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Autore: L_Fy    05/09/2011    1 recensioni
Cosa riserva il futuro all'umanità? La Terra sta lentamente scivolando verso l’autodistruzione e prima o poi le risorse primarie si esauriranno. Per tali motivi, in un futuro non troppo lontano, l'umanità si è vista costretta a partire verso le volte dell'universo, alla ricerca di un altro pianeta abitabile. E’ quindi questo il compito delle 4 enorme navi spaziali chiamate Orion che dopo essere uscite dal sistema solare hanno perso contatto con il loro pianeta madre.
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Piattaforma Dream Rewind 1973 Seven Dogs Club – incognito
 
L’impatto con il pavimento fu relativamente morbido, attutito com’era dalla folta pelliccia del vestito da lupo. Morales e Patterson lo aiutarono velocemente ad alzarsi mentre Alicia agitava una torcia davanti a loro.
“Ci siamo tutti? Muoviamoci, di qua!” ordinò seccamente iniziando a correre per l’angusto corridoio buio davanti a loro. In fila indiana, la squadra Tau Centauri obbedì, spianando le pistole.
“Lo sapevo che era una imboscata!” borbottò Patterson che si era liberato della testa da coniglio per correre più agevolmente “Avrei dovuto tirare una spaccatimpani a quei disgraziati!”
“I dalmata…ci hanno aiutato” ansimò Cardinale girandosi appena a guardare in faccia Elijah, che annuì.
“Il generale Scott” le rispose telegrafico e Cardinale boccheggiò, esultante.
“Dio lo benedica” bisbigliò tra sé e sé. Gli altri incassarono la notizia in silenzio, risparmiando fiato.
Alicia arrivò davanti alla porta di uscita d’emergenza e la aprì senza tante cerimonie, buttandocisi contro di slancio.
“Calma, Bruce Lee,  rischi di fratturarti la clavicola così!” la rimproverò Morales seguendola in un cortile sporco e trascurato dove era parcheggiato un furgone nero dall’aria anonima.
Alicia saltò al volante e partì in sgommata mentre ancora Patterson stava salendo, appesantito dal costume e ansimante.
“Era previsto dai vostri piani che la Corp. ci facesse un agguato?” chiese Morales rivolto ad Alicia, buttando disgustato sul cruscotto la coroncina di brillanti che aveva in testa.
“Più o meno” ammise Alicia, concentrata sulla guida “Più che altro, pregavamo di uscire vivi dal Seven Dogs”
“Adesso che siamo qui a raccontarcela, saresti così gentile da esporci il vostro brillante piano?” chiese Elijah aggrappandosi al sedile in una curva a gomito che Alicia fece quasi su due ruote.
La donna non rispose: teneva lo sguardo fisso e concentrato sulla strada e sembrava non voler prendere in considerazione la domanda di Elijah.
I cinque Runners si scambiarono uno sguardo incerto, poi Cardinale prese il coraggio a due mani: scavalcò brutalmente Morales e Garrie che protestarono schiamazzando e si sedette sul sedile davanti, di fianco ad Alicia e si mise a guardarla con calma e determinazione.
“Senti, se ci hai fatto venire fin qui rischiando la pelle tutti quanti, dovete avere un piano” mormorò sottovoce ad indirizzo esclusivo di Alicia.
La ragazza alla guida le lanciò uno sguardo in tralice, dubbiosa.
“Un piano lo abbiamo, sì: il meglio che ci è venuto in mente…e il meglio che si potesse fare, con i mezzi a disposizione” ammise alla fine, scontrosa.
“Sai che vi siamo molto grati per quello che avete fatto per noi” continuò Cardinale, sincera “Ma se non ci dici quello che ci aspetta, faremo fatica a seguirvi. Nonostante la fiducia”
Alicia rimase con lo sguardo ostinatamente fisso davanti a sé, muta. Cardinale sentì un moto rabbioso ronzarle nelle orecchie e si costrinse a inspirare profondamente e a trattenersi dal prendere il grazioso collo di Alicia tra le mani e spezzarlo con una scrollata. In quel momento l’interfono di Alicia vibrò.
“Sono Damon. A che punto sei? Qui comincia a scottarmi il pavimento sotto i piedi!” strepitò la sua voce.
Alicia farfugliò una scusa e interruppe la comunicazione, nervosa. Cardinale sentì un brivido freddo percorrerle la schiena.
