Hic et nunc.
Reality is over-rated.
- Sometimes, when it is going badly,
- she wonders if what she believes to be a love of
- the written word
- is really just a fetish for stationary.
- Quando Emma aprì la porta della
libreria quella mattina di fine gennaio, il signor Marshall come sempre scosse
il capo facendole capire che dallo scorso venerdì nulla era cambiato.
- Le copie del suo libro erano ancora
lì, intatte, poste tra uno scaffale polveroso e soprattutto senza nessuno che
le acquistasse.
- Emma sospirò rassegnata all’idea di
doversi mettere a cercare un lavoro serio, e non un passatempo come lo definiva
spesso sua madre. Ovviamente nessuno della sua famiglia aveva letto il romanzo
in questione, neppure Micheal, il suo fidanzato, e ciò anche se non voleva
darlo a mostrare l’aveva ferita. Nessuno credeva in lei, nemmeno le persone che
avrebbero dovuto: sostenerla, amarla, incoraggiarla.
- «Mi dispiace Em», disse Tom, non appena vide i suoi occhi farsi
man mano più lucidi e rispecchiare immediatamente la sua delusione. Sapeva che
era da stupidi mettersi a piangere, ma il pensiero di avere fallito le
squarciava il petto, il pensiero di non aver fatto capire a tutti chi fosse
realmente la distruggeva.
- Tirò su con il naso fingendo un
mezzo sorriso. «Non preoccuparti, faccio un giro. »
- Detto ciò, sparì tra i
corridoi della Shipley, iniziando a rovistare tra gli scaffali alla ricerca di
un libro che le facesse staccare la spina per un po’, alla ricerca di qualche
racconto harmony che la facesse sognare. Man mano che camminava, ripensava alla
sua vita, a quanto fosse patetica e vuota, a quante delusioni avesse
riscontrato durante i suoi quasi ventotto anni.
- Quasi perché mancavano quattro settimane
al suo compleanno che avrebbe sicuramente trascorso a casa dei suoi genitori
con Micheal, parlando di quanto la sua vita fosse uno sfacelo e una delusione
per i suoi genitori.
- Sia sua madre che suo padre
pensavano che fosse davvero ignobile non seguire le orme della famiglia, ovvero
frequentare medicina, per mettersi a scrivere romanzetti da poche
sterline. E sapere che avevano ragione le stava attanagliando l’anima.
- Dopo aver letto un paio di trame
decise di prendere “Un giorno” di David Nicholls, consigliatole da sua sorella
maggiore Mallory qualche settimana prima.
- Mallory….
- La sorella perfetta.
- Già sposata con un marito
raccomandabile e ricco, una carriera brillante e la completa adorazione da
parte dei loro genitori.
- Quante volte si era sentita ripetere
la frase: “Magari fossi un po’ di più come tua sorella e non con la testa
sempre fra i libri.”
- Perché nessuno voleva capirla?
Perché?
- Sconsolata si avvicinò verso lo
scaffale dove era riposto il suo romanzo, fissandolo con un misto di odio e
sofferenza.
- Il
retrogusto del cioccolato, di Emma Mills.
- Cosa c’era che non andava con quello
scritto? Perchè la casa editrice lo aveva promosso con entusiasmoe invece
nessuno lo voleva leggere?
- Tirò su con il naso, quando sentì
all’improvviso una presenza dietro di lei, qualcosa le aveva sfiorato il
braccio.
- « E’ davvero bello, l’ho letto in
viaggio poco tempo fa... dovrebbe comprarlo. »
- Emma si voltò paralizzata, un po’
perché le pareva tanto assurdo che qualcuno stesse commentando il suo libro, e
un po’ perché la voce di quell’uomo sembrava estremamente attraente. Si, attraente
era la parola migliore per definirla.
- Alzò gli occhi spaventata e anche
leggermente perplessa incontrando due occhi profondi marroni osservarla con
attenzione.
