Aspettando la conclusione della mia long-fiction "I've got you under my skin", una piccola song-ficition sulle note della BELLISSIMA canzone omonima di Emma Marrone.
Non mi sono mai cimentata nel genere, ma le
parole erano troppo belle per non aprofittarne. ^^
Fatemi sapere cosa ne pensate!! I commenti sono come sempre benissimo accetti!! ^^
Io son per te l'amore
Davvero
vuoi convincermi
che tutto è stato inutile, tra noi
Te
ne sei andato.
Hai sbattuto la porta della nostra casa -quella
casa che abbiamo preso insieme, che abbiamo arredato insieme-
e di te non è rimasto niente.
Il
pensiero di come ti ho trascinato tra mercati e negozietti londinesi
alla ricerca del pezzo perfetto per ogni singola stanza, per ogni
singolo angolo, riesce ancora a strapparmi un sorriso...
Non
siamo mai stati l'immagine della coppietta canonica che ti aspetti di
incontrare a fare shopping a Nottinghill.
Tu un po'
troppo imbronciato, io un po'
troppo arredatrice
improvvisata.
Come
quella volta che ti ho convinto a prendere quella specchiera antica
per la camera da letto... per poi scoprire che non passava dalla
porta.
"Alla
faccia del tuo occhio femminile, eh Granger?" mi hai sibilato
dopo due ore di tentativi infruttuosi. Mi sono limitata a borbottare
qualcosa. Il mobile è finito in solaio.
Ma nonostante queste piccole incomprensioni, eravamo felici.
Oggi
da quei momenti di gioia e spensieratezza sembra passato un secolo.
Perchè tu non sei più qui.
Mi hai lasciata... E da allora niente è stato più lo
stesso per me.
Rivivo all'infinito quel momento nella mente... il momento in cui hai
fatto a pezzi tutti i nostri progetti, tutti i nostri sogni – o
almeno c'hai provato.
Sono
tornata a casa e tu eri lì, alle
quattro del pomeriggio.
Strano.
Completamente
vestito, stavi seduto sul bordo del divano come
chi si sente sulle spine, e
fissavi
il vuoto davanti a te. Quando hai sentito le mie chiavi girare nella
toppa, quando con la coda
dell'occhio mi hai vista entrare,
ti sei riscosso.
Ti sei alzato in piedi e lanciandomi uno sguardo di puro acciaio hai
iniziato a parlare...
E incasso
anche quest’ultima
tagliente tua bugia
... e io non ho fiatato. Ti ho ascoltato dirmi che era stato tutto
una finzione, tutto una bugia.
Che la storia tra noi era irreale, che non era mai esistita davvero.
"Non puoi parlare sul serio..." ho ribattuto io,
notevolmente scossa.
Ti ho guardato negli occhi con sguardo incerto, pregandoti quasi di
assecondare le mie obbiezioni. Pregandoti che fosse uno scherzo, che
fosse quella la bugia.
Ma tu non hai ceduto di un passo.
"Non sono mai stato così serio. E' bene che tu te ne faccia una
ragione."
Vuoto. Nella mente e nel cuore. Vuoto e gelo.
La mia
espressione deve essere stata quella di uno zombie. Ma non ti ha
fermato. Come era tipico della tua natura Slytherin durante gli anni
di scuola, vedere la sconfitta negli occhi altrui non sortiva su di
te effetto di sorta.
Infatti ti sei spinto oltre.
Hai dovuto infliggermi anche l'ultimo colpo, quello mortale –
sebbene fossi già visibilmente agonizzante.
"Eh Granger? Io non
ti amo. È stata una piacevole messa in scena questa cosa con te.
Un
diversivo, niente di più."
Con queste parole dette senza inflessione alcuna, senza tremori o
cedimenti, mi hai gelata.
Te ne sei andato con il tuo portamento fiero e altero, sbattendo
appena la porta.
Dietro di te solo il vuoto.
Se non ci
fosse questa maledetta nostalgia
I primi giorni ho vissuto in uno stato catatonico. Non riuscivo
nemmeno ad alzarmi dal letto.
Il telefono squillava invano, la posta si accatastava sulla soglia. A
malapena mangiavo qualcosa.
Ho pianto così tanto che mi si sono seccati gli occhi. Eppure
nemmeno un grammo di dolore sembrava essere uscito da me.
