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Autore: L_Fy    05/09/2011    2 recensioni
Cosa riserva il futuro all'umanità? La Terra sta lentamente scivolando verso l’autodistruzione e prima o poi le risorse primarie si esauriranno. Per tali motivi, in un futuro non troppo lontano, l'umanità si è vista costretta a partire verso le volte dell'universo, alla ricerca di un altro pianeta abitabile. E’ quindi questo il compito delle 4 enorme navi spaziali chiamate Orion che dopo essere uscite dal sistema solare hanno perso contatto con il loro pianeta madre.
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piattaforma Dream Rewind 1845 Far West – Ranch  – incognito
Benson, Elijah            digi-alias        Sé stesso                    
Cardinale, Jude           digi-alias        Sé stesso
Morales, Eric             digi-alias        Sé stesso
O’Brian, Garrie          digi-alias        Sé stesso
Patterson, Matt            digi-alias        Sé stesso
 
Quando l’alba colorò di un rosa trionfante la prateria, calò finalmente il silenzio nel bivacco: come condannati a morte che esprimono l’ultimo desiderio, i Runners avevano dato fondo a tutte le scorte di alcolici, cadendo in una euforia vagamente forzata per esorcizzare l’incombere minaccioso della morte. Patterson si era addormentato stringendo teneramente la gamba di Garrie, come un bambino che si aggrappa al suo orsacchiotto preferito. Morales russava beato con il cappello da cow boy in bilico sullo stomaco che si alzava e si abbassava al ritmo del respiro. Elijah fu svegliato da un rumore sottile ma insistente che gli trapanava le orecchie. Aprì gli occhi e gli ci volle qualche secondo per mettere a fuoco: sul pavimento giacevano parecchi cadaveri di bottiglie e figure umane abbandonate in posizioni contorte. Il ticchettio furioso che lo aveva svegliato proveniva dal computer, dove Cardinale era concentrata a pestare alacremente sui tasti. Elijah tentò di alzarsi e la testa gli esplose in un tripudio di dolori lancinanti.
“Oooh..” gemette il giovane, lottando contro la nausea.
Cardinale si girò verso di lui e sorrise canzonatoria alla vista della sua faccia stravolta.
“Sono lieta di vedere che le tue funzioni cerebrali non sono affogate nell’alcool” lo salutò ironica.
Elijah non replicò, infastidito sia dal suo tono di voce che dal fatto che sembrava scoppiare di salute nonostante avesse bevuto quanto loro. Si allungò per prendere una bottiglia superstite e, per quanto lo assalisse la nausea all’odore acre del liquore, si sforzò di mandare giù un paio di sorsi.
“Stamattina mi sono svegliata con un’idea meravigliosa” esordì Cardinale eccitata ed Elijah la odiò intensamente.
“Quale, quella di darti fuoco?” ribatté acido, sentendo la lingua come un corpo estraneo in bocca.
Cardinale non se la prese: si avvicinò a lui, lo aiutò ad alzarsi in piedi e lo sostenne mentre Elijah aspettava che il soffitto e il pavimento tornassero alla loro posizione originale.
“Tutto ok?” lo interrogò la ragazza, sondandolo dubbiosa “Posso mollarti senza che stramazzi per terra come un sacco di patate?”
“Per chi mi hai preso” brontolò Elijah strappandole il braccio dalle mani e rischiando di finire lungo disteso. Cardinale lo riafferrò per il braccio e di nuovo sorrise con snervante buonumore.
“Sei ancora arrabbiato con me per ieri sera?” gli chiese dolcemente.
Elijah avrebbe voluto strozzarla: era sleale affrontare quell’argomento mentre lui non sapeva ancora se era al mondo o no. Ed era sleale avere quel sorriso che lo mandava in confusione già da sobrio.
“Sì, lo sono” rispose di scatto senza però togliere il braccio dalle sue mani.
“Scusami” disse Cardinale a voce bassa e contrita “Lo sai anche tu che quando mi arrabbio divento un po’…instabile”
“Sì, come una bomba al plutonio” brontolò Elijah: allarmato, si accorse che la rabbia stava lasciando il posto a una confusa agitazione, ma non riusciva a distogliere gli occhi dai suoi che brillavano di sincero dispiacere.
