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Autore: L_Fy    05/09/2011    1 recensioni
Cosa riserva il futuro all'umanità? La Terra sta lentamente scivolando verso l’autodistruzione e prima o poi le risorse primarie si esauriranno. Per tali motivi, in un futuro non troppo lontano, l'umanità si è vista costretta a partire verso le volte dell'universo, alla ricerca di un altro pianeta abitabile. E’ quindi questo il compito delle 4 enorme navi spaziali chiamate Orion che dopo essere uscite dal sistema solare hanno perso contatto con il loro pianeta madre.
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Piattaforma Dream Rewind 1845 Far West – Ranch  – incognito
Benson, Elijah            digi-alias        Sé stesso                    
Cardinale, Jude           digi-alias        Sé stesso
Morales, Eric             digi-alias        Sé stesso
O’Brian, Garrie          digi-alias        Sé stesso
Patterson, Matt            digi-alias        Sé stesso
 
Cardinale era girata di spalle e man mano che si avvicinava, Elijah sentiva i battiti del cuore farsi sempre più pesanti. Non aveva idea di cosa le avrebbe detto; in realtà, non aveva idea di cosa volesse dirle. Si fermò dietro di lei, in silenzio, ad aspettare che il cuore tornasse a battere nella cassa toracica invece che in gola.
“Ti chiedi mai come era il cielo visto dalla Terra?” lo sorprese ad un tratto la voce della ragazza.
“Sì, me lo chiedo” rispose dopo una piccola pausa .
“E com’era, secondo te?”
Elijah inspirò profondamente, riflettendo.
“Imperfetto. Meno bello di questo, sicuramente. Ma vero. Così vero da spezzare il cuore”
“E’ esattamente quello che penso io”
Rimasero in silenzio, con il naso per aria. Elijah sentiva il profumo dei capelli di Cardinale, mossi leggermente dal vento: se solo si fosse girata, se solo gli avesse sorriso…
“Pensi che la tua Alicia riuscirà a cavarsela?” chiese la ragazza con voce neutra, rimanendo ostinatamente di spalle.
Dopo un attimo di sottile confusione per il repentino cambio di tono della voce, ad Elijah caddero moralmente le braccia: sentì la collera montargli dentro, incontrollabile. Dalla postura rigida della nuca e dalla voce sferzante, si capiva perfettamente che Cardinale era nel pieno di una delle sue crisi isteriche e che non voleva far altro che litigare. Siamo perfettamente sincronizzati, come sempre , pensò Elijah con un moto di ironica insofferenza.
“Alicia sa cavarsela da sola” disse con voce dura “E’ commovente che tu pensi a lei in questo momento quando siamo ad un passo da finire tutti ammazzati come conigli. Comunque, lei non è la mia Alicia”
Cardinale si voltò con gli occhi lucidi: per un attimo Elijah pensò che fosse davvero commossa prima di rendersi conto che era furiosa. In realtà, Cardinale non aveva nessuna intenzione di arrabbiarsi, ma il ricordo della testa bionda di Alicia che si chinava verso Elijah per baciarlo platealmente le sollevava una cortina di rosso furore nel cervello, inusuale quanto imbarazzante, ma assolutamente inevitabile.
“E’ strano che non sia tu ad essere commosso per la sua sorte” sibilò infatti con voce sferzante “ In fondo è a te che ha chiesto di tornare. Quando ti ha baciato, ricordi?”
“Sì, ricordo molto bene” rispose Elijah gelidamente “Lo ricordo perché è stata una delle poche cose belle che mi sono capitate negli ultimi giorni. Mi è piaciuto sapere che qualcuno ci tiene a me, senza che gli debba dei soldi o che abbia qualche interesse economico nei miei confronti. Se a te la cosa non garba, affari tuoi. Ne ho abbastanza delle tue scenate: sei solo una povera isterica gelosa senza motivo”
Le parole di Elijah erano così vere che Cardinale si vergognò di sé stessa come se fosse stata sorpresa a rubare. E, come sempre quando si sentiva minacciata, attaccò per prima: la sua mano scattò velocissima schiaffeggiando Elijah su una guancia così forte da fargli girare la testa.
