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Autore: SunriseNina    05/09/2011    3 recensioni
-Luna?-
-Sì?-
-Ma quindi io e te adesso stiamo… stiamo insieme, penso, no?- si dondolò avanti e indietro con le guance di un rosso vivo e quel maledetto nodo alla gola.
-Certo che adesso stiamo insieme, non vedi? Qui ci siamo solo tu ed io!- rispose lei.
-Non intendevo in quel senso!- Neville si tormentò i capelli con aria disperata –Volevo dire insieme inteso come fidanzati! Insieme, stare insieme, capisci? Essere fidanzati, ecco!- si torturava come suo solito le dita tremanti e sudate, spiccicando faticosamente parola.
Gli sorrise. Un sorriso dolce e felice, un sorriso che Neville amava più di qualsiasi altra cosa al mondo:-Sì, penso di sì. Tu che dici?-
-Secondo me sì- rispose, senza capire il senso di quel discorso.
-Allora dev’essere per forza così- affermò lei –Sì, siamo fidanzati. O come dici tu, stiamo insieme-.
-Adoro le tue fossette- disse a un certo punto Luna.
-Me lo avevi già detto- osservò lui, non per questo meno compiaciuto.
-No, quella volta ti ho detto che mi piacciono le fossette, in generale- puntualizzò lei con naturalezza –Ma era una piccola bugia. A me piacciono le tue, e basta-.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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I'm caught in a dream 
and my dream's come true 
So hard to believe 
this is happening to me 
An amazing feeling 
comin' through






 


Scriveva con piacere quella lettera a suo zio, seduto su una delle morbide poltrone della Sala Comune. Il camino scoppiettava poco lontano da lui, spargendo sulla pergamena una luce piena di baluginii rossastri.
Lo zio gli aveva chiesto di scrivergli quanto più possibile, da quando gli aveva donato la piantina che in quei giorni cresceva a vista d’occhio sul comodino di Neville; di solito alla nonna le cose che davvero gli premevano non le raccontava, per vergogna, ma con lo zio era diverso. Era un uomo a volte un po’ burbero con lui, ma in generale simpatico e con una risata grassa e prolungata.
“… E la professoressa Umbridge è stata nominata Inquisitore Supremo pochi giorni fa, neanche a due settimane dall’inizio della scuola. È una persona davvero odiosa, zio, la si darebbe volentieri in pasto alla tua Dionea gigante! Adesso ha il permesso di cacciare i professori, ed è sempre a scrivere i suoi appunti durante le ore altrui. Per fortuna le lezioni di Erbologia le sembrano a posto… spero che cacci il professore di Pozioni, anche se sembra più interessata a mandar via quella di Divinazione, che è un po’ pazza, ma non è severa come il professor Piton.”
Si poggiò l’apice della piuma tra le labbra: cos’altro poteva scrivergli?
Quella mattina la sua classe aveva avuto la lezione di Erbologia: erano scesi per la strada scoscesa che portava alle serre, immersi nella frizzante frescura autunnale che faceva salire deboli brividi per il collo. L’aria aveva un intenso odor di pioggia, di umido, e le nuvole corpose e grigiastre promettevano effettivamente un acquazzone.
Si erano affrettati a raggiungere la serra, e la professoressa Sprite aveva mostrato loro un nuovo genere di pianta e i modi per curarlo. Quando Neville le aveva mostrato il suo piccolo tesoro, la Mimbulus mimbletonia, la donna si era tolta stupita i guanti  e aveva preso delicatamente tra le dita il vaso di coccio, complimentandosi sempre puù esterrefatta. Lui aveva sorriso, fiero e soddisfatto.
Certo, a nessuno a parte l’insegnante interessava della pianta:  Ernie McMillan faceva parlare tra loro i suoi guanti in una ridicola imitazione di burattini, e Justin lo guardava divertito. Harry, Hermione e Ron come al solito chiacchieravano tra loro, Dean e Seamus si stavano raccontando qualche barzelletta sconcia, Lavanda si osservava i capelli nel debole riflesso delle pareti vetrate e (Neville sperò di aver visto male) Calì si rovistava nella narice lontana dagli sguardi altrui.
Scosse la testa: non voleva proprio scrivere allo zio di quanta considerazione avessero i suoi compagni di lui e della pianta che gli aveva regalato.