“Ok, inveisci pure” sospirò lei “Me lo merito. E’ che avevi ragione a dire quelle cose, ed io…mi sono sentita così in imbarazzo…”
Elijah faceva fatica a pensare coerentemente: riuscì a districare lo sguardo dai suoi occhi, ma inciampò sulle lentiggini e di nuovo la odiò con tutte le forze.
“Cose…?” balbettò, confuso “Imbarazzo..? Tu non hai nemmeno idea di cosa sia l’imbarazzo. Sei un pezzo di granito rivestito di lentiggini. Anzi, rettifico: un pezzo di granito isterico rivestito di lentiggini”
Cardinale lo fissò per un po’, mentre il sorriso le si smorzava sulle labbra.
“Sei proprio un fesso, Elijah” sospirò lasciandogli il braccio: non sembrava arrabbiata, ma solo delusa.
Ritornò alla sua postazione davanti al computer e gli parlò volgendogli le spalle.
“Questa notte ho avuto modo di pensare e credo che la nostra unica chance sia quella di riuscire a metterci in contatto con il CDI”
“Brillante idea” ribatté Elijah “Immagino che avrai considerato il fatto che la Corp. ci preleverà nell’esatto momento in cui rientreremo nei nostri corpi”
“Non ho detto che dobbiamo rientrare” spiegò lei pazientemente “Ho detto che dobbiamo metterci in contatto”
“Benedict ci ha provato svariate volte, e non c’è mai riuscito. Tutti i mezzi di comunicazione tradizionali verso il CDI sono schermati dalla Corp. E poi, anche se ci riuscissimo, chi pensi che sia disposto ad ascoltarci?”
“Qualcuno ci sarebbe”
“Fai un nome”
“Il generale Scott” disse lentamente Cardinale.
Elijah non sapeva se riderle in faccia o bere un’altra bottiglia.
“Secondo me l’alcool ti ha bruciato i pochi neuroni che ti erano rimasti” la informò alla fine, depresso.
“Rifletti” lo incalzò lei, rannuvolandosi “Se è vero che il CDI è all’oscuro delle trame della Corp. è anche vero che sarebbe l’unico con l’autorità di salvare i nostri corpi che, attualmente, sono nelle sue mani.”
“L’idea è assurda, ma venendo da Cardinale non potevamo aspettarci altro” rombò la voce di Patterson facendoli sobbalzare entrambi.
“Pat…da quant’è che sei sveglio?” chiese Elijah, preoccupato che Patterson potesse aver sentito il suo recente battibecco con Cardinale.
L’uomo si alzò seduto, scuotendo il capo per schiarirsi le idee.
“Da un po’” disse evasivo “Comunque, se non abbiamo alternative migliori, direi che potremmo provarci”
“Siete ancora completamente bevuti” li informò Elijah, scontroso.
“Il fatto è che non sappiamo di chi fidarci al CDI” continuò Patterson imperterrito “Chissà quanti di loro sono spie della Corp. L’unico di cui siamo sicuri è il generale di cui conosciamo fin troppo bene l’integrità morale. Per quanto mi dia fastidio dar ragione ad una femmina, in questo caso Cardinale ha ragione”
“Siete dei maledetti aspiranti suicidi, io non voglio avere a che fare con le vostre idee balzane” mormorò Elijah, con la voce incrinata dal dubbio.
 “Allora, anche quando dice che sei un fesso, ha ragione” decretò Patterson convinto.
A Cardinale scappò una risatina subito contenuta dietro ad un’espressione innocente. Elijah si sforzò di riflettere e di accantonare la rabbia ed il mal di testa che gli martellavano il cervello.
“Supponendo per assurdo che prendessimo in considerazione l’idea…sapresti anche come fare a contattare il generale senza che la Corp. lo venga a sapere e ci frigga tutti come calamari?”
“Il database del CDI è impossibile da violare, con i nostri mezzi” disse prontamente Cardinale “…ma quello delle piattaforme DDW no. Ho cercato sulle varie DR e DN i digi-alias del generale Scott per vedere quali sono quelle che frequenta: ristoranti, musei, biblioteche…e, oplà! E’ saltato fuori che il generale non rinuncia mai al suo appuntamento settimanale. Ed è lì che andremo a trovarlo e tenteremo di parlargli”
“Io avrei proposto di nuovo il piccione viaggiatore” biascicò la voce di Morales, ancora ad occhi chiusi disteso sul duro pavimento.
“Non avevo pensato a sfruttare i database delle DDW” aggiunse ammirato Benedict togliendosi il cappello da cow boy che gli nascondeva la faccia.
