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Autore: L_Fy    05/09/2011    2 recensioni
Cosa riserva il futuro all'umanità? La Terra sta lentamente scivolando verso l’autodistruzione e prima o poi le risorse primarie si esauriranno. Per tali motivi, in un futuro non troppo lontano, l'umanità si è vista costretta a partire verso le volte dell'universo, alla ricerca di un altro pianeta abitabile. E’ quindi questo il compito delle 4 enorme navi spaziali chiamate Orion che dopo essere uscite dal sistema solare hanno perso contatto con il loro pianeta madre.
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Piattaforma Dream Rewind 0048 Roma Imperiale – missione ricognizione DRF124/5
Benson, Elijah            digi-alias        Valerio Licinio           senatore romano
Cardinale, Jude           digi-alias        Giulio Claudiano        legionario
Morales, Eric             digi-alias        Marco Lepidio            legionario
O’Brian, Garrie          digi-alias        Lianorah                     schiava cartaginese
Patterson, Matt            digi-alias        Akunda Mawbondi     schiavo nubiano
 
“Ridimmelo, capo: perché siamo qui?” ansimò Lianorah strattonandosi il velo che continuava a scivolarle dalla testa. Valerio alzò gli occhi al cielo, irritato: il caldo su quella piattaforma DR era insopportabile e Lianorah non faceva che lamentarsi da quando erano arrivati. Le maestose vie di Roma erano pressoché deserte: qua e là si aggiravano solo gli addetti ai lavori che, anche se erano rigorosamente abbigliati secondo lo stile dell’epoca, in mancanza di ospiti paganti si lasciavano andare comportandosi come nella realtà. Era strano vedere quella piattaforma vuota: di solito era stipata di digi-alias in cerca di emozioni forti. Alcuni svogliati centurioni erano di pattuglia intorno alle costruzioni nella zona dei fori imperiali, moderatamente annoiati e parecchio distratti.
“Innanzi tutto, Lianorah, piantala di frignare come una bimba dell’asilo ”mugugnò impaziente Valerio “Comunque ti rispiego perché siamo qui: le squadre di Runners devono controllare le piattaforme già disinfettate. Noi siamo una squadra di Runners. Questa è una piattaforma disinfettata. Dobbiamo controllare questa piattaforma. Il concetto è chiaro o vuoi che ti faccia un disegno?”
“Non prendertela, capo: Garrie è arrabbiata perché su questa piattaforma le sono spuntate le tette” ridacchiò Akunda che invece nel suo digi-alias di possente nubiano ci stava come un pesce nell’acqua. Lianorah lo incenerì con uno sguardo mentre gli altri ridacchiavano palesemente.
“Non ho niente contro le mie tette” rispose Lianorah, altezzosa “Se non, forse, che per i miei gusti sono un tantino troppo piccole. E’ che quando c’è un digi-alias femminile lo affibbbiate sempre a me, quando abbiamo una femmina in carne ed ossa che potrebbe reggere la parte meglio di me”
“Bè, a parte che oggi sei davvero carina, Garrie-O, il fatto è che nessuno fa bene la donna come te” rispose Marco, disinvolto “In quanto a Cardinale, ho il sospetto che abbia più testosterone lei in corpo di tutti noi messi insieme. Mi piacerebbe verificare che non nasconda qualcosa di sospetto in mezzo a quel mucchietto d’ossa che si ritrova nella realtà”
“Incenerisciti, Marco-Deficiente-Lepidio” sibilò Giulio, offeso “La prossima volta vedi cosa ci nascondo dentro il tuo digi-alias”
“Piantatela di litigare come bertucce: siamo in missione, ve lo devo ricordare?” sospirò Valerio, rassegnato.
“Sì, ridiccelo, capo: perché siamo qui?” ribadì Lianorah lamentosa e Valerio provò il vivace impulso di strangolarla su due piedi.
“Se fossi libero di dirti quello che vorrei dirti, a quest’ora ti avrebbero già preso fuoco le orecchie” sibilò spazientito, trattenendosi.
“Hoibò, capo, ti piaccio così tanto o è un po’ che non usi i tuoi arnesi da falegname?” ridacchiò Lianorah, velenosa.