“Damon ci sta a spettando?” chiese cercando di alleggerire la voce dall’angoscia che le stava crescendo dentro. Alicia annuì, lanciandole uno sguardo spaventato. Cardinale allora chiuse bruscamente il vetro che divideva dai sedili posteriori, suscitando tra i suoi compagni una nuova ondata di proteste, e si sporse verso Alicia fino quasi a sfiorarle l’orecchio.
“E dov’è Damon?” sussurrò con un tono esigente e definitivo.
Alicia sembrò per un attimo decisa a mantenere il suo snervante silenzio: le nocche delle mani divennero bianche mentre stringeva convulsamente il volante. Alla fine buttò fuori la risposta in un respiro, gelando Cardinale sul posto.
“E’ nella sala de-digitalizzazioni di Orion 3W”
Elijah riuscì a riaprire il vetro e si sporse verso di loro, arrabbiato.
“Azzardati a chiudere ancora questo vetro e ti ritroverai a far compagnia alla ruota di scorta” minacciò sventolando un dito sotto il naso di Cardinale, più scherzoso che serio.
“Concordo” si intromise Garrie facendo sbucare la testa da sotto l’ascella di Elijah “Tra il coniglio e il lupo qua dietro c’è una puzza di selvatico che non vi dico. Se dovete scambiarvi confidenze femminili, optate per un altro momento”
Nessuna delle due ragazze rispose: Cardinale si era improvvisamente fatta pallida e gli occhi scuri sembravano diventati enormi sul suo viso immobile. Alicia non aveva il coraggio di guardarla negli occhi, ma sapeva che Cardinale aveva capito. Era così semplice, in fondo.
Damon era nella sala computer di Orion 3W; i corpi di Elijah e Morales erano nella sala computer di Orion 3W; Alicia li stava portando verso un de-digitalizzatore dal quale lei, Elijah e Morales sarebbero ritornati nei propri corpi reali. Insieme, con la copertura del generale Scott, sarebbero quasi sicuramente riusciti a scappare e nascondersi.
Elijah e Morales si sarebbero salvati. Elijah e Morales.
Cardinale inspirò di nuovo profondamente, cercando di superare l’ondata di panico che le aveva invaso il cuore, fermando il battito per alcuni secondi. Alicia e Damon avevano di sicuro cercato una soluzione valida per tutti…Ma, per quanto continuassero a illudersi e a sperare, questa non esisteva. I corpi di Garrie , Patterson e Cardinale erano lontani anni luce da qualsiasi possibile aiuto. Salvarli tutti era una mera utopia.
“Salviamo il salvabile” disse Cardinale con una voce che sembrava venire da molto lontano. Alicia strinse di nuovo le mani sul volante, in silenzio. Elijah passava lo sguardo da una all’altra, confuso del brusco cambio di atmosfera.
“Che succede?” chiese tagliente e quasi si spaventò quando vide la faccia di Cardinale girarsi verso di lui: seria, immobile, dura…Ma soprattutto, remota, come se non fosse ben presente.
“Tutto ok, Elijah” disse la ragazza, atona. Ma Elijah non ci credeva: le afferrò il polso, più preoccupato che arrabbiato.
“Ti ho chiesto che succede, Jude” la esortò, cercando di non far trapelare la propria apprensione dalla voce “Sono ancora il tuo capo e tu sei un mio maledetto Runner sottoposto. Hai la faccia di uno che ha appena visto gli alieni sbarcare sulla propria tazza della prima colazione, e questa non è la tua espressione naturale. Quella di Garrie, forse, ma non la tua. Mi vuoi dire che hai?” le ultime parole gli uscirono dolci, senza volerlo.