Dopo è arrivata la rabbia.
Mi ha riempita tutta come un fiume gonfio
di pioggia durante un'alluvione. Ha spazzato via ogni cosa.
Come hai potuto farmi ANCORA questo?
Dopo le belle parole, dopo le
promesse... Per l'ennesima volta mi hai abbandonata dicendomi le
peggiori cose possibili.
Non cambi proprio mai?
Mi sono lasciata trascinare da questa forza incontrollata e
primigenia fatta di irrazionalità e impulso.
Ho dato sfogo a tutto
il mio dolore, in modo distruttivo. Ho fatto a pezzi i tuoi vestiti,
le tue camicie dal taglio perfetto, i maglioni. Tutto quello che avevi
lasciato dietro di te è finito vittima della mia ira.
Mi sono
lasciata possedere da una parte di me che non credevo nemmeno di
avere. Da qualcosa di totalmente diverso e opposto ai miei valori,
al mio proverbiale buonsenso ed equilibrio.
Questo non è da te. Questi non sono sentimenti nobili.
Una
voce me lo ripeteva incessantemente, eppure non riuscivo a
liberarmene.
Forse non saranno nobili, ma sono certo utili. Perchè
alla fine di quel periodo distruttivo ho scoperto che anche il
disprezzo, l'odio, l'ira, hanno una loro funzionalità.
Ti danno la forza di reagire; di andare avanti, in qualche modo.
Ho ripreso ad alzarmi dal letto la mattina, sono tornata al mio
lavoro – il lavoro che amo.
Ho richiamato gli amici e i conoscenti che mi avevano cercata invano.
Sono tornata al mondo.
Sto bene... se non fosse per la nostalgia di te. Quella morsa allo
stomaco che mi prende quando meno me lo aspetto, che stringe tanto da
farmi piegare su me stessa e urlare di dolore.
Perchè per quanto abbia provato a cancellarti dalla mia vita,
spazzando via ogni ricordo, ogni prova del tuo soggiorno qui, la tua
presenza dentro di me è ancora così ingombrante che
nemmeno un
trasloco in un altro pianeta potrebbe fare davvero la differenza.
Che ci
rende ridicoli,
orgogliosi
quanto basta fino a ucciderci
Dove sei in questo momento? Cosa stai facendo?
Conosco il tuo carattere a memoria. Ci ho lottato contro l'ultimo
anno della mia vita, mi ci sono scontrata da molto più tempo. La
tua
testardaggine, la tua convinzione, il tuo credere di non avere
bisogno di nessuno...
Il tuo stramaledetto orgoglio.
Non torneresti
mai indietro, nemmeno se tutto ti facesse rendere conto che hai
commesso uno sbaglio.
Quando hai preso una decisione è quella, è
quella e basta, niente può farti cambiare idea.
Quando stavamo
insieme, dopo una lite, ero sempre io a fare il primo passo per
colmare le distanza tra noi.
Passava del tempo prima che decidessi –
ore, talvolta giorni – momenti in cui ci facevamo del male da
soli,
costringendoci a non lasciare le rispettive posizioni. Poi non ne
potevo più, e dicevo basta. Il ridicolo dell'intera situazione
mi
dava la spinta decisiva per mandare al diavolo il mio, di orgoglio, e
muovermi verso di te.
Ed
era pace, ed era amore.
Ma
stavolta, anche volendo, non saprei dove venirti a cercare per potere
compiere la solita magia...
Guardami
negli occhi e poi convincimi
che è stato un brutto sogno,
vienimi a
svegliare
Ogni notte faccio lo stesso sogno. Sogno di svegliarmi e di trovarti
qui accanto a me.
Mi sorridi nel tuo modo enigmatico ma tremendamente sexy, e mi dici
che il brutto sogno è stato questo, gli ultimi giorni, la tua
assenza, le tue parole crudeli.
Ridiamo insieme delle mie paure infondate. Dici che non potresti mai
lasciarmi, ora che mi hai trovata.
Poi facciamo l'amore tra queste
lenzuola che odorano terribilmente di noi.
Ma la mattina quando poi apro gli occhi, lo spazio vuoto e freddo
dove un tempo c'eri tu mi ricorda crudelmente che è tutto
tremendamente vero. Sei andato via sul serio, mi hai lasciata
indietro.
Sono sola.
