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Autore: L_Fy    05/09/2011    1 recensioni
Cosa riserva il futuro all'umanità? La Terra sta lentamente scivolando verso l’autodistruzione e prima o poi le risorse primarie si esauriranno. Per tali motivi, in un futuro non troppo lontano, l'umanità si è vista costretta a partire verso le volte dell'universo, alla ricerca di un altro pianeta abitabile. E’ quindi questo il compito delle 4 enorme navi spaziali chiamate Orion che dopo essere uscite dal sistema solare hanno perso contatto con il loro pianeta madre.
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piattaforma Dream Now Olo-cinema Multisala “The 8° truth”  – incognito
Benson, Elijah            digi-alias        John Smith                  Padre
Cardinale, Jude           digi-alias        Mary Smith                 Madre
Morales, Eric             digi-alias        Mike Smith                 Figlio 1
O’Brian, Garrie          digi-alias        Bill Smith                   Figlio 2
Patterson, Matt            digi-alias        GranMa SmithNonna
 
La hall dell’ olo-cinema multisala più frequentato di tutte le DDW era gremita di gente festante ed eccitata: era in previsione l’uscita di un nuovo film molto atteso ed il viso del protagonista (un bellissimo digi-alias dalla faccia espressiva come un comodino) sugli olo-poster ammiccava allusiva appesa ad ogni superficie disponibile. Orde di ragazzine scoppiavano in strilli eccitati ogni volta che l’ologramma dei poster usciva per qualche secondo dal muro strepitando frasi pubblicitarie. La squadra Tau Centauri procedeva compatta, cercando di assumere un’aria naturale e di non farsi notare dall’impressionante numero di Runners che il loro segnalatore rilevava.
“Immagino che nemmeno un moscerino sfugga alla sorveglianza” brontolò John con l’angolo della bocca, aggiustandosi gli spessi occhiali sul naso prominente; camminava un po’ sbilenco per la fasciatura al braccio e alla luce dei neon la testa gli doleva come se fosse tenuta su da mille spilli, ma non poteva permettersi di stare male in quel frangente. Mary non rispose: era concentrata nel tentativo di camminare in maniera naturale sui tacchi non troppo alti ma fastidiosamente appuntiti del suo florido digi-alias. Mike e Bill si guardavano intorno con aria incuriosita, cercando di memorizzare le postazioni delle squadre di Runners. GranMa ruminava improperi per l’infelice scelta del suo digi-alias, brandendo il bastone da passeggio come se fosse una clava preistorica.
“GranMa, quel bastone serve per appoggiarci le tue povere e vecchie membra” le sussurrò Mike “Se continui a farlo mulinare come una coppia di bolas argentine finirai per ammazzare qualcuno”
“Ed è esattamente quello che intendo fare, nipotino mio” grugnì la vecchia, ma abbassò il bastone e tentò piuttosto goffamente di usarlo come appoggio.
“Se a qualcuno viene in mente dove possa essersi ficcato Benedict, parli adesso” intimò John, radunando la famiglia intorno ad una macchinetta per i pop corn.
“Io non so nemmeno perché siamo qui” brontolò Bill sporgendo il labbro in fuori “Non è sicuro che Benny abbia deciso di fare qui il suo … bè… la sua….”
“Benedict non aveva intenzione di sabotare le DDW” lo interruppe Mary “L’ho sentito parlare di informare tutti i digi-alias di quello che stava succedendo a noi Runners. Questo è il posto migliore sia per volume di gente, sia perché se riesce davvero a collegarsi con gli olo-schermi potrà essere ascoltato da un bel mucchio di persone. Quello che non ho ancora capito è cosa contiamo di fare con Benedict, se lo troviamo”
“Tenteremo di convincerlo a non suicidarsi” rispose convinto John aggiustandosi di nuovo gli occhiali sul naso.
“Non so se è una grande idea, capo” lo avvisò mestamente GranMa “In tutta sincerità, io farei la stessa cosa che sta tentando di fare lui”.
John gli lanciò un’occhiata tra l’esasperato e il comprensivo.
“Questo perché sei una vecchia befana col colesterolo alto e la sclerosi galoppante” disse semiserio “Non credo che Benedict voglia veramente morire”
“Io invece credo che quello che non voglia è finire nelle mani della Corp.” rispose lentamente Bill.