- « Scusi? »
- Il ragazzo, sicuramente su una
ventina d’anni, sorrise mostrando la dentatura pressoché perfetta, ed Emma
credette di essere in paradiso. La pelle chiara, il viso marcato da degli
zigomi pronunciati, le labbra carnose e le ciglia lunghissime. Non aveva mai
visto un uomo più fascinoso.
- «Mi è capitato di leggere questo
libro qualche settimana fa... E’ davvero bello. »
- Bello? Qualcuno aveva definito
il suo libro bello? La ragazza, nonché autrice del libro, dovette
aggrapparsi allo scaffale per non ciondolare; sentiva le gambe molli, come se
si fosse trovata improvvisamente in un sogno.
- «Io.. » , non riusciva a trovare le
parole giuste, come se tutti i pensieri coerenti che formulava poi perdessero
improvvisamente senso.
- « Sono Carter, molto piacere... »
Il ragazzo dalla pelle color nocciola, allungò una mano verso di lei,
probabilmente aspettando una risposta. Emma rimase un secondo perplessa, non
poteva certo presentarsi come Emma Mills; si sentiva in imbarazzo.
- « Em. » , disse poi
semplicemente stringendo quella mano dalle dita lunghe e affusolate, grande, ma
soprattutto calda a contatto con la sua. Una serie di brividi le percorsero la
schiena, e non erano dovuto alla temperatura invernale di Londra.
- L’unico ragazzo sulla terra che
aveva definito il suo libro: bello.
- Bello.
- Quella parola continuava a
riecheggiarle nelle orecchie, come se fosse la più bella del mondo.
- «Stavi cercando un libro in
particolare? » , chiese lui continuandola ad osservare con attenzione,
curiosità.
- Come se lei, fosse il libro da
leggere.
- La verità era che Emma non era per
niente interessante, almeno a detta sua. Ragazza anonima, era stato
spesso il suo nickname su internet.
- Capelli castani, portati quasi
sempre legati, due occhi color castano, ma che lei copriva con una montatura di
occhiali. Un fisico asciutto, magro, ma l’assenza di curve era sempre stato il
suo tallone di achille. Una misera seconda di reggiseno.
- « In verità… no», rispose rendendosi conto di essersi persa a fissare il
vuoto.
- « Vieni qui spesso? »
- « Si, adoro le librerie. Hanno un
profumo che mi fa impazzire. »
- Lui sembro concordare. « Già, anche
se preferisco l’odore dei libri antichi. »
- Senza rendersene conto Emma sorrise
istintivamente, forse perché aveva trovato qualcuno con cui condividere una
passione, senza che quest’ultimo la credesse una perfetta idiota.
- Quando aveva confidato a Micheal
quel particolare la sua risposta era stata una risata. « Come se i libri
profumassero. » , aveva detto.
- «Ti va di andare a prendere un caffè
qui davanti? Sono ottimi e non ho fatto colazione. »
- Era un invito?
- Ovvio che lo era, ma perché stava
invitando lei? Una ragazza sulla soglia dei trent’anni che non aveva nulla di
interessante.
- «Io dovrei tornare a casa. »
- « Giuro che ti rubo solo dieci
minuti. »
- Sorrisero insieme, e dopo di che
Emma annuì. « D’accordo. »
- Come poteva rifiutare? Probabilmente
se ne sarebbe pentita per il resto della sua vita.
- Quando passarono davanti al bancone,
Tom salutò Emma con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto. « A
venerdì. »
- « Ciao Tom. »
- Le sopracciglia del ragazzo si
aggrottarono. « Sembra conoscerti molto bene. »
- «Vengo qui una volta alla settimana,
se non di più.»
- Il ragazzo annuì, continuando a camminare
verso Starbucks. Era così strana quella situazione. Emma aveva accettato di
prendere un caffè con un perfetto sconosciuto, uno sconosciuto che chissà
perché aveva letto il suo libro. Uno sconosciuto che lo aveva commentato
utilizzando l’aggettivo bello. E lei non sembrava pentirsene affatto.
- Soprattutto perché era il ragazzo
più fascinoso che avesse mai visto.
