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Autore: alessiasc    02/09/2011    2 recensioni
Questa storia è frutto della mia immaginazione (ma va?) e ha come protagonisti gli All Time Low e in particolare Alex Gaskarth.
«Dovresti anche smetterla di pensare a quella puttana, sai? Dovresti smetterla perché oltre a distruggerti, distruggi me, distruggi Rian e Zack. E la band. E distruggi anche il nostro sonno. "Lisa, Lisa", Lisa sto cazzo, Alex. Piantala, ti prego. (...) Con questo non ti sto criticando e non sono arrabbiato con te, lo sai bene. Ti capisco e vorrei fare qualcosa. Ma sai anche che non posso fare niente, se non prenderla e sbatterla giù da un monte. Cioè, sbatterla nel senso buttarla giù non sbatterla..sbatterla.. beh, hai capito. Se ti ha tradito, è cogliona lei. Ha perso tanto, ha perso te. Non c'è nessuno come te nel mondo, che valga quanto vali tu. E forse questo discorso avrei dovuto farlo un mese fa, quando l'hai scoperta. Ma te lo faccio ora e stammi a sentire: fregatene. Ti prego Alex, torna a vivere. Esci, bevi, scopa. Alex, cazzo, scopa con qualcuna che ti faccia dimenticare quella vacca. E, per l'amor di Dio, torna ad amare la musica come l'amavi un mese fa. Torna a scatenarti sul palco e sfogati là sopra»
Spero che vi piaccia, sono ben accetti commenti e critiche ;)
Rating ROSSO nei capitoli:
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La mattina seguente, cercai di capire dove mi trovassi senza aprire gli occhi. Avevo la testa che pulsava e mi faceva male ovunque. Sentivo un peso eccessivo sulla schiena e il piano su cui ero sdraiato era troppo duro per i miei gusti. C'era puzza di alcool e faceva caldo. A quel punto spalancai gli occhi - con un dolore terribile per la luce - e mi guardai intorno. Sopra di me, era sdraiato Jack, affianco a me c'erano Rian, seduto, con la testa di Zack sulle gambe. Dormivano tutti. E Zack russava. Il suolo era così duro perché eravamo sdraiati sul tappetino davanti ai letti del tour bus. Stretto, sporco e scomodo. Guardai in alto e accarezzai i capelli di Jack, che aprì gli occhi.
«Alex!» esclamò. Ma non si alzò, rimase a guardarmi stupito fino a che io non ricambiai il suo sguardo con uno confuso. A quel punto mi sorrise e mi baciò sulla guancia. 
«Amico mio.. cosa ci facciamo sdraiati uno sopra l'altro per terra?» chiese, guardandosi intorno con un sorriso strano dipinto sul viso. Poi, finalmente, si decise ad alzarsi e lasciò la mia povera schiena libera di fare tutti quei crack che amavo tanto. Poi mi alzai in piedi reggendomi al letto. 
Il tour bus era la nostra seconda casa, e così tutti quanti ci sentivamo: a casa. Era lungo ma stretto. C'erano quattro letti nel nostro. Due da una parte, uno sopra l'altro come un letto a castello, dove dormivamo io e Jack e gli altri due poco più avanti, dove stavano Rian e Zack. Alla fine tra i primi due e i secondi, c'era poco più di un metro di distanza. Davanti ai letti c'erano gli armadi per i vestiti, e più avanti, dopo le stanze, c'era la zona cucina. Era come un camper, ma più grande.
Mi abbassai, provocando alla mia schiena un terribile strappo che sottolineai con un verso di dolore, e svegliai Rian e Zack.
«Che succede?» disse Zack alzando la testa improvvisamente.
«Oddio la mia testa, la mia povera testa..» si lamentò invece Rian. Scoppiai a ridere e tirai due schiaffetti sulla guancia paffuta e ricoperta dalla barbetta di Rian.