Rimasero un attimo in silenzio, rimuginando.
“Essere qui ci mette in una posizione di grande pericolo” disse ad un tratto Mike, scontroso “Che è un gentile eufemismo per dire che rischiamo le chiappe”
“Pensi che sia più giusto lasciare che Benedict si faccia saltare in aria senza nessuno che tenti di dissuaderlo?” lo rimproverò John, sferzante.
Mike gli piantò i suoi infantili occhioni blu in faccia, risoluto.
“Benedict sta facendo la cosa giusta. Faresti lo stesso nella sua situazione. Se gli salviamo la vita lo condanniamo a chissà quali torture nel Mattatoio”
“Comunque, io credo che Benedict sarebbe contento di sapere che siamo vicino a lui” terminò Mary, per chiudere il discorso.
John raddrizzò le spalle, deciso.
“Mary, Bill, voi che avete studiato le planimetrie dove pensate che sia il punto migliore per intrufolarsi nelle cabine di proiezione?”
“Ci sono due punti strategici ai lati della hall, ma è pieno di Runners come un cane è pieno di pulci” rispose Bill.
“Ci rimane la strada più infame” tentò Mary, dubbiosa “Un ex condotto di areazione. C’è un tratto molto breve che va dal bagno delle signore alla corridoio delle cabine di proiezione: ormai è in disuso ma le griglie di accesso non sono ancora state murate. Se Benedict ha preso quella strada, deve aver scelto un digi-alias femmina e piuttosto minuto perché nel condotto un adulto non ci passa”
“Perfetto” tagliò corto John “ Tu, GranMa e Bill andate nel bagno. Io e Mike facciamo un giro vicino alla porta di servizio a destra. Se qualcuno di noi vede Benedict, sappiamo cosa fare”
“Io ho fame” brontolò con aria colpevole GranMa.
“Anch’io” si accodò Bill immediatamente.
John e Mary si scambiarono uno sguardo esasperato.
“Possibile che il vostro cervello sia sempre invaso dai succhi gastrici?” esclamò, irritato.
Poi prese Mike per mano e marciò verso la sua postazione, claudicando. Mary, con un sorriso satanico, afferrò l’orecchio di Bill e lo trascinò vigorosamente verso il bagno delle donne.
“Sei sempre il solito monello, Billy” cantilenò a voce alta mentre GranMa li seguiva ridacchiando “Meriteresti una bella sculacciata”
“Mi fai male, bastarda!” sibilò Bill.
Una attempata signora lo sentì e fissò prima lui con aria oltraggiata, poi Mary con occhi accusatori. Bill le fece una linguaccia e Mary gli mollò un sonoro e plateale ceffone; poi fece un sorrisetto di scuse verso la signora.
“Questo bambini…” balbettò imbarazzata mentre Bill cercava di tirarle un calcio negli stinchi, trattenuto da GranMa che non riusciva a smettere di ridere sotto i baffi.
La signora si allontanò col naso per aria e Mary fece un gesto poco carino alle sue spalle.
“Sei una madre crudele e mi dai un cattivo insegnamento” dichiarò Bill con aria altezzosa “Se usciamo da questo casino, ti farò rinchiudere per maltrattamenti a minore e atti osceni in luogo pubblico e detenzione illegale di cervello di gallina..”
“Piantala di fare l’asino e vai dentro” lo apostrofò Mary seccamente.
Il locale era logicamente pieno zeppo di donne: a Bill gli si illuminarono gli occhi mentre Mary e GranMa si scambiarono uno sguardo disperato.
“Com’è che voi donne andate sempre a fare la pipì in branco?” chiese GranMa con voce lamentosa.
“In gregge, vorrai dire” puntualizzò velenosa Mary “Fatti venire un’idea, GranMa”
La vecchia ci pensò un po’ su; poi, colta da illuminazione, cominciò ad avanzare verso le toilettes spintonando le persone intorno e tenendosi la voluminosa pancia con le mani.
“Largo, largo!” borbottava con una voce tonante poco adatta ad una vecchietta “Ah, Mary, aiutami a trovare un bagno, presto! Quella zuppa di fagioli che hai preparato oggi a pranzo sta facendo effetto..”
