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Autore: L_Fy    05/09/2011    1 recensioni
Cosa riserva il futuro all'umanità? La Terra sta lentamente scivolando verso l’autodistruzione e prima o poi le risorse primarie si esauriranno. Per tali motivi, in un futuro non troppo lontano, l'umanità si è vista costretta a partire verso le volte dell'universo, alla ricerca di un altro pianeta abitabile. E’ quindi questo il compito delle 4 enorme navi spaziali chiamate Orion che dopo essere uscite dal sistema solare hanno perso contatto con il loro pianeta madre.
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Piattaforma Dream Rewind 1845 Far West – Ranch  – incognito
Benson, Elijah            digi-alias        Sé stesso                    
Cardinale, Jude           digi-alias        Sé stesso
Morales, Eric             digi-alias        Sé stesso
O’Brian, Garrie          digi-alias        Sé stesso
Patterson, Matt            digi-alias        Sé stesso
 
I cinque della squadra Tau Centauri erano immobili davanti al computer sotto la tenda: avevano appena visionato il messaggio lasciato loro da Alicia e Damon e sulle loro facce perplesse passavano emozioni contrastanti come gioia, dubbio, speranza, commozione…Sapere che quei due stavano cercando di fare qualcosa per loro riaccendeva dolorosamente le speranze di riuscire ad uscire vivi da quell’incubo e nello stesso tempo li gettava nello sconforto per aver messo in pericolo altre persone innocenti.
“Ok, direi che non possiamo fare altro che credere che questo messaggio sia vero” esordì Elijah esternando il pensiero di tutti “Alicia è riuscita a trovare un valido alleato: Damon è un Runner di prima categoria ed è molto vicino al generale Scott. Tuttavia, non trascuriamo le ricerche che stavamo facendo: Morales, sei riuscito a collegarti con il Limbo e a prendere il programma per decodificare la password di Masterson?”
“Ancora no” sospirò Morales, imbronciato “Hanno messo un centinaio di blocchi al nostro Limbo. Dubito di riuscire a cavarci fuori qualcosa entro domattina”
“Io devo preparare qualche spaccatimpani” disse Patterson con gli occhi che gli si brillavano “Ero rimasto a secco e per domani sera voglio avere in serbo qualche bel fuoco d’artificio da esibire”
 “Mettiamoci al lavoro, allora” mugugnò Elijah rassegnato.
Trafficarono per quasi tutta la notte sotto la tenda, bestemmiando ed esultando: arrivarono all’alba che ancora non avevano raggiunto il Limbo, ma avevano fatto notevoli progressi. Elijah e Garrie uscirono per una ispezione mentre Morales e Patterson si scambiavano un sospetto sguardo di intesa.
“Perché non lasci finire me, Cardinale?” chiese Morales con insolita premura vedendo che la ragazza si era allontanata disgustata dal monitor e si massaggiava le tempie.
“Grazie, non ne posso più…ancora un altro muro del CDI e giuro che vomito”
“Meglio non rischiare, allora, qua sotto c’è già abbastanza puzza” decretò Morales sedendosi al suo posto.
In quel momento rientrò Garrie fischiettando come un uccellino.
“Già finita l’ispezione?” buttò lì Patterson ammiccando.
“No, no, Elijah è al confine nord ed ha bisogno di aiuto. Qualcuno deve raggiungerlo”
“Io devo finire le spaccatimpani” sentenziò Patterson con una insolita faccia seria.
Cardinale si girò aggrottata verso Garrie.
“Se ha bisogno di aiuto perché l’hai lasciato solo?” chiese sospettosa.
 “Perchè devo pensare agli abiti per il ballo” cinguettò Garrie con una vocetta leziosa “Ho sempre sognato di partecipare ad un ballo in maschera…Ho in mente così tante idee..”
Cardinale scosse il capo, dispiaciuta.
“Garrie, dovrai passare sul mio cadavere prima di mettere le tue manacce sui miei digi-alias. Saresti capace di mandarci là vestiti da mandria di rinoceronti, con la testa che hai”
“Perché, non andrebbe bene?” chiese Garrie mortificato.
