Salve! Intanto ringrazio
chi ha recensito, chi ha messo tra seguite e preferite e anche chi
legge solamente. Mi rendo conto che finora la storia possa essere stata
noiosa, ma conto di farla movimentare in poco tempo. Fra poco
entrerà in scena anche un certo Kei, per coprire la sua
grave assenza in questi primi 5 capitoli XD
Mi dispiace molto di aver postato dopo così tanto tempo.
Quinto Capitolo
Takao
sentiva
il sangue pulsargli nelle tempie, spinto dal battito sempre
più forte e
irregolare del suo cuore. I palmi delle mani erano sudati, li costrinse
a
flettersi e poi stringersi in pugni per riguadagnare la calma. Sapeva
che
avrebbe avuto poche chances di parlare in seguito, forse addirittura
nulle.
Sapeva anche
che forse ci erano già tutti troppo dentro per poter
riuscire ad uscirne. Erano
al monastero di Vorkov, e quella non era proprio una cosa positiva.
Scoccò uno
sguardo preoccupato a Hilary. Nessuno le aveva ancora detto niente, ma
le loro
espressioni preoccupate erano bastate a farle capire che qualcosa non
andava.
Il motivo
dell’ansia di Takao era abbastanza semplice: non
c’erano ragazze nei Demolition
Boys. Da quello che si ricordava, non gli sembrava di averne viste
nemmeno al
monastero, quella volta che si erano infiltrati. Forse non le
prendevano
proprio, pensando che fossero più deboli.
Ma la cosa
non gli tirava su il morale. Non l’avrebbero certo lasciata
libera, se
pensavano di trattenere loro. E cominciò ad aver paura di
quello che le sarebbe
potuto accadere là dentro.
Cosa ne
sarebbe stato di lei? L’avrebbero liberata? No, sarebbe stato
da stupidi.
Ovviamente con un’intera squadra di beyblade scomparsa, non
potevano
permettersi di lasciarla gironzolare per i fatti propri.
Probabilmente
lì in Russia nessuno si sarebbe dato la pena di cercarli,
non erano considerati
così tanto famosi. Ma di sicuro qualcuno dal Giappone si
sarebbe preoccupato. O
le loro famiglie, se non avessero avuto loro notizie presto.
Quindi,
questo era il momento per parlare. Doveva provarci, anche se
probabilmente era
già troppo tardi. Il pullman era già entrato nel
cortile del Monastero, e il
cancello si era chiuso dietro di loro, che si erano sentiti
imprigionati come
in una gabbia.
Sì alzò e
camminò lentamente lungo il breve corridoio del pullman.
Takao era conosciuto
per essere una persona impulsiva e coraggiosa, ed era per questo che
era il
capitano. Faceva cose che gli altri non avrebbero mai avuto la forza di
fare,
anche in situazioni critiche. Come quella. Ma il suo problema era anche
la poca
capacità riflessiva. Aveva già esaurito la sua
pazienza decidendo se parlare o
no, accantonando per una volta la sua impulsività. Quindi
non ne voleva proprio
sapere di scegliere con cura le parole da dire a Yuri. Lo avrebbe
affrontato e
basta. Avrebbe cercato di farlo ragionare.
- Yuri, -
cominciò, la voce tremante suo malgrado, - io non capisco
perché tu ora voglia
fare una cosa simile! Pensavo ne fossi uscito… -
Il ragazzo
si limitò a guardarlo confuso.
- Insomma, -
continuò Takao, - prima sembri tanto riconoscente del fatto
che ti abbiamo
liberato da Vorkov, poi tu steso ci riporti da lui? - Il suo discorso
poteva
sembrare coraggioso, se non fosse che era pallido e sudaticcio, e
tremava.
L’espressione
di Yuri si riempì di comprensione, poi alzò un
sopracciglio, e nei suoi occhi
apparve un lampo di rabbia, che fece sembrare l’azzurro dei
suoi occhi ghiaccio
solido. Takao fece istintivamente un passo indietro, e nessuno avrebbe
potuto
rimproverarlo. Quando Yuri si arrabbiava faceva venire davvero i
brividi.
La sua voce
era bassa e tremante, mentre si rivolgeva a Takao:
- Tu pensi…
Pensi che io ti voglia consegnare a Vorkov? -
- Non… non è
così? - Ora era il turno dell’altro per essere
confuso.
Yuri
inchiodò, premendo con forza il piede sopra il freno, in uno
scatto di rabbia.