Elijah sentì riacutizzare la propria rabbia.
“Cos’è, siete tutti svegli a spiare i discorsi altrui?”
“Guarda che sapevamo che eri un fesso anche prima che Cardinale te lo spiaccicasse in faccia” ribatté Garrie che non si era spostato dalla sua posizione raggomitolata sopra ad una coperta per cavalli.
“Nel frattempo che il vostro Capo si fa venire in mente un’idea migliore, proporrei di tentare anche questa strada” continuò Benedict sollevandosi a sedere “Anche se, come possibile ripercussione, potremmo trovarci chiusi anche i database delle DDW…trovo che sia comunque l’idea migliore che ci sia venuta in mente fino ad ora. Brava Cardinale!”
La ragazza gli dedicò un sorriso abbagliante e il mal di testa di Elijah ebbe un tracollo impressionante.
“Immagino che non sia possibile però avvicinalo tutti e cinque insieme” obbiettò Morales, pensieroso.
“Ci vuole un volontario disposto a incontrarsi con il generale” concordò Benedict “Qualcuno che sappia identificarsi con sicurezza e abbia anche il dono dell’eloquenza”
“Così Patterson è tagliato fuori d’ufficio” sospirò Garrie e Patterson ridacchiò.
“Se permettete” interruppe Cardinale “Visto che l’idea è stata mia, vorrei proporre io il candidato. Elijah Benson, capo della Tau Centauri, fine dicitore e noto sobillatore di folle”
“Io concordo” si unì immediatamente Morales.
“Anch’io”
“Anch’io”
“E io no, secondo voi?” terminò Patterson.
“Alla faccia della democrazia” protestò Elijah, ma in fondo sapeva che si sarebbe proposto comunque “Ok, supponendo per assurdo di prendere in considerazione l’idea…qual è l’appuntamento settimanale del generale Scott?”
Sul viso di Cardinale si allargò un sorriso, perfido, diabolico e scintillante.
“Oh, l’appuntamento è per stasera… tra poco tempo dovrai far sfoggio di tutta la tua bravura di Runner, nonché di tutto il pelo sullo stomaco di cui disponi”
“Se vuoi essere così gentile da dirmi in chi o cosa mi devo digitalizzare…” iniziò Elijah, cautamente “Da come sorridi sembrerebbe quasi che mi aspetti una notte con Jack lo Squartatore”
“No, no, tranquillo. Il buon, vecchio generale Scott non è mica uno schizofrenico come te. Ha solo normalissime pulsioni umane, quindi non manca mai di fare visita per un paio d’ore a Madame Desirée , piattaforma Sex 2010, settore Traditional. Ho già pronto il suo digi-alias”
Elijah diventò di tutti i colori mentre Patterson, Garrie, Morales e Benedict si rotolavano a terra dalle risate.
“Hai capito, il generale?” sussultò Garrie tra le risa.
“Le piattaforme Sex sono perfettamente legali” ribatté Cardinale sulla difensiva “I dipendenti del CDI possono usufruire addirittura di uno sconto se fanno un abbonamento: da studi sull’argomento è emerso che sfogarsi sessualmente aiuta il metabolismo, stimola la concentrazione e sviluppa la produzione di endorfine. Non lo sapevi?”
“Adesso si spiega perché Elijah è sempre così nervoso” dichiarò Morales, compiaciuto.
“Tu… maledetta femmina…non…dirai… sul serio…?” balbettò Elijah, così furioso che se avesse potuto avrebbe staccato i denti a Cardinale uno per uno.
La ragazza fece spallucce senza perdere il suo largo sorriso.