- Soprattutto perché adorava i libri.
- Soprattutto perché la guardava con
attenzione, non dandola per scontata. Aveva ascoltato con curiosità le poche
parole che gli aveva rivolto.
- « Ti piace il caffè? », chiese
interrompendo i suoi pensieri confusi e contorti.
- « Bevo un litro di caffè al giorno,
certo che mi piace! ». Emma si pentì subito di aver risposto con tale
entusiasmo.
- « Ah beh, oltre a due amanti dei
libri, siamo anche due caffeinomani a quanto pare. »
- La ragazza rise piano, entrando nel
bar seguita a ruota da Carter.
- « Ehi Em, sei in compagnia oggi!
» Le disse Amanda non appena la vide comparire sulla soglia del locale.
- Carter la fissò divertito. «
Immagino che tu venga anche qui, molto spesso. »
- « Immagini bene.» Arrossì
senza rendersene conto.
- Lui annuì dirigendosi verso la
cameriera per ordinare.
- « Io prendo un caffè espresso
e per te? »
- « Un muffin ai mirtilli e un
cappuccino. » Rispose lei sempre mantenendo un sorriso sul suo volto.
- Carter da vero gentiluomo la fece
accomodare al tavolo che dava di fronte alla vetrata imbiancata.
- Londra era completamente ricoperta
di un soffice strato di neve e anche se ad Em non piaceva molto il freddo,
adorava quel periodo dell’anno.
- Adorava la neve.
- Forse perché tutte le cose più belle
della sua vita erano capitate tra quei fiocchi di acqua ghiacciata.
- E forse, anche quell’incontro era
destinato ad essere custodito tra di essi.
- Rimasero in silenzio ad aspettare
che arrivasse Amanda con le loro ordinazioni, Em guardava fuori dalla
vetrata, e Carter guardava lei.
- Sentiva il suo sguardo addosso e non
poteva che esserne lusingata.
- « Abiti in zona? » ,le chiese
poi all’improvviso lui.
- « Dieci minuti di treno, e un quarto
d’ora di metropolitana. »
- « Wow, deve starti proprio a cuore
quella libreria.. »
- Già, l’unica libreria che vendeva le
copie del suo romanzo.
- Vennero interrotti da Amanda che con
un sorriso che la sapeva alla lunga diede i caffè e il muffin. Fece
l’occhiolino ad Emma e poi se ne tornò dietro al bancone canticchiando.
- Quella donna era davvero
incredibile.
- « Posso farti una domanda che
ti sembrerà al quanto stupida? » ,chiese poi d’un tratto Emma mentre iniziava a
spezzettare come al suo solito il muffin.
- «Certo, anche se dubito altamente
che sia stupida. »
- « Mi racconti perché ti è piaciuto Il
Retrogusto del Cioccolato? »
- Carter sorseggiò il caffè, e Emma si
incantò un secondo a fissare il suo collo, abbronzato ed estremamente sensuale.
- E lei era fidanzata.
- Scosse la testa cercando di
abbassare lo sguardo e aspettando che Carter le rispondesse.
- « Beh... solitamente non amo i
romanzi d’amore. Forse perché tutte le storie che mi sono capitate di leggere
erano banali, scritte da donne senza moralità. Te lo dice uno che ha dovuto
leggersi Twilight perché la sorella minore lo ha costretto. »
- Emma rise portandosi una mano alla
bocca.
- « Comunque, questo libro non è
per niente scontato. Finalmente è una storia vera, che parla di personaggi
veri, con difetti e quant’altro. Quello secondo me è l’amore vero. L’amore tra
un vampiro e un’umana per quanto sia attraente non mi interessa. L’amore deve
avere il retrogusto amaro del cioccolato. »
- Una soddisfazione notevole iniziò a
crescere nel petto della ragazza, soprattutto quando lui le disse che davvero
le consigliava di leggerlo.
- Quanto era strana e assurda quella
situazione da uno a dieci?