“Non ti azzardare mai più a dare dell’isterica a me, capito?” strillò Cardinale e questa volta le lacrime brillavano davvero nei suoi occhi. La sua reazione era stata così improvvisa ed inaspettata che Elijah ci mise qualche secondo a realizzare cosa era successo. Alla fine, furibondo, afferrò la ragazza per le braccia e le diede una scrollata, facendole ballonzolare la testa come una bambola di pezza.
“Se ti azzardi un’altra volta a darmi uno schiaffo senza motivo mentre siamo in servizio…”
“Ah, uno schiaffo non si può, ma un bacio sì, vero?” sibilò di rimando Cardinale.
“Sai cosa penso? Che ti dia così fastidio solo perché a te non ti bacerebbe nessuno, vipera come sei!” disse, prima di essere raggiunto da una ginocchiata nell’inguine che lo fece piegare in due, boccheggiando senza fiato.
“Tu non ne sai proprio un cavolo di niente di me!” gli gridò Cardinale. Elijah cadde carponi, aggrappandosi alle ginocchia di Cardinale che perse l’equilibrio e cadde lunga distesa in mezzo alla polvere. Elijah si beccò un pugno di striscio sullo zigomo destro prima di riuscire a bloccare i polsi della ragazza.
“Maledetta psicopatica!” gridò scrollandola di nuovo. Cardinale stava per sfuggirgli ed Elijah la bloccò a terra, appoggiandosi con tutto il suo peso e stringendole le gambe con una presa a forbice.
“Lasciami!” strillava la ragazza sgroppando come un puledro, ormai completamente coperta di polvere.
“E perché mai?” ringhiò cattivo Elijah stringendole forte i polsi “Non vuoi sapere cosa penso del bacio di Alicia?”
“Avvicina la tua maledetta faccia e ti stacco il naso a morsi!” sibilò Cardinale, schiacciata sotto il suo peso.
“Davvero…?”
Si ansimarono in faccia per qualche secondo, a pochi centimetri di distanza: Elijah poteva contarle le lentiggini sul naso e sentire il suo cuore battergli veloce contro il petto.
“Non ti avvicinare, ti ho detto…” supplicò Cardinale, ma le sue labbra tremavano.
Elijah si chinò su di lei, lentamente, la testa priva di pensieri razionali.
“Oh, questo sì che è spirito di squadra!” disse una voce estranea proveniente da una zona d’ombra.
Elijah e Cardinale si allontanarono immediatamente l’uno dall’altra, ruzzolando ed estraendo contemporaneamente le pistole dalle fondine del cinturone appeso ai fianchi. Dal buio arrivò una risatina sardonica.
“Chi c’è?” chiese duro Elijah, ancora ansimante per la lotta con Cardinale.
“Sai, Benson, non credo che ti avrebbe staccato il naso” ribadì la voce, seguita dallo sfrigolio di un fiammifero che si accendeva. Alla flebile luce della sigaretta Elijah intravide un volto con la barba incolta e il cappello da cow boy calato sulla fronte. La pistola nella sua mano si abbassò da sola.
“Benedict!” sussurrò.
L’uomo uscì dall’ombra e sollevò il cappello per mostrare il viso che sorrideva ironico.
“Scusa il momento poco opportuno” disse accennando a Cardinale che gli teneva ancora puntata contro la pistola, incredula “Ancora pochi secondi e sarei stato davvero di troppo, così ho preferito esternare subito la mia presenza”
“Come…come ci hai trovati?” riuscì a domandare Elijah ancora sconvolto dalla sorpresa.
Benedict fece spallucce, incurante.
“Sarete anche la squadra migliore in circolazione, ma vi lasciate dietro tracce più grosse di quelle di  un tirannosauro”
“Ho programmato un passaggio silenzioso” riuscì a verbalizzare Cardinale, abbassando finalmente la pistola “Come puoi averci trovato?”