“Io, Capo? Io sono solo un pezzo di granito rivestito di lentiggini, a quanto risulta. Anzi, perdonami, un pezzo di granito isterico rivestito di lentiggini. L’appuntamento di stasera con il generale Scott è tutto tuo”
*          *          *
Orion 3W – Sede CDI
 
Scott quella sera lavorò fino a tardi: dovevano ancora interrogare un sacco di testimoni per la faccenda della fuga della Tau Centauri dalla piattaforma XX° secolo. Il generale si era personalmente occupato di Alicia Grady, senza ovviamente cavarne un ragno dal buco: era una ex-Runner e sapeva come sviare qualsiasi interrogatorio, fossero minacce o persuasioni. Per il momento la donna era ancora agli arresti nella sede centrale del CDI, ma l’indomani sarebbe stata rilasciata per mancanza di prove a suo carico. Ovviamente, sarebbe rimasta sotto sorveglianza, ma Scott sapeva che Elijah era troppo furbo per ribattere quella strada, ormai bruciata. Arrivato a casa, si fece una doccia che durò un’eternità mentre pensava a quanto quella situazione risultasse ingarbugliata, sospetta e frustrante. La Corp., che doveva fornire i supporti necessari a proseguire l’indagine, era maledettamente inefficiente in quel frangente, sembrava quasi che il consiglio non ci tenesse più di tanto a scovare quei ribelli prima della loro terminazione. A Scott, invece, importava. Era da poco tempo il direttore dei Runners del CDI, ma valutava i suoi sottoposti con il dignitoso interesse di un vero militare. Per lui, l’onore stava al primo posto dei valori morali, e mai aveva trovato da ridire sulla lealtà e sull’efficienza della Tau Centauri. Certo, i metodi che usava per perseguire i suoi scopi erano tutto fuorchè ortodossi, ma indubbiamente efficaci. Nessuno dei cinque componenti della squadra era meno che assolutamente affidabile: fino a qualche giorno prima, Scott avrebbe affidato loro la sua stessa vita. Che diavolo era successo…? Sospirando, terminò la doccia e si sedette davanti allo specchio a riflettere. Si sentiva molto stanco e  molto  vecchio ed il suo istinto gli diceva che quella storia puzzava, anche se non sapeva ancora da che parte venisse la puzza. Si accese un sigaro e considerò seriamente la possibilità di saltare l’incontro con Madame Desirée quella sera.
*          *          *
Piattaforma Sex  2010 Settore Traditional  – incognito
Benson, Elijah            digi-alias        Madame Desirée                                Giovane donna
 
La piattaforma Sex non era altro che un lungo viale della perdizione, pensò Desirée mentre attraversava velocemente il marciapiede diretta verso il settore Traditional. Stava cercando di camminare con noncuranza, ma i tacchi altissimi non erano mai stati il suo forte, e nemmeno le piaceva il profumo stomachevole da cui era ricoperta: maledisse per la centesima volta la sua perfida collega che l’aveva ficcata in quel vespaio e camminò più veloce, ignorando i richiami ammiccanti dei passanti in cerca di compagnia. Sapeva di non essere un’esperta di piattaforme Sex poiché non ci aveva mai bazzicato un granché; non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma trovava imbarazzante e molto squallido il fatto di andate su una DDW con l’unico scopo di incontrare persone con cui fare sesso al più presto. Forse Garrie sarebbe stato più adatto a quella missione, si disse dubbiosa. Almeno, lui era di casa su quelle piattaforme. Desirée arrivò alla casa di appuntamenti dove la vera Madame Desirée stava aspettando il suo appuntamento delle 22:00 e, con molta cautela per non essere vista, sgattaiolò al piano superiore. Trovò l’interno 52 e bussò leggermente alla porta. Una voce femminile trillò dall’altra parte, avvicinandosi.
“Mon cher Gegè! Sei già qui? Stasera sei in anticipo…”
Madame Desirée aprì la porta con un bel sorriso invitante stampato sulle labbra e si trovò davanti una perfetta copia di sé stessa che la spinse senza tante cerimonie all’interno della stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
“Mon Dieu! Che diavolo…” iniziò a squittire la donna prima che un pugno ben mirato le mandasse a sbattere con forza la testa contro il muro. Cadde a terra priva di sensi, mentre un rivolo di sangue iniziò a scorrergli lentamente al lato della bocca. Desirée si massaggiò il palmo della mano dove le unghie lunghissime avevano inciso piccole mezzelune sanguinolente quando aveva stretto il pugno: poi, imprecando contro le assurde torture femminili che era costretta a subire, afferrò la donna svenuta sotto le ascelle e la portò in camera da letto, nascondendola poi ben bene con un lenzuolo di raso rosa.
“Sono dentro alla camera da letto” bisbigliò nel piccolo orologio da polso tempestato di finti rubini che nascondeva un trasmettitore extra-piattaforma.
“Molto bene” ridacchiò la voce di Benedict in risposta “Ti sei già fatta un bidè?”