 Quello che non potevano dirsi in realtà era il perché Valerio avesse scelto quella piattaforma da controllare: secondo le ricerche di Cardinale, quella era stata l’ultima piattaforma su cui aveva lavorato Benedict prima di scomparire. Valerio sperava di trovare qualche indizio sulla sua scomparsa, nonostante la piattaforma fosse stata riprogrammata completamente ad opera dei Disinfestatori. Naturalmente, brancolare alla cieca sotto gli occhi del CDI cercando indizi su qualcosa che nemmeno dovevano annusare da lontano, lo rendeva estremamente nervoso e più volte era stato tentato di mollare tutto e chiedere un trasferimento di piattaforma. Qualcosa però lo spingeva avanti, forse anche solo curiosità o istinto, e Valerio aveva deciso di ascoltarsi ancora per un po’.  Mentre percorrevano la via dei fori imperiali, Giulio continuava a lavorare alacremente sul computer da polso e ogni tanto alzava uno sguardo scoraggiato sul suo capo, scuotendo la testa in silenzio. Stava cercando informazioni usando canali illegali, ma la cosa sembrava non agitarlo tanto quanto il fatto di non trovare niente di utile. Valerio cominciava a perdere la speranza di scoprire qualcosa quando Giulio lo afferrò per un braccio piantandogli sotto il naso il computer da polso: sul piccolo monitor lampeggiavano le parole “Ultimo contatto di B : custode dei leoni, Colosseo”. Valerio si diede una rapida occhiata intorno: il Colosseo svettava davanti a loro, imponente ed elegante nella sua recente restaurazione. Con un cenno del capo mise all’erta tutti gli altri che d’incanto smisero di annoiarsi e si tesero guardinghi.
“Ragazzi, siamo qui per fare un lavoro di ricognizione, non per fare salotto” esordì Valerio, duro “Adesso pattuglieremo il perimetro avanti e indietro e non voglio sentire volare una mosca, chiaro? Avanti, sparpagliamoci”
I compagni si mossero con perfetto sincronismo. La frase di Valerio era la parola d’ordine : contemporaneamente i cinque attivarono un programma pirata sul loro computer da polso e rimasero per qualche secondo a guardarsi, incerti. Il programma di Cardinale doveva mandare al CDI l’immagine dei loro digi-alias intenti ad allontanarsi in cinque direzioni diverse mentre la loro presenza reale si riduceva ad un piccolo noise non intercettato dai rilevatori di virus. Siccome era la prima volta che provavano ad uscire dal seminato della legalità nel bel mezzo di una DDW censita e con un programma pirata mai testato prima d’allora, rimasero in attesa di vedere se il cielo sarebbe caduto sopra le loro teste. Quando si accorsero che il cielo rimaneva serenamente azzurro e che l’inganno ai danni del CDI sembrava funzionare, si scambiarono uno sguardo vittorioso e perplesso insieme.
“Ho idea che stavolta stiamo camminando davvero sul filo del rasoio” borbottò Akunda sottovoce come se qualcuno potesse sentirlo. Marco Lepidio scosse la testa, avvilito.
“Sante parole. A parte il fatto che mi sembra impossibile che i programmi di Cardinale, pardon, di Giulio, siano perfettamente funzionanti, mi chiedo cosa ci accadrebbe se ci beccassero”
Giulio gli passò un braccio sulle spalle, sorridente.
“I miei programmi sono a prova di CDI, bello. Per il comando noi faremo avanti e indietro sullo stesso tragitto finché non disattiveremo il loop. L’importante è che non parli con nessuno a parte noi, perché il CDI non saprebbe spiegarsi come un digi-alias interagisca con qualcosa che non c’è. E sarebbero cavoli amari”
“Sarebbe a dire?” chiese allarmata Lianorah.
“Hem… tecnicamente adesso siamo un noise, giusto? I normali rilevatori di virus non ci intercettano, ma se il CDI lanciasse un Disinfestatore, tenterebbe di eliminarci”
“Eliminarci? Vuoi dire…ucciderci? Oh, che bello, oh che bello” brontolò acida Lianorah.
“Se gentilmente la piantaste di discutere, potremmo anche avviarci” disse Valerio velenoso mentre a passo spedito si dirigeva verso il Colosseo.
Cercando di non dare nell’occhio (cosa piuttosto improbabile vista la presenza di un gigante nero di due metri) i cinque si infilarono nel Colosseo da un ingresso laterale. L’ambientazione era perfettamente costruita, compresi gli odori di pietra e di umido e il colore vivido della terra.
“Giulio, dammi la posizione del soggetto da interrogare” mormorò Valerio all’ombra di una colonna.
“Dì un po’, capo, come pensi di interrogarlo se non possiamo parlare?” chiese Marco dubbioso mentre Giulio si dava da fare attorno al computer.
Valerio non rispose, anche perché non lo sapeva nemmeno lui. Era tutto talmente improvvisato e rischioso che preferiva non pensarci.
“Di qua” disse Giulio all’improvviso, avviandosi per uno stretto corridoio.