Inoltre nella sua risposta avrebbe iniziato tutti i suoi soliti discorsi sul fatto che doveva farsi più forte e combattivo, e per Neville erano come un coltello nello stomaco. Se poi si metteva a dire che doveva trovarsi una ragazza, quel coltello iniziava sadicamente a rivoltarsi nella ferita.
Lo zio non capiva com’era difficile essere qualcuno a scuola, come l’essere considerati ed apprezzati fosse una preda ambita, e che c’erano già troppe bestie feroci che se la contendevano senza che anche lui entrasse a far parte della lotta.
Poteva parlare della lezione di Cura delle Creature Magiche: avevano fatto conoscenza con gli Asticelli. Era andato meglio di quanto sperasse grazie alla sua affinità con le piante, ma si era ritrovato comunque un grosso graffio sul labbro inferiore, che si era gonfiato e assumendo una sfumatura color prugna, mentre il taglio era di un rosso vivido.
il ricordo di quel pomeriggio gli fece fremere le dita, e sentì di nuovo  il cuore palpitare più convinto; deglutì per inumidirsi la gola secca e roca.
Quando la lezione era finita, avevano incrociato alle serre un gruppo di ragazzi del quarto anno uscire dalla serra accanto. Aveva salutato Ginny poco prima di accorgersi che, dietro di lei, c’era Luna;  la ragazza dai lunghi capelli biondi si era avvicinata ad Harry, trattenendo il fiato come in apnea, con le guance di solito candide che avevano raggiunto una colorazione rosea:-Credo che ColuiCheNonDeveEssereNominato è tornato e credo che tu abbia combattuto contro di lui e gli sei sfuggito-.
Aveva detto quelle parole tutte d’un fiato, con i grandi occhi celesti spalancati e i pugni stretti; Neville osservò la buffa macchia di terra che aveva sul naso all’insù, i due ravanelli color corallo al posto degli orecchini e i capelli legati in un strambo nodo disordinato in cima alla testa. “Anche lei crede ad Harry”, era l’unico pensiero di senso compiuto che era riuscito a formulare, e sentiva una strana euforia invadergli il corpo, una grande soddisfazione sfrecciargli a tutta velocità nelle vene.
Non toglieva gli occhi dal suo viso, ammirandone i tratti delicati, le guance lisce e lo sguardo sincero ed infantile della ragazza; mormorò tra sé che non si era sbagliato sulle sue ciglia.
Harry aveva ringraziato, in imbarazzo. Calì e Lavanda si erano messe a ridacchiare come loro solito. Neville non sopportava quei risolini, gli sembravano lo stridere di unghie su una lavagna; e in quel caso gli sembrarono ancora più insopportabili, visto che erano rivolte all’aspetto della ragazza.
-Ridete pure, ma la gente una volta non credeva che esistessero cose come il Cannolo Balbuziente o il Ricciorcorno Schiattoso- aveva detto Luna alzando il mento verso le due oche.
-Bè, avevano ragione, no? Il Cannolo Balbuziente e il Ricciocorno Schiattoso non esistono- aveva detto Hermione con tono spiccio e con la sua espressione di superiorità.
Luna le aveva lanciato uno sguardo furente e aveva stretto ancor di più i pugni, facendo gemere Neville al pensiero che le unghie le si fossero conficcate nella carne del palmo della mano; poi era corsa via, tra le risate generali della classe. Aveva cercato non far notare che fosse irritato ridendo forzatamente, ma il risultato era stato solo un sorriso sghembo e abbastanza inquietante.
Rimuginava su quel ricordo, ringraziando che la luce delle fiamme coprisse il suo viso paonazzo. Si chinò sulla pergamena, appoggiata sulle sue gambe in cima ad alcuni libri, e scribacchiò:”C’è una ragazza molto carina, a scuola. Non ha la mia età, è del quarto anno, ed è Corvonero. Se la vedessi ti piacerebbe, ne sono sicuro: è bassa ma esile, con la pelle pallida (a volte sembra proprio bianca), i capelli lunghi e biondi un po’ ondulati, e gli occhi grandi e color non-ti-scordar-di-me. È un po’ bizzarra (suo padre dirige il Cavillo, non so se hai presente…) ma a modo suo è particolare, e tra l’altro anche lei sostiene Harry. Quando lo ha detto, tutta la classe è scoppiata a ridere (ma perché portava degli orecchini a forma di rapanello. Anzi, penso che fossero proprio dei rapanelli veri) e lei se n’è andata furibonda. Non penso che sia stata la prima volta che la prendono in giro, e mi dispiace, sembra simpatica, in fondo.” Sentì un nodo alla gola: se la sentiva davvero di scrivere quelle cose a suo zio?
