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Autore: lilla5    04/09/2011    1 recensioni
E se tutto quello che si credeva vero fosse solamente una copertura della realtà, qualcosa che era stato nascosto al resto del mondo proprio per il bene di tutti quanti? Se le cose che ci insegnano appartenere solo alle favole esistessero sul serio? Senza contare un conflitto che si rivela più vicino di quanto si abbia mai immaginato.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quinto Capitolo

Salve! Intanto ringrazio chi ha recensito, chi ha messo tra seguite e preferite e anche chi legge solamente. Mi rendo conto che finora la storia possa essere stata noiosa, ma conto di farla movimentare in poco tempo. Fra poco entrerà in scena anche un certo Kei, per coprire la sua grave assenza in questi primi 5 capitoli XD
Mi dispiace molto di aver postato dopo così tanto tempo.

Quinto Capitolo

Takao sentiva il sangue pulsargli nelle tempie, spinto dal battito sempre più forte e irregolare del suo cuore. I palmi delle mani erano sudati, li costrinse a flettersi e poi stringersi in pugni per riguadagnare la calma. Sapeva che avrebbe avuto poche chances di parlare in seguito, forse addirittura nulle.
Sapeva anche che forse ci erano già tutti troppo dentro per poter riuscire ad uscirne. Erano al monastero di Vorkov, e quella non era proprio una cosa positiva. Scoccò uno sguardo preoccupato a Hilary. Nessuno le aveva ancora detto niente, ma le loro espressioni preoccupate erano bastate a farle capire che qualcosa non andava.
Il motivo dell’ansia di Takao era abbastanza semplice: non c’erano ragazze nei Demolition Boys. Da quello che si ricordava, non gli sembrava di averne viste nemmeno al monastero, quella volta che si erano infiltrati. Forse non le prendevano proprio, pensando che fossero più deboli.
Ma la cosa non gli tirava su il morale. Non l’avrebbero certo lasciata libera, se pensavano di trattenere loro. E cominciò ad aver paura di quello che le sarebbe potuto accadere là dentro.
Cosa ne sarebbe stato di lei? L’avrebbero liberata? No, sarebbe stato da stupidi. Ovviamente con un’intera squadra di beyblade scomparsa, non potevano permettersi di lasciarla gironzolare per i fatti propri.
Probabilmente lì in Russia nessuno si sarebbe dato la pena di cercarli, non erano considerati così tanto famosi. Ma di sicuro qualcuno dal Giappone si sarebbe preoccupato. O le loro famiglie, se non avessero avuto loro notizie presto.
Quindi, questo era il momento per parlare. Doveva provarci, anche se probabilmente era già troppo tardi. Il pullman era già entrato nel cortile del Monastero, e il cancello si era chiuso dietro di loro, che si erano sentiti imprigionati come in una gabbia.
Sì alzò e camminò lentamente lungo il breve corridoio del pullman. Takao era conosciuto per essere una persona impulsiva e coraggiosa, ed era per questo che era il capitano. Faceva cose che gli altri non avrebbero mai avuto la forza di fare, anche in situazioni critiche. Come quella. Ma il suo problema era anche la poca capacità riflessiva. Aveva già esaurito la sua pazienza decidendo se parlare o no, accantonando per una volta la sua impulsività. Quindi non ne voleva proprio sapere di scegliere con cura le parole da dire a Yuri. Lo avrebbe affrontato e basta. Avrebbe cercato di farlo ragionare.
- Yuri, - cominciò, la voce tremante suo malgrado, - io non capisco perché tu ora voglia fare una cosa simile! Pensavo ne fossi uscito… -
Il ragazzo si limitò a guardarlo confuso.
- Insomma, - continuò Takao, - prima sembri tanto riconoscente del fatto che ti abbiamo liberato da Vorkov, poi tu steso ci riporti da lui? - Il suo discorso poteva sembrare coraggioso, se non fosse che era pallido e sudaticcio, e tremava.
L’espressione di Yuri si riempì di comprensione, poi alzò un sopracciglio, e nei suoi occhi apparve un lampo di rabbia, che fece sembrare l’azzurro dei suoi occhi ghiaccio solido. Takao fece istintivamente un passo indietro, e nessuno avrebbe potuto rimproverarlo. Quando Yuri si arrabbiava faceva venire davvero i brividi.
La sua voce era bassa e tremante, mentre si rivolgeva a Takao:
- Tu pensi… Pensi che io ti voglia consegnare a Vorkov? -
- Non… non è così? - Ora era il turno dell’altro per essere confuso.
Yuri inchiodò, premendo con forza il piede sopra il freno, in uno scatto di rabbia. Poi si girò verso gli ultimi sedili, dove gli altri se ne stavano accoccolati, ascoltando con timore la conversazione.
- Lo pensate anche voi? – urlò poi nella loro direzione, e gli altri sobbalzarono quando la sua voce sembrò esplodere nello spazio limitato.
Il loro silenzio dovette essere una risposta abbastanza chiara per Yuri, perché si rimise in marcia e guidò fino al porticato, dove si fermò e aprì la porta.
- Scendete. - Il tono era talmente freddo che la parola suonò come un ordine minaccioso, che tutti si apprestarono a seguire. Nessuno era contento di rimanere con Yuri in uno spazio chiuso, dove non c’era modo di scappare.
Dopo che tutti furono scesi, Yuri richiuse la porta e li raggiunse fuori. I ragazzi lo guardarono esitanti, incerti sul da farsi.
- Seguitemi. - Continuò con lo stesso tono. Camminarono in silenzio per un po’, i Bladebreakers trascinandosi sulle gambe che sembravano intorpidite, per il troppo stare seduti oppure per la paura.
L’unica cosa udibile erano i respiri profondi che Yuri continuava a prendere, come se ne avesse bisogno per calmarsi. Per il resto, l’edificio sembrava disabitato. Il silenzio era l’unica cosa che li circondava.
- Non vi sto consegnando a Vorkov. - Disse Yuri. Quest’esclamazione improvvisa li fece sussultare. Non pensavano avrebbe cercato di spiegarsi.
- Non lo farei mai, - continuò Yuri con aria disgustata, - ma vi avevo detto che dovevamo nascondervi. Beh, l’unico posto sicuro in grado di contenere molte persone di cui sono a conoscenza è questo. Noi non abbiamo una casa, lo sapete. - L’ultima parte venne sibilata tra i denti.
Takao arrossì, e abbassò lo sguardo a terra. Il russo lo degnò di un’unica occhiata, prima di riprendere a parlare.
- Ad ogni modo, il Monastero non è più di Vorkov. Kei non ve l’ha mai detto? - 
- Detto cosa? -
- Come immaginavo. Beh, quando Vorkov è stato catturato, gli agenti non sapevano proprio come avrebbero potuto sistemare un così vasto gruppo di orfani. Non c’erano abbastanza famiglie. E gli altri orfanotrofi non volevano prenderci con loro. Abbastanza comprensibile, dato che siamo conosciuti come un branco di perversi psicopatici. – L’ultima frase fu detta con un velo di ironia, - È stato così che io e Sergay, che abbiamo raggiunto la maggiore età, abbiamo ottenuto la direzione del Monastero e la custodia dei più piccoli. Ovviamente la polizia ogni tanto torna a fare dei controlli. Non si fidano molto, ma era l’unica soluzione. -
Mentre parlavano avevano continuato a camminare. Si fermarono davanti ad una porta alla fine del porticato, che Yuri aprì con una chiave che si era sfilato di tasca.
Si ritrovarono in un corridoio buio che, nonostante la spiegazione di Yuri, mise loro i brividi. Era spoglio, e tutto sembrava disabitato. Ma da una porta alla loro sinistra, si intravedeva uno spiraglio di luce, segno che qualcuno c’era davvero.
Yuri la spinse da parte, e si ritrovarono in un’ampia stanza che doveva servire da salotto. Vi erano raggruppati una decina di ragazzi, di età svariata, ma dall’aspetto tutti dalle soglie dell’adolescenza in su.
Non appena entrarono, i ragazzi si affollarono intorno a Yuri chiedendo notizie. Da quello che poterono capire, il veder partire Boris e Sergay così all’improvviso li aveva messi in allarme. Yuri spiegò loro la situazione, mentre i Russi rivolgevano occhiate ai Bladebreakers.
Ascoltando la storia, i loro sguardi si facevano sempre più preoccupati, mentre i Giapponesi cominciarono a pensare che magari non stavano prendendo la loro situazione abbastanza sul serio. Dalle facce ansiose dei ragazzi potevano capire di essersi messi in un bel guaio.
Non si fidavano del tutto di Yuri, ma aveva detto che non avrebbe fatto loro del male, e d’altronde cominciavano a realizzare che andare in giro da soli non fosse la migliore delle idee.
Speravano soltanto che lui fosse sincero.

 

  
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