- Iniziò a bere il suo cappuccino e
all’improvviso capì che c’era qualcosa che non andava visto che Carter aveva
iniziato a ridere sguaiatamente.
- « Che c’è? »
- « Sei sporca di schiuma», disse lui. « Proprio qui. »
- E si avvicinò con un fazzoletto
verso il viso di Em, proprio come nella pubblicità. La scena le sembrò che
fosse rallentata, perché lei la stava come vivendo in slow motion.
- Passò il fazzoletto di carta verso
il labbro della ragazza con estrema lentezza e la guardò negli occhi con un
mezzo sorriso stampato sulla bocca.
- Sguardi, i loro sguardi erano
incatenati e le guance di Emma erano sempre più tendenti al violaceo.
- «Sei a posto.»
- « G.. grazie. »
- « Di nulla. »
- E si sorrisero timidamente.
- Continuarono a mangiare e bere,
anche se qualche volta i loro sguardi si univano e Emma sentiva una morsa stringerle
lo stomaco.
- Cosa le stava succedendo? Perché
continuava a guardare quel ragazzo, quando Micheal, il suo fidanzato la
aspettava a casa?
- «Vieni spesso alla Shipley, tu? »
Ora era il suo turno di chiedere.
- « Ci sono stato la settimana scorsa
e mi è piaciuta... è piccola e accogliente e come avrai notato adoro i libri. »
- «Già... ma quindi tu sei... cioè
studi qui a Londra? »
- Carter rise piano. « Studiare? Non
sono uno studente Em... »
- Emma sbiancò all’improvviso.
- « Quanti anni mi dai? » Le
chiese lui dopo poco, con un tono di voce misto tra la curiosità e il
divertimento.
- « Ventidue? »
- « Aggiungicene dieci e ci sei
quasi.»
- Okay, la stava prendendo in giro.
Non era possibile che quel ragazzo fosse più vecchio di lei. Di quattro anni
addirittura.
- « Tu... tu hai trentadue anni? »
- «Mm...mm. »
- « Lo sai vero che sembri più
giovane? »
- Il ragazzo abbassò lo sguardo
compiaciuto. « E tu quanti anni hai? »
- « Ventotto tra quattro settimane. »
- « Anche tu sembri più giovane,
comunque. » Le disse facendola rimanere a bocca aperta.
- Spesso le dicevano che dava l’idea
di una quarantenne indaffarata, e lui aveva detto che sembrava più giovane?
- Doveva esserci per forza una
telecamera nascosta in quel bar, non c’era altra spiegazione logica a tutto
ciò.
- E si stava mettendo nei pasticci,
non solo perché Micheal la stava aspettando a casa, ma perché a lei quel Carter
stava iniziando a piacere.
- « Io dovrei andare. »
- Il ragazzo annuì sorridendo, e
quando si alzarono per andare a pagare la superò e la costrinse a riporre il
portafoglio nella borsa.
- « Così sarai costretta a ricambiare.
» Le diede come spiegazione non abbandonando il sorriso.
- Emma ricambiò anche se sapeva dentro
di lei che quel ragazzo non l’avrebbe visto mai più.
- Sarebbe scomparso in un secondo così
come era entrato nella sua vita.
- «Grazie mille per il cappuccino e il
muffin. Sono stata bene. »
- «Grazie a te, Em.»
-
- Emma non fece altro che pensare a
quell’incontro durante il viaggio di ritorno. Durante la metropolitana, durante
i venti minuti di treno.
- Mentre passeggiava per il viale che
portava a casa sua.
- Si sentiva inspiegabilmente
inquieta, come se avesse paura a rientrare nel suo appartamento con Mike.
- Quando fu davanti alla porta,
aspettò qualche secondo prima di tirare fuori le chiavi. Cercò di calmare
quella strana sensazione dentro di lei, e non prima di aver preso un lungo
respiro, infilò la chiave nella toppa ed entrò.
- La voce del suo fidanzato fu la
prima cosa che sentì.
- « Dove sei stata? »
- Il suo tono inquisitorio la fece
sbuffare.