Benedict alzò gli occhi al cielo.
“Questi geni del computer… credono che il sole sorga e tramonti nella loro CPU. Avete presente quella bella targhetta metallica che avete tutti appesa al collo o appuntata alla vostra tuta di ordinanza? Quella che identifica il vostro nome, grado e squadra di appartenenza? Quella che fa talmente parte di voi da dimenticare di averla? Ebbene, quello è un trasmettitore di presenza. Hanno sempre saputo dove eravate da quando vi siete ammutinati fino ad ora”
Elijah e Cardinale si scambiarono uno sguardo colpevole.
“La targhetta…” ripetè Elijah, sentendosi allo stesso tempo molto stanco e molto idiota.
Benedict si avvicinò a lui e gli appoggiò comprensivo la mano sulla spalla.
“Tranquillo, compagno, nemmeno io c’ero arrivato. Devo dirvi un sacco di cose, ma ottimizzerei il nostro tempo a disposizione: primo, dovete liberarvi delle targhette. Secondo, vi porto in un posto sicuro dove vi spiegherò tutto quello che so. Siete d’accordo?”
Elijah si avvicinò all’uomo, guardandolo dritto negli occhi. Benedict ricambiò lo sguardo, pacato e vagamente sorridente.
“E chi ci dice che non ci stai attirando in una trappola?” domandò Elijah, poco convinto.
Benedict quasi gli rise in faccia.
“Se avessi voluto farvi fuori, tu e la tua dolce donzella, vi avrei sparato mentre vi rotolavate nel fango, non credi?”
“Chiamami un’altra volta dolce donzella e ti spacco tutti i denti” sibilò Cardinale alzandosi in piedi con dignità.
Benedict le rivolse un sorriso insolente: la squadrò da capo a piedi, lentamente, con un’espressione palese di apprezzamento.
“In un altro momento avrei affrontato l’argomento con molto piacere…” disse con voce morbida e carezzevole “Purtroppo le circostanze ci impongono una decisione: o venite con me o addio. A te la scelta, Benson”
Elijah rimase in silenzio: per quanto lo irritasse il modo in cui quel tizio guardava Cardinale,  sentiva di avere delle affinità con lui, di potersi fidare.
“Veniamo con te” si decise alla fine.
Gli girò le spalle e si avviò verso la cascina, risoluto. Benedict fece un ironico inchino a Cardinale, facendole segno di precederlo.
“No, gioia, io ti sto di dietro e con la pistola puntata” dichiarò Cardinale a brutto grugno.
Benedict fece una risatina allusiva e si incamminò dietro ad Elijah, tranquillo come se facesse una passeggiata. Canticchiava a denti stretti  “Oh, my darling, oh, my darling, oh, my darling Cardinale” e la ragazza lo detestò immediatamente, pur non riuscendo a reprimere un moto di simpatia involontaria.
All’interno della cascina, Morales accolse il loro arrivo con un’espressione mista di meraviglia, sospetto e involontario sollievo. Sorvolò sulla nuova ferita allo zigomo di Elijah e sui vestiti impolverati di Cardinale e concentrò l’attenzione su Benedict.
“Era ora che ci trovaste” disse in tono leggero, dopo le presentazioni “Stavamo per farci una partita a carte nell’attesa”
“Non per mettervi fretta, ma se vogliamo avere un minimo di margine di vantaggio, dovremmo sbrigarci” tagliò corto Benedict.
Neanche a farlo apposta, in quel momento rientrarono Garrie e Patterson. Benedict e Garrie si salutarono da vecchi amici mentre Patterson annusava il nuovo arrivato, sospettoso come un cane da caccia davanti ad un fagiano. Ad un cenno del capo di Elijah, però, abbassò la guardia e si mise a braccia incrociate, radiografando le mosse di Benedict in un silenzio minaccioso. Elijah spiegò brevemente a tutti la storia delle targhette di riconoscimento: fu il primo a togliersela, gettandola con rabbia in mezzo alla legna. Anche Garrie e Morales fecero altrettanto: Cardinale e Patterson furono gli ultimi, non prima di aver guardato per l’ultima volta il segno distintivo dei Runners che tanto li aveva resi orgogliosi di sé stessi negli ultimi anni.