Cardinale lo guardava, sentendo dentro un senso di inesorabilità che le intorpidiva le membra e, nello stesso tempo, una gran voglia di piangere e di ribellarsi all’evidenza delle cose. Ma lo sapeva, in fondo. La consapevolezza di sapere già tutto sorprese persino sé stessa. La Tau Centauri aveva sempre camminato sul filo del rasoio. Certo, ridendo e schiamazzando per esorcizzare la paura del vuoto, ma ben consapevole del fatto che prima o poi avrebbe trovato il cartello con scritto “capolinea” lungo la sua folle corsa. Anche quello che era successo tra Elijah e Cardinale, anche quello faceva parte del disegno del destino: un ultimo, fragile regalo, quasi una beffa per rendere ancora più amara e dura la separazione. L’ineluttabile, irreparabile, irrevocabile separazione.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, improvvisamente, e sbatté forte le ciglia cercando di ricacciarle dentro. Un pensiero la pervase, a metà fra il consolatorio e il disperato: Elijah si sarebbe salvato. Sempre che non sapesse niente: non avrebbe mai accettato il compromesso proposto da Alicia e Damon. A costo di crepare, con gli altri o addirittura per primo. Dannato zuccone. Cardinale vide il sospetto e la paura dipingersi lentamente sul viso dell’uomo e si affrettò a sorridere, cercando disperatamente di trasmettere una tranquillità che non sentiva nemmeno lontanamente.
“Ho avuto paura che ci prendessero” mentì con leggerezza “Ho…avuto paura di perderti. Che vuoi, il tuo fascino travolgente…sei riuscito a rendermi quasi umana”
Elijah sembrò per un attimo sorpreso: poi rispose al suo sorriso, radioso come un bambino nel giorno di Natale, e Cardinale sentì il cuore sanguinare come se l’avessero pugnalata.
“Credo che potremmo lavorarci ancora un po’, su questa presunta nuova umanità” dichiarò con una calda voce allusiva. Alicia li sbirciò, a metà tra il colpevole e il costernato,  ma Cardinale le rispose con un’occhiata eloquente e ammonitrice.
“Ma sentili i piccioncini” tuonò Patterson deliziato, scostando rudemente Garrie per guardare i due incriminati “Abbiamo l’intera Corp. alle calcagna e loro stanno a tubare come colombi. Scommetto che vorreste una DDW da pattugliare tutti soli, eh?”
“Chissà. Magari il prossimo pattugliamento lo facciamo io e te, o mio bel coniglietto coccolone” scherzò Cardinale con la voce segretamente rotta dall’emozione.
Tutti risero della faccia schifata di Patterson, a parte Alicia che sembrava sempre più tesa e colpevole.
“Siamo arrivati” disse bruscamente la donna inchiodando il furgone di fianco ad una fatiscente officina seminascosta da una siepe dall’aria depressa.
Uno ad uno, uscirono dal furgone, di nuovo vigili ed efficienti. Ad un segnale di Alicia, si infilarono sotto alla saracinesca parzialmente abbassata ed entrarono in locale buio e sporco, pieno di macchine guaste coperte di polvere, accatastate in ogni angolo. Alicia entrò per ultima, attivando l’interfono.
“Siamo alla base” ci mormorò dentro, implacabile.
Elijah si girò verso di lei dopo essersi tolto il costume da lupo ed essere ritornato nella sua tuta di PlatinumTex ormai completamente gualcita e logora.
“Ok, adesso ci dici per filo e per segno che cosa…” si interruppe, allarmato. Tutti rimasero muti, con le orecchie tese ad ascoltare. In lontananza si sentiva il lento avvicinarsi delle sirene della polizia. Tante sirene. I sei si scambiarono uno sguardo angosciato, ma allo stesso tempo spianarono le pistole con incredibile sincronia.
“Non c’è tempo” tagliò corto Alicia, ottusamente sollevata “Seguitemi”
Cominciò a correre estraendo ed accendendo una torcia mentre le sirene urlavano sempre più forte e dalle fessure della saracinesca filtravano le luci lampeggianti delle automobili della polizia che si fermavano in un gran stridio di gomme vicino al furgone.
Alicia corse per un corridoio angusto seguita dalla squadra in fila indiana. Per ultimo, Patterson cominciò ad armeggiare caricando un ordigno e gettandoselo dietro le spalle.
“Cosa fai, Pollicino, lasci cadere le briciole per ritrovare la strada di casa?” lo apostrofò Morales in corsa, ma Patterson non replicò, continuando a correre e a seminare bombe.
Una forte deflagrazione seguita da una sventagliata di calore li proiettò in avanti: i Runners avevano aperto la saracinesca con l’esplosivo, evidentemente. Nessuno si girò a guardare: come un corpo unico si alzarono da terra tossendo e sputacchiando e ripresero a correre, più forte di prima. Il corridoio girava bruscamente a destra: Alicia spinse in corsa una porta che quasi si scardinò nella foga.