- « Alla libreria. »
- « Ti ho chiamato», continuò lui.
- «Ho lasciato il cellulare qui. Hai
fame? »
- «Si. »
- Ovviamente era Emma che si doveva
preoccupare del cibo, di ogni cosa a dire il vero. Abitavano insieme da anni
ormai, ed erano anni che Micheal non alzava un dito.
- La casa era piccola, ma il lavoro
non mancava. Soprattutto se si trattava di lavare i suoi vestiti e preoccuparsi
del pranzo e della cena.
- Quanto avrebbe voluto Emma tornare a
casa e trovare il bagno caldo, pronto per lei; la tavola apparecchiata e il
letto fatto.
- Ma Micheal aveva un lavoro vero. Non
stava seduto sulla sua scrivania a scrivere romanzetti d’amore.
- Micheal doveva fare i turni al
ristorante.
- Micheal non la capiva.
- Nessuno la capiva a dire il vero,
tranne il ragazzo appena conosciuto alla Shipley.
- Emma sospirò lentamente
appoggiandosi allo scaffale della cucina e passandosi una mano sulla fronte.
- Avrebbe voluto scomparire, andarsene
in qualche città della Francia o dell’Italia e non tornare mai più.
- Abbandonare quella vita che non le
apparteneva.
- «Em, tua madre prima ha chiamato.
Per quanto ancora hai intenzione di evitarla? »
- «Fino a quando imparerà che sono una
donna, e che come tale ho bisogno di rispetto. » Rispose acida, mettendo
in forno l’avanzo di lasagne della sera prima.
- «Non fare la scontrosa. Vieni qui
sul divano.. »
- Sciacquò le mani, e si sedette sulle
gambe del suo fidanzato continuando a ripensare però, allo strano incontro che
aveva fatto quella mattina.
- A quel ragazzo dalle ciglia
lunghissime, la pelle profumata e gli occhi color del cioccolato.
- « Cosa fai oggi pomeriggio? », le
chiese carezzandole la schiena e baciandole lentamente il collo.
- «Devo andare a casa della signora Donovan.
Ha bisogno che qualcuno la aiuti a sistemare la biblioteca del marito. »
- Posò un bacio sulla sua spalla
facendola rabbrividire.
- «Tu e i tuoi libri... »
- « Io e i miei libri, cosa? » Perché
continuava ad essere così scontrosa e acida?
- «A volte ho paura che tu sia
innamorata più di loro che di me. »
- E quella frase la fece scattare. «
Vado a controllare le lasagne. »
- « Em, scherzavo non fare la... »
- Ma lei si era già chiusa in cucina.
- Una lacrima percorse il viso di Emma
quando con rammarico scoprì che aveva bruciato le lasagne. Non riusciva a
capire il perché della sua irrequietezza, sapeva solamente che l’incontro di
quella mattina l’aveva resa vulnerabile e forse anche leggermente insofferente.
- Bello. Così
aveva definito il suo libro.
- Carter.
- Sospirò rassegnata e iniziando a
scongelare il pollo, visto che ormai il piatto che aveva infornato era nero e
fumante.
-
- *** ***
- Verso le tre del pomeriggio andò a
casa della signora Donovan sperando di porre fine a quella lotta interiore che
le attanagliava l’animo.
- La vecchia dirimpettaia quando la
vide sorrise, contenta che fosse andata lì per aiutarla.
- Phillis adorava Emma.
- Phillis aveva letto il suo libro.
- Emma era semplice, sempre pronta ad
aiutare chi fosse in difficoltà, e visto che il marito della signora Donovan
era mancato quello stesso anno, spesso era andata a trovarla.
- Parlavano di tutti, di libri, di
uomini, persino di sesso.
- Un pomeriggio mentre stavano
prendendo il tè in veranda, quella pazza quanto simpatica donna le chiese come
andassero le cose sotto le coperte tra lei e Micheal.
- Ragazzo che non le piaceva per nulla
per altro e spesso non si era fatta problemi a farglielo notare.