Detto questo una specie di barrito uscì dal suo deretano, accompagnato da una emissione gassosa di ragguardevoli proporzioni che contaminò, facendole celermente allontanare,  le persone più vicine. Le donne nel bagno, mano sul naso, si defilarono alla velocità della luce, schiamazzando inorridite verso l’uscita. Bill si rotolava a terra ridendo come un pazzo mentre Mary, tra l’imbarazzato e il divertito, fingeva di scortare GranMa verso la toilette dove c’era il condotto di areazione che stavano cercando.
“Mio Dio, nonnetta, se qualcuno aveva un fiammifero acceso saltavamo tutti in aria!” gridò deliziato Bill, seguendole trotterellando.
Mary chiuse la porta con il chiavistello mentre GranMa armeggiava nella enorme borsa di paglia dove, tra un Uzi, una mitraglietta portatile e una decina di caricatori pieni aveva ficcato una serie di attrezzi tra cui il cacciavite.
“Forse non ce n’è bisogno” disse Mary indicando col dito i fori vuoti ai lati della griglia dove dovevano esserci le viti.
GranMa annuì, di nuovo seria. Fu evidente per tutti che avevano azzeccato i piani di Benedict. Con un secco strattone, GranMa staccò dal muro la griglia scoprendo uno stretto e polveroso tunnel da cui usciva un malsano odore metallico. Erano evidenti, sul bordo e lungo lo stetto percorso, le tracce di un passaggio recente.
“Tocca a te, Billy” disse Mary, decisa “Dovresti sbucare nel corridoio adiacente le cabine di proiezione. Alla tua destra c’è una porta: aspetta il segnale, tre colpi veloci e due lenti, poi aprici. Ti aspettiamo là”
Bill annuì mentre guardava dubbioso il pertugio in cui doveva infilarsi.
“Mi sembra un po’ strettino” azzardò nervosamente “Mettiamo che rimango incastrato: che succede?”
“Se ti va bene, resti intrappolato per ore, dalla fifa dai fuori di testa e quando ti trovano ti sbattono al Mattatoio dove ti useranno come ramazza prima di farti fuori” gli spiegò piacevolmente GranMa.
“Splendido” mormorò Bill “Immagino che festa se dovesse andare male”
“Se dovesse andare male sarò io ad usarti come ramazza” lo minacciò Mary prendendolo in braccio e infilandolo senza tante cerimonie nel condotto.
Bill avanzò strisciando per un metro prima di fermarsi, ansimando.
“C’è un sacco di polvere qui” si lagnò imbronciato “Mi sporcherò tutti i vestiti. E poi c’è puzza di topo morto”
“Dì un’altra parola e ti sparo nel sedere” ringhiò Mary puntandogli su una natica la canna di una pistola presa dalla borsa di GranMa.
Bill cominciò a strisciare velocemente borbottando. Mary e GranMa uscirono velocemente dal bagno e si avviarono a passo spedito verso la porta di servizio, davanti alla quale le attendevano John e Mike. I due fingevano di osservare il depliant degli olo-film in programmazione mentre con la coda dell’occhio osservavano le persone che sostavano vicino a loro. Avevano già identificato quali erano Runners e, dalle loro facce, pareva essercene un numero considerevole. Appena si riunirono, Mary iniziò a parlare con l’angolo della bocca, sottovoce.
“Bill è dentro. Aspetta il segnale per aprire la porta”
John scosse la testa, irritato.
“Troppa gente. Serve un diversivo”
“Una spaccatimpani…?” propose eccitata GranMa, ma John scartò l’idea con un gesto della mano.
“Qualcosa di meno eclatante, per favore. Non hai un bel petardo?”
“Tu chiedi a GranMa e GranMa trova la soluzione” motteggiò la vecchia rovistando nella capace borsa di paglia.
John si girò verso Mike e gli allungò qualche credito.
“Tò, vai a comprare una bibita nel bar là in fondo. Ad un certo punto, lanci il petardo in una zona un po’ nascosta. Fai in modo che non ti veda nessuno, mi raccomando. Poi, fila qui alla velocità della luce: dei gioiellini di Pat è sempre meglio non fidarsi troppo…”
“Via, è solo un innocuo petardino..” mormorò GranMa passando di nascosto il congegno a Mike mentre fingeva di aggiustargli la maglietta sulle spalle.
