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Autore: lexy90    02/09/2011    10 recensioni
“E le senti le vene, piene di ciò che sei e ti attacchi alla vita che hai.
Leggero, nel vestito migliore, senza andata né ritorno senza destinazione.
Leggero, nel vestito migliore, sulla testa un po' di sole ed in bocca una canzone”
Kei Hiwatari durante il suo percorso ha perso la retta via, ha commesso errori e ha compromesso tutto il suo mondo, ma allo stesso tempo è cresciuto, è cambiato, ha scoperto nuovi interessi e nuove prospettive. Spetta solo a lui prendere in mano le redini della sua vita e darle un senso, un qualcosa per cui lottare, una ragione per esistere.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Perché quello che ti spacca

E ti fa fuori dentro

Forse parte proprio da chi sei

 

 

 

 

 

 

It’s A Fight

 

 

Arrivarono il 23. Rei e Max erano andati a prendere tutta la ciurma all’aeroporto.

Varcarono la porta del dojo nel tardo pomeriggio tutti insieme: loro due, Mao, Lai, Emily, Michael, Eddie e Steve.

-Ragazzi!- Takao al suo solito urlò e andò a salutare tutti i presenti calorosamente, invitandoli ad accomodarsi.

Stessa cosa fece Hilary che si concentrò maggiormente sulle due ragazze, abbracciandole.

-Meno male che sei arrivata! Rei ci stava facendo venire matti!- scherzò la giapponese con Mao, ancorata saldamente al braccio del suo ragazzo.

-Ma ci sei anche tu?!- esclamò Emily rivolta verso il soggiorno dove, sullo stipite, Kei guardava la scena impassibile, senza la minima intenzione di unirsi a quei saluti.

Si limitò ad annuire e seguitare a guardarli.

-Sono più di due anni che non ci vediamo..- si fece avanti Lai -..è un piacere rivederti- e gli porse la mano. Kei decise che un saluto del genere poteva benissimo starci e la strinse.

Passò al vaglio di tutti, cordiali e sorridenti, ma non appena incrociò lo sguardo di Michael ricordò perché gli stesse così antipatico: strafottente e pieno di sé, lo guardava con un ghigno e gli occhi indagatori. Aveva i capelli cortissimi, quasi rasati, e vestiva tutto firmato. Era il primo in quei mesi che arrivava alla sua altezza, a parte Eddie che lo superava di qualche centimetro.

-Venite.. ho preparato i futon- Takao fece gli onori di casa e li portò verso la palestra che sarebbe stata adibita a dormitorio per quei giorni.

Kei si scostò per lasciarli passare e quando fu il turno dell’americano questo lo fulminò con gli occhi, nemmeno fossero stati in guerra aperta per qualcosa di ignoto al russo.

 

-Certo che si è fatto figo Kei- ammise Emily alle due amiche, non comprendendo l’agitarsi di Mao, che iniziò a farle gesto di stare in silenzio. L’americana si guardò intorno per vedere se il russo fosse intorno a loro, ma non vedendolo continuò –Non che non promettesse già grandi cose da piccolo, ma così è proprio da..-

-State parlando di me?- Michael si frappose tra loro, avvolgendo le spalle di Emily e Hilary.

-No, di Kei e della sua figaggine- rispose la rossa facendogli la linguaccia.

-Perché guardare quello, quando potete avere questo splendore?- chiese retoricamente indicando se stesso, prima che Hilary lo mandasse a quel paese scostandosi.

-Che sei pazza?- bisbigliò Mao a Emily in modo che nessuno le potesse sentire.

-Perché?-

-Non parlare di Kei.. poi ti spiego-

Finirono di prendere possesso della palestra quando Nonno J annunciò che la cena era pronta e si diressero verso la sala da pranzo, accomodandosi alla grande tavola imbandita.

-Quindi sei in classe con i più piccoli?- Michael aveva iniziato a lanciare una serie di frecciatine a Kei da subito, ma l’altro non gli aveva ancora dato la soddisfazione di arrabbiarsi o rispondere a tono, mantenendo autocontrollo. Più che quelle battute, ciò che il russo non riusciva a sopportare erano le arie da grande uomo vissuto che si dava.

-Sapete l’altro giorno a che festa sono andato?- e prese a raccontare della villa di questo famoso regista e disquisire della sua parte nella soap opera di cui gli avevano parlato.

-Non lo fermeremo mai- sussurrò Eddie a Max seduto accanto a lui, facendosi chiaramente sentire da tutta la tavolata e provocando le risa dei presenti.

-E credo che quando tornerò mi presenteranno Austin- continuò inarrestabile Michael.

-Austin chi?- chiese Takao seduto di fronte a lui.

-L’attore, non mi ricordo il cognome- poi abbassò la voce per non farsi sentire –E’ ancora il preferito di Hilary?-

-Aah.. credo di sì- rispose Takao perplesso.

-Bene, devo ripartire alla conquista- disse l’altro fregandosi le mani.

Kei alzò lo sguardo dal piatto cogliendo quel frammento di conversazione e alzando un sopracciglio sorpreso: iniziò a collegare qualcosa, ma non indagò oltre.

Ci misero più di un’ora per finire di cenare e posare coltelli e forchette sazi.