“Chiudetela!” urlò la donna gettando la torcia a terra. La stanza in cui erano finiti era piccola e buia, ma tutti riconobbero un de-digitalizzatore su cui Alicia aveva iniziato ad armeggiare febbrilmente. Patterson e Cardinale si erano addossati alla porta, ansimanti, le orecchie tese a sentire l’imminente arrivo degli inseguitori.
“Dobbiamo de-digitalizzarci” spiegò brevemente Alicia , attivando immediatamente la comunicazione con Damon.
“Damon, siamo qui, ma abbiamo dei Runners alle calcagna!”
“Svelta, falli passare!” rispose Damon, senza preamboli.
Elijah era confuso e anche gli altri compagni sembravano non aver capito niente della situazione. Tutti tranne Cardinale che teneva lo sguardo fermo fisso su Alicia.
“Tesoro, se ci de-digitalizziamo torniamo nei nostri corpi, in bocca direttamente a quelli della Corp.” cercò di protestare Elijah incerto. La prima spaccatimpani di Patterson scoppiò facendo tremare la porta da cui filtrò qualche sbuffo di fumo bianco e acre.
“Io e Damon abbiamo pensato a tutto” dichiarò Alicia con una sicurezza che non era sua “Morales, vai dentro, svelto”
Elijah passava lo sguardo da Alicia a Cardinale, sempre più confuso ed ora anche leggermente irritato. Morales si avvicinò incerto al de-digitalizzatore.
“Alicia, abbiamo poco tempo” disse Elijah con voce tremante d’ira repressa “Dove diavolo è Damon? Dove andiamo a finire de-digitalizzandoci?”
“Damon è riuscito a presidiare il centro di de-digitalizzazione della Orion 3W” annunciò Alicia con un misto di orgoglio e paura “In questo momento sta aspettando che tu e Morales torniate nei vostri corpi per portarvi in un posto sicuro. Adesso che sai tutto, vuoi portare le tue maledette chiappe in quel de-digitalizzatore?”
Il clangore dei Runners della Corp. che si avvicinavano non coprì il rumore dei pensieri che rombavano nelle teste dei presenti: lentamente la consapevolezza si fece largo in mezzo alla confusione e mentre sui volti di Garrie e di Patterson si dipingeva la stessa, granitica e cupa  delusione mista a determinazione che già aleggiava sulla faccia di Cardinale.
Elijah sembrava invece ancora molto confuso.
“Ho capito, ma Garrie, Pat e Jude? Che fine fanno loro?” domandò, ma le sue parole caddero in un silenzio pesante ed eloquente. Un’altra spaccatimpani scoppiò con un forte boato e i sei nella stanza tremarono mentre dal soffitto cominciavano a cadere calcinacci.
“Entra in quel de-digitalizzatore, Elijah” supplicò ad un tratto Cardinale, girando lo sguardo lontano da lui “Ti prego”
“Sì, sbrigatevi” confermò Patterson serio e deciso mentre Garrie si sedeva di schianto a terra e si prendeva la testa tra le mani. Elijah girava lo sguardo da uno all’altro mentre la faccia gli si induriva in una espressione tra l’orribilato e il furioso.
“Alicia, non posso credere che ci hai portato fin qui per questa idea del cavolo” esordì, avvicinandosi alla donna con i pugni serrati, cercando di controllarsi. Una nuova detonazione lo fece barcollare e cadere a terra di schianto. In lontananza si sentirono degli spari e Patterson e Cardinale si appiattirono ancora di più contro la porta, ormai ricoperti di polvere.
Alicia approfittò del momento di confusione per spingere decisa Morales dentro al de-digitalizzatore. Il giovane  guardava Elijah cercando una risposta: il suo sguardo era vacuo e  sgomento mentre Alicia pigiava veloce sui tasti e chiudeva la protezione di plexiglas .
“Io non ho capito un cavolo di niente” ammise Morales con uno sguardo da cucciolo sperduto “Che devo fare, capo?”
Elijah gli lanciò uno sguardo serio, poi vedendo la sua palese confusione, gli rivolse un sorriso tranquillizzante.
“Non ti preoccupare…Tu vai” gli disse con una voce strana. Morales annuì, girando lo sguardo sui suoi compagni, dubbioso.
“Ok. Ma …voi arrivate, vero?” chiese supplichevole.