Inspirò per darsi coraggio e finì i saluti :”A parte questo tutto bene. La Mimbulus cresce benissimo. L’ho chiamata Augusta, ma non dirlo alla nonna. Rispondi presto, Neville.”
-Che stai facendo?-
Neville sussultò:-Niente!- nascose la pergamena dentro ad uno dei fascicoli e quaderni che teneva sulle gambe e li gettò nella borsa.
Hermione sorrise, cosa che tipicamente faceva prima di sciorinare un discorso di ore e ore. Neville ricordò che anche lei aveva avuto i denti pronunciati e sporgenti, ma se li era fatti mettere a posto due anni prima: chissà, magari poteva farlo anche lui…
-…è una cosa ingiusta, non credi anche tu? Quando mai si è sentito parlare di Difesa contro le Arti Oscure senza neanche provare a fare un incantesimo?! E so che tu credi ad Harry, quindi capisci in che situazione pericolosa ci troviamo!- Hermione stava dicendo ispirata il suo discorso, di cui Neville cercava di afferrare l’essenziale –Quindi questa è la mia proposta: alla prossima gita ad Hogsmeade, ci ritroviamo alla Testa di Porco e ne discutiamo insieme. Ci sarai, Neville?-
Lui rimase imbambolato qualche secondo per realizzare cosa le stava chiedendo. Difesa contro le Arti Oscure. Senza incantesimi. Umbridge. Testa di Porco.
-Ok! S-sì, ci sarò!- balbettò.
Hermione gli rivolse un sorriso a trentadue denti e se ne andò a lunghi passi, facendo sobbalzare la massa di capelli bruni e crespi.
 
 
 

Neville si strinse ancor di più la sciarpa intorno al collo, alzò il bavero e calò il cappello di lana coprendosi buona parte delle orecchie: faceva un freddo cane, ad Hogsmeade.
-Vieni, è da questa parte!- Dean lo precedeva a passo veloce.
Neville sbuffò e lo seguì correndo in modo goffo, mentre passava davanti ai Tre Manici di Scopa: quanto avrebbe voluto essere lì dentro, a bere una Burrobirra con i suoi compagni Grifondoro… ma aveva promesso a Hermione che si sarebbe presentato.
Una piccola folla di studenti si era raggruppata davanti al pub di second’ordine: pavimenti e finestre erano coperti di sudiciume, i tavoli di rozza fattura ospitavano strani clienti, la maggior parte incappucciata e gobba sopra il proprio sgabello; Neville arricciò il naso per l’odore stantio che gli ricordava una stalla di bovini.
C’era più gente di quanto potesse immaginare, e probabilmente anche più di quanta Harry si aspettasse: parlava impacciato alle accuse di Smith, sotto lo sguardo attento di tutti i presenti. Alla fine, supportato da Hermione, Ron e i gemelli, sembrava aver convinto tutti. Anche Neville era d’accordo: le lezioni della Umbridge non servivano a nulla, e lui sapeva bene a che cosa erano disposti a fare i Mangiamorte.
Sentì il petto comprimersi al pensiero dei suoi genitori, in quei lettini stretti dalle tendine tirate, al S.Mungo.
Fece scorrere gli occhi sui presenti e sussultò improvvisamente: Luna ascoltava con garbato interesse quello che stavano dicendo Harry e Hermione. Teneva le mani in grembo, coperte da un paio di guanti bianchi e rosa, e il suo naso sottile era arrossato. Neville sorrise teneramente.
-Secondo noi il motivo per cui la Umbridge non ci vuole addestrare alla Difesa contro le Arti Oscure- continuò Hermione nel suo infervorato parlare –Dev’essere perché è deve avere una sua idea folle che Silente possa usare gli studenti come una specie di esercito privato. Crede che possiamo mobilitarci contro il Ministero-.
Luna cinguettò, rompendo il silenzio che si era creato:-Questo ha un senso. Dopotutto, Caramell ha il suo esercito privato- sorrideva pacata.
-Cosa?- fece Harry.
-Ha un esercito di Eliopodi- il suo sorriso lasciò il posto ad un’espressione solenne.
-No che non ce l’ha!- la fulminò Hermione.