-Ci vorrebbe un caffè- esclamò Steve.

Cori di approvazione si levarono da tutta la tavolata, ma nessuno sembrava intenzionato ad alzarsi per prepararlo.

Kei colse al volo l’occasione e si propose: tutto pur di levarsi da quella sala, fare due passi, smettere di vedere cibo e di ascoltare Michael.

Ciò di cui non si accorse subito fu, però, che Hilary era in piedi intenta a prendere alcune stoviglie per liberare la tavola: avevano stretto un tacito accordo per cui lui avrebbe fatto di tutto per non starle tra i piedi e non crearle disagio durante la sua permanenza al dojo. Ciò comprendeva il non trovarsi mai da soli nella stessa stanza, limitare il contatto visivo e ancor meno quello fisico e verbale.

Quando anche la brunetta si accorse della situazione che si stava creando, sovvertì a tutte quelle regole, guardandolo dritto negli occhi in difficoltà.

-Dai a me- Max si era alzato improvvisamente, accortosi del disagio e aveva intimato all’amica di risedersi.

Finalmente nella cucina silenziosa, Kei tirò un sospiro di sollievo, avvertendo le voci degli altri ovattate, ridotte a un flusso incomprensibile.

-Stancante eh?- chiese Max sorridente iniziando a sistemare e aiutandolo a mettere su il caffè.

-Mh.. c’è un modo per far star zitto Michael?-

-Non credo!- rise il biondo.

-Perché ce l’ha con me?- chiese indifferente l’altro.

-L’hai notato anche tu, eh! Credo si senta minacciato..-

-Perché mai?-

-E’ abituato ad essere l’unico gallo del pollaio-

Kei lo guardò perplesso.

-Gli rubi la scena.. figurarsi quando scoprirà di te e Hilary-

-E’ con lui che stava?-

-Ah non lo sapevi?-

Il russo scosse la testa.

-Per poco meno di un mese l’estate scorsa..-

Di nuovo l’altro non rispose se non con un suono di evidente disapprovazione.

-Geloso?- provò il biondo.

-No, ma mi chiedo come facesse a piacergli uno del genere-

-Si vede che sono attratta costantemente da degli stronzi- la voce acida di Hilary arrivò alle loro spalle, portandoli a girarsi, per vedere la ragazza posare un’altra serie di piatti accompagnata da Mao.

-Colpito- sussurrò Kei con un mezzo sorriso, riprendendo la sua precedente occupazione.

 

-Mi volete spiegare?-

Emily, Mao e Hilary erano da sole in palestra sui loro futon a parlottare e la prima aveva approfittato per chiedere cosa le altre due le stessero nascondendo.

-E’ che..- iniziò la brunetta avvolgendosi le gambe con le braccia -..io e Kei siamo stati insieme-

-Cosa?- spalancò la bocca per la sorpresa, per poi rivolgersi a Mao –Perché tu lo sapevi e io no?-

-Perché me l’ha raccontato Rei-

-Perché non ce l’hai raccontato tu?-

-E’ successo tutto in fretta e poi non ci siamo più sentite quindi..-

-Ma aspetta.. ma ora è tutto finito?-

Hilary iniziò a raccontare alle due di quello che si erano perse e della relazione con Kei, inizio, sviluppi e fine.

-Quello è più complicato di una ragazza!- affermò la cinese convinta.

-Quindi l’avete fatto?- chiese l’americana concentrandosi su quel particolare.

-Sì-

-E te ne stai pentendo immagino..-

Hilary parve pensarci qualche secondo –Quello no.. era quello che volevo..-

-Ci stai ancora male eh?-

La brunetta annuì, avvolta dall’abbraccio delle due amiche.

-Dici che non c’è più possibilità che vi rimettiate?-

-Ho paura di no..-

-Quindi vorresti..-

-So che il problema non sono io, ma è lui..-

-Allora vediamo quello che riusciremo a fare.. con noi qua non ha scampo!- affermò Mao risoluta.

-Hil però ti devo avvertire..- iniziò titubante Emily.

-Riguardo?-  

-Michael.. credo abbia intenzione di riprovarci con te-

-Oh no, fermatelo per favore!- affermò ridendo insieme alle altre.

 

-Hai da accendere?- la voce di Eddie lo disturbò dai suoi personali momenti di pace.

Si voltò nell’ombra del giardino e porse l’accendino all’altro.

-Eccomi- dal dojo uscì anche Michael, andando incontro al suo compagno di squadra con una sigaretta tra le dita.

Lo stava perseguitando, doveva ammetterlo. Riprese l’accendino, ma non riuscì a rilassarsi, poiché l’americano tanto odiato iniziò nuovamente a parlare a macchinetta.

Cercò di ignorarlo, non ascoltando una parola di quelle che gli uscivano dalla bocca, senza prestare nemmeno attenzione a eventuali frecciatine.

Tirò fuori dalla tasca il cellulare esasperato: non aveva mai messaggiato così tanto come in quella serata, tutto pur di non sentirlo.

Sicuro di non poter allontanarti qualche ora?

Hai vinto.. Va bene qualsiasi cosa

Perfetto.. allora domani alle 3 in centro

 

-Certo che ti fai desiderare-

Si erano incontrati nel luogo che avevano frequentato quell’estate e avevano iniziato a camminare per le vie addobbate a festa.