“No, tesoro” ribatté Cardinale, paziente “Abbiamo bisogno di qualcosa di più discreto. Fantasioso quel tanto che basta a confonderci con la folla, ma non troppo vistoso da identificarci”
“Un lavoro di alto concetto, insomma” la prese in giro Patterson con un sorriso pericoloso “Andiamo, Cardinale, sei stata attaccata a quel computer per tutto questo tempo come una cozza allo scoglio: dai un po’ di fiducia a Garrie, per una volta nella vita, e rilassati. Perché non vai a raggiungere Elijah? Andate a fare una passeggiata, mungete le vacche, raccogliete bacche per colazione. Fate quello che volete, ma togliti dai piedi, eh?”
“Il messaggio che Pat voleva velatamente sottintendere è che hai bisogno di un po’ di riposo” si intromise Morales nascondendo un sorriso “Oggi sarà una giornata dura e abbiamo bisogno di vederti in forma. Elijah è ancora sbattuto come un’omelette e tu sei in piena crisi isterica premestruale. Andate a fare un giro e, se proprio non ce la fate ad ammazzarvi a vicenda, almeno rilassatevi”
Cardinale gli lanciò uno sguardo incerto: la tentazione era forte ma sarebbe schiattata piuttosto che ammetterlo.
“Ho capito” sentenziò alla fine Cardinale raddrizzando le spalle “Oggi è il mio turno di dog-sitter, vero? Porterò il capo a fare una passeggiata, lo farò giocare col freesby e gli permetterò di pisciare sui tronchi degli alberi. Ma mi rifiuto categoricamente di raccogliere i suoi escrementi in un sacchettino, chiaro?”
“Sei libera anche di mettergli la museruola, se ti aggrada” rispose Garrie indifferente guardandosi le unghie della mano “Basta che ce lo togli di torno per un pò”
“Siete davvero i migliori amici che un uomo possa desiderare” ribatté acida Cardinale allacciandosi il cinturone con le pistole ai fianchi.
Morales, Garrie e Patterson si stamparono lo stesso, serafico sorriso sulle labbra. Cardinale li guardò sospettosa.
“B’ allora io…vado” disse , incerta.
“Ciao ciao” la salutò Garrie con la manina mentre usciva dalla tenda “Fà attenzione a non farti vedere dalle pattuglie del CDI ed evita di calpestare le deiezioni delle mucche: possono essere un fastidioso deterrente alla creazione di rapporti sociali”
“Non state troppo nei dintorni, se vi beccano dobbiamo avere il tempo di scappare” proseguì Morales con un sorriso scintillante.
“E ricordati quello che ho detto a Swan” ridacchiò infine Patterson, velenoso.
Lo sguardo colpevole di Cardinale venne coperto dal lembo della tenda che si richiudeva al suo passaggio. I tre amici rimasero col fiato sospeso per alcuni secondi mentre ascoltavano i passi di Cardinale che si allontanavano.
“Dite che questa volta ce la faranno?” sbottò infine Patterson con il tono di voce sovreccitato di una vecchia comare.
Morales si strinse nelle spalle.
“Se non combinano niente neanche stavolta, allora o Elijah è gay o Cardinale è frigida. In entrambi i casi, li lascerò schiattare al prossimo attacco della Corp. : se sono davvero così imbecilli allora non meritano di vivere”
L’espressione di Garrie era insolitamente pensosa: Morales gli lanciò uno sguardo serio.
“Non provarci neanche” lo ammonì e Garrie si affrettò a stamparsi in faccia un sorriso falso come una moneta di carta stagnola.
“Di che cosa stai parlando?” chiese con sfacciato candore allontanandosi dall’apertura della tenda.
“Di te che speri che quei due non concludano. Hai a disposizione tutte le donne viventi e non delle Orion…non ti azzardare ad allungare le tue sporche manacce da frantumatore di cuori anche su Cardinale”
“Non l’ho mai nemmeno sfiorata con un dito” si difese Garrie con una parvenza di dispiacere nella voce.