-Cosa sono gli Eliopodi?- chiese Neville, rivolgendosi a Luna; lei lo guardò negli occhi spalancando ancor di più i propri e iniziò a spiegargli:-Sono spiriti di fuoco: grandi creature fiammeggianti che cavalcano bruciando tutto ciò che…-
-Non esistono, Neville!- disse acida Hermione.
-Sì che esistono!- sbottò Luna, abbandonando con gli occhi il viso di Neville e concentrandosi su quello della ragazza –Ci sono moltissime testimonianze oculari. Se sei così ottusa che hai bisogno che le cose ti vengano ficcate sotto il naso…-
Ginny tossicchiò, interrompendo la discussione tra le due, e riportò tutti verso quello che era il vero argomento della riunione. Neville, però, continuava ad osservare di sottecchi la fronte corrucciata e le labbra serrate di Luna, che aveva incrociato le braccia con fare testardo. Non riusciva a capire perché fosse convinta di tutte quelle assurdità.
-Dovremmo tutti scrivere il nostro nome, per sapere chi è presente oggi. Ma credo anche che dovremmo essere tutti d’accordo di non divulgare ai quattro venti quello che stiamo facendo. Perciò, se firmate, acconsentirete a non raccontarlo alla Umbridge o a chiunque altro-.
Subito uno dei due gemelli si alzò e firmò, seguito a ruota dall’altro. Smith e McMillan sembravano particolarmente titubanti, ma alla fine firmarono, forse più perché messi alle strette che per altro. Anche lui firmò: gli interessavano davvero quelle lezioni di Difesa contro le Arti Oscure; in fondo aveva sempre serbato il desiderio di vendicare i suoi genitori, e se non altro erano assolutamente utili, nel clima di terrore in cui secondo sua nonna sarebbe sfociato il mondo magico quando tutti avrebbero capito la verità.
Uscì, il freddo pungente che gli infastidiva il viso; cercò inutilmente di tirare ancor più su il bavero della giacca e si guardò intorno: Dean se ne era già andato, come tutti, praticamente.
Eppure, a dondolarsi sui talloni accanto ad una vetrina c’era ancora Luna, con attorno al collo un’ingombrante sciarpa rosa e sopra la testa un cappello con pon-pon bianco; portava una gonna scura che a malapena si intravedeva sotto il lungo cappotto verde smeraldo, calze di nylon nere e degli stivali giallo canarino che producevano uno strano rumore mentre lei si dondolava.  
Non sembrava aspettare qualcuno o qualcosa: era semplicemente lì, ad osservare con aria trasognata le viuzze e i cornicioni innevati.
Strinse i pugni e inspirò profondamente; si avvicinò a passo dondolante e goffo, mentre il battito cardiaco accelerava mano a mano che si avvicinava alla ragazza.
-Ciao, Luna!-
Lei dapprima sembrò non capire chi aveva davanti; poi, come illuminata, lo salutò:-Ciao, Neville! O preferisci che ti chiami “Nessuno”, come Ulisse?- si tolse i guanti e li infilò nelle tasche con noncuranza.
Neville ricordò come si era presentato il primo giorno che si erano incontrati:-No, no- scosse la testa diventando rosso –Neville va benissimo!-
Lei sorrise, mostrando una dentatura dal candore quasi innaturale:-Sono contenta che almeno tu ti interessi a quello che dico, Nev. (“Nev!” pensò lui deglutendo a fatica “Mi chiama con un soprannome!”) Hermione è solo una stupida, sa solo imparare a memoria dai libri. Per questo non è una Corvonero, la sua intelligenza si ferma allo scimmiottare quello che altri hanno scoperto!-
Il ragazzo si sentì un po’ imbarazzato; lui non pensava che Hermione fosse stupida:-Bè, magari alcune tue teorie sono… sono un po’ strane, no?- evitò di guardarla in viso, e si concentrò sulla strada coperta di nevischio calpestato. Camminavano vicini, molto vicini. Le loro mani ondeggiavano una accanto all’altra, quella affusolata di Luna e quella grande e larga di Neville. Con il cuore che gli pulsava a mille cercava di trattenersi dal gesto stupido di prenderle la mano.
-Sì, sono strane, come dici tu- annuì Luna tranquilla –Ma tutte i grandi maghi sono parsi strani. Cosa pensi, che quando il primo mago che scoprì i Camufloni non venne preso per pazzo? Scimmioni invisibili, chiunque la crederebbe un’assurdità! Eppure esistevano, proprio così- sgranò i grossi occhi e lo guardò intensamente con un sorriso angelico  -Forse qualche creatura non esisterà davvero, ma io credo che quelle che mio padre dice che esistono, esistono. Lui non si fa problemi con gli scettici o con le opinioni altrui. È molto coraggioso, difende le sue opinioni, e anche io voglio essere come lui-.