-Perché?-

-Un mese per rispondere a un messaggio e più di una settimana per convincerti a vederci-

Kei fece spallucce –Dove devi andare?-

-A comprare il regalo per il mio ragazzo-

-E ci porti me?-

-Che ci andavo da sola?- rise Mizuki.

Era letteralmente scappato dal dojo: era bastata una serata e poche ore della mattina per fargli perdere completamente la pazienza. Si era defilato senza troppe spiegazioni per passare almeno la vigilia lontano da loro.

-Lo conosco?-

-No, è di scuola-

-Naoki?-

-Ma che sei pazzo? Con lui sono resistita una settimana, poi l’ho di nuovo mandato a quel paese-

-E con questo da quanto ci stai?-

-Un mese e mezzo.. sto migliorando vero?- rise lei –Tu sei impegnato?-

-No-

-Dopo di me qualche relazione?-

-Una-

-Durata?-

-Due mesi e mezzo circa-

-Allora sei migliorato anche tu! Perché vi siete lasciati?-

-Stava diventando troppo seria-

-Capito.. ecco entriamo qui..-

Entrarono in un negozio di abbigliamento e iniziarono a vagare tra gli espositori, fino a che Mizuki non trovò il regalo adatto e lo andò a pagare.

-Dopo che vuoi fare?- chiese la ragazza uscendo.

-Tenermi alla larga da quel branco di pazzi-

-Se vuoi andiamo a casa mia-

-Hai il ragazzo- le fece notare.

-E beh?- rise maliziosa.

-Sarebbe tradire-

-Già-

-Hai mai sentito la parola ‘troia’?-

-Sì qualche volta- e inspiegabilmente rise.

-Se facessimo solo un giro?- chiese lui.

-Mi sta bene- affermò riprendendo a camminare.

 

-Vi siete auto-dedicati un altarino?- chiese Lai ridendo, riferendosi alla credenza con le foto e gli articoli del campionato mondiale, non appena Rei spostò la tovaglia che lo copriva.

-L’ha fatto Takao-

-Che idea carina!- esclamò Mao di fianco al fratello.

-A proposito quando si fa una partitina?- si intromise Michael dal divano.

-Quando volete- disse la voce entusiasta di Takao, inserito di buona lena nel discorso.

-Ma perché c’è Dranzer?- riprese Lai.

-Non ricordarmelo- il giapponese assunse una posa e un tono da tragedia greca.

-Di cosa stai parlando?- lo incalzò l’americano avvicinandosi agli altri per controllare.

-Kei non gioca più-

-E’ pazzo?- si unì Emily.

-Quello che ho detto subito anche io!- continuò raggiante Takao –Ho provato a fargli cambiare idea, ma non c’è stato verso.. ora balla, invece che gareggiare con Dranzer, non ci volevo credere e non lo volevo accettare, ma..-

-Aspetta.. cosa fa adesso?- si informò Michael guardandolo in un modo strano che, però, l’altro non colse, troppo impegnato nella sua filippica.

-Balla!-

L’americano ghignò, incrociando lo sguardo severo di Rei, ma lo ignorò.

-E quindi ora Dranzer se ne sta chiuso qui?- disse Emily ignorando il resto del discorso.

-Sapessi prima..- e il giapponese riprese il vecchio discorso della scatola esasperando i suoi coinquilini.

 

Erano entrati in un centro commerciale situato in un grande palazzo e stavano riscendendo con le scale mobili, dopo aver mangiato qualcosa al bar all’ultimo piano.

Attraversarono una serie di relle piene di vestiti da donna che Mizuki guardò distrattamente, quando la radio del negozio trasmise le prime note di una canzone: la ragazza si rizzò di colpo e guardò Kei ridendo. Iniziò a cantare la strofa e a muovere la testa a tempo.

Il ragazzo la guardò divertito poiché una signora la fulminò per il tono troppo alto di voce. Mizuki accennò qualche semplice passo per tenere il tempo, sempre sorridendo.

-Su, a Kanye non si può dire di no!- rise per poi riprendere a cantare, alzando le braccia al cielo –Welcome to the good life-

-Sei pazza- constatò Kei divertito.

-Uh- Mizuki riprese a camminare, ma si fermò nuovamente di colpo come ricordando improvvisamente qualcosa –Balli ancora vero?-

-Perché?-

-Non so se ti ricordi di Ryo..-

Kei ci pensò su, ma non avendo perso la sua assente predisposizione nel ricordarsi i nomi scosse la testa.

-Forse l’hai visto solo una volta perché quest’anno è stato sempre in giro.. sai lui ora insegna in una scuola in centro, è bravissimo! S’è messo a lavorare proprio come ballerino..-

Il russo la fissò cercando di capire dove volesse arrivare.

-Io ho iniziato il corso con lui.. non è che ti va di venire qualche volta?- lo guardò in attesa, ma riprese a parlare entusiasta –Non fa break, quella anche lui dice che è da imparare in strada, ma è forte anche del resto-

-Sembri una fan scatenata-

-Beh è un figo.. ma non cambiare discorso..-

-Sbaglio o eri tu che dicevi che ballare in palestra era da snob?-

-Ho cambiato idea- disse facendogli la linguaccia -Allora ti va?-

-Non fa per me- rispose risoluto.