Il ragazzino partì alla volta del bar, sgambettando come tutti i ragazzini. Si mise pazientemente in fila guardandosi intorno distrattamente, prese e pagò la sua bibita e trotterellò velocemente verso John, Mary e GranMa che lo aspettavano.
“E il petardo?” lo aggredì sottovoce GranMa quando arrivò a tiro. Mike le lanciò uno sguardo di puro disprezzo
“Io ho fatto come mi ha detto, papà. Non è colpa mia se le tue bombette sono delle str…”
In quel momento scoppiò il petardo con un botto così forte da polverizzare le ampie ed eleganti vetrate attorno al bar, sputare in aria le piante in vaso in mezzo a cui lo aveva lanciato Mike e, dopo il primo momento di attonito silenzio, seminare il panico in mezzo alla folla circostante.
“Magnifico!” ruggì GranMa, estasiata.
John la afferrò per un braccio trascinandola verso la porta di servizio prima che l’orda di Runners armati che si stava dirigendo verso il bar la travolgesse in pieno.
“Solo un petardino…” la scimmiottò, furioso “Per poco non fai saltare in aria l’intera DDW con quel tuo petardino del cavolo!”
“La prossima volta prepara tu dei congegni incendiari di precisione quando sei senza armi, senza plastico, stai su una maledetta piattaforma nel vecchio west e come unico esplosivo hai a disposizione del letame di vacca!” rispose la vecchia, offesa.
“Andiamo” intimò loro Mary che aveva già bussato alla porta e si era fatta aprire da un Bill piuttosto incuriosito.
“Che è successo là fuori..?” si informò Bill prima di essere spintonato dentro dal resto della famiglia.
“Un petardino” lo informò telegrafico John, incenerendo GranMa con lo sguardo.
Il corridoio era fortunatamente vuoto:  i cinque, di tacito accordo, presero le armi dalla borsa di GranMa e si disposero radenti al corridoio, percorrendolo fino ad incrociare la prima cabina di proiezione. John la aprì con un calcio mentre gli altri lo coprivano con le armi spianate. Ma la stanza era vuota. Passarono alla successiva dove trovarono solo un robot intento a cambiare le bobine dell’olo-film in corso. Arrivati alla terza porta ripeterono la scena, ma questa volta John fu lesto a tuffarsi a terra per schivare una raffica di pallottole che gli sfiorò i radi capelli sulla testa.
“Fermi tutti o sparo!” intimò la voce sottile ma decisa di una bambina bionda dalle treccine chiuse da fiocchi rossi: stava brandendo minacciosa un mitragliatore che sembrava il doppio di lei  e lo puntava con decisione contro gli sgraditi ospiti in posizione d’attacco intorno alla porta.
“Prima si dice fermi tutti e poi si spara” la ammonì Bill, puntandole contro la propria arma “Non te l’hanno insegnato all’asilo, Benny?”
La bambina li guardò trasecolata per un secondo prima che un ghigno di comprensione le arricciasse la bocca.
“La dannatissima Tau Centauri al completo” ridacchiò abbassando il mitragliatore “Che diavolo ci fate qui, razza di maledetti incoscienti! Stavo per farvi fuori tutti quanti”
“Mica ci saresti riuscita, sai, caccola?” la rimproverò GranMa entrando nella stanza seguita a ruota dagli altri.
Bill e Mike sorreggevano John che, nella caduta, si era di nuovo fatto male al braccio ferito.
“Siamo qui per darti una mano” disse Bill avvicinandosi alla bambina.
“E per cercare di farti cambiare idea per quanto riguarda la tua missione suicida” terminò John severamente.
La bambina appoggiò con grazia il mitragliatore per terra e girò loro le spalle, armeggiando al computer da polso attaccato con diversi cavetti colorati al proiettore montato su un solido piedistallo cromato.
“Siete stati degli stupidi a venire qui” disse, sempre senza guardarli “Tra poco si scatenerà un putiferio e voi dovreste trovarvi su tutt’altra piattaforma quando questo succederà. Siete l’unica speranza rimasta, sia per i Runners scomparsi sia per quelli che devono ancora scomparire: mettere in pericolo le vostre vite adesso è da idioti, quali sospettavo già che foste”
“Hei, mica potevamo lasciare una così bella bambina tutta sola in questo mondo di ladri” rispose dolcemente Mary, ed il silenzio della bambina disse più di molte parole.
