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Autore: L_Fy    05/09/2011    1 recensioni
Cosa riserva il futuro all'umanità? La Terra sta lentamente scivolando verso l’autodistruzione e prima o poi le risorse primarie si esauriranno. Per tali motivi, in un futuro non troppo lontano, l'umanità si è vista costretta a partire verso le volte dell'universo, alla ricerca di un altro pianeta abitabile. E’ quindi questo il compito delle 4 enorme navi spaziali chiamate Orion che dopo essere uscite dal sistema solare hanno perso contatto con il loro pianeta madre.
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Orion 3W – Sede CDI
 
In tanti anni di onorata carriera, Damon non si era mai sentito così spaventato: mentre entrava nella sede del CDI, si sentiva tutti gli occhi puntati addosso, anche se tentava di comportarsi normalmente e di non ascoltare il battito impazzito del proprio cuore. Nella tasca, la pistola laser d’ordinanza gli pesava come un macigno. Mentre passava per il corridoio verso la zona de-digitalizzatori, sbirciò in alto verso l’orologio digitale e accelerò il passo: il fattore tempo era fondamentale per la buona riuscita del piano. Alle 21:00 c’era il cambio di personale alla guardia dei computer dei de-digitalizzatori: dai quattro operatori diurni si passava a due operatori notturni. Infatti, Damon vide due operatori con una tazza di caffè in mano passare la tessera magnetica nella serratura dell’ingresso alla sala computer mentre chiacchieravano piacevolmente. I due entrarono e Damon si fermò davanti alla porta, in attesa. Dopo pochi secondi, i quattro operatori del turno precedente uscirono dalla porta scorrevole, sorridenti per la fine del lavoro. Fulmineo, Damon si intrufolò nella sala computer e fece passare una tessera nello scanner dell’apertura a identificazione. Immediatamente, il led che segnalava il funzionamento dell’apparecchio si accese di rosso, bloccandosi. Certo di aver precluso l’entrata a chiunque, Damon si girò rapido verso i due operatori che si erano girati a guardarlo sorpresi.
“Hei, Damon!” disse uno con voce stupita “Questa è zona interdetta ai Runners…”
Le parole gli morirono in gola quando vide la pistola laser nella mano del Runner puntata contro di loro.
“Non ce l’ho con voi ragazzi” disse Damon, cominciando a sudare dall’agitazione “Ma sono determinato a spararvi, se me ne darete motivo. Mettetevi seduti e obbedite ai miei ordini”
I due si sedettero, frastornati. Damon si piazzò dietro di loro e attivò la comunicazione sul suo computer da polso
“Sono entrato” annunciò teso spegnendo subito la comunicazione.
Lo sguardo gli cadde sulle figure immobili dei Runners in digi-viaggio sulle piattaforme, ordinatamente in fila al di là del vetro: Elijah e Morales, affiancati, erano stati spostati in un angolo e ai piedi avevano il segnale rosso lampeggiante che indicava che erano disertori e ricercati dal CDI.
Il cuore batteva impazzito nel petto di Damon: sapeva che tutto il piano che lui e Alicia avevano studiato adesso era nelle mani del capo del CDI che in quel momento lo stava sicuramente osservando dalle telecamere nascoste nel locale computer. Damon aspettò che la sirena di pericolo generale venisse attivata. Aspettò. Passarono parecchi secondi prima che si rendesse conto che non sarebbe suonata. Finalmente, allora, esalò un sospiro, rendendosi conto solo in quel momento di aver trattenuto il fiato per tutto quel tempo. Ora non c’era da fare altro che aspettare e pregare.
*          *         *
Piattaforma Dream Rewind 1973 Seven Dogs Club – incognito
 
Alicia passeggiava nervosa per il Club strapieno di gente, cercando di non esternare troppo la sua agitazione. Era costantemente alla ricerca di un segnale qualsiasi tra la folla che identificasse la squadra o, Dio non voglia, qualche Runner della Corp. infiltrato. Lei e Damon avevano a lungo studiato quell’incontro e tutto doveva essere sufficientemente programmato perché andasse a buon fine, ma la sensazione di strisciante malessere che la pervadeva era il frutto di anni e anni nelle squadre dei Runners e sapeva di doversi guardare le spalle. Era entrata da mezz’ora al club con il suo aspetto reale, gironzolando sorridente e facendosi vedere il più possibile: poi, cinque minuti prima, era andata a cambiare digi-alias scegliendo un anonimo ragazzotto dalla larga faccia spaesata, quello che, per esperienza, sapeva essere il più ignorato e sottovalutato dalla polizia. Per l’ennesima volta si trastullò con il computer da polso e, come evocato dalla sua agitazione, sul piccolo schermo comparve la faccia di Damon.