“Non ancora. Ma ho visto come la guardi”
Un’espressione allarmata e colpevole passò per un attimo nello sguardo placido di Garrie, subito nascosta.
“Non mi risulta che guardare sia un reato” replicò un filo più freddamente del solito.
“Nel tuo caso lo è. Tu non le sei completamente indifferente. Ma non vai bene per lei. Le spezzeresti il cuore”
“Senza contare che non sei degno nemmeno di leccarle le scarpe” si intromise Patterson, placidamente.
Garrie scrollò le spalle fingendo indifferenza.
“Ma sentiteli, i due angeli custodi. Magari Elijah e Cardinale non sono poi questa meraviglia di coppia che voi vi aspettate”
“Abbi fede” mormorò Patterson con il sorriso ascetico di un monaco buddista.
 “Eh, ha ragione Cardinale: siamo i migliori amici che chiunque possa desiderare” sentenziò convinto Morales prima di mettersi finalmente al lavoro.
*          *          *
“Presidente” disse la voce dall’interfono.
Il presidente della Corp. Edward Masterson si tolse il sigaro dall’angolo della bocca e attivò la videochiamata sull’interfono.
“Allora?” chiese con un tono di voce che non ammetteva repliche.
“Abbiamo ricevuto una soffiata: domani sera la squadra Tau Centauri sarà al “Seven Dogs Club” della piattaforma DR 1973”
Il presidente sorrise: dopo il quasi suicidio di Benedict si era preoccupato che la Tau Centauri tentasse di ricalcare il suo infelice gesto. Ma, per fortuna, aveva valutato bene la combattività dei Runners: ci avrebbero provato fino alla fine, e questo giocava paradossalmente in loro sfavore.
“Molto bene” sentenziò compiaciuto “Fate preparare due, anzi, tre squadre della Corp. Niente CDI tra i piedi, mi sono spiegato?”
“Sì, presidente. Come lei vuole, presidente”
“Voglio che li prendiate tutti. E li voglio vivi. Vivi, ho detto”
“Vivi, presidente. Ricevuto”
*          *          *         
Damon era davanti al computer nel bunker di Alicia. La ragazza era crollata addormentata sul divano di fianco a lui e le ombre azzurrine sotto i suoi occhi chiusi evidenziavano quanto avesse avuto bisogno di dormire. Non che lui fosse da meno: la barba lunga e incolta e i capelli spettinati parlavano quasi quanto la sua faccia smunta. Il giovane controllò per l’ennesima volta quanto aveva scritto: aveva documentato tutta la storia con le prove che erano riusciti a raccogliere e il quadro finale che si presentava era a dir poco sconvolgente. Una via di mezzo tra un moderno campo di concentramento e la vivisezione umana. Con un sospiro, Damon chiuse il documento, lo criptò e lo inviò ad un indirizzo di posta. Quella era la loro ultima mossa prima dei giochi finali: vi riponevano tutta la loro magra fiducia. Mentre la posta veniva inviata, Damon si ritrovò a pregare che il generale Scott decidesse di leggere la lettera prima che fosse troppo tardi per tutti.
*          *          *
Cardinale si era incamminata verso il confine nord e mentre camminava la brezza fresca dell’alba la circondava coi profumi della natura. Quando vide da lontano la figura di Elijah che le dava di spalle mentre guardava il sole nascente il cuore prese a batterle furiosamente, mandandola subito in confusione. Elijah si girò e alzò una mano in segno di saluto.
“Tutto ok?” chiese Cardinale con un tono fintamente tranquillo.
Elijah le si avvicinò camminando lentamente.
“Tutto tace. Garrie sta meglio?”
Cardinale aggrottò le sopracciglia.
“Quando è entrato sotto le tenda fischiettava come un bengalino. A me ha detto che avevi bisogno di aiuto” disse, sulla difensiva.
Elijah inarcò le sopracciglia, sorpreso.
“A me ha detto che aveva mal di pancia. Non so perché, ma sento puzza di cospirazione…”
“Dobbiamo finire il giro di pattuglia?” chiese precipitosamente Cardinale mettendosi a distanza di sicurezza.