L’interforno di Alicia vibrò.
“Sono pronto” disse Damon.
Garrie alzò la testa: sollevò fiaccamente la mano in segno di saluto mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
“Ci vediamo, hijo” disse con forzata allegria.
Patterson sollevò il pollice e strizzò l’occhio.
“A presto, pulce” tuonò, più burbero che mai.
Cardinale soffiò un bacio sulle dita.
“Stammi bene, Eric” mormorò commossa.
Un inizio di consapevolezza iniziò a farsi strada in Morales mentre la sua faccia spariva dietro al plexiglas. Allungò una mano in segno di protesta, ma ormai la sua figura stava diventando trasparente e inconsistente. Pochi millisecondi e Morales con c’era più.
Il silenzio fu interrotto dagli spari dei Runners della Corp., stavolta vicinissimi. Alcuni colpi scheggiarono l’intelaiatura della porta presidiata da Patterson e mentre una nuova spaccatimpani scuoteva l’edificio, Elijah sfoderò la pistola, pronto ad attaccare. Come mossi da un’unica mente, Garrie, Patterson, Alicia e Cardinale gli puntarono contro le loro armi all’unisono.
“Tu vai dentro” ordinò Patterson con un’espressione di terribile determinazione.
Elijah li guardò uno per uno, indomito.
“Chi credete di prendere per in giro?” disse sprezzante “Parliamoci chiaro, non me ne frega niente se volete spararmi: io non mollo la mia squadra a metà di una missione. Fine del discorso. E adesso prepariamoci a difenderci”
Le sue parole non scalfirono minimamente i compagni: Garrie e Patterson gli afferrarono fulminei le braccia e lo disarmarono. Elijah cercò di scrollarseli di dosso, ma i due lo trascinarono inesorabilmente verso il de-digitalizzatore.
“Lasciami andare, maledetta palla di lardo!” strepitò Elijah, più spaventato che arrabbiato.
“Tu adesso vai sulla Orion 3W e spacchi più teste d’uovo che puoi. Capito?” ordinò Patterson, insensibile ai calci e ai pugni che Elijah gli faceva piovere addosso.
“Sono il vostro superiore! Vi ordino di lasciarmi andare!” urlò di nuovo Elijah e Garrie iniziò a piangere, improvvisamente.
“Non possiamo, capo. Non questa volta. Consideralo un ammutinamento, se vuoi” disse tra i singhiozzi. Elijah venne infilato di forza nel de-digitalizzatore: si dimenò con tutta l’energia della disperazione, ma i due compagni lo tenevano saldamente bloccato. Preso dal panico girò lo sguardo su Alicia, che aspettava con il capo chino, e su Cardinale che rimaneva col viso ostinatamente girato vero il muro, le guance rigate di lacrime , gli occhi chiusi con forza.
“Non potete farlo!” gridò Elijah, furioso. Garrie riuscì a chiudere il guscio di plexiglas e si allontanò velocemente, pulendosi il naso con una manica mentre Elijah iniziava a tempestare di pugni il fragile involucro trasparente.
Alicia cominciò la sequenza di de-digitalizzazione.
“Garrie!! Apri questa maledetta cabina!! Subito!!” strepitò Elijah. Garrie lo salutò con la mano, allontanandosi sempre di più. Aprì e chiuse la bocca più volte per dire qualcosa, piangendo senza ritegno. Alla fine ci rinunciò e sorrise e basta.
“Patterson!! Stupido bovino!! Giuro su Dio che ti spacco in quattro se non apri questo maledetto uovo!!” urlò Elijah disperato. Patterson appoggiò le enormi manone sul plexiglas vicino alle sue: Elijah vide distintamente le lacrime brillare nei piccoli occhi porcini.
“…più teste d’uovo che puoi, capo!” esclamò Patterson con un ghigno satanico.
Alicia lo allontanò, mentre concludeva la sequenza.
“De-digitalizzatore attivato” disse mentre la macchina iniziava a ronzare.
“Non puoi, non potete…Jude!” gridò Elijah con quanto fiato aveva in gola.
La ragazza aprì gli occhi e lo guardò: uno sguardo così triste e così rassegnato che Elijah si sentì come morire dentro.
Un altro scoppio questa volta proprio dietro la porta. Nuova nuvola di calcinacci e povere che annebbiò a tutti la vista.