“Akunda, tu stai qui” ordinò Valerio all’africano dopo una breve riflessione “Se arriva qualcuno avvisaci subito. Ma mi raccomando, non parlare con nessuno”
Senza attendere risposta, i quattro rimasti si avviarono giù per una rampa che portava al labirinto sotterraneo dove venivano custodite le gabbie dei leoni.
“Allora, Giulio, dove si trova questo… oh, cavolo!”
Un rumore di passi in arrivo gelò i quattro sul posto. Marco e Lianorah furono i primi a reagire e si tuffarono ai lati della rampa, nascondendosi dietro un fitto colonnato. Valerio e Giulio non fecero in tempo a nascondersi prima che una squadra di centurioni comparisse alla fine della rampa. Si bloccarono sulla rampa girando loro le spalle con più naturalezza possibile, scambiandosi uno sguardo allarmato.
“Ce la filiamo, capo?” domandò Giulio a fior di labbra, teso.
“Se ci spostiamo ci noteranno ancora di più” mormorò Valerio girando le spalle ai soldati che salivano verso di loro chiacchierando “Fai finta di parlare di questioni serie, forse ci ignorano”
“Questioni serie? Che ne dici della proposta di Pat di indire nel Limbo un torneo di rutti?”
Dopo un attimo di smarrimento per le surreali parole di Giulio, Valerio strinse le labbra irritato.
“Giulio…ti sembra il momento?” mormorò acido.
“Allora, capo, studierò il tuo look… la toga bianca è ok, fa molto fico, ma quella frangetta… ti dà un po’ l’aria di un pederasta…” disse Giulio con la faccia seria e la voce bassa.
“Mi chiedo se esiste al mondo qualcosa che tu possa prendere sul serio” rispose Valerio a tono.
Dietro il colonnato, intanto Lianorah armeggiava col computer da polso tentando contemporaneamente di mettersi in contatto con i compagni.
“Akunda… Pat…. Abbiamo un problema…” soffiò Lianorah nell’interfono, appiattendosi contro il muro.
I soldati erano ormai a pochi passi da Giulio e Valerio che si guardavano negli occhi, tesi come corde di violino.
“Forse ci ignorano davvero…” mormorò Giulio speranzoso.
Come evocato dalle parole di Giulio, un centurione li notò ed alzò la mano in segno di saluto.
“Non lo fare, non lo fare…” mormorò Marco da dietro la colonna, stringendo i pugni come se potesse fermare la mano del centurione con la forza del pensiero. Lianorah trattenne il respiro, mentre Akunda brontolava nervoso nelle nano comunicazioni.
“Hei, buongiorno a voi ! Siete in ricognizione?” esclamò il centurione con voce tonante.
Fu come se avesse aperto inavvertitamente il vaso di Pandora: Lianorah batté un piede in terra imprecando, Giulio e Valerio incassarono la testa tra le spalle come se dovessero ricevere una botta in testa e Marco si girò di scatto uscendo dal colonnato. I centurioni lo guardarono, sorpresi dall’improvvisa apparizione, anche se ancora non avevano realizzato che qualcosa non andava per il verso giusto. All’improvviso, nel bel mezzo del silenzio teso che era sceso dopo le parole del centurione, tutti i segnalatori di virus dei soldati iniziarono a fischiare, impazziti.
“Che succede?” chiese uno di loro, smarrito.
Prima ancora che potessero rendersi conto dell’accaduto, i quattro della Tau Centauri erano scattati all’unisono per darsela a gambe mentre le nano comunicazioni trasmettevano incessantemente l’allarme lanciato dal CDI.
“Rilevato virus sospetto, dirigersi tutti verso il de-digitalizzatore più vicino. Ripeto, rilevato virus sospetto…”
“Pat, siamo nei guai, corri!” sibilò Valerio correndo giù per la rampa.
All’improvviso, proprio davanti ai quattro fuggiaschi e preceduta da un terrificante ruggito, una enorme figura nera dall’aspetto mostruoso comparve alla fine della rampa.
“Un Disinfestatore!” urlò un centurione istericamente mollando a terra la spada che aveva brandito per inseguire i fuggiaschi.
Il Disinfestatore era un programma che si attivava in automatico se uno o più sensori segnalavano un’anomalia. Prendeva forme diverse a seconda della piattaforma su cui si digitalizzava, ma di solito il suo aspetto “visibile” era imponente e terrificante. Questo, pensò fuggevolmente Valerio, era il più brutto e feroce che avesse mai visto. Lucido acciaio cromato mischiato a movenze feline in una figura grottesca, una specie di lupo mannaro futuristico con astuti occhi rossi.