“Mi sembra quasi di essere nuda senza la targhetta” mormorò Cardinale con una smorfia imbarazzata “Ero così fiera quando me l’hanno data…”
Patterson tirò su rumorosamente col naso e lanciò uno sguardo feroce a Benedict.
“Andiamo” disse dopo aver ricacciato in gola un paio di improperi che gli erano saliti spontanei.
Uscirono dalla cascina e, rasentando i muri, corsero verso la zona d’ombra dalla quale era spuntato Benedict. Lì c’era un cow boy che li aspettava nervoso, tenendo per le briglie dei cavalli. Tutti salirono in groppa alle bestie e seguirono Benedict che era partito al trotto.
“I vostri rivelatori nella cascina faranno credere che siate rimasti lì per la notte” spiegò Benedict ad Elijah che cavalcava di fianco a lui “Questo ci darà parecchie ore di vantaggio sugli inseguitori. Domattina è probabile che pensino che siate passati su un’altra piattaforma, quindi rimarremo su questa: è più sicuro”
“Il nostro computer da polso è andato” si intromise Cardinale dietro di loro, ostinandosi a non guardare Elijah.
“Troverai pane per i tuoi denti dove vi sto portando” le rispose Benedict prima di spronare il cavallo.
Attraversarono la prateria al galoppo mentre la luna saliva nel cielo e l’aria si faceva umida e fresca. Arrivarono in una gola protetta da ripide rocce spoglie che nascondevano un piccolo spiazzo segreto. Quattro o cinque cow boy avevano preparato un bivacco, senza accendere fuochi per non destare sospetti. Benedict lasciò il cavallo alle cure di uno di loro, imitato dalla squadra. Dopo aver mormorato qualche presentazione, Benedict li guidò dentro ad una tenda nascosta da un fitto intrico di rovi. Là dentro un giovane stava trafficando con un mastodontico computer, ma si alzò in piedi sorridendo amichevolmente al loro arrivo.
“Questo è il nostro attuale programmatore, Jackson” disse loro Benedict, telegrafico “Immagino che sappiate… i Runners scomparsi hanno vita breve nelle file dei ribelli” rise senza allegria, gelando ai ragazzi il sangue nelle vene.
“Direi che è ora che facciamo due chiacchiere” disse Elijah tagliando corto le presentazioni.
Benedict si sedette nel mezzo della tenda, imitato controvoglia dalla squadra, in attesa di notizie.
“Ricordi l’ultima volta che ci siamo incontrati?” esordì Benedict, ed Elijah annuì.
“Piattaforma DR 0048 Roma Imperiale”
“Avevi un’arma insolitamente efficace contro i Disinfestatori” si intromise Patterson, ammirato “Dove l’hai presa?”
“Un’eredità” rispose sibillino Benedict, facendo spallucce “Allora, dove siete arrivati con le vostre indagini?”
“Alla Fabbrica” rispose Elijah, impaziente “Ed alla Ars Space Corp.”
Benedict annuì soddisfatto.
“Molto, molto bene. Vi sarete chiesti chi ha commissionato la nostra nascita alla Fabbrica: e chi se non mamma Ars Space Corp. in persona?”
“Ci avevano già destinato ad una vita da Runners” esclamò Garrie, folgorato da illuminazione “Però…usavano i patrimoni genetici di donatori diversi, vero?”
“Questo non lo so” rispose Benedict, serafico “Ma dubito che i miei geni abbiano qualcosa a che fare con i tuoi, Garrie bello. Comunque, sì, eravamo destinati a diventare Runners. A crescere senza famiglia, senza affetti, senza amicizie particolari che non fossero “cani sciolti” come noi. E a scomparire, a un certo punto della nostra vita, più o meno rumorosamente”
“Abbiamo constatato che il CDI non è coinvolto attivamente in questo complotto. Secondo noi viene usato dalla Corp. a suo piacimento. Il CDI non ne sa niente dei Runners scomparsi, giusto?” chiese Cardinale.