“Adesso!” disse la voce di Alicia.
“NOOO!” urlò Elijah, completamente premuto contro la parete di plexiglas. Jude gli sorrise guardandolo negli occhi. Elijah vide le sue labbra sillabare le parole “Addio, Elijah”: poi si de-digitalizzò il un silenzioso lampo di luce.
*          *          *
Sede Orion 3W
 
Non riuscì ad aprire subito gli occhi: sentiva la testa girare vorticosamente come se fosse dentro ad una centrifuga. Provò a muovere la testa e un’ondata di nausea lo travolse: girò il capo e vomitò un doloroso fiotto di bile. Quando riuscì a riprendere fiato, aprì due fessure di occhi. Annebbiato ad abbagliato, vide Morales che si lamentava sul lettino di fianco al suo. Un ombra scura si frappose tra i due e, alzando lentamente il capo, Elijah si accorse che era Damon.
“Bentornato” gli disse, ma Elijah sentiva la voce venire da molto, molto lontano. Una nuova ondata di nausea gli riempì la bocca di saliva.
“Bastardo..” disse, impastato “Devo…tornare…” fece forza sulle braccia che sentiva debolissime. Vomitò di nuovo, all’improvviso, e quasi rotolò per terra sentendo il pavimento e il soffitto bianco capovolgersi.
“Calma, Elijah. Tutto a suo tempo. Adesso dobbiamo sbrigarci” continuò la voce di Damon, come da un’altra stanza. Elijah cercò di guardarlo, sollevando la testa: voleva dire che lui doveva tornare insieme alla sua squadra, che quella sporca bastardata doveva immediatamente finire…ma svenne ripiombando sul lettino come morto.
*          *          *
Piattaforma Dream Rewind 1973 - Unknow – incognito
 
Come se avessero aspettato solo la partenza di Elijah per attaccare, una bufera di colpi di pistola si scatenò contro la porta nell’angusto sgabuzzino, costringendo i quattro occupanti a chinarsi coprendosi la testa come blanda protezione.
“E’ meglio che te ne vai anche tu, Licie!” urlò Garrie per superare il rumore degli spari.
Alicia annuì: aveva una faccia provata e stanca. Si avvicinò a Cardinale che aveva di nuovo sollevato la sua arma, indomita e decisa.
“Tu capisci, vero? Non avevamo scelta…” disse Alicia, posandole una mano sulla spalla in cerca di comprensione. Un gelido e scostante sguardo omicida la costrinse a ritrarre la mano, velocemente.
“Certo che capisco” rispose Cardinale con voce misurata e fredda “Elijah è salvo ed è quello che conta. Solo…non azzardarti a toccarmi, ok?”
“Vattene, Licie” suggerì Patterson, serio per una volta tanto “Adesso anche noi ci de-digitalizzeremo. E poi…chissà”
Dei colpi secchi e decisi alla porta li fecero girare tutti verso quella direzione: la porta cominciò a sbeccarsi e a cedere sotto i colpi selvaggi della polizia. Alicia non ci pensò due volte: si infilò solerte nell’uovo di plexiglas e  si de-digitalizzò senza nemmeno girarsi a guardare gli altri. Un sospetto tramestio dietro alla porta fu seguito da una insolita e profonda vibrazione che si propagòcome le onde sull’acqua, facendo stranamente cadere a terra i tre Runners rimasti.
“Cos’era?” chiese Garrie, spaventato. I rumori dietro la porta si erano improvvisamente attutiti.
“Qualche maledetto scherzetto da finocchio, immagino” borbottò Patterson sulla difensiva.
Un leggero sibilo appena percettibile li insospettì ulteriormente.
“Non lo so, ma…” Cardinale tentò di alzarsi in piedi ma ricadde miseramente a terra, attonita. Anche Garrie cominciò ad ondeggiare e scivolò lentamente a terra con una faccia stupita quasi comica.
“Diavolaccio…” brontolò Patterson rimanendo in piedi con un erculeo sforzo mentre anche lui ondeggiava paurosamente  “Una stramaledetta bomba narcotizzante…mi hanno fregato l’idea maledetti copioni…”
Garrie si trascinò carponi vicino a Cardinale che si avvinghiò al suo collo, ansimando.
