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Autore: Freya Crystal    04/09/2011    1 recensioni
Se Bella avesse fatto un'altra scelta, diversa da quella che tutti noi conosciamo. Se avesse scelto di morire?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Favola




Forse è così che ci si sente, quando si passa oltre. Dolcemente incantati, attratti dall’arrivo di un’ipnotica e seducente alba chiara. Improvvisamente, misteriosamente, dentro di te tutti i sentimenti umani s’incontrano ma non si scontrano, e iniziano a fare l’amore. Questo fu ciò che pensai nel momento in cui lo vidi per la prima volta, la prima dopo un’eternità passata ad attenderlo.

Stavo proseguendo? Non avrei saputo constatarlo. Il bouquet di fiori che reggevo tra le mani era lo scrigno del mio cuore; lo avrei donato all’angelo verso il quale mi stavo dirigendo. Sarebbe stato suo per sempre.
Edward era bellissimo. Una struggente visione, quasi paralizzante. Nel suo smoking rappresentava l’incarnazione dell’eleganza, mentre il nero accentuava la sua seduzione, il bianco ne illuminava la nobiltà del volto.
La forza che mi stava trasmettendo Charlie nel tenermi fieramente sottobraccio era qualcosa di indescrivibile. Stavo lottando con me stessa per trattenere le lacrime della commozione, almeno fino all’altare. Avrei ricordato per sempre quel momento.
Raggiunto il mio splendido adone, gli sorrisi. 
E sorrisi a Charlie, che tirando su col naso cercava di bloccare le lacrime. Con un sussulto, divenuto rosso per l’imbarazzo, mi lasciò andare.
<< Oggi, siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio di Edward Cullen e di Isabella Marie Swan. Siete venuti a contrarre matrimonio in piena libertà, senza alcuna costrizione, pienamente consapevoli del significato della vostra decisione? >>
<< Sì.  >>
<< Siete disposti, nella nuova via del matrimonio, ad amarvi e onorarvi l'un l'altro per tutta la vita? >>
<< Sì >>, ripetemmo all’unisono.    
<< Siete disposti ad accogliere, responsabilmente e con amore, i figli che Dio vorrà donarvi ed educarli? >>
<< Sì. >>
Edward aveva esitato un istante più di me nel rispondere. Entrambi eravamo consapevoli che non avremmo potuto avere dei figli. Sapevamo a cosa andavamo in contro. Cercai di lasciarmi scivolare addosso il sottile dolore che mi aveva invasa. Giurare quel che per noi era impossibile non era una colpa, in quel caso.
<< Se, dunque, è vostra intenzione unirvi in matrimonio, datevi la mano destra ed esprimente, davanti a Dio, il vostro consenso. >>
Edward prese la mia mano destra e la mise nella sua, l’accarezzò delicatamente col pollice e mi trafisse col suo sguardo luminoso. Se esteriormente era meraviglioso, interiormente lo era ancora di più. Quei suoi occhi dorati mi guardavano con amore inestinguibile, specchiandosi adoranti nei miei.
<< Io, Edward, accolgo te, Isabella, come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita. >> La sua voce era vibrante di sentimento.
<< Io, Isabella, accolgo te, Edward, come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia… e di amarti… >> la mia voce s’incrinò, tremò, poi si riprese ancor più decisa, incoraggiata dalla commozione di colui che stavo per sposare <<  e onorarti tutti i giorni della mia vita. >>