“Non sta al CDI controllare chi e quanti Runners spariscono : quello è un compito che si è tenuta la Ars Space Corp. Il CDI si accerta solo che il numero di Runners attivi sia sempre lo stesso. E lo è, perché arriva sempre della carne fresca dai centri di addestramento per Runners”
“Carne fresca…” rabbrividì Garrie “Non potresti usare un eufemismo meno sanguigno, eh?”
Benedict si girò verso di lui e per la prima volta videro trasparire l’angoscia dal suo viso, sotto la maschera di superiorità.
“Allora non capisci?” ribatté, stancamente “E’ proprio quello che siamo, invece: carne fresca, in arrivo con regolarità. I Runners in servizio da qualche anno scompaiono dai mondi virtuali delle DDW e nessuno sa dove finiscano. Nessuno se ne cura perché, in fondo, a nessuno è mai fregato niente di loro. Di noi”
“Ma qualcosa dovranno scrivere sul certificato di morte, no?” provò debolmente Morales, sconvolto.
“Svegliati, amico. Sul certificato potrebbero anche scrivere “morto dal ridere” che tanto nessuno andrà mai a leggerlo, anche perché viene custodito negli archivi della Corp. E comunque...Quello che ci aspetta è una morte diversa da quella scritta sul certificato di morte”
“Che vuoi dire?” chiese Morales, confuso.
“Voglio dire che i corpi dei Runners scomparsi non sono ancora morti quando viene stilato il loro certificato di morte”
“Vuoi dire…che non vengono terminati?” chiese Morales, confuso “Non capisco: il CDI è obbligato a staccare il collegamento con le DDW, e quando succede il soggetto muore. Dove dovrebbe finire uno che è morto, se non in paradiso?”
“Forse non conosci bene la procedura” spiegò pazientemente Benedict “In caso di ribelli o criminali o ricercati, il corpo da terminare non rimane in mano al CDI, ma viene preso in consegna dalla Ars Space Corp.E’ la legge a stabilirlo.”
“Avanti, Benedict, dicci come hai scoperto questo casino” lo incalzò Elijah.
“Scommetto che c’è sotto qualche maledetta femmina” borbottò Patterson, ancora sospettoso.
Benedict sorrise stancamente.
“In un certo senso…” gli rispose “Ho conosciuto una ragazza che lavorava come sorvegliante. Una semplice sorvegliante notturna delle uscite su Orion 4W. Lei ha visto, per sbaglio, e me lo ha detto subito. E’ per questo che siamo finiti tutti nei guai fino al collo”
“Visto cosa? Detto cosa?” lo incalzò Elijah, impaziente.
Benedict prese un profondo respiro prima di continuare.
“I corpi presi in consegna dalla Corp. Non vengono terminati…non subito, almeno”
Sulle facce dei ragazzi si stava dipingendo la stessa, sgomenta espressione di orrore. Il silenzio che cadde dopo la dichiarazione di Benedict era carico dell’odore acre della paura.
“La Corp…” mormorò Elijah mentre un angosciante senso di vuoto gli pervadeva le membra “Preleva i corpi dei Runners mentre sono ancora vivi?…Intendi dire che prende i corpi…per…”
“Alla fine, sapendo dove cercare, qualcosa è saltato fuori” terminò lapidario Benedict “E’ così semplice, dopotutto: sperimentazione scientifica. Sono anni che la Corp. tenta di risolvere l’incresciosa questione della morte fisica in seguito a morte virtuale. Ma come si fa a trovare la soluzione se non studiando come muore un digi-alias?”
Morales non riusciva ad alzare gli occhi da terra. Garrie aveva perso, per la prima volta, il suo eterno sorriso. Patterson rimaneva immobile, con un’espressione omicida negli occhi.
“Mi viene da vomitare” mormorò Garrie diventato di colpo verdognolo.
