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Autore: L_Fy    05/09/2011    1 recensioni
Cosa riserva il futuro all'umanità? La Terra sta lentamente scivolando verso l’autodistruzione e prima o poi le risorse primarie si esauriranno. Per tali motivi, in un futuro non troppo lontano, l'umanità si è vista costretta a partire verso le volte dell'universo, alla ricerca di un altro pianeta abitabile. E’ quindi questo il compito delle 4 enorme navi spaziali chiamate Orion che dopo essere uscite dal sistema solare hanno perso contatto con il loro pianeta madre.
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Masterson arrivò al de-digitalizzatore prima ancora che gli altri si rendessero conto del pericolo. Ma lui, oh, lui aveva sempre avuto fiuto per i guai. E adesso sentiva una puzza sconvolgente, da fine del mondo. Confusamente, si disse che questa volta la sua cupidigia gli aveva davvero scavato la fossa. Ma avrebbe avuto tempo di pensarci. Molto, molto tempo.
*          *          *
Elijah sparò. Ma mentre sparava si rese conto che c’era qualcosa di orribilmente sbagliato in quella situazione e la sua mano tremò lievemente. Il raggio laser uscì dalla canna della pistola ed Elijah lo vide chiaramente mentre con una lentezza esasperante percorreva roteando il breve tragitto tra la pistola e Cerberus , colpiva il braccio sollevato del gigante, trapassandolo da parte a parte, prima di andare a conficcarsi nel suo petto, dal lato del cuore. Il gigante ondeggiò appena e per un assurdo momento Elijah sperò di non averlo colpito gravemente. Ma poi un fiore rosso si allargò sul petto dell’uomo ed Elijah si sentì morire dentro quando le labbra livide di Cerberus si mossero per sussurrare:
“Elijah…”
Mentre Cerberus cadeva di schianto sul duro terreno polveroso dell’Arena, e Patterson arrivava di corsa a soccorrerlo concitato, Elijah gridò. Un grido così forte che lacerò gli ultimi, deboli fili che lo tenevano legato alla realtà. Tutto intorno perse consistenza, non si accorse nemmeno di essere nel bel mezzo di un fuoco incrociato. Urlò più forte che poté per coprire il rombo cupo della consapevolezza che gli aveva invaso il cuore. Urlò l’incredulità di chi fino all’ultimo pensa di avere il destino nelle sue mani e poi si accorge di essere stato beffato dal destino stesso. Urlò il nome che era l’inizio e la fine dei suoi desideri, che aveva appena spezzato con le sue stesse mani:
“JUDE!!!!”
*          *          *
Cardinale aprì gli occhi. La prima cosa che sentì fu l’assoluta perdita di percezione dello spazio e del tempo: non sapeva assolutamente dove si trovava né da quanto tempo fosse lì. Si guardò intorno, sospettosa, e vide di essere distesa su un prato verde, una distesa infinita di erba sormontata da un cielo azzurro tenue, riposante. La ragazza pensò di essere su una DDW, eppure dentro di sé era certa che questo non fosse vero, e, contemporaneamente, che non fosse importante saperlo. Si sforzò di ricordare quello che era successo prima di arrivare lì, ma non aveva altro che poche immagini confuse. Il terreno del Mattatoio che le veniva incontro mentre cadeva dopo che Elijah le aveva sparato. Cardinale aggrottò la fronte: Elijah le aveva sparato. Elijah. Le aveva sparato. Un misto di compassione e rabbia la invase, ma accantonò quell’imbarazzante groviglio di sentimenti per riprendere la ricerca degli ultimi ricordi. Dunque, caduta sul terreno. La faccia di Pat, stravolta come non l’aveva mai vista. Buio e freddo. Luci improvvise, fastidiose. La maschere anonime di soldati dalla insolita divisa dorata. Di nuovo freddo, un freddo polare e insistente che le aveva invaso le carni e le ossa. Un dottore con la mascherina verde, una infermiera dalla faccia rassegnata. La voce di Garrie, lontana. Una mano calda sulla fronte e il profumo speziato di Morales. Dov’era Elijah?