- «Emma! » La salutò mentre le
circondava le spalle con un braccio facendola entrare.
- « Come stai tesoro? »
- Em si sforzò di sorridere e apparire
serena. «Tutto bene. »
- «Mmm... quel faccino non le ma
racconta giusta. Vieni, metto su del tè. »
- Si spostarono in cucina sedute l’una
accanto all’altra, mentre la signora Phillis faceva di tutto per farsi
raccontare da Emma cosa non andasse.
- Non potendone fare a meno Em, iniziò
a raccontarle l’incontro di quel mattino, mentre Phillis la guardava con uno
sguardo che la diceva alla lunga.
- «Quindi.,. lo rivedrai? » , l e
chiese quando finì di parlare.
- « Non credo. »
- «Perché no? »
- «Beh...»
- «Diamine hai detto che ha un
bel culo, no? »
- « Phillis! Sono fidanzata e lei...
» Emma continuava a sorprendersi di quanto fosse sboccata e senza
inibizione quella donna di ottanta e passa anni.
- «Io sono vedova e tu dovresti
mollare quel cascamorto che ti trovi come fidanzato. »
- La ragazza rise forte, iniziando a
scuotere la testa. « Allora, dovevamo mettere via dei libri o no? »
- La signora Donovan sbuffò. «E io che
volevo sapere i dettagli piccanti…. »
- I dettagli piccanti però non
c’erano. C’erano solo nella testa di Emma che continuava a flagellarsi dandosi
un pizzicotto sul braccio ogni qual volta il suo pensiero andasse verso gli
occhi e il viso di Carter.
- Possibile che un semplice incontro
con un ragazzo sconosciuto e che non avrebbe rivisto mai più l’avesse sconvolta
così tanto?
- «Mi dispiace deluderti Phillis, ma
l’unica cosa di piccante che ho fatto oggi è stata il pollo alle erbe.. »
- La vecchia le diede un buffetto
sulla guancia, e la fece andare verso la biblioteca.
- «La mia Emma... devi imparare a
lasciarti andare e vivere, tesoro mio. »
- «E vivere e lasciarmi andare…
implicherebbe lasciare il mio fidanzato? »
- Phillis alzò le spalle, facendole
l’occhiolino. «Sono sicura che l’incontro di oggi non sia stato casuale... e
sono sicura che presto inizierai a vivere la tua vita come si deve. »
- Emma espirò dal naso, sedendosi per
terra a gambe incrociate e iniziando ad esaminare le pile di libri riposte sul
pavimento.
- «Come devo dividerli? »
- «Scegli tu, io sono stanca.. vado a
vedere Friends, ci sono le repliche. » E detto questo se ne andò lasciandola
lì, impreparata a dare ascolto ai suoi pensieri.
- Per la prima volta dopo molto tempo,
una parte piccola di lei ma fastidiosa capì che c’era qualcosa che mancava
nella sua vita.
- E non era il successo, una carriera,
l’amore dei suoi genitori.
- Quello che le mancava era un uomo, un uomo che capisse chi fosse per ciò che era.
- Ma la realtà era decisamente sopravvalutata.
Note:
Questa storia è nata alla Feltrinelli di via XX settembre. Girovagavo da sola fra gli scaffali alla ricerca di un libro e non so come nè il perchè, ma ho iniziato ad immedesimarmi in Em.
La trama ha iniziato a formarsi nella mia testa, tanto da sapere già con esattezza il finale.
Mi sono innamorata di questi due personaggi e spero che qualcuno faccia altrettanto.
Ringrazio la mia grande e grossa nonna a cui ho fatto leggere questo primo capitolo. Phillis è ispirata a lei.
E' la mia prima Long- Originale / Romantica che scrivo e mi piacerebbe davvero avere un vostro parere, bello o brutto che sia.
Gli aggiornamenti avverranno una volta ogni una / due settimane.
Bene, credo di aver detto tutto.
Grazie a chi leggerà, se ci sarà qualcuno ovviamente.
Un bacione,
Martina.