Elijah annuì e Cardinale partì a passo di marcia seguendo lo steccato che divideva il pascolo dal bosco. Elijah accelerò il passo per seguirla ma dopo pochi minuti aveva già il fiatone.
“Hei, donna, ti sei ripromessa di fare tutto il giro a piedi della piattaforma entro sera o stai solo cercando di farmi sputare un polmone?” le chiese mentre le arrancava dietro, in mezzo all’erba.
Cardinale si fermò bruscamente e aspettò che la raggiungesse.
“Scusa” disse, imbarazzata “Stavo pensando”
“Accidenti, che evento memorabile: lo devo scrivere sul diario di bordo?” chiese Elijah, sorridendo.
Cardinale rispose al suo sorriso mentre riprendevano a camminare, stavolta più lentamente.
“Effettivamente, sarebbe davvero da scrivere sul diario di bordo. Stavo facendo dei pensieri un po’…atipici per me” disse la ragazza dopo un po’, guardando da un’altra parte.
“Stavi pensando alle nuove tendine per il tuo appartamento?” buttò lì Elijah.
“No, stavo pensando al comportamento di Garrie”
Le spalle di Elijah si irrigidirono impercettibilmente.
“Garrie? Ho notato anch’io che il suo atteggiamento nei tuoi confronti è cambiato. Mi sembra che…” si interruppe quando vide lo sguardo dubbioso di Cardinale.
“Di che stai parlando? Io dicevo per il fatto che è tornato indietro dal pattugliamento mentendo sia a te che a me. E pensavo ad una cosa che mi ha detto Pat”
“Intendi Pat il guerrafondaio? Ha verbalizzato qualcosa che non tratta di cibo e armi? Da non crederci”
“Lo so, sembra impossibile anche  a me. Però…”
Ammutolì, confusa.
Si erano intanto addentrati nel bosco rimanendo a destra della vallata verde, dove le mucche pascolavano beate. I due si fermarono su un’altura mentre un piccolo spicchio di sole compariva appena dietro le colline.
“Allora, a che cosa stavi pensando?” chiese Elijah appoggiandosi a un tronco d’albero.
“Che all’accademia ero una secchiona” rispose Cardinale ed Elijah le lanciò uno sguardo stupito.
“Non avevo dubbi in proposito” la canzonò “Pat ti ha fatto rimembrare le tue gesta studentesche?”
“Pat mi ha fatto capire che nella vita ho sempre e solo pensato al mio lavoro” rispose lei con voce sottile “I miei rapporti con la gente comune sono stati…inesistenti”
“Avevamo remotamente sospettato la verità, visto come reagisci alle provocazioni della squadra”
“E’ vero, lo ammetto. Interagire con le altre persone è sempre stato un problema per me. Soprattutto riguardo certi argomenti, come i sentimenti, il se…sesso. Mi chiudo a riccio e sputo veleno quando non so cosa dire. Guarda come mi comporto con Garrie e le sue battutine…uno di questi giorni mi scappa la mano e va a finire che lo ammazzo”
“Avresti la mia benedizione” rispose Elijah convinto, ma Cardinale era concentrata sul suo discorso e non lo ascoltò.
“Lo sai quanti anni ho? Venticinque. E non ho mai avuto un’amica femmina. Sai…il mio lessico le spaventa”
“Non mi dire” ironizzò Elijah, confuso “Forse perché tendi ad avere la delicatezza di un armadio a sei ante?”
“Il punto è…che non ho mai saputo dire quello che penso senza metterci in mezzo una battuta acida. La cosa più carina che ho mai detto ad un mio boy friend è stata “Idiota””
“Immagino che non stesse nella pelle dalla commozione. Tutto questo è davvero interessante, ma non ho ancora capito né cosa c’entri questo con Pat né con Garrie”
Cardinale gli girò le spalle e si prese i gomiti con le mani in un gesto di sconforto.