Poi si girò verso gli ultimi sedili, dove gli altri se ne
stavano accoccolati,
ascoltando con timore la conversazione.
- Lo pensate
anche voi? – urlò poi nella loro direzione, e gli
altri sobbalzarono quando la
sua voce sembrò esplodere nello spazio limitato.
Il loro
silenzio dovette essere una risposta abbastanza chiara per Yuri,
perché si
rimise in marcia e guidò fino al porticato, dove si
fermò e aprì la porta.
- Scendete.
- Il tono era talmente freddo che la parola suonò come un
ordine minaccioso,
che tutti si apprestarono a seguire. Nessuno era contento di rimanere
con Yuri
in uno spazio chiuso, dove non c’era modo di scappare.
Dopo che
tutti furono scesi, Yuri richiuse la porta e li raggiunse fuori. I
ragazzi lo
guardarono esitanti, incerti sul da farsi.
- Seguitemi.
- Continuò con lo stesso tono. Camminarono in silenzio per
un po’, i
Bladebreakers trascinandosi sulle gambe che sembravano intorpidite, per
il
troppo stare seduti oppure per la paura.
L’unica cosa
udibile erano i respiri profondi che Yuri continuava a prendere, come
se ne
avesse bisogno per calmarsi. Per il resto, l’edificio
sembrava disabitato. Il
silenzio era l’unica cosa che li circondava.
- Non vi sto
consegnando a Vorkov. - Disse Yuri. Quest’esclamazione
improvvisa li fece
sussultare. Non pensavano avrebbe cercato di spiegarsi.
- Non lo
farei mai, - continuò Yuri con aria disgustata, - ma vi
avevo detto che
dovevamo nascondervi. Beh, l’unico posto sicuro in grado di
contenere molte
persone di cui sono a conoscenza è questo. Noi non abbiamo
una casa, lo sapete.
- L’ultima parte venne sibilata tra i denti.
Takao
arrossì, e abbassò lo sguardo a terra. Il russo
lo degnò di un’unica occhiata,
prima di riprendere a parlare.
- Ad ogni
modo, il Monastero non è più di Vorkov. Kei non
ve l’ha mai detto? -
- Detto
cosa? -
- Come
immaginavo. Beh, quando Vorkov è stato catturato, gli agenti
non sapevano
proprio come avrebbero potuto sistemare un così vasto gruppo
di orfani. Non
c’erano abbastanza famiglie. E gli altri orfanotrofi non
volevano prenderci con
loro. Abbastanza comprensibile, dato che siamo conosciuti come un
branco di
perversi psicopatici. – L’ultima frase fu detta con
un velo di ironia, - È stato
così che io e Sergay, che abbiamo raggiunto la maggiore
età, abbiamo ottenuto
la direzione del Monastero e la custodia dei più piccoli.
Ovviamente la polizia
ogni tanto torna a fare dei controlli. Non si fidano molto, ma era
l’unica
soluzione. -
Mentre
parlavano avevano continuato a camminare. Si fermarono davanti ad una
porta
alla fine del porticato, che Yuri aprì con una chiave che si
era sfilato di
tasca.
Si
ritrovarono in un corridoio buio che, nonostante la spiegazione di
Yuri, mise
loro i brividi. Era spoglio, e tutto sembrava disabitato. Ma da una
porta alla
loro sinistra, si intravedeva uno spiraglio di luce, segno che qualcuno
c’era
davvero.
Yuri la
spinse da parte, e si ritrovarono in un’ampia stanza che
doveva servire da
salotto. Vi erano raggruppati una decina di ragazzi, di età
svariata, ma dall’aspetto
tutti dalle soglie dell’adolescenza in su.
Non appena
entrarono, i ragazzi si affollarono intorno a Yuri chiedendo notizie.
Da quello
che poterono capire, il veder partire Boris e Sergay così
all’improvviso li
aveva messi in allarme. Yuri spiegò loro la situazione,
mentre i Russi rivolgevano
occhiate ai Bladebreakers.
Ascoltando
la storia, i loro sguardi si facevano sempre più
preoccupati, mentre i
Giapponesi cominciarono a pensare che magari non stavano prendendo la
loro
situazione abbastanza sul serio. Dalle facce ansiose dei ragazzi
potevano
capire di essersi messi in un bel guaio.
Non si
fidavano del tutto di Yuri, ma aveva detto che non avrebbe fatto loro
del male,
e d’altronde cominciavano a realizzare che andare in giro da
soli non fosse la
migliore delle idee.
Speravano soltanto
che lui fosse sincero.