Desirée chiuse la comunicazione senza rispondere. Si mise a sedere sul bordo del letto, tesa come una corda di violino: si sentiva nuda ed impacciata in quel vaporoso abitino nero tutto trasparente e di nuovo si trovò a progettare mille e uno modi per spezzare il collo a Cardinale, quando e se fosse tornata indietro. Il tempo passava lentamente e, a parte gli scherzi infantili dei suoi compagni che lo chiamavano ogni tanto per sapere se si era depilata l’inguine o per chiedere che reggiseno portava, non succedeva nulla. Desirée cominciava ad essere nervosa.
“Cardinale, sei sicura che l’appuntamento era per stasera?” chiese alla fine all’orologio, impaziente.
“L’hai sentita, no?” rispose la ragazza prontamente “Stava aspettando Gegè. Abbi fede, vedrai che arriva”
In quel momento qualcuno bussò alla porta e Desirée sobbalzò penosamente.
“E’ arrivato” sibilò nell’orologio, agitatissima.
“Ok. Aggiusta la scollatura, sorridi, e vai ad aprire” rispose Cardinale, spiccia.
Desirée obbedì: si alzò dal letto e andò verso la porta camminando incerta sulla folta moquette del pavimento. Quando aprì, si trovò davanti un uomo piuttosto giovane e bello dalla faccia seria, che le porse una rosa rossa. Desirée la prese automaticamente, ancora bloccata dalla sorpresa: l’uomo entrò e si tolse svelto il cappotto, buttandolo su di una poltrona.
“Ciao, tesoro” le disse poi avvicinandosi “Sono stato per un pelo dal non venire, stasera. Ma mi sei mancata tanto…”
Desirée fu lesta a schivare le sue braccia e l’uomo lo guardò sorpreso.
“Ge…Gegè?” chiese la donna dubbiosa indietreggiando verso la camera da letto.
L’uomo la seguì, tendendole le braccia.
“Che ti prende, bambolina ? Vieni qui, tesoro mio, è stata una settimana davvero pesante…”
Tentò di nuovo di avvicinarsi a Desirée che saltò sul letto alla velocità della luce puntandogli contro una mano col palmo aperto: chissà perché aveva avuto l’assurda convinzione che il generale si sarebbe presentato con un digi-alias uguale a sé stesso. Si sentì molto sciocca e molto imbarazzata.
“Lei è il generale Scott?” chiese a bruciapelo prima che l’uomo tentasse di nuovo di abbracciarla.
Lui si immobilizzò e la sua faccia divenne immediatamente sospettosa.
“Come fai a sapere il mio vero nome?” chiese a denti stretti, allungando intanto una mano sotto la giacca di nascosto.
“No, non chiami il CDI” pregò in fretta Desirée “Le devo parlare di questioni vitali. Guardi, sono disarmata. La prego, mi conceda due minuti”
Il digi-alias del generale rimase a guardarla per qualche secondo con le sopracciglia aggrottate: poi, tolse il cercapersone dalla tasca e schiacciò il tasto di emergenza con decisione.
“No!” esclamò Desirée, al colmo della frustrazione.
“Hai due minuti prima che arrivino. Fatteli bastare” disse seccamente il generale, immobile.
Desirée prese fiato e iniziò a parlare a raffica.
“Sono il capitano Elijah Benson della squadra Tau Centauri”
La faccia del generale rimase inespressiva, ma per lo meno non accennò a volergli sparare in mezzo agli occhi.
“Io e la mia squadra, come il Runner Benedict, siamo completamente innocenti dalle accuse rivolteci. E’ tutta una cospirazione ordita dalla Ars Space Corp. che da anni usa la Fabbrica, il CDI e tutti i mezzi governativi a disposizione per portare a termine gli esperimenti relativi alla morte cerebrale conseguente alla morte del digi-alias”
“Mai sentita una stupidaggine più assurda” commentò granitico il generale e  Desirée sentì la disperazione montargli dentro.
“Può verificare in qualsiasi momento: controlli i bambini nati alla Fabbrica senza richiesta parentale: opera della Corp. Questi bambini diventano Runners e non hanno legami affettivi: opera della Corp., di nuovo. I Runners spariscono, vengono dichiarati fuorilegge ed i loro corpi vengono prelevati dalla Corp. Ma non sono morti: vengono utilizzati per sperimentare la morte da digi-alias”
“Meritereste di essere disattivati tutti e subito, razza di sporchi bugiardi”
“Ci siamo rivolti a lei come ultima spiaggia” continuò Desirée, indomita “Sappiamo della sua onestà e ci appelliamo alla sua integrità: per favore, ci aiuti”
“Hai trenta secondi” rispose laconico il generale.