“Tutto ok, Alicia?” chiese teso il ragazzo, senza preamboli.
Alicia accostò il microfono alla bocca fingendo di grattarsi la testa.
“Ancora nulla, né in un senso né nell’altro. Ma sono molto nervosa…forse sono solo stanca” terminò con un sorriso, sperando di risollevare il morale di Damon che, a giudicare dalla faccia tirata, non era dei migliori.
“Occhi aperti, piccola” la ammonì Damon prima di richiudere la comunicazione.
Alicia riprese il giro cercando il più possibile di non dare nell’occhio. C’erano vari gruppetti di persone dall’aria sospetta: per esempio, quei giovani vestiti da dalmata che facevano chiassosamente branco in mezzo alla pista; o quell’altro gruppetto di vampiri. Alicia li guardò meglio: effettivamente, non avevano niente di particolare, se non il fatto che erano fermi e non stavano ballando. La cosa la insospettì: il club era famoso perché lì chiunque ballava. Si avvicinò con aria casuale e fece in modo di urtare piuttosto pesantemente una bella ragazza vestita da vampira.
“Scu…scusi…” disse Alicia sfoderando il suo migliore sguardo bovino.
La ragazza la squadrò con due gelidi occhi indagatori: quando inquadrò il soggetto, una espressione dura le si disegnò sul bel volto truccatissimo.
“Togliti dai piedi, zappatore” sibilò spostando subito la sua attenzione altrove.
Alicia si defilò, angosciata: aveva riconosciuto uno scanner nell’occhio della donna. Runners, lo sapeva. Ne contò cinque piuttosto vicini, e altri due sparsi in mezzo alla pista. La sensazione di pericolo si acuì pericolosamente: doveva trovare la Tau Centauri, al più presto. Alicia incrociò le dita e riprese a cercare, pregando inconsciamente dentro di sé.
*          *         *
Sede Orion3 W
 
“Generale Scott” disse il soldato addetto alla sorveglianza delle telecamere nei locali del CDI “Le ripeto che c’è qualcuno che si è introdotto abusivamente nel locale computer dei de-digitalizzatori. Credo che stia tenendo in ostaggio gli operatori”
Scott rimase a lungo in silenzio, lo sguardo aggrottato fisso sullo schermo che mostrava Damon immobile alle spalle dei due operatori della sala computer: aveva perfettamente intuito quale era lo scopo del Runner e lo ammirò per il coraggio dimostrato sfidando tutto solo l’intero CDI proprio nella tana del leone. Ma aveva guardato e riguardato la documentazione scritta e filmata che il giovane Runner gli aveva segretamente passato e, dopo una notte insonne e tormentata, aveva deciso da che parte stare. E si sentiva forte e indomito, perché sapeva di essere dalla parte giusta, finalmente. Damon si era affidato alle sue mani, conscio di rischiare la vita per una causa che riteneva giusta. Che era giusta. Il generale non lo avrebbe tradito, non avrebbe tradito la sua stessa onestà. Si girò verso il soldato, con lo sguardo duro.
“Le ho già detto di ignorare l’accaduto e di aspettare i miei ordini in proposito. Non intendo più ripeterlo, soldato” dichiarò con voce ferma.
Il soldato lo guardò un attimo con aria colpevole, poi si rigirò verso lo schermo senza commentare. Il generale inspirò profondamente e pregò che tutto si risolvesse alla svelta: non sapeva per quanto tempo ancora avrebbe potuto coprire la situazione agli occhi rapaci e vigili della Corp.
* * *
Gli occhi dell’uomo non si staccavano dal ragazzo robusto e dalla faccia anonima che si stava allontanando dal gruppo di vampiri. Aveva riconosciuto subito la Grady, anche con quel digi-alias maschile piuttosto azzeccato per l’occasione. Il Runner si sfiorò l’orecchio e attivò l’interfono.
“Localizzato il soggetto” disse l’uomo sottovoce, coperto dai suoi compagni.
“Molto bene. Vigilanza costante” ordinò la voce secca del suo capo dall’altra parte. L’uomo chiuse la comunicazione, soddisfatto.