Parla
pure piano ma
dimmi che senza di me tu non puoi stare
Come è la tua vita vuota di me?
Non hai mai amato esprimere a parole i tuoi sentimenti - troppo
schivo, troppo orgoglioso; poco avvezzo, anche.
Ma gli sguardi tra
noi hanno sempre colmato quel vuoto di foni. Erano sufficienti.
Eppure a volte me l'hai detto – te lo sei lasciato scappare,
sarebbe meglio dire...
Che la tua vita era del tutto vuota, del tutto arida, prima di me.
Che io ero il tuo raggio di sole, la tua scintilla di vita.
Come è potuto cambiare tutto nel giro di un giorno?
La mattina ridevamo come ragazzini, facendo a gara per occupare per
primi il bagno.
Poco dopo mi baciavi con dolcezza, vincitore, io ancora in pigiama
appollaiata su uno sgabello della cucina, tu già vestito di
tutto
punto – completo scuro, camicia chiara.
Poche ore, ed era cambiato tutto. Come se fosse passato un uragano,
come se tu fossi un altro.
La sera che mi hai lasciato, quella luce che avevo visto nascere in
te nell'ultimo periodo, quell'umanità, era come scomparsa nel
nulla.
Mi sono trovata davanti il vecchi Draco, la vecchia serpe. Senza
cuore, senza emozioni. Con il gelo nella voce e nello sguardo.
Capace solo di ridurre in cenere ogni cosa su cui posava anche solo
lo sguardo.
Stringi
pure piano ma
tanto
quanto basta per poter capire
Non eri più così da molto tempo.
Abbiamo passato un anno tra queste
mura, che se potessero parlare avrebbero ben altre storie da
raccontare. Forse non parlavi molto dei tuoi sentimenti, ma gli occhi
facevano le veci delle labbra,
E quando non erano parole nè sguardi, tra noi bastavano i gesti.
Una carezza data di nascosto, quando credevi che io dormissi già.
La coperta posata sulle mie spalle esili, per non farmi prendere
freddo.
Un fiore sul cuscino al mattino, quando al mio fianco non c'eri
più
tu perchè te n'eri andato presto.
E poi le tue mani su di me, i tuoi tocchi infuocati quando facevamo
l'amore.
Brividi condivisi nelle notti senza stelle passate insieme su questo
stesso letto. La pelle che ardeva come fuoco vivo, la passione
impressa nei lineamenti. La mia passione, la tua passione. Gridata
alla luna o trattenuta a fior di labbra. A volte catturata da un
bacio.
Anche questo era una bugia?
Che non se
ne andrà l’odore
Il tuo odore – così maschio, così vivo –
è rimasto incatenato
a questo letto.
Ho tolto le lenzuola da qui, ho preso quelle nell'armadio. Le ho
lavate tutte decine di volte, con litri di ammorbidente dal forte
profumo di fiori. Eppure il tuo odore era ancora lì, sovrastava
qualsiasi altro. Allora le ho buttate – un gomitolo scomposto e
colorato nella pattumiera- e ne ho comprate altre. Ma dopo l'iniziale
benessere dovuto a quell'aroma di fresco e di nuovo, la nota del tuo
odore è tornata a farsi sentire. Eppure non avevi mai nemmeno
sfiorato quel cotone... Come era possibile?
Ho respirato l'aria
intorno e ho ritrovato il tuo profumo ovunque. Era come se avesse
impregnato il materasso stesso, e poi le assi del letto, la stanza,
il pavimento.
La tua fragranza è in ogni dove...
Di nuovo, la tentazione di
traslocare è stata forte.
Che io son
per te l’amore
"Ti amo."
Non me lo dicevi spesso. Volte che si contano
agilmente sulle dita di una sola mano.
Ma questa rarità non rendeva meno vere per me le tue
dichiarazioni,
tutt'altro.
Ogni volta era preziosa, ogni volta era speciale.
Proprio perchè sei così avido di manifestazioni di
affetto,
sentirti pronunciare quelle due parole anche una sola volta voleva
dire per me che era vero. Altrimenti non l'avresti fatto, te ne
saresti stato zitto e avresti lasciato solo a me il compito di
esprimermi.
Non avresti mai sprecato il sentimento con vuote parole, come fa la
maggior parte della gente, che regala il proprio amore come fossero
caramelle, che lo butta via con la persona sbagliata, e ne ha ancora
da dare a quella che verrà dopo.