“Pat ha detto che sono una gallina in una stia, ed ha ragione: non riesco a parlare di certi argomenti senza sentirmi in trappola e scattare per difendermi. So di sbagliare ma è più forte di me”
Elijah cominciò a capire: un lento formicolio di adrenalina cominciò a salirgli dal profondo e il cuore accelerò i battiti. Senza nemmeno rendersene conto, fece un passo verso Cardinale, staccandosi dal tronco dell’albero a cui era appoggiato. Pensò a cosa poterle dire senza scatenare l’ennesima lotta all’ultimo sangue, ma la sua mente era piena dei capelli di Cardinale che ondeggiavano pigri al vento.
“Quindi?” chiese con voce suadente.
Cardinale respirava a singhiozzo e il rimescolio nella pancia  le si sparse in tutto il corpo in maniera allarmante.
“Quindi…quando ti dico che sei uno idiota…”
“Me lo ripeti almeno una volta al giorno da quando ci conosciamo. E a Garrie lo dici più o meno una volta ogni dieci secondi”
“Così non mi aiuti per niente” lo rimproverò lei, scoraggiata.
“Mi dà troppa soddisfazione vederti così sulle spine: ti fa sembrare meno un pezzo di granito rivestito di lentiggini. Quindi?”
Un altro passo. Elijah sentiva il calore del corpo di Cardinale portato dal vento e vide le sue spalle tremare.
“Quindi…a proposito delle galline e delle stie…”
“Lascia fuori i pennuti e sputa l’osso”
“Non riesco a pensare bene. Mi si deve essere inceppato il neurone”
“Non è una scusa valida: il tuo neurone è sempre inceppato. Quindi?”
“Tu mi stai prendendo per il sedere”
“E tu stai cercando di sviare il discorso, gallina nella stia”
Cardinale sentì che i fragili argini che contenevano il panico stavano miseramente cedendo. Indietreggiò ma Elijah le bloccò il passaggio appoggiando una mano sul tronco d’albero dietro lei.
“Inutile, non ci riesco: quella tua aria boriosa mi manda in bestia e mi viene solo voglia di insultarti” mormorò Cardinale cercando con gli occhi una via di fuga.
“Se questo è l’unico modo che hai per comunicare con le persone, fa pure. Ma sarebbe un piacevole diversivo sentirti dire qualcos’altro”
“Sai benissimo quello che voglio dirti”
“E’ vero, lo so. Perché è quello che vorrei dirti anch’io da quando ti conosco”
“E allora perché diavolo stiamo qui a cavillare?”
“Sei tu che cavilli: personalmente avrei smesso di parlare già da un pezzo”
“Anch’io vorrei non parlare più, ma tu continui a darmi il tormento…”
Un altro passo: Elijah poteva vedere le guance di Cardinale chiazzate di rosso e sentire il suo respiro rapido e leggero come quello di un uccellino in trappola.
“Aspetto che tu mi dica che cosa vuoi” le disse piano, fissandole la bocca con uno sguardo torbido da cui trapelava con forza tutto il suo desiderio.
Cardinale voleva solo fuggire da quel anelito che le cresceva in grembo: ma non scappò. Si sentiva come sull’orlo di un precipizio a tentennare sul bordo. Ondeggiò incerta. Poi pensò, sfinita: “…al diavolo” e chiuse gli occhi, buttandosi.
“Io…voglio…te…”
Non aveva ancora finito di parlare che le labbra di Elijah erano sulle sue, leggere come un respiro. Per un attimo sembrò che anche gli alberi smettessero di frusciare, sospesi tra un battito del cuore e l’altro. Il silenzio intorno era quasi assordante. Poi Cardinale rispose al bacio e il rumore del silenzio venne spazzato via dal rombo del sangue che riprendeva a correre nelle vene, impazzito come un fiume in piena. Le gambe di Cardinale cedettero e si appoggiò a lui, stordita, gli si strinse addosso aderendo con tutto il corpo al suo. Ebbe solo il tempo di formulare un pensiero razionale.