*          *         *
Piattaforma Dream Rewind 1973 Seven Dogs Club – incognito
Benson, Elijah            digi-alias        -- Costume – Lupo Mannaro
Cardinale, Jude           digi-alias        -- Costume – Cappuccetto Rosso
Morales, Eric             digi-alias        -- Costume - Cenerentola
O’Brian, Garrie          digi-alias        -- Costume – Super Man
Patterson, Matt            digi-alias        -- Costume – Coniglietto pasquale
 
Il secondo arrivo della squadra Tau Centauri al “Seven Dogs Club” fu sicuramente meno drammatico del primo: riuscirono a digitalizzarsi esattamente dentro allo sgabuzzino che avevano scelto e, a parte il crollo di alcune pile di stracci, riuscirono a non provocare danni evidenti. Garrie iniziò subito a saltellare eccitato, gonfiando i muscoli del suo costume e rincorrendo il mantello come un cagnolino rincorre la propria coda.
“Ma non si può staccargli la spina?” domandò Cardinale lamentosa.
“Wow!” esclamava felice Garrie, ignorandola “Ho sempre sognato dei muscoli così! E guarda il mantello! E il ricciolino sulla fronte, non è identico a quello dei fumetti? Sono davvero bravo coi digi-alias, ragazzi!”
I compagni evitarono per un pelo di sforacchiargli il mantello a suon di mitragliate.
“E secondo te questi aborti sono quello che aveva proposto Cardinale?” sibilò Morales strattonandosi il vestito luccicante di perline “Nell’improbabile eventualità che usciamo vivi di qui, ti faccio ingoiare la mia scarpetta di cristallo tutta intera”
“Non prima che il suo sedere abbia avuto un incontro ravvicinato con il mio uovo di Pasqua” minacciò a denti stretti Patterson che dentro al suo costume ingombrante e peloso aveva già iniziato a sudare come un animale.
Cardinale si guardava inorridita il completino rosso con una improbabile gonnellina a ruota così corta da sembrare più un perizoma: strattonò la mantellina cercando di coprire il più possibile la scollatura , con scarsi risultati, ma non osò inveire per non scatenare una nuova ondata di domande sul suo pomeriggio. Frugando dentro il cestino di vimini coperto da una tovaglietta a quadretti rossi e bianchi trovò due Uzi, sei caricatori e tre grossi panini farciti. Qualcosa di viscido aveva gioiosamente ricoperto tutto il contenuto e quando Cardinale si accorse che era maionese ritirò la mano disgustata.
“Cosa dovrei farci di bello con questi ?” sbottò infine, agitando un panino sotto il naso di Patterson “Devo offrirlo ai Runners in segno di pace quando finisco le munizioni ?”
“Avevi detto di pensare a qualsiasi evenienza” si giustificò Patterson, per niente sconvolto “Ma, visto che tu ed Elijah vivete di solo amore, i panini li ho fatti per me, Garrie e Morales”
“Allora dimmi qual è quello di Garrie che lo imbottisco di kriptonite” ribatté la ragazza, ributtando il panino nel cestino, schifata.
“Stai buona, piccoletta” la canzonò Elijah e la ragazza gli rivolse uno sguardo imbronciato.
“Come vuoi, capo. Vorrà dire che se avrai bisogno di un caricatore ti passerò il panino al salame” rispose sostenuta, ma la vena acida nella voce si stava palesemente indebolendo. Elijah le dedicò un sorriso sornione, poi si coprì la faccia con la maschera da lupo mannaro che si adattò immediatamente ai suoi lineamenti con una specie di risucchio.
“Sai, Morales, che vestito da donna non sei per niente male?” cinguettò piacevolmente Garrie provocando un ghigno disgustato sulla faccia del compagno “Che ne dici se io e te andassimo a pattugliare un po’ in giro…tipo verso l’infinito e oltre?”
“Avvicinati con la tua schifosa faccia da depravato e ti ritrovi quel ricciolino da pederasta infilato direttamente nell’esofago” dichiarò brutalmente Morales, a muso duro.
Elijah alzò le mani imperioso
“Ok, dichiaro aperti i giochi: fuori uno alla volta, restiamo distanti tre o quattro metri l’uno dall’altro e occhi aperti. Jude, ce l’hai tu l’orologio di madame Desirée?”
La ragazza sollevò il polso, mostrando la sottile fibbia con brillanti dell’orologio.