Tu no.
Tu non sei così.
Dicevi di non essere capace di amare, di non avere molto da dare.
Ma io ti amavo anche per quella tua stranezza, per quella tua
presunta anomalia.
E ti amavo di più quando mi dicevi di non saperlo dire, di non
saperlo dimostrare, che nessuno ti aveva mai insegnato a farlo.
Ma le volte che parlavi... bè, lì sapevo per certo che
dietro ogni
tua sillaba c'era una tale intenzione, una tale convinzione, che mi
toglievano il fiato.
Quando decidevi di dirmi qualcosa potevo esserne certa, era
perchè
non riuscivi più a tenerlo per te.
Ed era dannatamente vero.
E
raccontare a estranei di tutti i fatti miei, su noi
Ho scoperto che è più facile.
Parlare con persone che non sanno
niente nè di me nè di te, dico. Persone che non hanno
commenti
della serie "c'era da aspettarselo" o "ha dimostrato
la sua vera natura" da fare.
Così ogni pomeriggio, finito di
lavorare, vado alla stazione dei treni. C'è sempre un mucchio di
gente alla Victoria Station.
Mi siedo al bar e guardo semplicemente la gente passare.
Di tanto in tanto qualcuno mi si siede accanto, sugli sgabelli
consunti davanti al bancone.
Mentre beviamo un caffè, parlo dei miei problemi. Parlo di te.
Ho
scoperto che è più facile.
Con Ginny non ci riesco, con Harry neanche a parlarne.
Ma con loro si. Con questi sconosciuti che condividono con me solo il
tempo di un caffè, un attimo prima di tornare alla rispettive
vite e
attività, posso aprirmi senza timori di venire giudicata o
fraintesa
o compatita.
Qualcuno ha un consiglio da dare; qualcuno parla di esperienza
analoghe.
Altri si limitano ad ascoltare. Va bene in ogni caso.
Ogni sera torno nella nostra casa e mi sento un pò meglio.
Almeno
riverso fuori tutto questo misto di emozioni e dolore e
incomprensione che rischiano ogni attimo di soffocarmi.
Perchè ogni giorno c'è qualcosa che mi ricorda te, che mi
ricorda
noi, e una valvola di sfogo è proprio quello di cui ho bisogno.
Rivivere
gli stessi giorni da una fotografia
Ieri è stata la volta della foto.
Mentre cercavo di far entrare nel
soppalco una decina di scatole che tenevo miracolosamente in
equilibrio tra le mani – usare la magia era fuori discussione
visto
che una ragazza babbana del mio corso di letteratura era a pochi
passi da me, venuta ad aiutarmi per il cambio armadi- una mi è
scivolata e si è aperta, riversando a terra tutto il suo
contenuto.
Mi sono chinata a raccogliere pantaloni e gonne invernali, quando un
quadrato di cartone è uscito da una delle tasche.
Emy si è chinata e l'ha preso in mano.
"Che carini. È il tuo ragazzo?" mi ha chiesto mentre mi
passava la foto.
Non ho risposto.
Ho fissato gli occhi sul riquadro a colori vivi tra
le mie dita, e come una flash mi sono ritrovata in quel pomeriggio di
primavera ad Oxford.
Eravamo lì per vedere una partita di libri antichi per la mia
neonata libreria.
"E' una cosa veramente stupida, Hermione" ti ribellavi come
al solito tu.
Io tenevo tra le mani una macchina fotografica e ti guardavo
implorante.
"Eh dai... così ci resterà un ricordo di questa giornata!"
Sbuffando ti sei lasciato abbracciare e immortalare.
La luce di divertimento e scocciatura nei tuoi occhi è ancora
visibile, a mesi di distanza.
Se non ci
fosse questa maledetta nostalgia
Che ci rende ridicoli,
orgogliosi quanto basta fino a ucciderci
Mi manchi.
Per quanto il mio orgoglio gridi contro questa ammissione di
debolezza... non posso farci niente, è la verità.
Ogni giorno senza
te è mortalmente lungo e tremendamente vuoto.
Penso all'ultima volta che siamo stati lontani per
più di qualche
giorno, la sola volta per giunta.
Mi avevi fatto davvero arrabbiare.
Pansy Parkinson si era presentata alla nostra porta una sera tardi,
smagrita e scossa.