-Peccato.. hai sempre la tua palestrina personale?- lo prese in giro Mizuki.

-In verità per questi giorni è diventata un dormitorio- rispose con disprezzo.

-Futon e pigiama party?-

Kei fece una tremenda imitazione di una risata –E’ una tragedia-

-Ma sono così terribili questi?-

-Per me sì-

-Vabbè se cambi idea basta che me lo dici.. e poi se vuoi sai che posso liquidare il mio ragazzo con qualche scusa-

-Sei tremenda- scosse la testa e la convinse a spostarsi dal reparto per uscire di nuovo in strada.

-Comunque stai meglio così- aggiunse lei prima di salutarsi.

-Così come?-

-Senza piercing- riferendosi al sopracciglio ormai da settimane senza alcun abbellimento.

 

-E farlo ingelosire usando Michael?-

-Non se ne parla proprio-

-Perché dai?-

-Non voglio più avere nulla a che fare con Michael-

-Secondo me potrebbe funzionare.. già non si sopportano.. è perfetto-

-Sono abbastanza rassegnata.. non credo funzionerebbe-

-Non dire così.. dobbiamo far trionfare l’amore!-

-Mao, so che sei nel pieno della felicità, ma Kei non è Rei.. è molto, ma molto più complicato!-

Non riusciva nemmeno a guardarlo, figurarsi tentare di riconquistarlo: si chiese se non fosse stato meglio lasciar perdere quella illusione quando ne aveva avuto la possibilità, prima che quella sera lui la baciasse, o se vivere quella favola in quei due mesi in fondo ne era valsa la pena. Poteva associare tutta quella situazione alla storia dei rimpianti? E’ meglio rimpiangere di averci provato o di non averlo fatto?

Lo avrebbe mai capito? Forse solo se fosse riuscita a lasciarselo alle spalle.

 

Natale è una festa particolare: in molte parti del mondo il 25 dicembre, che sia per culto religioso, per abitudine o per semplice aggregazione al consumismo, le persone si riuniscono per scambiarsi regali e auguri.

Nel dojo Kinomiya si aveva proprio una situazione tale, ma a parte i motivi fondanti, ciò che li spingeva a festeggiare era il divertirsi e lo stare insieme come una grande famiglia allargata.

Si risvegliarono di buonumore, augurandosi fin dai primi sbadigli calorosi ‘Buon Natale’ e iniziando a contribuire alla preparazione del ricco pranzo: Hilary sarebbe arrivata solo al momento di mangiare poiché i suoi avevano insistito per vederla almeno per la mattinata, mentre Nonno J era andato a prendere il padre e il fratello di Takao all’aeroporto.

Ovviamente l’atmosfera festosa non aveva contagiato Kei, che, alzandosi, si stava ancora chiedendo perché anche lui si era dovuto trasferire in palestra e non poteva approfittare della camera solitaria al piano di sopra. La palestra conciata a quel modo gli metteva tristezza.

Natale, poi, per lui era uguale a una scocciatura.

Quello sarebbe stato il primo anno probabilmente che lo avrebbe festeggiato veramente.

La giornata procedette piuttosto lenta: le ore non si decidevano a passare e l’ora di pranzo era praticamente irraggiungibile. Solo quando la famiglia Kinomiya al completo varcò la porta si poté iniziare con le diverse portate.

Takao risultava il più allegro e spensierato di tutti, felice per l’arrivo del padre e del fratello e per il fatidico momento dell’apertura dei regali.

In realtà ognuno sembrava essere tornato bambino alla vista dei pacchetti sotto l’albero di Natale della sala. Solo una volta a tavola ripresero i soliti discorsi e le solite battute.

 

-Devi lasciare in pace Hilary- Emily aveva preso in disparte Michael: l’amica le aveva chiesto il piacere di farlo desistere dal suo scopo originario e non aveva potuto ignorarla.

-Cosa stai dicendo?-

-Ha capito come sei.. non vuole averti tra i piedi-

-Come fai ad esserne così sicura?-

-Me l’ha detto..-

-Magari ti ha mentito- disse il ragazzo gonfiando il petto.

-Ti assicuro di no.. mi dispiace, ma pensa a un altro- capì che l’unico modo era dire la verità.

-E chi sarebbe?- finalmente la degnò di attenzione seriamente.

-Non te lo dico!-

-Dai Em, siamo amici-

-Sono amica anche di Hilary- tentò lei di difendersi, ma con scarsi risultati.

-Se me lo dici la lascio perdere..-

-Promettilo-

-Croce sul cuore- fece il ragazzo con espressione angelica.

-Kei- Emily sospirò prima di pronunciare quel nome e raccontare a grandi linea la relazione che legava i due ragazzi.

-Cosa?-

-Hai capito bene-

-Quel..-

-Ora la lasci in pace-

-Non lo sopporto..- aveva promesso di non provarci con Hilary e forse avrebbe mantenuto la parola, ma nessuno aveva menzionato Kei: quel russo non riusciva proprio a reggerlo, si era appena riunito al gruppo e già gli aveva rovinato la piazza. Non poteva perdonarglielo.