Desirée lo fissò un attimo, supplichevole: lo sguardo del generale era di ghiaccio.
“La prego, provi a parlarne con Alicia” disse alla fine la donna, rassegnata “Abbiamo fatto delle ricerche dal suo computer. Ancora non è al corrente di tutto, ma qualcosa di quello che ho detto glielo potrà confermare. Se in qualche modo ci tiene a sapere la verità e a salvare delle vite innocenti, lo faccia”
Attutito, si sentì un rumore di passi affrettati per le scale. Il generale indietreggiò leggermente verso la porta senza proferire verbo, lo sguardo caparbiamente ostile puntato su Desirée. La donna capì che ormai non c’era più tempo: con uno scatto fulmineo girò le spalle all’uomo e spalancò la finestra. Dopo aver scalciato seccamente i sandali col tacco alto, salì sul davanzale e si aggrappò alla grondaia, cominciando ad arrampicarsi svelta e leggera come un gatto. Alcuni Runners la videro dalla strada e, dopo averle intimato di fermarsi immediatamente, cominciarono a spararle addosso.
“Cristo!” mugugnò Desirée incassando la testa tra le spalle. Arrivò finalmente ad aggrapparsi al tetto e vi si issò agilmente, iniziando a correre curva per schivare le pallottole. Mentre era in corsa, attivò la comunicazione sull’orologio.
“Cardinale!” gridò senza fiato. Alcuni Runners le si pararono davanti, uscendo improvvisamente dalla porta anti-incendio con le pistole spianate. Desirée scartò velocemente a sinistra, appiattendosi contro un comignolo che venne quasi disintegrato da una pioggia di proiettili. Un forte bruciore attraversò Desirée al braccio sinistro. Irritata, diede un’occhiata di sfuggita e si accorse di avere una ferita che perdeva copiosamente sangue.
“Sono stata colpita!” ruggì avvicinando l’orologio alla bocca per superare il rumore degli spari che fioccavano tutto intorno come neve.
Il camino dietro cui si era nascosta crollò definitivamente e Desirée partì di scatto, correndo verso il parapetto.
“Fermati!” le urlarono contro i Runners, ma lei li ignorò.
“Siamo pronti, capo!” rispose la voce di Cardinale dall’orologio.
Desirée non rallentò la corsa: scavalcò il parapetto e si lanciò nel vuoto, mentre contemporaneamente schiacciava forte il tasto di attivazione.  In un attimo la donna sparì mentre cadeva, lasciando dietro di sé solo un vago sentore di profumo dolciastro.
*          *          *
Piattaforma Dream Rewind 1845 Far West – Ranch  – incognito
Benson, Elijah            digi-alias        Sé stesso                    
Cardinale, Jude           digi-alias        Sé stesso
Morales, Eric             digi-alias        Sé stesso
O’Brian, Garrie          digi-alias        Sé stesso
Patterson, Matt            digi-alias        Sé stesso
 
Elijah aprì gli occhi e gli ci volle un bel po’ prima di ricordarsi chi era e dov’era. Girando lo sguardo intorno, si accorse di essere in una stalla dove il pungente aroma del fieno gli pizzicava le narici. La luce che entrava tra le fessure delle assi di legno era debole e rosata: poteva essere mattino presto o sera tardi, non ne aveva idea. Tentò di alzarsi ed ebbe un capogiro che lo fece ricadere indietro sulla dura coperta di lana grezza su cui era disteso. Immediatamente, una mano fresca e asciutta gli si posò leggermente sulla guancia.
“Hei, dovrai aspettare un po’ prima di poter fare la corsa ad ostacoli” sussurrò la voce di Cardinale, da cui trapelava un inequivocabile sollievo.
Elijah si girò verso di lei: era seduta scomodamente sul pavimento, vicino al suo letto di fortuna. Aveva accanto una ciotola di legno piena d’acqua e una pezzuola bagnata con cui gli terse la fronte, delicatamente. Il giovane si accorse allora di avere la testa e il braccio sinistro fasciati con bende di emergenza, così strette da fargli indovinare subito l’identità dello zelante paramedico. Aprì e chiuse due volte la bocca prima di riuscire parlare.
“Che è successo?” chiese con la lingua che sembrava ricoperta di carta vetrata.