Dopo un rapido scambio di battute -a cui io non ero stata ammessa-,
te ne eri uscito con lei, senza una parola, posandomi solo un lieve
bacio sulle labbra.
Per giorni non avevo avuto tue notizie
Ero così in ansia. E così infuriata.
È vero che Pansy sembrava davvero provata, davvero stravolta.
Aveva
pesanti ombre nere sotto gli occhi chiari, la pelle cinerea e tirata.
Sobbalzava per un nonnulla.
Ma c'era bisogno di sparire così? Senza una spiegazione?
Mi ero crogiolata nel dubbio e nell'incertezza per un paio di giorni.
Poi una mattina avevo aperto gli occhi, e tu eri accanto a me. Mi
guardavi con occhi dolci e non parlavi. Quando stavo per attaccare
io, mi hai zittito con un bacio.
"Perdonami. Non succederà di nuovo."
Non avevo avuto la forza di protestare, sopraffatta dalle tue carezze
e dalla mia voglia di averti ancora più vicino.
Guardami
negli occhi e poi convincimi
che è stato un brutto
sogno,
vienimi a svegliare
Le tue parole di quella mattina continuano a risuonarmi in testa,
beffarde.
"Non succederà di nuovo."
Ma era successo. E in modo persino peggiore.
Quella volta non avevo avuto dubbi che saresti tornato, stavolta
invece...
Non sei semplicemente uscito senza spiegarmi, mi hai lasciato.
Non dovrei nutrire dubbi sul significato delle tue parole, sulle tue
intenzioni – sei stato dannatamente chiaro.
Eppure più passano i
giorni, più mi faccio domande. Le cose non quadrano come
dovrebbero.
C'è qualcosa che stona. Qualcosa che mi sfugge. Dovrei credere
che
mi hai abbandonata di proposito, dovrei credere che per te è
stato
tutto un gioco.
Ma i miei ricordi, tutto quello che c'è stato, mi spingono nella
direzione opposta.
Mi hai usata? Ma non è affatto vero.
Mai, nemmeno una volta ti sei
approfittato di me o della situazione. Mai, nemmeno una volta, hai
condotto i giochi in una direzione vantaggiosa per te.
Hai giocato? Ma se anche fosse, non avresti avuto motivo di spingerti
così avanti.
Se fosse stata una bugia, se volevi solo divertirti, avresti potuto
gestire la cosa in tutta tranquillità, senza concedermi
così tanto.
Se fosse stato solo un gioco per te, non saresti mai arrivato a dire
di amarmi. Avresti tenuto per te quella cosa tanto difficile da dire,
tanto personale. Se hai parlato, era perchè lo sentivi.
Non puoi avermi lasciato per
il motivo che mi hai detto...
Deve esserci un'altra spiegazione...
Parla
pure piano ma
dimmi che senza di me tu non puoi
stare
E allora cerco tra le tue carte – quelle che non ho distrutto
nonostante tutto, perchè sapevo quanto fossero importanti per
te,
per il tuo lavoro. Mi sono limitata ad ammassarle nelle scatole, per
togliermele dalla
vista.
Cerco qualcosa, qualsiasi cosa, che dia sostegno alla mia
convinzione.
Una traccia, una prova.
Sebbene non sia poi troppo
convinta di trovarla. Con tutta la tua meticolosità, con il tuo
guardarti continuamente le
spalle, avresti mai potuto lasciare dietro di te una simile traccia?
Non sarebbe un gesto da Malfoy, non sarebbe da te.
Infatti dopo ore e ore passate a cercare in ogni dove, devo
arrendermi all'evidenza – non c'è niente che possa
supportare la
mia tesi.
Niente di materiale almeno.
Perchè la ricerca infruttuosa non ha spento la mia fede, non ha
distrutto la mia speranza.
Anche senza prove, io ci voglio credere.
Stringi
pure piano ma
tanto quanto basta per poter capire
Poi
un giorno di inizio estate, decido di sistemare i libri della
libreria del salotto.
Riordino
quelli già sulle mensole, raccolgo quelli sparsi qua e la per la
casa.
Uno
in particolare attira la mia attenzione. Fiabe nordiche di
Andersen.
Ricordo che lo stavo leggendo i giorni prima della tua dipartita, e che
poi non ero più riuscita a trovarlo.
La
storia della Sirenetta era da sempre una delle mie preferite.