 

Takao, preso dall’euforia, si fece convincere senza fare storie ad aiutare a mettere a posto la sala da pranzo da tutta la confusione: portò una serie di scatole al piano di sopra accompagnato da Hilary.

-Allora come sta andando?- chiese all’amica sorridendo.

-Mi sembra che sia stata una festa fantastica-

-Intendo con.. tu-sai-chi-

-Non è mica l’innominabile..- rise lei non del tutto convinta delle sue stesse parole –comunque direi che va avanti abbastanza indifferente-

Entrarono nella camera del giapponese e posarono i grossi pacchi.

-Mao e Emily pensano che dovrei usare la tattica della gelosia..- iniziò incerta Hilary.

-Con chi?-

-Michael..-

-Ah.. ne sei proprio sicura?-

-Affatto, solo che..-

-Cosa pensi di ottenere?- chiese dolcemente, cercando di capire le motivazioni.

-Forse.. se fosse geloso capirebbe quanto tiene a me..-

-Non so Hilary..-

-Sono perplessa anche io.. soprattutto sul soggetto-

-Intendi Michael? Per quello, lui mi ha detto che vuole provarci di nuovo-

-Lo so, ma.. lo fa per motivi tremendi..-

-Sarebbe?-

-Si diverte a conquistare.. e qui sono l’unica ragazza disponibile: Mao sta con Rei e Emily è sua compagna di squadra-

-Non dire così..-

-Ormai l’ho capito..-

-Comunque non penso che funzionerebbe.. Kei non ragiona propriamente come noi comuni mortali-

-Appunto..-

-Fai come credi, ma io non sono convinto della riuscita.. e non voglio vederti soffrire ancora-

Hilary sospirò, perché il pensiero del ragazzo era simile al suo e le stava dando la conferma che cercava, di quanto quella tattica sarebbe stata inconcludente, ma soprattutto dolorosa. Eppure non riusciva a fare a meno di prenderla in considerazione.

 

-E questo?- chiese l’americano la sera riunito con gli altri, troppo pieni per osare anche solo pensare alla cena, notando un particolare che era rimasto nascosto alla sua vista per quei giorni, in un angolo della palestra.

-E’ uno stereo, Michael- rispose ovviamente Emily, perplessa.

-Grazie della consulenza..- continuò ironico -..ma intendevo, non è che sarà della nostra ballerina?-

Il ragazzo si premurò di alzare la voce, per farsi sentire da tutti i presenti impegnati in altre faccende, ma soprattutto per farsi sentire da uno di loro.

Chi colse il riferimento iniziò a spostare lo sguardo da Michael a Kei, aspettando la prossima mossa di uno dei due: il russo, però, sembrava non ascoltare nemmeno, così l’altro, non contento, gli si avvicinò.

-Chissà, se mi guardassi un po’ in giro magari potrei trovare pure tutù e scarpette?-

-Che cazzo vuoi?- Kei si voltò con sguardo glaciale, trovandosi esattamente di fronte all’americano.

-Solo farti sapere quanto apprezzi che ti sia dato al balletto- rise in risposta.

-Si può sapere perché ce l’hai con me?- chiese il russo ignorando il contenuto del discorso, ma concentrandosi sul fatto che continuasse imperterrito a innervosirlo.

-Mi stai sul cazzo-

-Bene, è reciproco.. ora levati-

Di nuovo il ragazzo tentò di riprendere a ignorarlo, ma Michael non era dello stesso avviso.

-Ooh sei diventato proprio una femminuccia..- iniziò con un sorrisetto di scherno -..lo dai ancora il culo?-

In una manciata di secondi l’immobilità della palestra fu scossa: Kei si avventò su Michael, bloccandolo al muro pochi passi dietro di lui e tenendolo per il colletto, mentre Eddie e Rei si avvicinarono per smussare l’eventuale rissa, bloccando giusto in tempo il braccio alzato del russo, e gli altri si rizzarono attenti.

-Calma..- cercò di stemperare il cinese: quei due era da giorni che rischiavano di arrivare alle mani, ma sapeva che, nel caso fosse successo, l’amico non si sarebbe tirato indietro considerando il suo passato da teppista e la rabbia nei suoi occhi.

-Dì ancora una parola e sei morto- scandì Kei, abbandonando il piano originale e limitandosi a allentare la presa per risbatterlo contro la parete.

Fece per girarsi, cercando di ignorare gli occhi di Michael che si stringevano a due fessure e il crescere del suo immancabile ghigno.

-Non ne hai il coraggio..- riprese in un sussurro -..fai proprio la puttana isterica-

Un tonfo: Eddie non aveva fatto in tempo a trattenerlo, che Kei aveva tirato un forte cazzotto sul volto dell’americano, il quale sbatté nuovamente contro il muro e fu spinto verso terra. Steve accorse per fermare il russo, mentre Rei cercò di far restare Michael dov’era.

-Lasciami- sibilò Kei ottenendo di muoversi liberamente e di prendere la porta.