“Qui è tutto pronto” disse infine girandosi verso di loro e sorridendo come una monella “Ricordatevi che come accendo il proiettore dobbiamo darcela a gambe il più in fretta possibile. OK?”
“Posso consumare un paio di caricatori mentre scappiamo?” supplicò GranMa, ma John scosse il capo, serio.
“Solo in caso di stretta necessità, nonnetta. Comunque, credo che la maggior parte di loro rimarrà pietrificata vedendo un vecchio rudere come te brandire un mitragliatore e sparare come un’invasata: questo basterà a darci un po’ di vantaggio”
“Allora, poche balle” terminò Mary categorica “Tutti verso il punto da cui siamo arrivati, compresa tu, mocciosetta. Se va tutto bene, magari riusciamo persino a saltarci fuori da eroi da questa storia…”
I compagni non la contraddissero ma si guardarono l’un l’altro, scettici. Alla fine, Benny fece un gesto secco con la mano e tutti si disposero davanti alla porta, come sul nastro di partenza per una maratona.
“Pronti…” disse la bambina: GranMa tolse la sicura dal mitragliatore, ghignando.
“Partenza…” Bill si chinò in avanti, pronto allo scatto.
“Via!”
La bambina accese il proiettore, ma nessuno si mosse.
“Chi vuoi prendere per i fondelli?” ghignò GranMa davanti alla sua faccia trasecolata, poi afferrò la bambina e se la caricò sulle spalle come se fosse un sacco di patate: solo allora uscirono tutti dalla cabina, correndo spediti verso l’uscita e ignorando gli strepiti di Benny che gridava improperi fumanti e cercava di divincolarsi dalla presa d’acciaio di GranMa. Mary spalancò la porta e John li precedette correndo verso l’uscita. I Runners che pattugliavano il perimetro erano ancora tutti miracolosamente attorno al bar e davano loro di spalle: i cinque correvano spediti senza fiatare, increduli della loro buona sorte, quando un Runners si girò, puntò verso di loro uno scanner e, quando vide sullo schermo le loro vere identità, strabuzzò gli occhi e gridò con quanto fiato aveva in gola.
“Fermi!! Fermatevi o spariamo! Famiglia a ore tre, sono i Runners ribelli!”
Sembrò il segnale della rivolta: John e Bill alzarono le armi al soffitto e iniziarono a sparare all’impazzata, senza smettere di correre. La gente intorno a loro prese a galoppare in tutte le direzioni urlando e strepitando. I Runners non potevano sparare in quanto rischiavano di colpire dei civili e allora cominciarono ad inseguirli. La famiglia Smith attraversò tutto l’atrio continuando a sparare in aria e seminando il panico: stavano quasi per infilarsi nel corrioio che rappresentava la loro salvezza quando proprio da lì uscì una squadra di Runners armati con tanto di divisa e casco con visiera ad infrarossi, in pieno assetto d’assalto.
“Di qua!” strepitò John deviando bruscamente a sinistra: il braccio gli faceva un male d’inferno e faticava a sparare, ma Bill e Mike gli stavano di fianco e lo coprivano proprio dal suo lato debole: gli mandò mentalmente un silenzioso ringraziamento mentre Mary, correndo e armeggiando col computer da polso cercava una nuova via di fuga.
“Nella sala 8!” gli gridò ad un certo punto e John quasi si beccò una pallottola vagante sterzando a destra verso l’insegna che indicava la sala 8. Ormai era diventato difficile anche schivare le persone che stavano uscendo dalle sale a fiotti, gridando, strepitando ed intralciando la fuga. John, Bill e GranMa entrarono nella sala ormai vuota e mentre loro continuavano a correre, Mary e Mike provarono a bloccare l’uscita. Purtroppo un Runners riuscì ad infilare un braccio dentro e spinse via Mary che finì lunga distesa sul pavimento con tutta la sua considerevole mole. Il piccolo Uzi scivolò parecchi metri più in là mentre Mike tentava con tutte le forze di tenere chiusi i pesanti portoni.