“Quindi, se ce la vediamo brutta, tutti addosso a Jude che ci porterà su un’altra piattaforma”
Garrie aveva pronta una battuta salace, ma lo sguardo di Elijah gli fece ricacciare le parole in gola: annuì, compunto mentre Morales usciva per primo in un luccichio di seta e brillantini. Dopo poco, anche Patterson uscì dallo sgabuzzino, massaggiandosi distrattamente la coscia a cui aveva attaccato un intero arsenale di spaccatimpani. Quando fu il turno di Cardinale, Elijah non riuscì a trattenersi dallo sfiorarle un braccio, apprensivo.
“Fai attenzione” le disse sottovoce, resistendo all’impulso di ordinarle di andarsene subito al sicuro. Cardinale capì: gli rivolse un sorriso scintillante che, nonostante tutto, gli fece provare un improvviso capogiro.
“Tranquilla, nonnetta” gli rispose allontanandosi e facendo ondeggiare in modo allusivo il cestino di vimini che aveva in mano.
Quando Elijah si girò verso Garrie, lo vide con una curiosa espressione sul volto, stranamente indecifrabile.
“Non sai quanto ti invidio” disse questi prima ancora che Elijah potesse ammonirlo di non parlare.
Elijah rimase di stucco: Garrie non faceva il buffone e sembrava anche sincero, per la prima volta nella sua vita.
“Ti piace la mia maschera?” tentò di scherzare Elijah, ma Garrie sembrava voler concludere il suo discorso.
 “Parlo di te e Cardinale. E non per il pattugliamento in sé, anche se potremmo aprire un dibattito in proposito. E’ perché lei è …davvero speciale. Isterica da morire, rissosa, schizofrenica….ma unica. Sei un uomo fortunato, Elijah”
“Oh, ehm…grazie” balbettò Elijah, confuso. Garrie non lo guardò negli occhi ma continuò serio.
“Cardinale sembra un monolite, ma in realtà ha un enorme bisogno di qualcuno da amare, e questo la rende fragile: non farle del male”
“Farò del mio meglio, Zarathustra” rispose dopo un po’ Elijah, sorridendo appena “E poi in questo frangente nemmeno io mi sento così granitico”
Garrie gli strinse inaspettatamente un braccio, con intensità.
“Come tutti noi, vecchio mio, come tutti noi” sospirò prima di immergersi tra la folla. Elijah lo seguì dopo pochi secondi, vigile e all’erta. La massa di gente festante premeva da tutte le parti ed Elijah seguiva la corrente senza perdere di vista il mantello da Superman di Garrie parecchie teste davanti a lui. Si guardava intorno in cerca di Alicia, l’anonimato protetto dalla maschera, ma non era tranquillo: l’impressione di essere in trappola gli saliva dentro insieme all’adrenalina: dovette scacciare la voglia pazzesca di girare i tacchi e scappare più lontano possibile prima di proseguire la ricerca dei suoi salvatori.
*          *         *
“Squadra Uno a squadra Due e Tre: nessun avvistamento sospetto?” brontolò esasperata la bella vampira nel microfono nascosto nel bavero del suo ampio mantello.
“Negativo. Gli strumenti di identificazione sono quasi impazziti in mezzo a questa bolgia” rispose scoraggiato un suo compagno. La donna ebbe un moto di fastidio.
“Continuate a scannerizzare tutti quelli che vedete senza farvi influenzare dal costume. I ribelli potrebbero essere dovunque” ribatté piccata. Sbirciò l’orologio e vide che erano le 21:06. Ormai la Tau Centauri doveva essere dentro.
“Due Runners si appostino ad ogni uscita” ordinò seccamente “Nessuno deve passare di lì senza essere stato analizzato. Chiaro?”
“Agli ordini, Capo” risposero all’interfono.
La caccia era cominciata.
*          *         *
Alicia vide un movimento sospetto tra i Runners della Corp. che stava tenendo d’occhio, e il cuore le balzò in gola: che avessero avvistato qualcuno? Li vide appostarsi agli angoli delle porte e per il momento si tranquillizzò. Ancora niente di nuovo. Ma doveva trovare Elijah, subito. Scrutò tra la folla e la sua attenzione fu catturata da un Cappuccetto Rosso piuttosto attraente che avanzava ancorata al suo cestino come se si fosse davvero persa in mezzo al bosco. Decise di provare di nuovo con la tecnica della spinta e si avvicinò a lei, noncurante. Quando fu più vicina, vide che gli occhi scuri, seminascosti dalla mascherina rossa, avevano qualcosa di familiare. Il suo cuore accelerò i battiti mentre urtava la spalla della ragazza con forza. Non fece nemmeno in tempo a scusarsi che le si parò davanti un enorme coniglietto pasquale dallo sguardo omicida.