“…Dio…quanto ho desiderato questo sapore…”
Poi, ci furono solo la bocca di Elijah che chiedeva, voleva, implorava. Solo la sua pelle da toccare, da assaggiare, con urgenza, con lo struggimento di un desiderio a lungo represso. Ci furono solo le sue mani esperte, ruvide, esigenti: le sue mani, la sua bocca e la sua pelle dappertutto.
*          *          *
Era mezzogiorno: il sole era a picco nel cielo azzurro, le mucche muggivano in lontananza e persino all’ombra delle fronde degli alberi il caldo stava diventando insopportabile. Cardinale guardava stupita lo stormire pigro delle foglie mentre con la mano accarezzava distrattamente i capelli di Elijah sulla nuca, leggermente umidi di sudore. Elijah sonnecchiava contro la sua spalla, respirando il profumo della sua pelle.
“E’ mezzogiorno” annunciò Cardinale, con voce roca.
Elijah strofinò le labbra contro la base del suo collo, pigramente.
“Lo so. Per essere una gallina in una stia hai davvero un buon odore, sai?”
“Grazie: spendo milioni di crediti per la cura della mia persona. Forse ci stanno aspettando, al campo: è molto importante che siamo pronti per stasera”
“E’ vero. Stasera. Importante. Dobbiamo rientrare” mormorò Elijah facendo scivolare la bocca più in basso. Il ritmo del respiro di Cardinale accelerò.
“Devo controllare i digi-alias di Garrie: chissà che trappole che ha inventato”
“La fantasia di Garrie non ha limiti, purtroppo. E comunque piantala di parlare sempre di lui. Mi rende nervoso”
“Io?” domandò sorpresa Cardinale spalancando gli occhi “Io parlo sempre di Garrie? Di quella sottospecie di ritardato mentale supponente narcisista beota e protervo  che ha la fortuna di trovarsi un bel faccino e nessun neurone nel cranio? Io non parlo affatto di lui. Mai. Mi dà noia solo pensarci”
Elijah, distratto dai suoi capelli, pensò bene di baciarla sul collo invece di approfondire l’argomento.
“Mmmm…hai anche un buon sapore”
“Bè, lo sanno tutti che, stia o non stia, gallina vecchia fa buon brodo. Capo?”
“Che c’è, Cardinale?” rispose lui, distratto, baciandola sullo sterno.
La ragazza ansimò posando entrambe le mani sulla sua testa e attirandolo contro di sé.
“Niente, niente. Ma, a questo punto, puoi anche chiamarmi Jude” rispose in un sospiro.
*          *          *
Erano le otto e mezza di sera: il buio era calato portando finalmente un po’ di fresco anche sotto la tenda nel bivacco dei Runners. Mentre Garrie e Morales erano ancora dentro a finire gli ultimi preparativi, Patterson pattugliava a grandi passi l’ingresso della tenda, sul viso un’espressione così truce che a vederla persino i coyote sarebbero fuggiti via guaendo. Dopo aver controllato per l’ennesima volta l’ora sull’orologio da polso, snocciolò un’altra serie di improperi fumanti per interrompersi bruscamente quando vide spuntare due figure dal buio che si avvicinavano lentamente. Il sollievo che Patterson provò vedendo Cardinale ed Elijah sani e salvi fu così grande che fu tentato di correre ad abbracciarli. Poi, naturalmente, ci ripensò.
“Vi sembra questa l’ora di arrivare, disgraziati?” abbaiò quando i due furono a portata di voce “Tutto il maledetto giorno senza nemmeno una chiamata…Potevate essere stati catturati o travolti da una mandria di vacche o sprofondati nelle sabbie mobili, per quanto ne sapevamo noi! Mi viene voglia di spezzarvi la colonna vertebrale a tutti e due, razza di gnomi ingrati!”
Elijah e Cardinale si sorbirono la sfuriata di Patterson con placida sottomissione: stavano distanti, senza nemmeno guardarsi, ma l’espressione trasognata che avevano in faccia diceva tutto quello che c’era da dire. A Patterson, guardandoli, gli si sbollì la rabbia. Passò lo sguardo da uno all’altra, inquisitorio.