-Kei!- Rei lo inseguì attraverso le altre stanze fino all’ingresso del dojo –Fermati-

-Rei stammi lontano che non è il momento- ma l’altro non desistette –ricorda che ne devo uno anche a te-

 

Un locale, musica alta da spaccare i timpani e alcool. Questa era stata la soluzione adottata da Kei: aveva raggiunto Mizuki che era insieme al suo ragazzo e un gruppo di amici, ma si era fermato giusto il tempo di bere qualcosa, ballare con la ragazza in un angolo appartato del locale e fare in modo che tradisse la sua dolce  metà con non più di un bacio non proprio casto.

Alla fine tornò abbastanza presto al dojo, ma non entrò: si fermò sui pochi gradini che conducevano alla porta d’entrata e si accese una sigaretta in attesa.

Uno spiraglio di luce alle sue spalle annunciò che la porta si era aperta e una persona era uscita. Il ritorno dell’oscurità, pochi passi e vide Rei sedersi di fianco a lui.

-Da quanto sei qui?-

-Un po’-

-Fa freddo.. perché non sei entrato?-

-Aspettavo non ci fosse più nessuno alzato- confessò bisbigliando.

-Sono tutti a dormire, eravamo solo io e Mao-

-Allora dovresti tornare dentro-

-Kei..-

-Che vuoi?-

-Non c’è una sola persona che abbia dato ragione a Michael.. anzi gli si sono avventati contro e..-

-Sai cosa me ne faccio- lo interruppe e rimase in silenzio il tempo di fumare metà della sua sigaretta –Perché tutti dovete tirare fuori sempre questa cosa?- chiese infine –Lo hai fatto anche tu.. spiegamelo-

Il motivo per cui non dava il tempo alle persone di conoscerlo era proprio quello: per evitare ritorsioni. Si circondava di persone, di ragazze principalmente, delle quali si liberava dopo un breve periodo, quando iniziavano a fare troppe domande. Non voleva che nessuno fosse in possesso di informazioni contro di lui.

-Per quanto riguarda Michael penso che cercasse qualcosa per ferirti ed è andato a colpo sicuro-

-E tu?-

-Per stupidità- disse abbassando il capo –Se darmi quel famoso cazzotto ti fa sentire meglio, fai pure-

Kei scosse la testa finendo la sigaretta.

-Ne darei un altro a Michael però-

-Direi che l’atmosfera natalizia se n’è andata-

-C’è mai stata?- chiese il russo ironico.

-Guarda che Natale è semplicemente stare insieme alle persone a cui vuoi bene-

-Appunto..- bisbigliò con una nota di scetticismo nella voce.

-Cosa fate voi per Natale? Tu, Yuri e gli altri?-

-Niente.. al monastero non si festeggiava, nella casa famiglia c’era stato un accenno squallido di festeggiamento- pensò qualche secondo ai natali che gli mancavano –Due anni fa credo di essere stato strafatto, mentre l’anno scorso ero in crisi d’astinenza-

-Ah.. forse allora ti meritavi un Natale migliore.. ci rifaremo il prossimo-

-Preferirei di no-

-Perché?-

-Sarà pur sempre dicembre- disse accennando un sorriso.

-E supereremo anche questa cosa!- esclamò battendo il pugno chiuso sull’altro palmo –Ora vieni dentro dai-

-Raggiungi Mao.. io aspetto ancora un po’-

-E cosa aspetti?- chiese Rei confuso.

-Un’illuminazione- rispose esasperato, dandogli una spinta verso l’ingresso –E vai!-

-Ok, ok!-

Kei ragionò che realmente aspettare un’illuminazione non sarebbe stato male, in fondo ne aveva bisogno, sapere che cosa andava cercando, che cosa gli mancasse nella vita, perché quello che aveva ricevuto non gli era bastato.

Nel frattempo avrebbe solo aspettato il momento giusto per entrare.

 

Era riuscita a estorcere informazioni a Rei, Max e Takao con tanta pazienza e tanta forza di volontà, poiché i tre erano restii a raccontare: già da quando Kei era arrivato a giugno le era stata spiegata la sua situazione e il suo passato difficile, ma nessuno si era mai soffermato sui particolari. Solo il russo stesso si era dilungato di qualche parola su alcuni episodi, ma nessuno aveva mai fatto riferimento a quel piccolo particolare. E non poteva certo biasimare nessuno.

La sera prima, dopo il litigio tra Kei e Michael, era dovuta tornare a casa, ma la mattina, non appena arrivò al dojo, andò a cercare il suo ex.

Come supponeva, non aveva dormito in palestra con gli altri: conoscendolo non si sarebbe stupita se non si fosse più fatto vedere da nessuno.

Hilary decise di cercarlo e mettere da parte i suoi rancori per qualche minuto, giusto il necessario per accertarsi dello stato del russo: poteva essere in collera quanto voleva, riuscire a evitarlo, ma  non poteva spegnere da un momento all’altro i sentimenti che provava per lui e la preoccupazione che ne derivava.

Bussò lievemente alla porta della ormai familiare camera di Kei. Nessuno rispose, ma abbassò comunque la maniglia per varcare la soglia.

Il ragazzo era sdraiato sul letto con le braccia dietro la testa e le cuffie sulle orecchie.

La brunetta sospirò trovando quella scena fin troppo familiare e piacevole; richiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò, sedendosi a fianco a lui sul materasso: solo quando fu nella sua visuale, Kei si accorse della sua presenza e si sfilò le cuffie.