Ciao, Cardinale” disse una voce dietro di lei, facendola sobbalzare.
Cardinale si voltò e si trovò stupefatta davanti ad una perfetta copia di sé stessa, con tanto di lentiggini e frangetta troppo lunga sulla fronte.
“E tu chi diavolo sei?” chiese meravigliata mentre radiografava con lo sguardo la nuova arrivata: le mani affusolate con le unghie barbaramente tagliate corte, i capelli lucidi e bruni, il sorriso un po’ angelico e un po’ da prendingiro…era proprio lei, da capo a piedi. Forse è un digi-alias? pensò Cardinale sospettosa.
Non sono un digi-alias” rispose la ragazza, leggendole nel pensiero “Sono Jude
Cardinale fece un sorrisetto ironico: chissà perché tutto le sembrava possibile se non vero, in quell’ambientazione surreale. Starò sognando, pensò di nuovo e Jude di fronte a lei scosse il capo in segno di diniego.
No, non stai propriamente sognando…diciamo piuttosto che stai avendo una visione del tuo subconscio: sei più di là che di qua e questa è la tua postazione di confine, il luogo che hai scelto per tirare le somme e decidere se andare o restare
Cardinale per poco non scoppiò a ridere: confine? Andare o restare? Per piacere!
“Mi sembra che stai sparando un ammasso di stupidaggini” disse non sforzandosi nemmeno un po’ di essere gentile. Jude, davanti a lei, sorrise indulgente e a Cardinale cominciarono a smuoversi i nervi.
Eppure, sei tu che hai scelto di essere qui adesso: sei tu che mi hai voluto qui”
“Di sicuro non ho voluto io che ti mettessi quel vestito” ribatté acida Cardinale indicando l’indumento di Jude: un vestitino leggero e morbido di un tenue rosa polveroso, molto corto e molto scollato
“E invece sei proprio tu che mi hai voluto così”
“Balle”
“Senti, non ti devo convincere di niente. Forse  il tuo inconscio pensa che io e te abbiamo qualcosa da dirci. Forse dentro te c’è qualcosa che vorrebbe essere così
“Così come?”
Jude allargò le braccia, sempre con quel sorriso da monna Lisa sulle labbra.
“Mah…forse femminile”
“Ribadisco il concetto: stupidate”
Juse sospirò e scosse il capo e Cardinale decise di essere realmente irritata.
“Senti, non è per offenderti, ma io la mia decisione l’ho già presa. Voglio tornare indietro e se mi dici dov’è l’uscita me ne vado e tanti saluti”
Jude la guardò di traverso, esasperata.
“Se fossi realmente pronta, sapresti già dov’è l’uscita”
Cardinale fece un giro su sé stessa mentre l’impazienza le montava dentro mista a una sottile collera. Alla fine si arrese: si tornò a girare verso Jude e la guardò a brutto grugno con le braccia incrociate.
“Ok, allora” disse seccamente “Nonostante pensi che tutto questo sia una colossale perdita di tempo, con quello che sta succedendo là fuori, se è questo che il mio stupido subconscio vuole, finiamo questa pagliacciata”
“Sei pronta ad ascoltarmi?”
“Sono tutta orecchi” sibilò Cardinale, ironica.
“Bene. Ci sono alcune cose che dovresti sapere di te stessa e che fatichi ad ammettere
“Esempio?” chiese Cardinale con un altezzoso sopracciglio alzato.
“Ti piace mangiare la cioccolata, ma te ne vergogni”
Cardinale fu colta in contropiede dall’affermazione.
“Bè…non è che me ne vergogni proprio…”
“Ti piace fare il bagno con la schiuma nell’idromassaggio”
“Mica sarà un delitto, eh?”
“Credi di essere  innamorata di Elijah”
“Sto cominciando a stufarmi”
“Ti è piaciuto un sacco fare l’amore con lui…”
“Stai cadendo sul depravato, e poi non sono affari tuoi”
“Per la prima volta nella tua vita ti sei comportata da donna e sentita tale in ogni fibra del tuo essere”
“Sei noiosa e melensa. Se sei davvero una proiezione del mio inconscio vuol dire che sto uscendo completamente di cotenna”
Non è che un primo passo, però. Se ti guardi dentro, vedrai che c’è qualcosa che ti sembrava superficie e che invece ha radici molto profonde che arrivano proprio in mezzo al tuo cuore. Solo che hai paura di spezzartelo, per questo non vuoi vedere quello che è in verità
Cardinale aggrottò le sopracciglia, spiazzata.