Mi diressi verso la cucina con l'intenzione di preparare un caffè. Il mio Iphone cominciò a vibrare sul tavolino di marmo proprio mentre tiravo fuori quattro tazze dall'armadietto. Mi avvicinai e lo sbloccai senza prenderlo in mano. "6 chiamate perse, 3 messaggi non letti" «Cazzo, ma chi è?» esclamai tra me e me. La macchina per il caffè fece uno strano suono che mi fece intuire che il caffè era pronto, così, dopo aver preso il cellulare in mano, presi la brocca piena di caffè e ne versai un po' in ogni tazza. Le portai tutte sul tavolo e mi stravaccai sulla panca.
«Hey fratello, grazie per il caffè!» Zack mi mise una mano sulla spalla prima di sedersi. «Sono l'unico che ha la testa che pulsa in un modo tremendo e che ha tanta voglia di prenderla e strapparla via dal collo?» si lamentò, aggiungendo una montagna di zucchero nella tazza. Nessuno rispose, ognuno era occupato a pensare al proprio dolore fisico e, io in particolare, ero preso dalle chiamate perse, tutte da parte di Kate.
Kate Voegele era forse la mia migliore amica. O comunque, una persona con cui mi piaceva passare il tempo, con cui riuscivo a parlare che mi ascoltava e che mi piaceva ascoltare. Come si chiama una persona in questi casi? Era quasi come un Jack al femminile. Quasi, perché Jack è Jack. In ogni caso, le chiamate erano tutte da parte sua, e i messaggi anche, a parte uno, da parte della compagnia telefonica. Normalmente avrei detto qualcosa come: «Menomale che c'è almeno la mia compagnia telefonica che mi pensa», ma direi che con le chiamate e i messaggi non letti, non era decisamente l'unica a pensarmi.
Senza nemmeno leggere i messaggi, cercai il numero di Kate in rubrica e la chiamai.
Dopo il secondo squillo, rispose: «Alexander William, quale onore vedere il tuo numero sul display» 
«Kate Elizabeth, lo so, sono un Dio e questo è un miracolo. Mi hai percaso cercato?»
«Sì, ma tranquillo, Dio, niente di importante. Sono a Boston e mi chiedevo se foste già ripartiti...» 
«Siamo a Boston, partiamo stasera perché non abbiamo nessun concerto. Dove sei?» chiesi, bevendo un sorso di caffè.
«Veramente.. qua fuori. Da tipo un secolo..» quasi sputai tutto quello che avevo in bocca. Mi alzai in piedi, aprii la porta del bus ed eccola lì, bellissima come sempre, con il cellulare in mano e un sorriso sulle labbra. Chiuse la chiamata e mi venne incontro.
«Sai, sono tipo due ore che ti chiamo e busso alla porta, ti mando sms e cose varie. Non volevo perseguitarti, ma passavo di qui è ho visto il bus... quindi, eccomi!» la strinsi in un caloroso abbraccio e le baciai la fronte.
«Ciao bellissima, entra!» la feci salire e ci ritrovammo entrambi in cucina. Jack, Zack e Rian sembravano tre morti e così mi resi conto che nemmeno io ero messo bene. 
«Ma.. cos'è successo qui? Hanno ucciso qualcuno.» Jack annuì.
«Il cuore di Alex, allora lui per ripararlo beve e scopa, e noi siamo costretti a seguirlo e a ritrovarci così la mattina dopo. Penso di dover vomitare...» disse alzandosi di scatto e correndo verso il bagno. Tornò subito indietro dichiarando che era solamente un falso allarme. Scoppiai a ridere e la mia risata mi rimbombò in testa. Kate si sedette affianco a Rian e gli baciò la guancia. «Ciao smile, come stai?» Rian annuì e pucciò un biscotto nel caffè per poi metterlo in bocca.
«Diciamo che sono stato meglio...» Jack si rimise a sedere così Kate lo guardò. «Cosa intendi dire con "beve e scopa"?» scoppiai a ridere. Non volevo sentire la risposta così mi allontanai, rinchiudendomi in bagno per fare una doccia. Mi spogliai e specchiai il viso allo specchio. Non ero conciato così male. La sera prima, dopo quel bicchiere di vodka mi avevano fatto bere chissà che cos'altro. Mi ricordavo poco per il resto. Mi ricordavo bene Emily, e un'altra.. Cassy, o qualcosa del genere. Poi era tutto confuso e alla fine buio totale. Come diavolo eravamo tornati a casa? Scoppiai a ridere e mi infilai sotto l'acqua. Era ghiacciata ma non mi importava. Mi lavai così velocemente da non lasciarmi il tempo di pensare, uscii e mi asciugai per poi circondarmi la vita con un asciugamano bianco.