Neville ci rifletté. Quel discorso gli appariva sensato quanto completamente illogico. Probabilmente il padre di Luna voleva solo che la figlia vivesse in un mondo che le piacesse, che le spalancasse le porte dell’impossibile. Se questo fosse da biasimare o no, non ne aveva idea. In fondo, chi poteva dire se erano davvero solo sciocchezze? Forse Caramell teneva davvero degli Eliopodi in cantina. E non erano forse più assurde le congetture sull’acquisire il potere assoluto del Signore Oscuro e dei suoi seguaci? Qual era la vera pazzia?
-È bello che tu voglia seguire le orme di tuo padre. Tieni sempre la testa alta, in qualsiasi situazione. Vorrei riuscirsi anche io- disse con un sorriso triste Neville –Ma la gente vede solo come sei fuori. Nessuno è disposto a cercare delle tue qualità. O forse nel mio caso proprio non ce ne sono, probabilmente!- alzò le braccia come per rendere quella frase qualcosa di comico, ma suonò tremendamente vera.
Luna sembrava contrariata. Ormai erano arrivati alle porte di Hogwarts.
“Non ricordavo che la strada fosse così breve” si disse Neville dispiaciuto.
Luna lo guardò con i grossi occhi che parevano d’argento e gli disse, immersa nella sua solita espressione sognante:-Non c’è bisogno di vedere, per crederci. Basta avere fiducia. Non penso che tu sia senza qualità, anzi. Sono solo molto nascoste dentro la tua anima, invisibili agli occhi-.
Aveva ricominciato a fioccare una leggera neve, che si impigliava nei capelli fluenti di Luna, e le adornavano la chioma.
-Grazie, Luna- le fece un largo sorriso.
Luna fece una strana espressione, e il sorriso subito si spense sul viso di Neville, imbarazzato. Erano forse i suoi denti, o quella strana forma che prendevano le sue guance quando sorrideva così?
-Hai… hai una fossetta, quando sorridi- disse dolcemente Luna, accarezzandogli la guancia sinistra con la mano; Neville sentì il cuore esplodere letteralmente tra i polmoni e smorzargli il respiro.
-Sono così carine, le fossette- disse semplicemente, con quella sua voce limpida e bambina –Allora ci vediamo, Nev!- lo salutò, poi saltellò con spensieratezza per i corridoi della scuola, diretta al suo dormitorio.
Neville rimase impietrito sulla soglia. Lentamente si sfiorò la guancia, il tocco delle dita fredde della ragazza ancora impresso sulla pelle e nella memoria.
La seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve per una rampa di scale.
A passo lento, ancora inebetito, si diresse verso la Sala Comune.
-Neville, dov’eri finito?- gli sorrise Seamus –Vieni, io e Dean siamo in dormitorio a chiacchierare!-
Annuì. Capiva sempre meno di quello che gli stava succedendo, o forse stava capendo, ma si rifiutava di ammetterlo a chiunque, soprattutto a sé stesso.
Dean era seduto sul suo letto, aspettando l’amico:-Oh, ciao Neville! Ti unisci a noi?-
-Continua a raccontare, dai, Dean!- lo intimò Seamus.
-Ok, avete presente Ginny, che sta con quel cascamorto di Corner? Sono certo che oggi continuava a guardare me!- disse con aria euforica e divertita –Con Ginny ci starei, dai. Fa tanto la timida, ma è una ragazza facile, alla fine. Guarda con che velocità ha cambiato idea da Harry a Michael!-
-A me non dispiacerebbe uscire con Katie Bell- disse Seamus con aria sognante –Ha due tette enormi…- Neville fece un risolino alla vista dello sguardo ebete del compagno, ma si sentiva a disagio.
-Per lei sei praticamente un bamboccio- disse Dean, convinto –Neville, secondo te chi è meglio, Ginny o Calì?-
-Non so, ecco, Ginny è più simpatica…-
Seamus emise un piccolo sbuffo:-Non in quel senso, Dean deve solo trovare qualcuna con cui consumare il primo bacio- lo guardò con aria di scherno.