Tu non
l'avevi mai sentita, non
c'era stato spazio per fiabe magiche nella tua infanzia, figurarsi
per storie babbane.
Mi sono seduta sul divano con te accanto, e ho
iniziato a leggere.
Mentre la
triste sorte della fanciulla
si compiva, le lacrime mi
rigavano le guance.
Con
le dita hai raccolto quelle perle salate, sorridendo
appena della mia emotività.
"Io
non permetterei mai che tu sparissi
in una bolla di sapone."
Non
lo vedevo da quel giorno.
Deve essermi sfuggito, ultimo di una pila disordinata di tomi, l'ultima
volta che lo cercavo.
Sfoglio
le pagine sottili, fino ad arrivare alla mia storia preferita.
Lì c'è un biglietto sgualcito. Poche parole vergate in
una grafia
sinuosa.
Tuo padre
è
tornato. Avete dei conti in sospeso.
Vieni da
lui, prima che lui venga da te.
Lo fisso per alcuni minuti, poi mi accoccolo sul divano, stringendo
il libro a me.
La conferma che cercavo è arrivata quando non ne avevo
più bisogno.
Che non se
ne andrà l’odore
Che io son
per te l’amore
Dicembre.
Me ne sto
seduta sul divano, un libro aperto vicino a me.
La neve cade a
fiocchi fuori dalla mia finestra. Imbianca con un dolce manto i tetti
multicolori di Londra, rendendoli stranamente uniformi.
Tra poco sarà
Natale.
Ho respinto
l'invito di circa venti persone a trasferirmi da loro per l'imminente
festività.
Forse non
rifiuterò anche il cenone a casa Weasley, ma ancora non lo so.
Non ho fatto
nemmeno l'albero. Le scatole con tutto l'occorrente sono ancora
ammucchiate in un angolo del salotto, dove le ho posate qualche
giorno fa.
Scioccamente,
forse, aspetto ancora il tuo ritorno. Aspetto di
vederti entrare da quella porta.
Ti ho anche comprato un regalo.
Dentro di me
so
che tornerai.
Non appena
avrai chiuso i conti con quel passato che, ora ho capito, non ha
smesso un solo attimo di tormentarti sebbene tu fingessi di esserti
lasciato tutto alle spalle.
Ma tornerai da
me, prima o dopo. Se non sarà oggi, se non sarà questo
Natale, sarà
il prossimo.
Io ti
aspetterò.
Mi sono resa conto che non posso fuggire da quello che
provo, non posso lasciare questa casa, e tutto quello che porta con
sè.
Io ti aspetto.
Mi avvicino
alla finestra per guardare i fiocchi candidi cadere. La notte è
rischiarata appena dalla luce fioca dei lampioni, non si vede altro che
bianco tutto intorno.
Mi stringo lo
scialle sulle spalle, quando sento un brivido che mi trapassa la
schiena.
"Ciao Granger."
Quella voce,
dopo quasi sei mesi di assenza, è come una scossa elettrice che
mi
trapassa i nervi.
Quando mi
volto, un lieve sorriso mi increspa le labbra.
Te ne stai
sulla soglia di casa, come ti ho visto molte volte nei miei sogni. Le
braccia conserte, gli occhi chiari e profondi come li ricordavo. Un
ghigno sbieco, il tuo ghigno sbieco, che ti rende al tempo stesso
odioso e invitante.
Mi guardi e
capisco che avevo ragione: sei tornato, e sei tornato per restare.
Il Natale si
prospetta meno triste e solitario di quello che avevo preventivato.
Mentre ti volo
tra le braccia, aperte per accogliermi come se non fosse passato un
solo giorno, riesco a sussurrare appena due parole, prima di perdermi
nel tuo bacio e di trascinarti a terra con me,
"Bentornato
Malfoy."
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Un paio di precisazioni sul genere.
Ho inserito l'avvvertimento AU, anche se di
fatto il mondo di cui parlo è
quello di Harry Potter.
Ma questa Hermione fa molto poco ricorso alla magia, almeno in questo
frangente introspettivo. Per cui ho preferito andare sul sicuro e
mettercelo! ^^
Idem per lo OOC. Non mi sembra di avere stravolto molto il carattere dei personaggi, ma per non avere paura di prendermi qualche licenza ho avvisato.. ^^
Commentate numerosi!! ^^