“Ah, diavolaccio!” mormorò Giulio a fior di labbra, frenando la corsa e facendo dietro front imitato dai compagni, tutti piuttosto scocciati dalla brutta piega che stava prendendo la situazione. 
In un attimo fu il caos: i centurioni iniziarono a fuggire su per la rampa come impazziti, mentre Akunda arrivava di gran carriera dalla direzione opposta con la pistola spianata.
“Ci penso io, capooo!” ululò iniziando a sparare verso il Disinfestatore che, avendoli intercettati, aveva emesso un altro ruggito vittorioso e stava salendo verso di loro con implacabile determinazione. Valerio, Giulio, Lianorah e Marco si erano riparati dietro alle colonne ed anche loro avevano estratto le pistole e fatto fuoco. I raggi laser colpirono il Disinfestatore su tutto il corpo senza nemmeno rallentarne la corsa.
“Abbiamo qualcosa in grado di fermarlo?” domandò Valerio mentre Marco cambiava il caricatore alla pistola, imprecando come uno scaricatore di porto e Lianorah gettava definitivamente a terra il velo che continuava a intralciarle i movimenti sparando subito dopo una raffica contro il Disinfestatore.
“Negativo, capo!” urlò Giulio per superare il ruggito del disinfestatore che faceva tremare sin le colonne di marmo “E se questo ci becca ci riduce il cervello in pappa d’avena tiepida!”
“Filiamo!” ordinò allora Valerio, resosi conto dell’inutilità della manovra. Immediatamente la squadra scattò in avanti mentre Akunda li copriva continuando a sparare a più non posso. Cominciarono a correre superando gli attoniti centurioni che si erano rifugiati dietro le colonne e stavano premendo sul tasto di emergenza del computer da polso per confermare al CDI la presenza di un pericolo.
“Porc…” ansimò Lianorah quando se ne accorse “Capo! Il CDI ci sta identificando!”
“Ti sembra che adesso come adesso sia preoccupato di quello che può pensare il generale Scott? Dobbiamo seminare il pupo qui dietro: alla fine della rampa, dividiamoci!” urlò Valerio girando bruscamente a destra, seguito da Giulio mentre Lianorah, Marco e Akunda giravano a sinistra. Arrivato al bivio il Disinfestatore ebbe un attimo di esitazione e Lianorah e Giulio che correvano girati di spalle per controllare le sue mosse ebbero un moto di esultanza. Poi, l’orrenda figura del Disinfestatore tremolò un attimo, come colpita dal riflesso del sole, e una spaccatura luminosa comparve nel centro del cranio che divise il corpo in due perfette metà. In un secondo, due identici Disinfestatori sostarono un attimo in mezzo al bivio per poi girare uno a destra ed uno a sinistra all’inseguimento delle loro prede.
“Ah, porc…” ripeté Lianorah disgustata, continuando a sparare più per dar sfogo alla frustrazione che altro. Valerio correva tallonato da Giulio: dalle finestrone ad ogiva del Colosseo vedeva la gente che correva verso i de-digitalizzatori mentre la voce atona dell’interfono strombazzava da tutti gli angoli della piattaforma. Alcuni soldati, comunque, si stavano radunando nel piazzale, tutti col naso per aria a vedere cosa stesse succedendo. Gli stridii del Disinfestatore che stava guadagnando terreno sui due fuggiaschi ghiacciava il sangue nelle vene e pompava ancora più forza nelle loro gambe. Dopo una curva brusca a destra, però, un muro si parò davanti a loro che rallentarono bruscamente.
“Vicolo cieco!” urlò Valerio frustrato sbracciandosi per avvertire Giulio, ma ormai erano in trappola: il Disinfestatore rallentò quando si accorse che non potevano più scappare e Giulio e Valerio si strinsero contro il muro, vicini, sparando inutilmente tutto il caricatore sulla figura mostruosa che incombeva. Quando alla fine rimasero senza munizioni, il bestione ruggì vittorioso, come se godesse della sua prossima vittoria.
“Non puoi fare niente con quel tuo aggeggio?” grugnì Valerio indicando col mento il computer da polso di Giulio, sapendo già la risposta: i Disinfestatori non potevano essere disattivati che dal CDI.
“Con questo no, ma ho un’idea” ansimò Giulio, con la faccia stravolta “ Proviamo a fargli il solletico?”
Dopo un secondo di attonito silenzio in cui Valerio valutò attentamente la possibilità che Giulio fosse definitivamente ed irrimediabilmente impazzito, iniziarono entrambi a ridacchiare istericamente.