“E’ successo che sei andato ad incontrare il generale Scott armato solo di una giarrettiera. Al generale non è piaciuto, e tu ti sei fatto sforacchiare un braccio da un Runner bellicoso. Ti sei buttato dal tetto nel momento in cui ti de-digitalizzavi, così sei arrivato qui cadendo di testa sul pavimento come un giavellotto fatto e finito. Hai schizzato sangue dappertutto e sei svenuto. Poi, ti sei fatto una dormita di quasi un giorno. Pat ti ha ricucito il braccio e sulla testa hai un bozzo che sembra il Machu Picchu. Lui dice che hai una commozione cerebrale e che abbiamo rischiato di raccogliere il tuo cervello dal pavimento con il cucchiaino. Garrie ha detto che sarebbe stato impossibile, perché tu non hai un cucchiaino intero di cervello nella scatola cranica. Ne è nata una disquisizione che si è protratta fino alle prime ore del mattino, mentre tu dormivi beato. Pat ha vegliato su di te tutto il giorno, spaventando a morte con i suoi ruggiti tutti quelli che osavano fare rumore o disturbarti. Non l’avevo mai visto così chioccia: adesso che sei sveglio, potrò prenderlo in giro a vita e chiamarlo nonna Pat”
“Del tuo sproloquio ho capito solo nonna Pat” disse dopo un po’ Elijah sorridendo debolmente.
Cardinale rispose prontamente al suo sorriso e, sorprendentemente, gli occhi le si riempirono di lacrime.
“Ci hai fatto prendere un bello spavento” mormorò con voce rotta cercando di dissimulare la commozione con una risatina.
“Spiacente” borbottò Elijah che si sentiva ancora come se uno scultore gli stesse scalpellando il cranio “Hei, a quanto vedo Pat non è l’unico che si è fatto prendere dalla sindrome di Florence Nightingale”
Cardinale continuò a passare dolcemente il panno umido sulla testa di Elijah, sorridendo.
“Vuoi che smetta?” chiese, sottovoce.
“No, no, mi dà un po’ di sollievo. Anzi, mi fa male anche vicino all’ombelico…se volessi massaggiarmi anche lì…”
Cardinale lo guardò dubbiosa.
“Se continui con questo tono, mi obblighi a spaccarti la testa e verificare se la storia del cucchiaino è vera” disse sostenuta, ma continuava a sorridere ed Elijah sentì che il mal di testa stava notevolmente migliorando.
In quel momento entrò Patterson che quando vide Elijah sveglio e presente fece uno dei suoi rarissimi sorrisi a 34 denti che era quasi più spaventoso della sua espressione più minacciosa.
“Eccolo qui, il bello addormentato!” tuonò con una voce che spaccava i timpani.
“Spero che il bacio del risveglio non me lo abbia dato tu, Pat, altrimenti mi rimetto a dormire” lo informò Elijah commosso dalla palese gioia che vedeva sul suo viso.
“No, no, ai baci ci ha pensato Garrie” rispose distrattamente Patterson avvicinandosi “Adesso fammi dare una controllatina alle medicazioni, da bravo”
“Sì, ma dopo me lo dai il lecca lecca?”
“Attento a quello che chiedi, pervertito” brontolò Patterson.
Lo rivoltò come un guanto con sorprendente delicatezza, controllando le ferite e cambiando le medicazioni. Quando terminò Elijah era di nuovo tutto indolenzito e spossato.
“Mi hai fatto un male cane” si lamentò chiudendo gli occhi “E non mi hai dato il lecca lecca. Rivoglio la mia infermiera, mi aveva promesso un massaggino…”
“Ah, già! Era così preoccupata, la tua infermierina…” canticchiò Patterson con gli occhi brillanti di malizia.
“Senti chi parla, nonna Pat” ribatté Cardinale immediatamente “Eri sempre qui a sorvegliarlo come se fosse agli arresti domiciliari”
“Però io non gli ho promesso nessun massaggio sospetto” rimbeccò Patterson dignitosamente.
Poco dopo arrivarono anche Garrie e Morales e le loro espressioni di gioia avrebbero ridotto Elijah a brandelli senza l’attenta sorveglianza di Patterson.
“Che dici, capo, ti eri fatto di coca prima di tentare il volo dell’angelo?” gli chiese Garrie ridacchiando.
Elijah fece spallucce, altezzoso.
“No, quella roba che sniffi tu non mi piace…Volevo tentare un tuffo carpiato con doppio avvitamento: a scuola ero un asso nella squadra di nuoto. Piuttosto, ragazzi che è successo durante la mia assenza?”
