qualcuno gli sorrideva per dar coraggio a quei ragazzi ancora giovani. Susan iniziò a scrutare ogni persona che passava perché si stava terribilmente annoiando ad aspettare il treno in ritardo.
Per prima passò una donna di una cinquantina d’anni e teneva per mano due bambini, uno biondo e uno con i capelli castani.
Poi un ragazzo più piccolo di loro di tre o quattro anni che portava dei libri più grandi di lui.
Poi il capostazione, con dei baffi bianchi e le sopracciglia foltissime.
Infine, eccolo.
Lo vide.
I capelli castani si muovevano a tempo con i suoi passi e i suoi occhi profondi cercavano, cercavano qualcuno.
Si voltò e Susan fu costretta a sbattere più volte le ciglia per non illudersi. Era davvero lui? Si alzò di scatto e rincorse quel ragazzo che sembrava terribilmente lui. Lo raggiunse ma, quando sporse in avanti la mano per fermare la sua corsa, strinse l’aria.
« Dove…dove sei? » lentamente scivolò a terra e iniziò a piangere. La gente che passava sembrò non accorgersi di lei ma solo dei suoi fratelli che la stavano venendo a soccorrere. Le chiesero cosa fosse successo, l’unica cosa che però disse fu questa « Dov’è? Era qui. Cercava me…dove sei finito? Vienimi a prendere! » Il braccio di Lucy la strinse forte e disse nel tono più dolce possibile « Susan. Non poteva essere lui. Sono passati tre mesi. A Narnia saranno passati circa… »
« So benissimo quanti anni sono passati a Narnia! Ora regneranno i figli dei suoi figli! Ma era lui, credetemi…perché non mi credete? » e riprese a piangere finché i due fratelli non la sollevarono da terra. Lucy fu incaricata di portare a casa la sorella perché era chiaro che non sarebbe riuscita ad andare a scuola. Così le due tornarono a casa e spiegarono che a Susan era venuto un forte mal di testa così non erano andate a scuola. Entrambe si stesero sul letto della maggiore che piangeva in silenzio, assaporando le più amare lacrime della sua vita « Lucy, ti prego. Credimi… » borbottava confusamente tra i singhiozzi « L’ho visto Lucy. Era lì… aveva ancora i suoi occhi…quegli occhi profondi in cui mi perdevo…Lucy! » e dopo quel borbottio isterico si addormentò tra le braccia della sorella.
Si risvegliò dopo qualche ora e sentì il caldo respiro della sorella « Ciao… » si sentiva stranamente meglio e la vista di quel ragazzo inesistente era già un ricordo lontano.
« Come ti senti? » Peter era seduto sulla sedia accanto al letto mentre Edmund, molto taciturno, era disteso sul letto di Susan.
« Meglio…scusate per prima » si stropicciò gli occhi con insistenza e sorrise timidamente ad Edmund, e lui di rimando le chiese se volesse mangiare qualcosa « No…voglio solo cambiarmi » Si alzò lentamente dal letto e arrivò all’armadio che condivideva con Lucy. Scelse la camicia da notte bianca con qualche fiore azzurro ricamato. Subito fece uscire i due fratelli per cambiarsi « Ehi, che ore sono? » guardò l’orologio e vide che erano le tre e mezza del pomeriggio « Come mai sono tornati così presto? » L’altra sollevò le spalle, dicendo che avevano avuto problemi a scuola e i professori li avevano mandati via. Le ore passarono molto velocemente e fu di nuovo sera. Le luci si spensero e ognuno dormiva beatamente nel suo  letto.
Tranne una.


Susan correva. Il vento le faceva alzare i capelli e i piedi scalzi si posavano lievi sull’erba. Ogni filo d’erba le era familiare. Ogni soffio del vento la salutava come se fosse stata una vecchia amica. Si fermò e sentii il rumore delle onde che scrosciavano sulla battigia. Poi una nube. Poi un tuono. Infine il fulmine. Il vento, l’erba, il mare vennero spazzati via dal fulmine e Susan si ritrovò da sola, in mezzo al nulla. Possibile che fosse tutto sparito all’improvviso? Dov’era finito il vento? Dov’era finito il mare? Dov’era finita lei? In preda alla paura, Susan provò ad urlare ma quello che le uscì dalla bocca fu solo un rantolo. Poi, con la stessa velocità con cui era sparito tutto, Susan si ritrovò in un luogo familiare. Il cancello fu facile da riconoscere, così come gli odori, i rumori e il sapore dell’aria. La sua vita, la sua vera vita era ad un passo, così vicina.
Una voce « No. Voi non potete entrare » la riconobbe. L’avrebbe riconosciuta tra mille. Si voltò e ne ebbe la certezza. Caspian. I capelli castani erano illuminati dal sole e divennero ancora più lucenti, mentre gli occhi non cambiarono, erano gli stessi occhi infiniti « Non mi avete riconosciuto, oggi, mia regina? Non vi ho dato una possibilità? Non mi amate più? »
« Caspian! Ti ho rincorso! Certo che ti amo! Caspian! » sgranò gli occhi prima di rispondergli.
Fu come se non avesse parlato « E’ tardi. Ho sposato un’altra poco dopo che ve ne siete andata. Vivo grazie al suo respiro. Sono felice grazie al suo sorriso. Sorrido grazie ad un suo sguardo. Voi avete perso l’occasione. E’ tardi, ormai » 


Un altro fulmine e, infine, solo della fresca e reale erba sotto i piedi.



 

 

N.d.A. Salve salve salve! Questa è la mia prima fanfiction su Narnia... che ne dite di lasciarmi una recensione? Piccolina, piccolina, mi basta! Vi aspetto e sarò felice di leggere i vostri commenti, sia positivi che negativi! A presto!

   
 
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