La croce è stata il suo primo regalo con l'intenzione di esserlo. Il primo regalo sofferto e ponderato. Pensando a cosa donargli non aveva dormito, tormentandosi con immagini dell'amico che faceva facce strane di fronte ad un regalo ancora offuscato.

Alla fine aveva deciso per la cosa più banale, la prima che poteva venirgli in mente. E, sorprendentemente, la sua reazione era stata positiva. A ripensarci, ha cominciato a pensare che fosse dolce proprio in quel momento.

Non ha smesso, nonostante i continui commenti su quanto sia irritante, le spinte nella schiena, le evocazioni dei nisse... semplicemente perché basta rivedere quella croce per pensare a tutta una serie di espressioni che ha visto nascere sul suo viso e che hanno cancellato ogni singolo momento negativo.

Dal primo, timido sorriso rivoltogli nel momento in cui aveva ricevuto l'oggetto, accompagnato da un leggero rossore e dallo stupore nei suoi occhi. La sua sottile ironia, difficile da capire, all'inizio. Il modo in cui lo sorprende ad osservarlo, con l'ombra di un sorriso sulle labbra.

Ogni cosa è collegata alla croce, anche l'ultimo che hanno condiviso.

Non ha smesso, da allora, di indossarla, agganciata ad una sottile collana, sotto i vestiti.

E' sempre stato attaccato ai ricordi che evocano gli oggetti. Ha sempre avuto l'abitudine di circondarsi di oggetti, con i loro ricordi ineluttabilmente ancorati, pur sapendo che alcuni avrebbero finito per fargli soltanto del male.

Per questo non ha spostato nulla, non ha buttato neppure le cose più stupide. Come se dovesse tornare, da un momento all'altro. Forse perché, in fondo, non può fare a meno di sperarci.

Come ha tenuto l'intricata e mai conclusa struttura di mattoncini colorati che Islanda era solito ampliare all'infinito, ogni volta che andava a trovarlo, così non ha buttato nulla di quello che testimonia che, un tempo, lontano o vicino che sia, hanno vissuto insieme, hanno condiviso attimi ed anni.

Non vuole perdere neppure un oggetto che gli ricordi che ha amato ed è stato amato da una nazione, ormai scomparsa, chiamata Norvegia.

 

“Non sarà una bella morte.”

“La tua non lo sarebbe in nessun caso. Lasciami stare con te fino alla fine. Non vuoi?”

“Puoi abbracciarmi?”

“Non ti lascerò un solo istante.”

Non gli chiede se ha paura. Non gli chiede se il pensiero della morte gli fa pensare a tutto quello che sta per perdere e lasciare indietro. Lo sa. Nel momento stesso in cui lo cerca in silenzio e nasconde la testa nel suo petto, lo sa.

 

 

 

Note

 

Ed è finita. Probabilmente in pochi si aspettavano un finale del genere, preferendo optare per una semplice rottura.

Mi è piaciuto davvero tanto scrivere questa storia. Mi è venuta in mente una mattina e l’ho dovuta appuntare da qualche parte e, da quel momento in poi, scriverla è diventato un obbligo.

Il portatile tornerà domani, probabilmente e, la prima cosa che farò –dopo aver installato OpenOffice- sarà rileggere le vostre recensioni e rispondere. E’ una cosa che mi manca fin troppo. :)

{A proposito, ho ceduto alla ‘moda’ ed ho aperto una pagina FB. Se volete parlottare con me di pairing/storie e anche consigliarmi cose da leggere, mi trovate lì. Aggiorno piuttosto spesso. Il link è questo: http://www.facebook.com/pages/AmyLerajie/132070840217274 }