“Largo, mammoletta” disse la voce cavernosa del coniglietto.
“Mi scusi” balbettò Alicia cercando di arretrare ma, ma si trovò qualcosa di duro e sospetto puntato contro la schiena e una voce le sibilò nell’orecchio, cupa.
“Il tuo digi-alias nasconde una persona che non è censita dal CDI: o sei un comune spacciatore, nel qual caso vai a vendere schifezze da un’altra parte prima di ritrovarti con le narici a stretto contatto con il tuo stesso deretano, o sei un Runner, nel qual caso inizia a pregare perché sto per disintegrarti il cervello”
“Sono Alicia, deficiente” sibilò lei quando vide la scultorea figura di Superman che la teneva sotto tiro e immaginando immediatamente chi poteva essere così narcisista da scegliere quel particolare digi-alias.
La faccia di Superman lasciò immediatamente l’espressione accigliata per un largo sorriso di sollievo.
“Che maledetta fortuna beccarti subito, Licie!” sospirò sollevato “Come hai fatto a capire che ero io e non un Runners qualsiasi?”
“La tua scenetta da duro abbinata alla calzamaglia inguinale poteva forse appartenere a qualcun altro?” ironizzò Alicia prima di guardarsi intorno, allarmata. Il coniglietto pasquale e Cappuccetto Rosso l’avevano circondata e le sorridevano, sollevati.         
“Credimi, mai avrei pensato di essere così felice di vederti” disse sincera Cardinale, ma Alicia la bloccò sul posto.
“Ragazzi, qui è pieno di Runners come un cane è pieno di pulci: state lontani dalle uscite, non rimanete vicini e uno alla volta seguitemi dietro al bar. Capito?”
Immediatamente il coniglietto pasquale e Cappuccetto Rosso si allontanarono mescolandosi alla folla. Alicia non aveva ancora individuato Morales ed Elijah, ma confidò che le due parole che aveva scambiato con Garrie bastassero per tutti. Lentamente, si diresse verso il bar del piano di sopra, sgomitando sulla stretta scala per salire. Non perdeva mai di vista i Runners vicino alle uscite che sembravano ancora relativamente tranquilli. Aveva però perso la bella vampira e troppo tardi si accorse che era proprio lei da tenere d’occhio.
*          *         *
“Capo” vibrò la voce nell’interfono auricolare, agitata “Movimento sospetto al centro della pista da ballo: uomo bianco senza costume, coniglietto pasquale, Cappuccetto Rosso e Superman”
La vampira si girò di scatto e individuò immediatamente il gruppetto che si era rapidamente sfaldato. Riconobbe nell’uomo senza costume quello che l’aveva urtata pochi minuti prima e intuì immediatamente di chi fosse il digi-alias.
“Tutti fermi alle vostre postazioni” mormorò mentre teneva gli occhi puntati su Alicia e la seguiva da lontano “Avvicinatevi all’uomo senza costume ma con molta cautela. Squadra due, voi tenete sotto tiro il coniglietto, Superman e Cappuccetto Rosso. Devono essere tre della Tau Centauri: ne mancano due. Cercateli ed individuateli”
Chiusa la comunicazione, armeggiò nella borsetta per estrarre un anonimo aggeggio dalla forma cilindrica: era un disturbatore di passaggio ed era l’ultima novità della Corp., non ancora sul mercato ma disponibile per la polizia interna della compagnia. Se attivato al momento giusto, non permetteva il passaggio del digi-alias da una piattaforma all’altra. La vampira soppesò lo strumento nella mano, pensierosa.
“Andiamo” disse, dopo una breve pausa. I Runners si mossero silenziosi ed efficienti, fendendo la folla con decisione. Gli occhi della vampira saettavano a destra e a sinistra vigili. Alicia Grady, perché altri non poteva essere che lei l’uomo senza costume, era ormai arrivata al banco del bar. Con un gesto imperioso attirò l’attenzione del barista. La vampira ebbe come una folgorazione e cominciò a spintonare la folla, furibonda.
“Raggiungete il bar al piano di sopra!” strepitò, infuriata “Ci deve essere un passaggio segreto!”