**


Isola Esme. Il luogo della nostra luna di miele, nonché il Paradiso terrestre. Carlisle ed Esme non avrebbero potuto farci un regalo migliore: avevano trasformato il sogno che accomuna tutte le donne in realtà; di fronte a me vi era la prospettiva di passare due settimane su una meravigliosa isola deserta con l’uomo della mia vita.
Avevamo fatto il bagno tutto il giorno. Lo splendore dell’acqua di mare sul quale si riflettevano cangianti i riflessi solari non poteva competere con gli innumerevoli diamanti sfaccettati depositati sul corpo perfetto di Edward. Luminoso, sorridente, i capelli ramati scompigliati e goccioline salate che gli scivolavano addosso, lo rendevano pericoloso per me, se lo contemplava troppo a lungo. E c’erano quei suoi occhi topazio, più dolci del miele e più penetranti di una lama affilata, che si soffermavano continuamente su di me, come se avessero davanti la sirena più desiderabile del pianeta.
Mare, sole, Edward. La vita. Non ne avevo mai abbastanza.
Due mani di velluto presero ad accarezzarmi dietro al collo, bloccando la mia circolazione sanguinea, e ridiscesero fino a massaggiarmi le spalle. M’irrigidii per la sorpresa, faticai a deglutire l’ultimo boccone del mio piatto.
Edward mi baciò la testa e appoggiò il mento alla mia spalla sinistra. << Era buono? >>, mi sussurrò all’orecchio.
<< Squisito. Cucini da Dio. Davvero. >> Cercai di parlare il più possibile per non andare completamente fuori controllo. Anche se ero già sulla giusta strada. << Adesso vado a farmi una doccia, ci vediamo più tardi. >
Lui inarcò un sopracciglio, guardandomi dritto negli occhi. Avrei giurato di aver visto un lampo di divertimento balenargli nelle pupille.
<< Direttamente in acqua >>, specificai.
<< D’accordo. >>
Alice aveva fatto in modo di procurarsi il bagnoschiuma più costoso di tutta l’America, o di tutto il mondo, probabilmente. Seducente, sofisticato, gustoso. Mentre mi massaggiavo nella vasca avevo la sensazione che i miei muscoli si sciogliessero, privandosi di ogni inibizione, e che i sensi si stessero lasciando andare. Lo shampoo? Alla fragola, ovviamente. Grazie, Alice. Se non fosse stato per lei, sarei partita con un set da bagno qualsiasi. Coperta di un solo asciugamano annodato al seno, uscii lentamente dal bagno, dirigendomi nella stanza da letto. Cercai di ricordare dove avessi posizionato il trolley giallo regalatomi da Alice, con mani tremanti all’idea di ciò che vi era dentro. Lo trovai, infilato in un angolo dell’armadio che se la rideva di me. Lo aprii.
Oh mio Dio.
Volgare? No, se non lo sarei stata io. Dannatamente sexy? Sì, se avessi saputo diventarlo. Feci cadere sul letto la lingeria trasparente, col cuore che batteva all’impazzata. Mi sedetti sul materasso, per pensare. Certo che potevo indossarla. Dovevo, indossarla. L’afferrai rapidamente e mi precipitai nuovamente in bagno. Avevo bisogno di uno specchio.
Mi infilai con delicatezza il completino nero e rimasi a guardarmi per qualche minuto da tutte le angolature. Le mutande scoprivano più che coprire, il mio seno era ben sostenuto e appariva più pieno;  la vestaglia aveva uno spessore pari ad uno strato di pelle invisibile e non arrivava nemmeno a metà coscia.
Eppure non stavo male. Ero… femmina.
Raccolsi il grosso dell’acqua dai capelli con l’asciugamano e li lasciai sciolti, liberi di prendere una forma leggermente ondulata; da bagnati erano ancora più scuri, ed esaltavano il contrasto del mio pallore smorto, rendendolo quasi bello. Misi un filo di lucidalabbra e diedi una passata di mascara alle ciglia. Niente trucco pesante: non sarei stata capace di applicarlo, non avrei avuto la pazienza necessaria, e soprattutto ci tenevo a rimanere me stessa anche in quel caso.
Così conciata, riuscivo a vedere me stessa come una donna sensuale. Sì, una donna sensuale che aveva una voglia matta di fare l’amore la prima notte di nozze.
Uscii dalla camera e scesi le scale. Mi fermai un istante, guardandomi attorno. Attraversai il salotto e la cucina. Tutto regolare. Ma perché diavolo stavo ispezionando la casa!?
Ero fuori di testa. Tanto valeva impazzire del tutto, no? Non avevo più scuse, non mi rimaneva altro da fare che uscire in spiaggia. E lo feci.
Affondai i piedi nella sabbia calda, lasciandomi accarezzare dalla brezza serale. Fiotti di salsedine m’investirono nel darmi il benvenuto. Individuai una figura a petto nudo sul bagnasciuga. Era immobile, ad occhi spalancati. M’incamminai a passi misurati, ma decisi, verso di lui.
 Il desiderio lo risucchiava, manifestandosi all’infuori delle sue membra, sino a raggiungermi colle sue vampate.
Prova a dirmi di no anche stavolta, e vedrai cosa ti combino.