-Hey- sussurrò Hilary, mentre le due ametiste dell’altro la scrutavano in attesa –Come stai?-

-Normale- rispose lui senza colori nella voce.

Non resistette: senza accorgersene la ragazza posò una mano sul ginocchio piegato del ragazzo in una carezza. Non riuscì a interrompere quel gesto, mentre Kei sembrò non essersene nemmeno accorto.

-Senti, Michael è un..-

-Volevi dirmi qualcos’altro, oltre che insultare Michael?- la interruppe.

-No, volevo solo accertarmi che..- lei lo guardò negli occhi inespressivi e cambiò rotta -..fa niente-

Kei sospirò e si mise a sedere, trovandosi pericolosamente vicino alla ragazza –Scusa.. non voglio sentire parlare di questa storia, né di Michael.. tutto qui-

Si guardarono per alcuni secondi negli occhi in silenzio.

-Sai, ce l’ho con te non tanto perché mi hai ferita..- iniziò Hilary, leggendo indifferenza e apatia in quelle iridi tanto amate -..ce l’ho con te per il male che ti procuri-

-Doppio motivo.. sempre meglio-

-Non scherzare.. sai bene di cosa parlo-

-Non riesci proprio ad andare oltre?- chiese lui con distacco.

-In questo momento no.. un giorno forse-

-Sicuramente- annuì Kei –E’ tutto?-

-Sì- non poteva stare ancora un minuto di più a così poca distanza dall’altro senza sentire il cuore battere prepotente, non tanto per la felicità di averla accanto, ma per la consapevolezza della distanza che si era creata. Nostalgia del mese precedente, di gesti e di abitudini.

Si alzò in fretta e lo salutò di sfuggita, senza neanche guardarlo.

 

I giorni successivi trascorsero alquanto tranquilli dopo l’episodio di Natale: Michael aveva già iniziato a meditare vendetta dopo pochi minuti da quando Kei se ne era andato, ma Eddie e Steve lo avevano convinto a ragionare e desistere, poiché, come gli ripeterono, quell’occhio nero se lo era meritato e doveva ringraziare se il russo si era limitato a quello. Di conseguenza non mise mai in atto il piano che aveva studiato per attaccare bottone con Hilary, questa volta consigliato da Emily.

Si limitò esclusivamente a lamentarsi della quantità di trucco che avrebbe dovuto utilizzare per coprire quel segno violaceo.

Gli adulti del dojo non erano stati informati di quello scontro, ma avevano notato subito uno strano gelo tra i ragazzi.

Kei, dal canto suo, ignorò tutto e tutti, concedendo solo la sua presenza. Chi tentava di approcciarsi a lui veniva respinto o liquidato con pochi cenni o, quando era fortunato, parole. Non si aspettava delle scuse dall’americano, nonostante avesse sentito qualcuno intimargli di fargliele: in ogni caso non le avrebbe accettate, o comunque era meglio se Michael stesse a una distanza di sicurezza da lui.

In ogni caso furono proprio gli All Stars i primi a ripartire: avevano l’aereo il 30 dicembre e solo Lai e Mao si apprestavano a trascorrere il Capodanno in Giappone.

L’affollamento del dojo era diminuito e decisero che quello era il momento di tornare a dormire in dei letti: si dovettero comunque stringere e Rei e Takao si ritrovarono a condividere la stanza, il primo con Lai, il secondo con Hitoshi, mentre Mao veniva sistemata nella camera a piano terra.

Il 31 dicembre lo passarono cenando in casa e poi uscirono per unirsi ai festeggiamenti in piazza: il Natale e i suoi avvenimenti erano stati lasciali alle spalle e ignorati per permettere di trascorrere gli ultimi giorni insieme serenamente. Soprattutto Takao che assaporava la rara riunione della sua famiglia e Rei che voleva passare più tempo possibile insieme alla sua ragazza, prima di lasciarla ripartire per la Cina e allontanarsi nuovamente da lui.

Max e Kei si adeguarono alla serenità degli altri due, il primo sinceramente, il secondo più per sopravvivenza; Hilary sembrava iniziare a ignorare più facilmente il russo e evitarlo era diventata la sua specialità.

-Quindi nessun piano in vista?- si era informata Mao con la sua amica, ottenendo solo una risposta negativa.

La cinese aveva, però, insistito con Rei perché cercasse di far qualcosa, almeno capire se davvero da parte di Kei non c’era alcuna possibilità che quei due si rimettessero insieme: non sopportava che qualcun altro soffrisse per amore quando per lei quel sentimento era fonte di così tante gioie.

Rei, dal canto suo, aveva cercato di farle capire quanto un riavvicinamento sarebbe stato improbabile, ma per lei avrebbe fatto qualunque cosa, anche tentare l’impossibile.

Quanto, però, l’impossibile fosse tale lo scoprì una sera: stava attraversando il corridoio del piano superiore quando, passando davanti alla camera di Kei, lo scorse all’interno intento a prepararsi per uscire.

-Dove vai di bello?-

-In giro..-

-Un luogo più definito?- tentò scocciato dalla solita tendenza di non fornire alcun dettaglio.