*          *         *
L’uomo vide un movimento sospetto nelle fila dei vampiri: con un gesto secco richiamò i suoi compagni che si unirono in ranghi compatti e cominciarono la loro lenta e inesorabile salita verso il bar al piano di sopra. Quando l’uomo vide il Lupo Mannaro che si girava a guardare i vampiri, capì subito di aver trovato la Tau Centauri. Si avvicinò il microfono alla bocca e attivò l’interfono.
“Li abbiamo trovati” mormorò vittorioso.
*          *         *
Elijah si accorse del cambiamento di atmosfera un secondo prima che i Runners cominciassero a correre tutti nella loro direzione.
“Diamine!” pensò fulmineamente, ma non si girò a guardare cosa stava succedendo: vide Superman sparire dietro il bancone del bar tallonato dal coniglietto pasquale mentre Cenerentola, avendo come lui intuito il pericolo, si era messa a spintonare rudemente la gente per guadagnare più velocemente terreno. La gente intorno, ignara, continuava a ballare e a dimenarsi al ritmo della musica assordante; Elijah cominciava a sentire l’opprimente calore dei corpi intorno a lui e spintonava come un disperato, sollevando esclamazioni di protesta tutto intorno. Alla sua destra, i primi vampiri erano arrivati alla sommità della scala: la vampira in testa parlottava nel bavero del vestito e teneva gli occhi puntati su Cardinale. Alla sua sinistra, un gruppo compatto di giovani vestiti da dalmata avanzava di gran carriera nella sua direzione. Elijah sgomitò con più foga mentre le prime ondate di panico gli attanagliavano le ossa. Un peso freddo e liquido gli piombò sulle viscere quando vide che la vampira armeggiava sotto il mantello nel tentativo di estrarre la pistola. Contemporaneamente, il primo dalmata aveva quasi raggiunto Morales, tagliandogli la strada sulla sinistra. Elijah non ci pensò due volte: stava per estrarre la pistola che nascondeva sotto il costume, quando fu bloccato dall’evolversi quasi surreale degli eventi: il dalmata aveva raggiunto Morales, ma invece di bloccarlo si era frapposto fra lui e la vampira che incombeva da destra con il chiaro intento di proteggere Cenerentola. Un altro dalmata si era insinuato davanti ad Elijah e gli stava spianando la strada verso il bar, sgomitando e vociando come un ossesso. Elijah scambiò di sfuggita uno sguardo attonito con Cardinale, prima di tuffarsi a testa bassa sulla scia del dalmata. In quel momento, sentendosi letteralmente sul filo del rasoio, era meglio non porsi troppe domande ma accettare tutti gli aiuti possibili, che venissero dal cielo o no. Morales aveva raggiunto il bar ed era già scivolato dietro al banco quando la vampira, vedendo le sue prede sfuggire, attivò il megafono e urlò a squarciagola.
“Polizia della Corp.! Tutti i civili a terra, immediatamente!”
La folla, stupita, ci mise un po’ a metabolizzare gli strepiti dell’altoparlante, ed Elijah ne approfittò per avvicinarsi ancora al bar. La musica si interruppe su una nota stonata e la vampira, furiosa, prese a strattonare i dalmata che gli si erano parati davanti con granitica determinazione.
“Fuori dai piedi, stupidi idioti! Azione di polizia in corso, tutti a terra!” strepitò ancora e finalmente qualche persona dubbiosa si convinse ad abbassarsi incerta, le mani sulla testa.
“Presto, di qua!” sibilò il dalmata davanti a Elijah facendogli strada. Arrivarono finalmente in prossimità del bar ed Elijah scavalcò il bancone di slanciò. Al di là di esso, c’era effettivamente una botola con una stretta scala a chiocciola che scendeva verso il buio. Prima di tuffarsi dentro alla botola, Elijah afferrò un braccio del dalmata che l’aveva aiutato e lo guardò dritto negli occhi.
“Chiunque tu sia, grazie” gli soffiò velocemente nell’orecchio.
“Ringrazia il generale Scott” gli rispose il Runner con un sorrisetto gelido.
Dai vampiri, che si erano liberati dei dalmata, si levò qualche secco colpo di arma da fuoco e, finalmente, la folla cominciò a tremare e a gridare di paura. Elijah non si girò a guardare: si buttò nel buco per terra, alla cieca, e non sentì nemmeno quando il coperchio si chiuse con un colpo secco sopra di lui.
  
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