“Bè…non dite niente?” incalzò, ruggendo.
Elijah e Cardinale si scambiarono un rapido sguardo complice.
“Ehm…ci dichiariamo colpevoli, Vostro Onore” ammise Elijah con un gran sorriso fatuo “Abbiamo pattugliato il bosco e…ehm…ci siamo persi”
Patterson inarcò un sopracciglio, scettico.
“Pattugliato, eh? Immagino che abbiate controllato anche le tane delle talpe, a giudicare dai vostri vestiti”
“Oh...siamo caduti” si giustificò Cardinale con un sorriso così radioso che Patterson non ebbe il cuore di ridicolizzarla a morte come aveva preventivato.
In quel momento dalla tenda sbucarono la faccia di Morales, con stampato sopra un serafico sorriso assolutamente maligno, e quella di Garrie palesemente meno entusiasta.
“Allora, Romeo e Giulietta! Che avete fatto fino ad ora, eh?” esordì Morales esultante.
“Hanno pattugliato” rispose Patterson allusivo.
“Oh, si dice così adesso? Sono rimasto indietro con lo slang giovanile…d’altra parte è un po’ che non pattuglio… Tu Garrie, sapevi di pattugliare l’ultima volta che hai pattugliato?”
“Sinceramente no” rispose Garrie con un faccino compunto “Quello che è certo è che dopo più di dodici ore di pattugliamento Elijah deve essere molto provato. Vuoi uno zabaione, capo?”
“Ci siamo persi” si difese Elijah sempre con quel sorriso serafico.
”E poi sono caduti” rincarò la dose allusivo Patterson.
“Poverini” motteggiò Morales, garrulo “E dì un po’ Cardinale, tu sei caduta sopra o sei caduta sotto?”
“Io vado a fare la doccia” rispose precipitosamente la ragazza, fiondandosi dentro la tenda alla velocità della luce.
“La prossima volta voglio venire io a pattugliare con te, ma dobbiamo perderci almeno per tre giorni!” le gridò dietro Garrie quasi con aria di rimprovero. Prima di sparire dietro l’angolo, lei si girò un attimo a guardarlo ma invece di trovare i soliti occhi celesti e ridenti si scontrò con una specie di ombra dolente che la fece sentire improvvisamente e assurdamente colpevole. Sparì alla svelta verso la doccia, scrollando convinta le spalle.
 Elijah stava quasi per sgattaiolare via quando fu afferrato da Patterson da una parte e da Morales dall’altra e portato di peso davanti al fuoco dove bolliva una pentola di fagioli.
“Non credere di scappare” lo minacciò Garrie mentre Patterson gli preparava un piatto talmente pieno di sbobba da sembrare la vetta di una montagna “Lo sai che tra maschietti ci si racconta tutto. Allora dimmi…come pattuglia Cardinale?”
Le labbra di Elijah tremarono appena ma riuscì a mantenere lo sguardo vacuo e perplesso.
“Non so di cosa stai parlando” disse incisivo mentre ingoiava fagioli bollenti.
Morales e Patterson lo scossero rudemente facendogli quasi mandare di traverso il boccone.
“Tra un quarto d’ora andiamo a rischiare la vita e tu non ci concedi nemmeno dieci minuti di fantasie? Sei crudele” piagnucolò Morales ma Elijah rimase granitico a scuotere il capo.
“Spiacente, ma se voi vedete sesso anche nelle pentole di fagioli non è colpa mia”
I tre amici gli rivolsero uno sguardo disgustato ed Elijah pensò bene di ingurgitare più fagioli possibili finchè era ancora in tempo.
“Ho idea che questo ritardo post-pattugliamento sia sospettosamente tattico” sentenziò alla fine Patterson “Adesso è ora di andare, ma prima o poi torneremo qui e…ti aspettiamo al varco, pattugliatore folle”
Elijah tirò segretamente un grosso sospiro di sollievo, ma non si azzardò a ribattere: per il momento, trovava la prospettiva di una possibile imboscata della Corp. meno pericolosa delle domande dei suoi compagni. Per il momento.
 
  
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