“Adesso parli per enigmi, anche? Ci rinuncio, non capirò mai quello che vuoi dire”
“Amore. E’ di questo che sto parlando. Per esempio, ami Patterson ferocemente, come un fratello maggiore”
“Quel dannato beduino? Ma fammi il piacere!”
“Adori Morales e lo invidi per la sua semplicità d’animo”
“Ma se mi fa arrabbiare da morire con le sue cavolate zen!”
“E vuoi davvero convincerti che non c’è niente tra te e Garrie?”
“Questo non è assolutamente vero!” strillò Cardinale con le guance in fiamme “Sei una maledetta bugiarda!”
“Sei tu che menti a te stessa” ribatté Jude, serafica “E’ davvero così che vuoi tornare indietro? Non pensi che staresti meglio se accettassi tutte queste cose?”
“Io sono un Runner” dichiarò Cardinale con forza “A che diavolo mi serve ammettere le mie debolezze?”
“E’ proprio questo il tuo errore: non sono debolezze. E tu non sei solo un Runner: sei anche una donna, ed è ora che tu lo ammetta con te stessa. Provare sentimenti non ti sminuisce come persona, anzi. Ti fa essere solo più completa”
Cardinale non seppe cosa ribattere. Non c’era mai stata occasione di parlare di sentimenti, né alla Fabbrica, né a scuola né all’Accademia dei Runners. Su quel frangente, era una completa novellina, e quella Jude non poteva non saperlo. Guardandola negli occhi, Cardinale capì che segretamente invidiava la scioltezza con cui parlava di quello che per lei erano sempre stati tabù. E le invidiava anche quel maledetto vestito, a ben pensarci.
Tu credi di essere tanto coraggiosa perché affronti i pericoli del tuo mestiere con la lancia in resta. E sei davvero brava ad elencare per filo e per segno quello che odi nella vita. In realtà sei una fifona vigliacca perché non vuoi nemmeno ammettere che ci sono delle cose che ami
“Fifona vigliacca sarà tua sorella” si inalberò Cardinale, consapevole di quanto Jude avesse ragione.
“Avresti molte più soddisfazioni se nella vita avessi il coraggio che hai quando sei un Runner”
Jude tacque, e le due si fissarono a lungo, in silenzio.
“Ok” disse Cardinale velocemente, arrossendo “Ammetto che sia un po’…difficile per me ammettere…certe cose…”
“A volte basta provarci”
“Devo dire che mi piace la cioccolata e il bagno con la schiuma?”
“Può essere un ottimo inizio” sorrise Jude e Cardinale fu incantata dalla genuina dolcezza del suo sorriso.
“E che adoro Pat, Morales e Garrie? E che sono innamorata di Elijah ? E che vorrei stare insieme a lui per sempre?”
“Niente dura in eterno, e in fondo al cuore lo sai” sospirò Jude con una malinconia dolceamara nella voce “Certe volte quello che ti sembra dover durare per sempre è solo una fase di transizione verso una nuova consapevolezza di sé…un passo obbligato per capire a fondo se stessi. Ma bisogna aspettare di avere una visione più completa della propria esistenza. Quello che puoi fare è vivere la tua vita il più intensamente possibile, adesso. Il domani è per tutti sulle ginocchia di Giove e  il passato non si cambia. Ti rimane da gestire il presente: che sia bello o brutto è solo tuo ed è l’unica cosa che puoi cambiare. Per non avere rimpianti, domani”
“Tu sei questo? Sei i miei rimpianti?”
Se sono qui è perché non vuoi creartene dei nuovi. Ormai sei vicina alla verità
“Non ho capito. Ma tu non vuoi che capisca, vero? Vuoi solo che io pensi a quello che hai detto…”
Jude non rispose e sorrise di nuovo. Cardinale si accorse all’improvviso di non essere più sul prato verde e sterminato: adesso erano in una stanza chiusa, senza finestre e piuttosto anonima. Il cuore cominciò a batterle più velocemente nel petto perché vide una porta sulla parete.