Gli sorrisi, giocando a fare la pantera che si avvicinava progressivamente alla sua preda, incoraggiata dal mio abbigliamento. Quando lo raggiunsi, mi interruppi. Il vento mi scompigliava i capelli, costringendo Edward a respirare e ad inghiottire piene boccate del mio profumo. Feci scorrere una mano sul collo, poi sempre più giù, fino al ventre; mi morsi il labbro inferiore, guardando in un’altra direzione, come se fossi distratta da qualcos’altro. Gli passai davanti, lanciandogli un’occhiata di sfida, e voltai il capo verso il mare nel quale avevo intenzione di bagnarmi. Prima che potessi fare un altro passo sul bagnasciuga, Edward si avvinghiò a me. Mi prese il volto tra le mani, obbligandomi a guardarlo negli occhi. Due pozzi senza fondo, bollenti e spietati si specchiavano nelle mie pupille. Pregai che per una volta Edward si lasciasse andare. Gli accarezzai le braccia, e protesi il mio corpo verso il suo, per fargli sentire quanto ero carica, vogliosa di lui. Per un attimo chiuse gli occhi, stringendomi a sé. Inspirò fortemente, e io mi lasciai irretire dal suo profumo.
Edward…
Con un sospiro estatico affondammo in un bacio appassionato. Il gioco travolgente delle nostre lingue era smorzato dal nostro sfiorarci al confronto lento e delicato. Eravamo in esplorazione l’uno dell’altra.
Il bacio si fece sempre più esigente, con mio immenso piacere. Le mie articolazioni cedettero, mi rammollii come una bambola e m’inclinai all’indietro. Cademmo entrambi a terra, ma la  mia caduta fu attutita da Edward, scudo dalla fisicità irresistibile. Aveva una schiena meravigliosa, liscia e guizzante; le mie mani la stavano divorando, mentre lui mi baciava famelico l’incavo fra il collo e la spalla. Le onde che giungevano a riva ci stuzzicavano delicatamente, accompagnate dal sospiro delle acque. Con uno slancio di aggressività insolita provai a liberami della sua presa: volevo invertire le posizioni. Mi misi sopra di lui e lo baciai senza dargli il tempo di gemere. Sapevo di apparire impacciata, malgrado la mia finta autoconvinzione di essere un’esperta. Mentre lui sembrava fosse stato creato apposta per sapere come infondermi un interminabile, violento piacere.
Le sue mani vogliose, ma pazienti, mi sfilarono la vestaglia. Mi staccai dalle sue labbra solo per permettergli di farla passare sopra la mia testa, per poi affondare ancora nelle sue labbra. Sentire il mio seno aderire al suo petto mi dava una sicurezza indescrivibile, m’infondeva la certezza di essere una vera donna. Edward fece scorrere le sue dita su e già lungo la mia schiena, massaggiandola e graziandola col suo tocco maestro.  Quando sganciò il sottile indumento che mi copriva i seni, arrestai il bacio. Riaprii gli occhi, incontrando quelli interrogativi di Edward, sempre più affamati del mio corpo e del mio amore. Mi alzai in piedi e l’indumento cadde a terra. L’espressione del mio amante era incantata. Gli voltai le spalle, sorrisi e andai ad immergermi nel mare. Quando riemersi, con un dito gli feci cenno di raggiungermi. In meno di mezzo secondo, lo trovai al mio fianco. Colle mani bagnate gli scompigliai i capelli e accarezzai il suo viso. Lui tenne gli occhi chiusi finché le mie mani innocenti non arrivarono al centro del suo desiderio. Boccheggiando, li riaprì. Intimorita, lo accarezzai piano, attenta alle sue espressioni.
Stava godendo. E mentre godeva era qualcosa di spettacolare, che mi ordinò di avvinghiarmi a lui come un serpente.
Rapita dai suoi baci, non mi ero accorsi del viaggio che le sue dita avevano intrapreso sul mio corpo. Le percepii solo quando una di esse s’insinuò decisa dentro di me. Ansimai, affondando le unghie nella sua schiena.
Un’altra spinta, ancora più piacevole. Vibrai, attraversata da un’intensa scarica elettrica di passione.
E un'altra. Soffocai un gemito mordendogli una spalla.
Leccai, baciai, morsi. La fame stava diventando sempre più incontenibile. Il battito del mio cuore era destabilizzato, per riequilibrarlo afferrai la virilità di Edward.  Ne percepii la tensione. Lui bloccò il suo gioco travolgente dentro di me. Il mio corpo stava tentando di aprirsi in tutti i modi e in tutte le direzioni, in attesa di accogliere il suo arrivo.
Con labbra palpitanti, nuotammo in un cerchio d’amore,  intrecciati in un abbraccio dannato.  Non potevamo più aspettare. Cercammo l’una conferma nell’altro, guardandoci negli occhi.  Stava accadendo tutto in modo così spontaneo. In quel momento non sapevo chi fosse la ragazza insicura e goffa che dimorava in me, sapevo solo di esistere per Edward.
Gli mordicchiai le labbra. Erano così piene, morbide, squisite…
Lentamente, amorevolmente, Edward s’inabissò, mi afferrò le gambe e mi issò su di lui prima di riemergere. Ero rimasta completamente nuda. Mi appoggiai alle sue spalle, lui piegò la testa verso l’alto. D’istinto inclinai il capo e chiusi gli occhi. Vidi le stelle, prima che il mio amante  mi trascinasse con sé nel ventre caldo e oscuro del mare. Ero tutta un palpito di lussuria. Lo imprigionai colle braccia, e senza esitazione, scivolai dentro di lui.  
La mia anima diventò anche la sua.