-Ehi, ho quattordici anni, non sono in ritardo, no?- disse l’altro senza perdere il sorriso –Se tu ti sbaciucchi le Tassorosso in estate non è affar nostro!-
-Ah, ecco, no so…- Neville si fece sempre più rosso.
-Ehi, Dean, anche Neville se non sbaglio è a corto di baci!- rise Seamus amichevole.
-Oh, ecco, io…- non riusciva più a spiccicare parola, sentiva la bocca impastata. Onestamente a volte si chiedeva se ne avrebbe mai avuta una, di ragazza. Baciarne era un problema successivo.
-Ehi, tu sei amico di Ginny! Potresti aiutarmi- disse Dean con un ghigno sulle labbra.
-Già! Dai Neville, dinne una anche te! Ti aiuteremo noi!- disse Seamus dandogli una pacca sulla spalla –Una qualsiasi, non so. Una ragazza che ti piace!-
Ecco. L'aveva lì sulla punta della lingua.
“Luna”, pensò, “A me piace Luna”.
Sentì delle catene spezzarsi, nella sua anima, come se quel pensiero fosse la confessione che lo liberava di prigione.
“A me piace Luna Lovegood” si ripeté, come se quelle parole gli suonassero impossibili.
Davanti ai suoi occhi vide comparire le mani sottili e ghiacciate di lei, i suoi strambi vestiti, i capelli intrisi di nevischio, le labbra, gli occhi argentei e profondi.
-Allora?- chiese Dean.
Aprì la bocca, senza emettere alcun suono; non voleva che gli altri lo sapessero. Era un suo segreto, suo e di nessun’altro. Quei due non potevano capire fino in fondo cosa provasse ogni volta che incontrava quel viso dall’aria sognante o sentiva la sua voce tenera e infantile. Disse un nome a caso, il primo che gli venne in mente.
Mentre gli altri due si consultavano con entusiasmo su quello che aveva appena detto, Neville sentì spargersi per tutto il suo corpo un’euforia incredibile, come se la felicità avesse preso forma e sostanza e gli sgorgasse dal cuore, stregandogli le vene.
Luna.
Era così ovvio, si disse, fin dal primo momento che l’aveva vista! Perché ne era rimasto così sconvolto? Sì, era una ragazza strana, ma era questo a renderla speciale.
-Vado, ci vediamo a cena!-
-Ok, Neville! Non ti preoccupare, ti aiuteremo noi con la Abbott!- lo salutò Seamus.
Il ragazzo rifletté pochi secondi su quella frase, capendo che aveva detto “Hannah”. Ma che gli importava, a lui piaceva Luna! A metà delle scale scoppiò in una fragorosa risata d’allegria, e ben poco gli importò degli sguardi perplessi o divertiti di alcuni Serpeverde del secondo anno.
Canticchiava un motivetto inventato sul momento mentre si sedeva al tavolo dei Grifondoro e addentava allegro la sua cena a base di polpettone e verdure miste. Tra i Corvonero, con i vistosi rapanelli alle orecchie, spiccava Luna. Si sentì arrossire come non mai, e guardandosi la mano si accorse di tremare.
-Tutto bene, Neville?- Ginny sembrava preoccupata –Sembra che tu abbia preso la febbre-.
-Io? No no!- disse, posando la forchetta e cercando invano di calmarsi –Senti, non è che ti andrebbe di uscire con Dean?- le disse senza togliersi dal viso il sorriso affabile.
Ginny fece una smorfia divertita:-Sì, hai decisamente la febbre!-
Lui ricominciò a mangiare vorace la sua cena. Era riuscito a parlarle, e già questo gli sembrava un enorme passo avanti. E avevano camminato insieme al ritorno, così vicini che avrebbero potuto tenersi per mano.
Poteva riuscirci.
Avrebbe messo da parte la timidezza con tutte le sue forze, lottando contro le proprie insicurezze.
Per Luna.








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SPAZIO AUTRICE: Spero vi piaccia, mi sono impegnata buona parte di questo altrimenti noioso pomeriggio per scriverla xD
Finalmente, si direbbe, il caro piccolo Neville sembra mettere in moto le rotelle! Riuscirà a mantenere i suoi buoni propositi? u.u
*lo scopriremo nella prossima puntata!* no, scherzo. Diciamo che cercherò di metterci i bastoni tra le ruote :3 (Odiatemi, grazie!)
l'introduzione è un omaggio a Mercury :)
Un grazie a chi ha recensito, un grazie di cuore! *___* ♥


Nina.
   
 
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