“Posso andare, adesso?” chiese titubante. Jude le fece un garbato cenno di invito.
“Quando vuoi. Adesso sei pronta”
Cardinale la guardò di sottecchi, sospettosa.
“Non è che quando apro la porta vedo un lungo tunnel con una luce in fondo o fesserie affini?”
“Chissà. Vedrai quello che vuoi veramente vedere”          
“Che schifo” sospirò Cardinale, vinta “ Immagino che non otterrò niente di meglio da te. Che farai adesso? Te ne vai?”
Jude le sorrise di nuovo e tese la mano.
“Se ogni tanto darai ascolto al tuo cuore, ci troveremo davanti allo specchio…”
“Con quel vestito?” starnazzò Cardinale, scherzosamente “Mai!”
“Chissà. Il destino…”
“…è sulle ginocchia di Giove, ho capito. Allora, io…”
“Vai” la incoraggiò Jude.
Cardinale si girò un attimo a guardare la porta, ma era proprio una anonima porta di legno, un po’ vecchiotta ma ancora in buono stato. Quando si rigirò per chiedere a Jude se sapeva qualcos’altro, Cardinale si accorse di essere sola. Si guardò un po’ intorno, perplessa, poi fece un segreto sorrisetto ironico.
“Ma tu guarda” mormorò allegramente a sé stessa.
Tornò a guardare la porta e si avvicinò, titubante. Pose la mano sulla maniglia, delicatamente, e la abbassò.
“Oh, bè…l’ha detto anche lei, niente dura in eterno, no?” pensò fuggevolmente.
Jude Cardinale tirò un grosso respiro, aprì bene gli occhi e spalancò la porta.
*          *          *
La sala di attesa dell’ospedale militare di Orion 2 W era quanto di più asettico e squallido si potesse immaginare su di una nave spaziale. La maggior parte delle sedie erano occupate da ciarliere signore che si raccontavano pettegolezzi sugli ultimi, incredibili avvenimenti che avevano sconvolto le Orion, inconsapevoli di avere a portata di mano proprio coloro che avevano scatenato tutto quel putiferio. Matt Patterson, Eric Morales e Garrie O’Brian se ne stavano in disparte, stranamente incolori e distanti da tutto e da tutti. Morales era seduto e i suoi pollici eseguivano una danza ipnotizzante sul quadrante dell’orologio che teneva in mano come una reliquia. Patterson passeggiava avanti e indietro trascinandosi i piedi e il suo silenzio incuteva ancora più timore del suo solito vocione cavernoso. Garrie se ne stava appoggiato al muro con le mani ben ficcate in tasca. Aveva la barba lunga e lo sguardo perso e la dottoressa Brown, entrando in sala d’attesa in quel momento, trovò comunque la sua aria sofferente oltraggiosamente seducente.
“Allora?” rombò minaccioso Patterson che le si era parato davanti tutto in un colpo con un impressionante sguardo omicida negli occhi. Morales e Garrie non si mossero dalle loro postazioni, ma Morales smise di armeggiare con l’orologio e Garrie chiuse gli occhi, stringendoli forte. La dottoressa li guardò uno per uno e provò un inconsapevole moto di invidia per quella donna che aveva intorno delle persone che le volevano così palesemente bene. Prese un grosso respiro e si tolse la cuffia verde e sudata dalla testa.
“Vivrà” disse, semplicemente.
*          *          *
Nessuno era riuscito a schiodare Elijah dal lettino di Cardinale. Le teneva la mano da quando si era de-digitalizzato nel Mattatoio e aveva visto Patterson e Garrie strapparle i tubicini che la collegavano agli strumenti impazziti della sala degli esperimenti. Ricordava confusamente dei Runners in divisa dorata che li trasportavano su una navetta e due dottori che si avvicinavano, cercando di attirare la sua attenzione.
Il dottor Jones e la dottoressa Brown…..operare d’urgenza….forte emorragia….pochi millimetri dal cuore….