Patterson gli lanciò uno sguardo disgustato
“Tanto per cambiare. Non fai altro da giorni”
“Non posso crederci…è…assurdo…” balbettò Cardinale, sconvolta.
“Tu non hai idea dell’interesse che hanno le alte sfere per la questione” ribadì Benedict con un sorriso stiracchiato “ A che livelli di potere si può arrivare superando il mistero della morte. Per loro, siamo solo esperimenti che li porteranno alla gloria del Sapere”
“Vuoi dire che seicento Runners sono morti per permettere alla Ars Space Corp. di trovare un modo per non fare morire le persone quando muoiono i loro digi-alias?” chiese Cardinale, incredula.
“A grandi linee, sì, è questo che sospettiamo” rispose Benedict “Ovviamente, il fatto di averlo scoperto mi ha posto in una delicata posizione: devono prendermi vivo o morto, e immagino la loro frustrazione visto che il mio corpo è ancora nelle mani del CDI. Adesso devono prendere anche voi e tutti i Runners coinvolti prima che la notizia si sparga a macchia d’olio e siano costretti a fare una carneficina. Primo, perché darebbe nell’occhio e il CDI sarebbe costretto ad indagare per davvero; secondo…ho come il sospetto che ci sia qualcuno dietro tutto questo che gode a sapere degli omicidi dei Runners…qualcuno che magari non vede l’ora di avere a che fare con noi…”
“E’ la stessa sensazione che ho io” ammise Elijah cupo “L’attacco sulla piattaforma XX° secolo…se avessero voluto farci fuori, ho idea che l’avrebbero fatto da un pezzo. Vogliono tenerci lontano dal CDI per paura che spifferiamo qualcosa”
“Dove?” chiese Cardinale ad un tratto “Dove vengono eseguiti questi esperimenti? Non può essere sulle Orion”
“Infatti, non lo è” annuì Benedict “La sorvegliante ha visto che i corpi sparati nello spazio, come per morte naturale, non sono ancora morti; l’attività neuronica è mantenuta attiva da un dispositivo che applicano al corpo del “cadavere”. Poi, le capsule vengono catturate da una navetta spaziale più piccola, molto veloce, che ufficialmente segue le Orion con il compito di prelevare le criobare e spedirle nello spazio. Generalmente sta dietro Orion 4W, ecco perché tanti Runners scomparsi vengono da lì”
“Ed è su questa navetta satellite che vengono uccisi realmente i Runners?” chiese Garrie con la voce alterata.
Benedict fece un altro sorriso, gli occhi come due laghi di angoscia.
“Ufficiosamente, dai pochi eletti che lo conoscono, questo posto viene chiamato il Mattatoio”
*          *          *
Il silenzio attonito che aveva avvolto la tenda odorava di panico e di sconfitta. Cardinale si era raggomitolata con la faccia premuta contro le ginocchia e, senza volerlo, si era avvicinata alla spalla di Elijah: il calore confortante del suo corpo era l’unica cosa che la tratteneva dal farsi prendere dal panico.
“Comunque, siamo certi che una via di uscita ci sia” disse ad un tratto Benedict, sforzandosi di mettere convinzione nella sua voce “Abbiamo già tentato di attaccare il consiglio di amministrazione della Corp. che si trovava miracolosamente su una DDW, ma una squadra di Runners guastafeste ci ha rotto le uova nel paniere…”
“Diavolaccio, è vero!” tuonò Patterson, sbattendosi una mano sulla fronte “Abbiamo salvato noi quei maledetti bastardi!! Se solo lo avessimo saputo…”
“Abbiamo tentato di avvisarvi tramite Garrie” continuò Benedict “Ma lui non ha capito l’importanza del biglietto che gli avevo lasciato. Quando non è venuto all’appuntamento, abbiamo deciso di attaccare lo stesso, sperando in un miracolo. E invece, siamo solo riusciti a farci ammazzare prima del tempo…”
“Potremmo ritentare” propose Morales, speranzoso, ma Benedict scosse il capo.