I ragazzi si guardarono dubbiosi l’un l’altro, con le facce improvvisamente serie ed Elijah intuì che qualcosa non andava.
“Bè?” li incalzò seccamente.
Morales sospirò.
“Benedict” iniziò controvoglia . Elijah attese con una sensazione di disagio crescente, mentre il sorriso di Garrie si spegneva lento “Questa mattina è sparito. Domani verrà terminato e abbiamo paura che tenti di fare qualcosa di grosso. E pericoloso”
“Quello stupido guerrafondaio deficiente” sputò fuori Patterson, evidentemente ammirato.
“In che senso?” domandò Elijah mentre un freddo diaccio gli invadeva le ossa.
“Non lo sappiamo” rispose Cardinale, brusca “Ma una cosa è certa: Benedict non permetterà che la Corp. abbia il suo corpo”
La sua dichiarazione cadde nel silenzio. Nessuno proferì verbo ma una parola rimbalzava da una mente all’altra come evocata da un rito magico, triste e inevitabile come l’arrivo della notte. Una parola che era come l’incombere di una tempesta: kamikaze.
*          *          *
La notte era arrivata in un baleno sulla prateria: dopo essersi lavati e abbondantemente sbronzati, avevano fatto appena in tempo a cucinare un pentolone di fagioli in onore di Patterson (il quale ne aveva fatto fuori metà tutto da solo) che erano crollati addormentati, ignominosamente stesi sul duro pavimento della tenda. Elijah, sdraiato sulla sua stuoia, ascoltava il tremendo russare di Patterson aspettando un sonno che tardava ad arrivare. Alla fine rinunciò e, in punta di piedi, uscì dalla tenda a guardare le stelle. Chissà perché, quella sera gli sembravano particolarmente belle e luminose. Quasi senza accorgersene si trovò a passeggiare in mezzo ai campi velati dalla luce della luna. Si ritrovò a pensare ancora se avessero davvero fatto la scelta giusta: come era bello pensare di lasciare la responsabilità nelle mani degli altri…
“Così bello e così semplice, vero?” chiese una voce dietro di lui. Elijah non fu sorpreso di vedere Cardinale che gli si avvicinava, i capelli ondeggianti al vento della sera. La ragazza si fermò vicino al pozzo e guardò giù quasi con bramosia.
“Come al solito, mi leggi nel pensiero, madamigella” sospirò Elijah infilandosi le mani in tasca “La cosa comincia a infastidirmi: mi dà come l’impressione di essere prevedibile”
“E infatti lo sei” lo stuzzicò Cardinale, ma sorrideva.
Si guardarono negli occhi e per un lungo minuto nessuno disse niente. Ad Elijah sembrava di guardare le stelle, e invece stava contando le sue lentiggini sul naso. Si era improvvisamente accorto che forse non avrebbe più avuto l’opportunità di farlo e gli sembrava di vitale importanza almeno provarci. Cardinale, invece, stava raccogliendo il coraggio per aprire la bocca e parlare ma ogni secondo che passava la gola diventava più secca e le parole sfuggivano come mosche. Parole per dire che cosa, poi? Fra di noi potrebbe esserci qualcosa? In che futuro? Quando? Che importanza avevano le bizze del suo cuore di fronte all’immensità delle cose che stavano succedendo? Elijah vide le spalle di Cardinale abbassarsi lentamente sotto il peso di quelle domande: sapeva che presto se ne sarebbe andata via, rinunciando a parlarne con lui. Stava per aprire la bocca e dire qualcosa, qualsiasi cosa pur di trattenerla quando la tenda si aprì per lasciare uscire un Morales piuttosto barcollante che armeggiava concentrato sulla patta dei calzoni. Immediatamente, la magia del momento di intimità tra Elijah e Cardinale si dileguò come neve al sole: lo sguardo di lei tornò serio e adamantino e la postura di Elijah dritta e formale.
“Me ne vado a dormire: domani sarà una giornata dura” disse Cardinale con voce stranamente neutra.
Si girò in fretta e a passo spedito tornò verso la tenda mentre Elijah la guardava allontanarsi: ogni suo passo non faceva altro che aumentare la strana sensazione che cresceva nel petto di Elijah, ma solo quando il lembo della tenda si chiuse alle sue spalle lui capì che era rimpianto.
  
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