Elijah si era trovato in mezzo a Pat e Morales senza nemmeno accorgersene. Piangeva singhiozzando come un bambino e Patterson lo guardava truce, masticandosi furiosamente l’interno di una guancia.
“Andiamo, Elijah…non potevi saperlo…non è colpa tua…”
Parole lontane, senza nessun senso. Lui aveva sparato a Jude. Lui, Elijah, aveva sparato a Jude. Dio, ti prego, fa che non muoia…Lui aveva sparato a Jude. Dio, ti prego fa che non muoia…La sua mente si alternava tra questi due pensieri fissi, come un disco rotto, incurante di tutto e di tutti. Avevano operato Cardinale d’urgenza sulla navetta che li portava verso Orion 2 W. Meno male che quei due erano ottimi dottori, gli disse qualcuno. Chi? Non ricordava. Il generale Scott. Li aspettava al loro arrivo su Orion 2 W, mormorava qualcosa come “mi dispiace per Cardinale”, “il Mattatoio è stato smantellato”, “Masterson è sparito, ma lo troveremo presto”, “siete degli eroi nazionali, anche se non lo saprà mai nessuno”, “segreto di Stato”, “nuovo consiglio delle Orion”,”tutti i colpevoli arrestati”….bla bla bla. Fossero saltate in aria tutte le Orion, non gliene sarebbe fregato proprio niente.
Nemmeno adesso, seduto al capezzale di Cardinale a fissare la sua faccia così bianca che si confondeva con il cuscino, nemmeno adesso era in grado di formulare un pensiero cosciente, che non fosse la stessa litania che gli ronzava in testa da giorni.
“Vivi. Ti prego, Jude. Amore mio. Vivi”
Appoggiò la fronte sul dorso della sua mano gelida perché guardarle il viso immobile era una pena insopportabile.
“Ti prego, Jude” mormorò con le labbra contro al suo polso “Ti prego. Vivi”
“Hei”
La sua voce.
Elijah sollevò la testa e si trovò di fronte i suoi occhi.
Intontiti, assonnati, lucidi occhi aperti.
*          *          *
Morales e Garrie entrarono nella stanza in punta di piedi e anche Patterson ci provò ma riuscì lo stesso a fare un rumore infernale. Elijah gli fece cenno di fare piano, minaccioso e Patterson si bloccò sul posto, vergognoso.
“Il classico elefante nel negozio di cristalli, eh?, nonnina?” disse la voce flebile e un po’ tremolante di Cardinale.
Patterson si avvicinò al letto con due enormi passi e la guardò con uno sguardo così feroce che avrebbe terrorizzato chiunque.
“Parla la donzelletta che vien dalla campagna” ribatté incerto cercando di darsi un contegno ma quando Cardinale gli sorrise dolcemente divenne rosso come un mattone e inghiottì furiosamente la voglia che aveva di stritolarla in un abbraccio.
“Come stai?” le chiese Morales, prendendole delicatamente la mano.
“Uhmmm…come una a cui hanno sparato al cuore. Per dirla come la donzelletta di Pat, sto da schifo”
“Credevamo davvero di perderti, questa volta” disse Garrie sottovoce con  gli occhi azzurri umidi e sorridenti.
“Dovevamo saperlo che l’erba cattiva non muore mai” tuonò Patterson, commosso ”Tornami a fare uno scherzo del genere e ti spezzo il collo con le mie stesse mani, stramaledetta bertuccia!”
“Si, nonnina” mormorò Cardinale sollevando gli occhi al cielo.
“La nonnina qui per poco non ammazzava Elijah, quando ti ha sparato” confidò Morales in tono leggero.
“Sì, bè, ma poi non l’ho fatto” si giustificò Patterson, altezzoso “Anche perché aveva tutta l’aria di volersi ammazzare da solo. Abbiamo dovuto disarmarlo alla svelta prima che si ficcasse la canna della pistola in bocca”
“Sì, bè, ma poi non l’ho fatto” lo scimmiottò Elijah, sorridendo imbarazzato. Sembrava invecchiato di dieci anni, con la barba lunga, la faccia scavata e il sorriso stentato.