“Negativo, socio. Quelli hanno mangiato la foglia e non torneranno sulle DDW finché uno di noi è ancora  in circolazione. Ancora per poco, per quanto mi riguarda”
“Cosa vuoi dire?” chiese Garrie, allarmato.
“Che io ho solo tre giorni di tempo prima che la Corp. mi regali un biglietto di sola andata per l’inferno. Quindi, siccome non sono votato al martirio, troviamo una soluzione. Siete la squadra di Runners migliore in circolazione, no?”
“Al momento mi sembra di avere un buco nero nella testa” sospirò Elijah “Credo di dover digerire un po’ questo mattone prima di riuscire a pensare a qualcosa”
Benedict si passò una mano sulla testa, imbarazzato
“Sì, hemm…scusate le cattive maniere, ma le circostanze…volete qualcosa da mangiare? Da bere?”
“Whisky “ dissero i cinque con perfetta sincronia. Si guardarono l’un l’altro sconcertati e scoppiarono a ridere.
“Siete una squadra fin nel midollo, a quanto pare” osservò Benedict divertito.
“Stesso patrimonio genetico” rabbrividì Garrie “Che schifo…sento i geni di Pat che mi avvelenano il sangue…”
“Và là che ti piacerebbe avere un po’ del mio testosterone, mezza calzetta” si vantò Patterson prontamente.
“Ma se quella che ne ha di più tra noi è Cardinale!” buttò lì Garrie ricevendo prontamente un cazzotto sul braccio dall’interessata.
“Come al solito, confondi la materia grigia con gli ormoni sessuali” replicò lei altezzosa.
“Allora, mi sembra il momento migliore per prendere la più grossa sbronza della mia vita” esordì Morales, sfregandosi le mani “Io vorrei due bottiglie di champagne francese ghiacciato”
“Visto che ci sei, porta anche le sigarette” aggiunse Garrie.
“…e anche…” iniziò Patterson ma Elijah lo bloccò sul posto.
“Niente porcate, Pat” disse tra il serio e il faceto “Non c’è spazio per fare cose in privato, e pensare di condividere con voi certe esperienze mi dà il voltastomaco. Mi sa che per il sesso dovrai aspettare la prossima reincarnazione”
“E chi ti dice che stavo chiedendo quello?” ribatté Patterson, offeso “Stavo chiedendo una bella zuppa di fagioli, come quelle che sanno fare solo nel vecchio west. Sei il solito depravato, Capo”
“Comunque, se hai qualche femmina in giro...” si intromise speranzoso Garrie.
Benedict alzò le spalle.
“Spiacente, ma l’unica femmina in circolazione è Cardinale” li informò con aria triste.
Morales si girò verso di lei con aria sorpresa.
“Perché, è una femmina?”
“Dio ce ne scampi!” rincarò la dose Patterson “Prima di arrivare alle mutandine quella ti sfinisce con le sue stupidaggini femministe. Piuttosto divento un eunuco”
“Potremmo imbavagliarla” propose Garrie con aria dubbiosa.
“Con quella lingua demolirebbe anche un bavaglio di acciaio” lo avvertì Patterson.
Cardinale si alzò in piedi e si spazzolò graziosamente i pantaloni.
“Peccato, Pat” sospirò poggiando una mano sopra la spalla del compagno “Mi ero quasi convinta ad immolare il mio corpo per la causa, prima che te ne uscissi con queste illazioni da maschio fallocrate…”
Patterson fece una faccia poco convinta.
“Sì, ti ci vedo proprio a rotolarti nel fango con quattro uomini…”
“Bè con uno si è rotolata” intervenne Benedict e Cardinale lo afferrò per un braccio, trascinandolo via.
“Andiamo a prendere quel whisky” gli ordinò inferocita mentre Morales scoppiava a ridere e Garrie si guardava intorno, spaesato.
“Cos’è, mi sono perso qualcosa? Cardinale che si rotola nel fango con un uomo? Roba dell’altro mondo. Per oggi ne ho avuto abbastanza di notizie che sovvertono l’ordine naturale delle cose: me ne vado a ubriacarmi”
 
  
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