Dopo la doccia, stavo decisamente meglio. Aprii la porta del bagno e mi ritrovai davanti Kate. Feci per parlare ma lei mi prese per un braccio e mi spinse verso i letti, aprì la stanza-magazzino in fondo al bus e mi ci spinse dentro per entrarci subito dopo. Sembrava arrabbiata, così cercai di sdrammatizzare mentre lei si chiudeva la porta alle spalle. «Mhm, sono nudo, hai intenzione di stuprarmi?» le feci l'occhiolino. Lei mi tirò una pacca piuttosto forte sulla spalla. Mi lamentai.
«Che cazzo hai intenzione di fare!?» mi disse, riprendendo il controllo.
«Cosa ho intenzione di fare...?» le chiesi, confuso.
«Lisa ti ha tradito, oh, che peccato, ora vai a scoparti metà mondo a cazzo solo per trovarne una che, secondo te, sia alla sua altezza? Oh, no, non è quello che farai!» 
La guardai storto. Cosa ne sapeva lei? «No, infatti, non è quello che farò Katie!»
«Ah, no. E allora ieri sera che hai fatto? Hai fatto questo, ti sei scopato quante tipe, ieri sera, Alex?!»
Scossi la testa. Mi stavo innervosendo, sentivo i muscoli tirati. «Sai cosa farò? Andrò a letto con chi mi pare per la ragione che mi pare, e poi, non sto cercando nessuno all'altezza di Lisa. Anzi, non cerco proprio nessuno. Ora lasciami uscire di qui prima che cominci ad urlare, poi urli anche tu, e sappiamo come va a finire!» cercai di sorpassarla ma lei rimase ferma al suo posto. 
«No, ora stai qui e parli con me! Che cazzo stai dicendo? Non vedi che è sbagliato!?»
«No, sbagliato era andare a letto con un sacco di gente mentre stavo con Lisa cosa che poi, ha fatto lei. Ora, non è sbagliato, per niente!»
«Sei un coglione Alex!» mi passai una mano sul viso e le dita sulle tempie.
«Non capisci, Kate, se.. cazzo, se Jack avesse il coraggio di chiederti di stare con lui, e poi ti tradisse che cazzo faresti?! EH!? Niente è semplice! NIENTE! Piantala di farmi lezioni come se tutto fosse così maledettamente semplice come lo fai sembrare tu! Fa tutto schifo, lo vedi?! Riesco a stare bene solo su un fottuto palco o da ubriaco. O scopando, oh sì, lì sto bene. Chi sei tu per togliermi quesa felicità, Kate?» urlai. 
«Io...» ma non sentii cosa stava per dire. Afferrai la maniglia dietro la sua schiena, con gli occhi lucidi e il cuore a mille, e uscii dallo stanzino. 
 
Quella sera, eravamo in viaggio. Mancavano poche ore per arrivare a destinazione ed eravamo tutti riuniti sul divanetto. Jack aveva la chitarra in mano e io cantavo, mentre Zack e Rian tenevano il tempo, Zack con il basso, Rian tamburellando un po' ovunque con le bacchette. «Say you mean it!»
Prima che la canzone potesse finire, il mio cellulare prese a vibrare. Risposi, subito dopo aver letto il numero sul display.
«Mi dispiace» sussurrò Kate dall'altra parte della cornetta.
«Lo so, anche a me, tanto..» Mi misi seduto più comodo e sorrisi.
«Mi manchi già, e puoi fare quello che vuoi con il tuo corpo, solo non rovinarlo, okay? Perché è davvero un bel corpo!» scoppiò a ridere e risi con lei.
«Un giorno sarà tuo!»
«E' già mio. Buonanotte bello, scusa ancora!» sussurrò lei.
«Buonanotte Katie!» le dissi, e sorridendo chiusi la chiamata. 
   
 
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