“Non ti ha mollato nemmeno per un secondo” disse Garrie “Il dottor Jones e la dottoressa Brown hanno cercato di allontanarlo, ma lui ha tirato fuori la pistola, gliel’ha puntata contro e ha detto “Operate”. Il solito gentiluomo, vero?”
“Ti ha contato le lentiggini sul naso almeno cento volte” le confidò Morales perfido.
Cardinale si girò verso Elijah che era arrossito furiosamente.
“Davvero?” mormorò.
“Certo che no, credi a tutto quello che dicono questi malati di mente?”
“Quante sono?”
“Settantasei” rispose Elijah con voce meccanica e Jude gli sorrise radiosa, abbagliandolo.
“Non vuoi sapere che è successo al Mattatoio dopo che hai lasciato la festa?” domandò Garrie per spezzare il momento d’imbarazzo generale.
“Allora, il Mattatoio è stato smantellato, tutti quelli che ci lavoravano arrestati, la storia completa resa pubblica. Adesso la Corp. è nell’occhio del ciclone, tutti i dipendenti sono in sciopero e migliaia di persone vogliono linciare Masterson”
“Che fine ha fatto il Gran Capo dei maiali?” domandò debolmente Cardinale. I quattro si guardarono l’un l’altro, vergognosi.
“Sparito” mormorò Elijah a fior di labbra “Ma lo troveremo, non ti preoccupare”
“Damon e Alicia?” chiese di nuovo Cardinale, guardandosi intorno.
Un gran sorriso da monello illuminò la faccia di Garrie.
“Oh, quei due…si sono beccati un encomio solenne dal CDI, tutto in gran segreto, naturalmente, perché le nostre gesta non devono essere rese pubbliche…com’è che ha detto quel pivello del consiglio, Pat?”
“Ha detto che sarà meglio per noi se nessuno saprà quello che abbiamo fatto” ribadì Pat facendo spallucce “Ci hanno attaccato una patacca sulla divisa, riabilitato alla funzione di Runners, pacchettina sulla spalla e calcio nel didietro. Se non fosse stato per Scott a quest’ora dovevamo già essere al lavoro”
“Ok, ma Damon e Alicia?”
“Credo che in questo momento stiano pattugliando tutto l’universo conosciuto” rispose piacevolmente Garrie e Cardinale sarebbe scoppiata a ridere se le sue condizioni fisiche glielo avessero permesso.
“Hai capito, quei due!! Bè, sono contenta, ci mancano solo Pat e Morales da piazzare e poi siamo a cavallo…”
“Dio me ne scampi!! Donne!!” starnazzò Patterson “Magari poi me ne capita una come te, e addio bella vita! Sarei morto prima ancora di dire “Ciao””
“E perché io niente?” si lamentò Garrie imbronciato.
“Ma se hai un fan club di bellezze da concorso che conta più iscritte di un partito politico! Che vuoi di più?” protestò Morales.
“Già, ma non sono Jude…” mormorò Garrie sottovoce, ma nessuno lo sentì.
“Il consiglio dovrebbe deliberare che per ogni maschio eterosessuale ci fossero almeno 10 donne disponibili” decretò Morales convinto “Così anch’io troverei la mia anima gemella. Ma a nessuno viene in mente questo disegno di legge”
“Che insensibiloni, quei burbanzosi del consiglio” ironizzò Cardinale “E voi, invece di andare a festeggiare in giro siete sempre rimasti qui? Per me?”
“Proprio per te, no” borbottò Patterson guardando da un’altra parte “Ci rompeva dover spendere i soldi per la tua crio-bara, caso mai fossi morta. Costano una fortuna, oggigiorno”
“E poi, se fossi morta, saresti diventata ufficialmente eroina nazionale. Avrebbero dato il tuo nome a una scuola, ti avrebbero fatto due o tre statue di commemorazione e i ragazzini sarebbero venuti in pellegrinaggio sulla tua crio-bara. La nuova santa Cardinale. Ma ci pensi? Tu come esempio da imitare per le nuove generazioni di Runners…”
“Dio ce ne scampi e ce ne liberi” mormorò convinta Cardinale, seria.