**


Quando mi svegliai, la mattina dopo aver fatto l’amore con mio marito, lo trovai seduto sul bordo del letto con la testa tra le mani. Qualcosa lo turbava. Con cautela, mi misi a sedere, coprendo la mia nudità con le lenzuola. << Ehy… >>, lo richiamai, con voce tenue.
Non rispose.
Aspettai per qualche secondo, il cuore in gola. Possibile che dovesse sempre esserci qualcosa che non andava, tra di noi?
Avvolgendomi il lenzuolo addosso, mi avvicinai a lui e gli posai una mano sulla spalla.
<< Guarda, Bella >>, mormorò allora. Il dolore che gli incrinava la voce mi pugnalò la testa.
Non capivo a cosa si riferisse.
E poi, rivivendo il momento in cui, usciti dall’acqua e tornati in casa, Edward mi aveva presa ancora una volta con passione su quello stesso letto, notai un dettaglio delle lenzuola che mi era sfuggito. All’altezza del mio ventre, c’era uno squarcio. Candide piume erano adagiate sul materasso e ricoprivano il pavimento.
Colta da una triste consapevolezza, cinsi il suo petto con le braccia, appoggiando una guancia sulla sua schiena.  << Sei stato meraviglioso. >>
<< Sono stato un mostro >>, ribadì con voce bassa, furente.
<< E invece no >>, sentenziai, risoluta. Gli baciai la schiena.
Le sue mani sfiorarono le mie, tremanti. Avvertivo la tangibile disperazione che lo straziava.
<< Guarda >>, ripeté. << Guardati. >>
Gli diedi retta. Mi lasciai scivolare di dosso il lenzuolo. Cercai di mascherare la sorpresa, per non ferirlo ulteriormente. Pregai in cuor mio che Edward non si fosse pentito di ciò che avevamo condiviso in quella magica notte trascorsa.  All’altezza delle anche, delle braccia e delle spalle, il colore pallido della mia pelle si mescolava a macchie violacee a tratti nere.
<< Non è niente >>, sentenziai. << Non è niente… >>, ripetei, con convinzione.
Edward teneva lo sguardo fisso a terra, dilaniato da chissà quali atroci pensieri verso se stesso. Ne detestavo l’idea. Come poteva lui, angelo perfetto, biasimare le sue azioni?
<< Edward… Edward, guardami. Io ti amo. >>
L’ansia di fronte alla sua sordità ceca mi  stava divorando come un parassita.
Lo squillo di un cellulare.
Edward parve ridestarsi dallo stato catatonico nel quale era caduto e afferrò l’oggetto del nostro disturbo.
<< Pronto.  Carlisle? >>
Tesi le orecchie, impaziente di riavere la sua attenzione.
“Edward… è un’emergenza. Mi rincresce di non poter evitare di disturbarti.”
“C’è qualche problema?”
Non riuscii a capire nient’altro. Edward e Carlisle parlavano troppo in fretta.
Quando Edward ebbe riattaccato, finalmente mi guardò negli occhi e disse:  << Mi dispiace, Bella. >>


**



Spazio dell'autrice:
la favola non può durare per sempre, altrimenti non ci sarebbe la storia. Lasciate perdere la Bella e l'Edward teneri e felici. Inizia un lungo, travagliato viaggio per i loro destini.
Lasciate qualche commento! ;)
Alla prossima.
  
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