“Fa qualcosa!” gridò il ragazzino sotto sforzo rivolto a Mary e lei, senza pensarci molto sopra, si tolse una scarpa e la lanciò con estrema precisione verso il Runner che stava per forzare la resistenza di Mike. Miracolosamente, il tacco lo centrò in piena fronte e quello cadde all’indietro mentre Mike sigillava finalmente la porta.
“Però…” mormorò Mary ammirata togliendosi anche l’altra scarpa e fissandola con un nuovo, meravigliato interesse “Adesso ho capito a cosa servono!”
“Muoviti!” le disse Mike porgendole l’Uzi recuperato. Raggiunsero i compagni mentre il portone vibrava sotto i primi colpi dei Runners in arrivo.
“Ragazzi, presto!” abbaiò John mentre infilava Bill nel de-digitalizzatore nascosto dietro ad una pesante tenda scarlatta. Quando Bill sparì si infilò nel la macchina Mike, poi Mary. La resistenza del portone era agli sgoccioli: una grossa crepa si andava allargando dove i Runners premevano e John indietreggiava ansimando, il mitragliatore puntato e pronto a sparare.
“Andiamo, Pat, datti una mossa!” gridò.
GranMa era già infilata nel de-digitalizzatore quando fece per tornare indietro, gli occhi sbarrati per la sorpresa.
“Capo!!” fece in tempo a dire: prima che sparisse John vide dipingersi sulla sua faccia una smorfia di orrore e seguendo il suo sguardo, vide che Benedict si stava allontanando lentamente, il piccolo faccino da bimba rigato di lacrime rivolto verso l’olo-schermo.
“Benedict! Andiamo!” urlò Elijah aprendo di scatto il de-digitalizzatore.
“Tutto inutile” stava dicendo la bambina senza ascoltarlo, con la voce atona di chi ormai ha toccato il fondo “Hanno interrotto il messaggio prima ancora che partisse…Tutto inutile”
Si prese il viso tra le mani e vi cacciò un lungo, amaro singhiozzo. John corse ad afferrarla per un braccio e la trascinò vicino ad de-digitalizzatore.
“Ci penseremo dopo, ora entra…”
Con un secco strattone, la bambina si liberò e lo spinse a sua volta dentro alla macchina con decisione.
“Vattene via, Elijah” gli disse seria mentre due grossi lacrimoni le rigavano le guance “Non ho intenzione di finire al Mattatoio”
“Benedict, non fare lo stupido…”
La bambina gli tolse in un lampo il fucile dalle mani e glielo puntò contro, risoluta.
“Vai” sillabò, granitica “Vai e salva la tua squadra. Adesso, o quanto è vero iddio, ti sparo dritto in mezzo agli occhi”
La crepa sulla porta quasi esplose sotto una granugiola di proiettili: ormai era aperta di parecchi centimetri.
“Benny…” bisbigliò John, senza forze: aveva un groppo in gola che gli bloccava la respirazione e un dolore sordo gli dilaniava il petto. Stordito si accorse che il cuore gli doleva come se fosse realmente ferito.
“VAI!” gridò la bambina.
In quel momento i Runners sfondarono definitivamente la porta e fecero irruzione. La bambina piroettò su sé stessa e sparò a più non posso, falciando il gruppo di Runners che correva verso di loro. John fece per allungare una mano, la bocca spalancata in un urlo muto. I Runners si piegarono sulle ginocchia e si misero in posizione, mirando alla bambina con gli MP3 di ordinanza. John era per metà dentro e per metà fuori dal de-digitalizzatore…quando il corpo della bambina venne scosso da un convulso tremore; grossi fiori insanguinati squarciarono l’abitino e schizzarono le bionde trecce mentre il mitragliatore le sfuggiva dalle mani e cadeva sul pavimento.
“BENEDICT!!!” urlò John così forte da bruciarsi la gola.
La bambina ondeggiò un attimo confusamente, sotto i potenti riflettori che l’avevano individuata: in quella luce accecante il sangue che gocciolava sul pavimento sembrava quasi violetto. La piccola si mise di profilo mentre scivolava lentamente in ginocchio: John vide le sue labbra sillabare mute la parola “vai” prima che il gracile busto si accasciasse in avanti, lentamente come se stesse facendo un inchino. Guardando inorridito la scena come al rallentatore, John vide il corpicino esanime della bambina venire di nuovo crivellato di colpi mentre una decina di Runners correva a testa bassa nella sua direzione. John sentiva gli occhi bruciare come tizzoni ardenti e si accorse di stare ancora gridando quando il respiro gli venne meno. Vide un Runners puntare il fucile dritto nella sua direzione. Prendere la mira.