“Nessuno di noi…ha pensato…a una dannata…maschera antigas…?” biascicò la ragazza con gli occhi che lacrimavano copiosamente.
“Car…dinale…non voglio che…ti facciano male…” singhiozzò Garrie. Poi crollò a terra con una specie di rapida convulsione, e lì rimase in una posa innaturalmente immobile.
“Garrie…” gracchiò Cardinale in mezzo al fumo che si alzava copioso dalle fessure della porta. Ma Garrie non poteva più rispondere. Con movimenti lenti e studiati, Cardinale prese Garrie per un braccio e lo trascinò vicino a Patterson che, caduto carponi, tentava di respirare ansimando penosamente.
“Hei…bufalo…” mormorò senza voce lei, appoggiando la schiena contro quella di Patterson ma senza mollare il braccio di Garrie.
“Hei…bertuccia…” rispose Patterson, gracidante. Cercarono a tentoni di stringersi la mano e, quando ci riuscirono, stettero entrambi assurdamente meglio.
“Al…tre…fuoco…” gorgogliò Patterson mentre la porta davanti a loro veniva di nuovo violentemente assalita ed era ormai prossima alla resa. Cardinale gli strinse la mano per segnalargli che aveva capito. La porta resistette ad un assalto, gemendo nei suoi ultimi istanti di solidità.
“Uno…” buttò fuori Patterson in un respiro mozzato. La porta si sfasciò e i Runners fecero irruzione. Furono accolti da una pioggia di fuoco che li decimò all’istante. Una nuova ondata di Runners prese il posto della prima, scavalcando indifferente i corpi dei caduti. Più prudentemente, questi fecero partire un altro fumogeno e si disposero a cerchio rasentando le pareti. Quando finalmente il fumo si diradò, videro tre figure stese per terra, addormentate come bambini. Si stringevano tutti la mano, come a formare una catena.
Per ultima entrò la vampira a capo dell’operazione: si guardò intorno, disgustata, contò distrattamente i cadaveri dei suoi Runners sul pavimento e alla fine studiò i tre corpi svenuti con vivo interesse. Sorrise, trionfante, mostrando i canini appuntiti, e attivò l’interfono.
“Comunicazione per il presidente. Personale e urgente” disse, felice di poter sfoggiare la propria importanza. Dopo pochi secondi il presidente fu all’altro capo dell’interfono.
“Allora?” chiese impaziente.
“Abbiamo preso O’Brian, Cardinale e Patterson” disse esultante la vampira. Un silenzio strano accolse la sua dichiarazione.
“E gli altri?” chiese la voce del presidente, monocorde. La vampira sentì l’esultanza scemare velocemente
“Gli altri ci sono sfuggiti…ma…”
“Sfuggiti?” tuonò il presidente “E dove possono essere sfuggiti, di grazia?”
“Bè…ecco…qui c’è un de-digitalizzatore…” balbettò la vampira, confusa.
La voce del presidente si gonfiò di ira.
“De-digitalizzatore? Avete presidiato i centri di de-digitalizzazione delle Orion?” domandò minaccioso. La vampira sentì il sangue defluirle dalle guance.
“Noi…hem..no, a dire il vero noi eravamo concentrati sul..”
“Concentrati!” strepitò il presidente. La vampira incassò la testa tra le spalle come se il presidente potesse staccargliela con solo la forza della voce.
“Ritorni subito alla base, deficiente! Manderò personalmente delle squadre a controllare i centri di de-digitalizzazione. E lei preghi e speri che nessuno dei fuggiaschi sia passato di lì, chiaro? Lo speri davvero, per l’incolumità la sua piccola, inutile testolina!”
Il presidente chiuse bruscamente la comunicazione. La vampira si guardò intorno, spaesata e frastornata: il suo sguardo colpevole alla fine si posò sulle tre figure immobili a terra. Attivò di nuovo l’interfono, frettolosamente.
“Centro comando Corp.? Abbiamo tre ricercati catturati: prego mandare immediatamente navetta a prelevare i corpi in rispettive Orion: vi mando i dati immediatamente”
Le tre figure furono scannerizzate e catalogate e i loro dati inviati dopo pochi secondi alla sede della Corp.
Poco dopo, ad anni luce di distanza, la navicella detta Mattatoio si staccò dalla scia di Orion 4W , pronta ad accogliere i nuovi ospiti che la Corp. le mandava.
 
  
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