-Non so, mi portano..-

Lo fissò, non ricambiato, cercare di mettersi i capelli, ormai ricresciuti, in ordine.

-Esci per caso con una ragazza?-

-Sì, Mizuki?-

-Quella Mizuki?-

-Conosciamo altre Mizuki?-

Rei si rispose ovviamente di no: già una bastava.

-Quindi ti sei rimesso con lei?-

-No, ha il ragazzo-

-E perché esci con lei?-

-Esco con lei, il suo ragazzo e i suoi amici-

-Ah- riuscì solo a dire ripensando al soggetto in questione: non era proprio quella che lui chiamava ‘brava ragazza’, anzi.

Lo lasciò uscire e non potè fare a meno di ritrovarsi sempre più scettico riguardo alle speranze e alle convinzioni di Mao.

 

-Mi ha mollato-

Mizuki lo accolse così quella sera.

-Perché mai?- chiese ironico: era questione di tempo prima che il ragazzo si rendesse conto della vera natura della persona con cui stava e non c’era da stupirsi che, appena avesse scoperto di quante corna gli erano spuntate sulla testa, la sua reazione sarebbe stata quella di lasciarla.

Perché continuasse a frequentare una persona di cui avesse un’opinione e una stima così bassa, Kei non se lo sapeva spiegare. Ripensandoci però non aveva una grande opinione neanche di se stesso quindi poteva andare benissimo così.

-Un suo amico gli ha detto che ho baciato Kris.. cioè, per quello mi ha lasciato- rispose scioccata come se la motivazione non fosse stata valida.

-Pensa se avesse scoperto degli altri- scherzò Kei.

Tirare su il morale della ragazza si rivelò sempre più facile man mano che le ore passavano: si erano incontrati con un gruppo di amici di lei e avevano iniziato a fare il giro di alcuni locali. Era realmente dispiaciuta di aver concluso quella relazione, ma questo non le privò di comportarsi come al solito.

Tentò più e più volte, come aveva fatto nelle settimane precedenti, di convincere Kei ad andare a letto con lei.

-Ora sono ufficialmente single, non c’è nulla di male-

-Da quante ore lo sei? Cinque massimo..-

-E allora?- Si avvicinava sempre di più ad ogni parola, seduti al tavolino di un locale piuttosto buio –E poi da quant’è che stai in astinenza? Non mi starai diventando un puritano, spero!-

Kei, ovviamente, desistette; nonostante la pazienza e la resistenza era pur sempre un ragazzo con qualcuno disponibile al suo fianco e un bagno a relativamente poca distanza.

-Preferirei non venire a letto con te- le disse, però, mentre tornavano verso casa.

-Mica ti sto chiedendo una relazione- si difese Mizuki.

-Lo so, ma mi andava bene come stavamo fino a stasera-

-Non ti piaccio più?-

-No, solo che questa cosa che ci vedevamo anche senza sesso non era male- cercò di spiegarsi Kei –Tu puoi sempre andare a letto con altri e io pure-

-Capito- disse lei convinta –Mi sta bene, sono felice di averti convinto stasera allora-

Camminarono fino al punto dove si sarebbero dovuti dividere e si salutarono: Mizuki gli si avvicinò e gli diede un lungo e profondo bacio sulla bocca, prima di allontanarsi e leccarsi le labbra con un mezzo sorriso.

-Ci sentiamo domani- alzò la mano in gesto di saluto e si allontanò –Notte!-

-Notte- le rispose allontanandosi.

 

 

We wish you a Merry Christmas lalala!

Lo so, vi aspettavate dell’altro u.u o almeno so che alcune di voi si aspettavano tutt’altro, ma così va la vita.. avanti di sofferenze e delusioni!

 

Blablabla Time

Sinceramente in questo momento non ricordo se nell’anime Kei e Michael si odiassero, sicuramente non si stavano simpatici, ma non so perché ho questa immagine di loro due in completa antitesi, non riesco a immaginarmeli diversamente O_o quindi vi beccate l’odio viscerale tra i due (e pure il mio odio viscerale verso Michael u.u)

Comunque Natale è passato.. non soffermiamoci sul come, ma è passato.. e non so cosa aspettarmi dalle vostre recensioni. Per non parlare del fatto che manca una settimana alla svolta, cioè.. una settimana alla comprensione totale della svolta e due a quella vera e propria O_O a quel punto mi sotterrerò definitivamente e le uniche due persone stimate che vorrebbero continuare a leggere si strozzeranno xD.

Ma andrà tutto bene, il sole sorgerà lo stesso il venerdì successivo, Goku troverà le sfere del drago, Ai Yazawa continuerà a non far uscire Nana, Italia 1 trasmetterà Mila e Shiro 2 (immagino sempre senza Shiro), l’Uomo Tigre lotterà contro il male,  le caprette faranno ciao, Heidi farà il formaggio, perché il pedaggio è il pedaggio e il formaggio è il formaggio e se nessuno ci paga il pedaggio nessuno ci vende il formaggio.

Tutto questo era per farvi dimenticare il contenuto del capitolo e mettervi in crisi riguardo la recensione che volevate lasciare di cui ora non ricordate nulla xD

 

Un bacione a tutti comunque :)

                                  

   
 
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