“Benny…” pensò o forse lo disse davvero: schiacciò il pulsante e sparì lasciando il corpo di Benedict in mezzo all’inferno.
*          *          *
Il generale Scott fissava imbronciato il via vai di Runners nella hall dell’olo-cinema ormai ridotta ad un ammasso di macerie: per i Runners quell’attacco era stato una vera e propria carneficina, mentre fortunatamente nessuna perdita si era avuta tra i civili. Un solo cadavere era stato recuperato tra le fila dei ribelli: Benedict, colui da cui era partito tutto quel pandemonio. Il capitano Richner gli si avvicinò con la faccia cupa e aggrottata: conosceva personalmente il Runner ucciso, ma dalla sua faccia non traspariva nient’altro che rassegnata determinazione.
“Generale, abbiamo verificato tutte le uscite” disse piantandosi davanti al generale, impettito nel saluto militare “Nessuna traccia dei fuggiaschi”
Scott annuì seccamente: non si aspettava altro dalla Tau Centauri. Il suo volto aquilino era incupito , ma non sorpreso.
“Abbiamo setacciato tutte le cabine di proiezione prima che arrivasse il corpo speciale della scientifica: sembra che tutto questo inferno sia stato scatenato per questa registrazione che siamo riusciti a bloccare dalla base prima che andasse in onda: la devo consegnare alla scientifica?”
Il generale guardò il capitano, sorpreso: un Runner non avrebbe mai fatto una domanda dalla risposta così ovvia senza un motivo. Evidentemente Richner voleva segnalargli qualcosa. Scott decise che ne aveva abbastanza di mezze parole.
“Dovrei avere un motivo per non consegnare questa registrazione alla scientifica?” chiese aggressivo.
Damon non si fece intimidire e rimase con lo sguardo limpido puntato sul generale.
“Io credo di sì” rispose, convinto.
I due si fissarono, sondandosi sospettosi: Damon aveva azzardato molto con quella dichiarazione, poteva valergli una ammonizione o addirittura l’espulsione dal corpo dei Runners. Le prove raccolte sul caso dei Runners scomparsi erano diventate di proprietà tassativa della Corp. e qualsiasi intralcio alle indagini veniva severamente punito. Il generale vide Damon estrarre un dischetto dalla tasca interna della divisa.
“Questo l’ho trovato io personalmente” disse a voce bassa ed accorata “E non ne ho ancora denunciato il ritrovamento sul mio rapporto. E’ la registrazione delle ultime parole di Benedict. Lui era un mio amico, ma soprattutto era un grande Runner. Credo che il minimo che io possa fare per lui è ascoltare quello che aveva da dire”
Quello che sottintendeva il suo sguardo era che, secondo lui, Scott gli doveva la stessa cosa. Il generale prese il dischetto dalle mani di Damon e lo infilò svelto nella sua tasca, senza perdere il suo piglio militare. Poi, sospirò come se volesse togliersi una grossa seccatura.
“Stanotte la contatterò sulla sua linea privata” disse a voce bassa scandendo bene le parole “Veda di accertarsi di non essere controllato”
Damon annuì, sollevato.
“La ringrazio, generale” mormorò allontanandosi leggermente.
Scott sventolò una mano, irritato.
“So già che, comunque vada, questa storia sarà un enorme grattacapo”      
In quel momento arrivò di corsa un soldato che si fermò davanti al generale facendo il saluto.
“Generale” disse per attirare la sua attenzione “Ci sono quelli della Corp. che vogliono parlare con lei”
Il generale lanciò un’occhiata ammonitrice a Damon prima di rispondere con naturalezza
“Molto bene. Capitano Richner, sono certo che stasera vorrà bersi un bicchiere in onore dei suoi amici caduti. Le consiglio un locale molto interessante: il Seven Dogs Club nella DR 1973. Chieda di Alicia”
Detto questo si girò e marciò dietro al soldato che lo guidava verso i dirigenti della Corp. Damon lo guardò andare via, confuso.
  
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