“Pensa che Garrie per assicurarti le cure migliori ha addirittura dovuto concupire la dottoressa che ti ha operato” motteggiò Morales garrulo.
Già” proseguì Patterson, perfido “Ogni flebo che hai attaccata a quegli stecchetti che hai per braccia è frutto di una prestazione sessuale del nostro stallone. Meno male che abbiamo un soggetto così in squadra: mi sono sempre chiesto a cosa potesse servirci, il bel Garrie-O. Adesso ho la risposta”
“Accidenti, O’Brian…ti sei proprio dato da fare” gorgogliò Cardinale con un sorriso stentato.
Garrie fece una smorfia buffa molto dolce e contrita e Cardinale per un attimo invidiò segretamente la fortunata dottoressa, vergognandosi subito dopo e dando la colpa dei suoi pensieri a un sovradosaggio di medicinali.
“Niente di che…mi tengo allenato per quando esci di qui” le disse Garrie ammiccando malizioso.
“Sei stato davvero carino Garrie” disse la voce di Cardinale, rotta dall’emozione “Siete stati tutti davvero carini. Sono contenta di avere amici come voi”
Deglutì mentre gli altri si guardavano intorno, imbarazzati.
“Ora aprite bene le orecchie perché non so se è la morfina o se è perché sono scampata alla morte, ma adesso vi voglio dire una cosa che negherò per tutta la vita di avervi detto: vi voglio bene. Ma tanto. Se sono qui in questo momento è solo merito vostro…grazie”
Nessuno rispose, nessuno la guardava negli occhi: ma Cardinale sapeva di avere i loro cuori in mano e in quel momento capì quello che Jude aveva voluto dirle nella sua pseudo-allucinazione.
“Bè…scusate lo sfogo, ma era un po’ che volevo dirvelo e così…meglio fuori che dentro, dico io” bisbigliò con voce incerta.
“Hoibò, detta così sembra una cosa escrementizia” buttò lì Garrie, noncurante.
“E infatti lo era” mugugnò Patterson allontanandosi dal letto “Quella è ancora drogata marcia, tra un po’ dirà che vede uccellini rosa che svolazzano per la stanza”
“A dire il vero sono cormorani azzurri, ed è già un po’ che li vedo” ribatté Cardinale con un sorriso “Ce ne hai uno proprio appollaiato sopra la spalla. Oh…diamine!! Ti ha fatto la cacca sul vestito…”
“Che meraviglia. Ci vediamo domani, bertuccia” salutò Patterson con un sorriso scintillante.
Morales e Garrie lo seguirono a ruota
“Domani ti porto gli scacchi così possiamo fare una partita” disse Morales e Cardinale fece una smorfia disgustata
“Scacchi? Potresti trovarti i pedoni ficcati nelle orecchie e il Re e la Regina giusto in gola…sono stata sufficientemente allusiva?”
“Non oso pensare a dove finirebbe il cavallo” rabbrividì Morales uscendo “Ok, porto il Risiko”
“Non spezzare troppi cuori stasera, Garrie” mormorò Cardinale e il giovane la guardò a lungo negli occhi e sorrise, fanciullesco.
“Se mi prometti di liberarti di quel monolite del tuo fidanzato, stasera mollo tutto e vengo qui a farti da borsa dell’acqua calda…ci stai?” le disse piano.
“Fuori!” rise Cardinale e Garrie uscì chiudendo lentamente la porta.
Rimasti soli, Elijah si sedette accanto a Cardinale, accarezzandole dolcemente la fronte.
“Ti sei stancata: è meglio se ti riposi un po’”
“Sembri più nonnina di Pat…sto benissimo”
“Certo, la granitica e indistruttibile Cardinale!”
Cardinale guardò Elijah a lungo negli occhi e quello che ci vide la scaldò come una morbida e profumata coperta invernale. Ricambiò lo sguardo cercando di comunicargli almeno un po’ della felicità che provava e che sembrava volerle uscire da tutti i pori.
“Te l’ho già detto una volta, capo…puoi chiamarmi Jude”
 
  
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