“Bè, visto che non hai la polverina magica per far starnutire, potremmo anche provare” ansimò Valerio, terrorizzato ma incapace di smettere di ridere. 
“Allora, al mio tre, io a destra e tu a sinistra” propose Giulio fra i singulti.
Il Disinfestatore era a due metri.
“Uno”
Il Disinfestatore alzò un enorme braccio puntuto pronto a schiacciarli come insetti.
“Due”
Con un sibilo gorgogliante, una lama di luce trafisse il disinfestatore bloccando sul posto le sue movenze minacciose. Sotto gli occhi increduli delle due vittime, il Disinfestatore si afflosciò diviso in due metà fumanti e sussultanti; dopo poco l’ammasso informe smise di sussultare e rimase completamente immobile, disattivato. Giulio e Valerio si scambiarono uno sguardo attonito.
“Sei stato tu…?” chiesero quasi contemporaneamente.
Una figura umana scavalcò i resti del Disinfestatore e si avvicinò a loro: in mano aveva una specie di sciabola di vetro con il manico agganciato al computer da polso. Valerio lo riconobbe immediatamente con un tuffo al cuore: Benedict, il Runner scomparso.
Il silenzio che calò fra di loro sembrò durare un’eternità: poi, Valerio si accorse di trattenere il respiro e si decise ad esalarlo, incerto. Benedict aveva il suo aspetto reale e non sembrava né spaventato né intenzionato ad attaccare: guardava Valerio, blandamente incuriosito.
“Il capitano Elijah Benson, se non mi sbaglio” disse improvvisamente con una voce amichevole avvicinandosi.
Elijah lo guardò dritto negli occhi, per nulla intimorito.
“Benedict” disse in tono fermo e deciso.
 “ Stai andando bene” continuò Benedict, per nulla sorpreso di essere stato riconosciuto “Mi aspettavo che riuscissi a parlare un po’ con il custode del Colosseo, prima di incontrarti, comunque…”
“Sei un ricercato dal CDI, amico: non dovresti essere qui nella tana del leone. Che sta succedendo?” lo interruppe Valerio, sorpreso che la sua voce suonasse così decisa. Benedict fece un cenno noncurante con la mano.
“Tutto a suo tempo, Runners. Per adesso, metti in moto i tuoi segugi e poniti le domande: quanti, quando e dove. Allora arriverai al perché e ci rincontreremo”
“Adesso sì che è tutto chiaro!” sospirò Giulio attirando lo sguardo di Benedict che sorrise.
“Tu devi essere Cardinale. La tua fama ti precede nel mondo dei Runners, ho sentito grandi cose di te: non vedo davvero l’ora di conoscerti” mormorò suadente.
Giulio fece una strana faccia.
“Spero non in senso biblico” buttò lì per risposta.
A Valerio sembrava di assistere ad una scena surreale, ma non fece in tempo ad elaborare il pensiero che Benedict aveva digitato qualcosa sul suo computer da polso e la sua immagine era tremolata un attimo, prima di diventare una perfetta copia di Valerio. Il cambiamento fu così naturale e perfetto che i due Runners rimasero letteralmente a bocca aperta mentre Benedict sorrideva delle loro facce stupefatte.
“Ingegnoso programmino, eh?” li canzonò, ironico “Essere dei fuorilegge ha indubbiamente i suoi vantaggi”
“Cosa…?” iniziò Valerio, ma Benedict lo interruppe alzando il braccio, perentorio.
“Niente domande…per adesso. E non preoccupatevi, ne uscirete puliti agli occhi del CDI. Ricordatevi solo di quello che ho detto”
Senza attendere risposta, Benedict si girò e corse via, scavalcando di nuovo il Disinfestatore e scomparendo lungo i corridoi del Colosseo. Valerio e Giulio si scambiarono uno sguardo smarrito. Ancora non avevano metabolizzato la rapida successione degli eventi e cominciavano a malapena a rendersi conto di essere ancora vivi per grazia ricevuta. Il tramestio di passi e le sirene assordanti entrarono lentamente nel loro campo di percezione, chiari segnali di un imminente, mastodontico problema in arrivo: il CDI.
“Come ha fatto…?” iniziò Valerio dopo un breve silenzio attonito, poi tacque, sconcertato. Giulio scrollò le spalle.
“…Benedict a diventare te? Deve averti clonato il digi-alias. Non so assolutamente come, ma ha ragione, comunque, davvero un ingegnoso programmino. Anche se personalmente avrei evitato la frangetta da pederasta” ribatté acido prima che l’interfono iniziasse a pigolare imperiosamente per l’ennesimo codice blu.
 
  
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