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Autore: Sunny_Blue    07/09/2011    7 recensioni
In un futuro dopo Hogwarts. Draco ed Hermione sono andati a vivere insieme nella Londra babbana, il lieto fine sembra diventato realtà. Ma dal passato non si può scappare per sempre.
Un giorno Draco lascia la ragazza, spezzando a male parole l'incantesimo.
I pensieri di Hermione, sulle note della bellissima canzone di Emma Marrone.
Perchè a volte continuare a credere è la sola cosa che ci permette di non andare a fondo...
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Io son per te l'amore

Aspettando la conclusione della mia long-fiction "I've got you under my skin", una piccola song-ficition sulle note della BELLISSIMA canzone omonima di Emma Marrone.

Non mi sono mai cimentata nel genere, ma le parole erano troppo belle per non aprofittarne. ^^

Fatemi sapere cosa ne pensate!! I commenti sono come sempre benissimo accetti!! ^^

Io son per te l'amore



Davvero vuoi convincermi
che tutto è stato inutile, tra noi

Te ne sei andato.
Hai sbattuto la porta della nostra casa
-quella casa che abbiamo preso insieme, che abbiamo arredato insieme- e di te non è rimasto niente.

Il pensiero di come ti ho trascinato tra mercati e negozietti londinesi alla ricerca del pezzo perfetto per ogni singola stanza, per ogni singolo angolo, riesce ancora a strapparmi un sorriso...
Non siamo mai stati l'immagine della coppietta canonica che ti aspetti di incontrare a fare shopping a Nottinghill.
Tu un p
o' troppo imbronciato, io un po' troppo arredatrice improvvisata.
Come quella volta che ti ho convinto a prendere quella specchiera antica per la camera da letto... per poi scoprire che non passava dalla porta.
"Alla faccia del tuo occhio femminile, eh Granger?" mi hai sibilato dopo due ore di tentativi infruttuosi. Mi sono limitata a borbottare qualcosa. Il mobile è finito in solaio.

Ma nonostante queste piccole incomprensioni, eravamo felici.

Oggi da quei momenti di gioia e spensieratezza sembra passato un secolo.
Perchè tu non sei più qui.
Mi hai lasciata... E da allora niente è stato più lo stesso per me.

Rivivo all'infinito quel momento nella mente... il momento in cui hai fatto a pezzi tutti i nostri progetti, tutti i nostri sogni – o almeno c'hai provato.
Sono tornata a casa e tu eri lì, alle quattro del pomeriggio. Strano.
Completamente vestito, stavi seduto sul bordo del divano
come chi si sente sulle spine, e fissavi il vuoto davanti a te. Quando hai sentito le mie chiavi girare nella toppa, quando con la coda dell'occhio mi hai vista entrare, ti sei riscosso.
Ti sei alzato in piedi e lanciandomi uno sguardo di puro acciaio hai iniziato a parlare...



E incasso anche quest’ultima
tagliente tua bugia

... e io non ho fiatato. Ti ho ascoltato dirmi che era stato tutto una finzione, tutto una bugia.
Che la storia tra noi era irreale, che non era mai esistita davvero.
"Non puoi parlare sul serio..." ho ribattuto io, notevolmente scossa.
Ti ho guardato negli occhi con sguardo incerto, pregandoti quasi di assecondare le mie obbiezioni. Pregandoti che fosse uno scherzo, che fosse quella la bugia.
Ma tu non hai ceduto di un passo.
"Non sono mai stato così serio. E' bene che tu te ne faccia una ragione."
Vuoto. Nella mente e nel cuore. Vuoto e gelo.
La mia espressione deve essere stata quella di uno zombie. Ma non ti ha fermato. Come era tipico della tua natura Slytherin durante gli anni di scuola, vedere la sconfitta negli occhi altrui non sortiva su di te effetto di sorta.
Infatti ti sei spinto oltre.
Hai dovuto infliggermi anche l'ultimo colpo, quello mortale – sebbene fossi già visibilmente agonizzante.
"Eh Granger? Io non ti amo. È stata una piacevole messa in scena questa cosa con te. Un diversivo, niente di più."
Con queste parole dette senza inflessione alcuna, senza tremori o cedimenti, mi hai gelata.
Te ne sei andato con il tuo portamento fiero e altero, sbattendo appena la porta.
Dietro di te solo il vuoto.



Se non ci fosse questa maledetta nostalgia

I primi giorni ho vissuto in uno stato catatonico. Non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto.
Il telefono squillava invano, la posta si accatastava sulla soglia. A malapena mangiavo qualcosa.
Ho pianto così tanto che mi si sono seccati gli occhi. Eppure nemmeno un grammo di dolore sembrava essere uscito da me.
Dopo è arrivata la rabbia.
Mi ha riempita tutta come un fiume gonfio di pioggia durante un'alluvione. Ha spazzato via ogni cosa.
Come hai potuto farmi ANCORA questo?
Dopo le belle parole, dopo le promesse... Per l'ennesima volta mi hai abbandonata dicendomi le peggiori cose possibili.
Non cambi proprio mai?
Mi sono lasciata trascinare da questa forza incontrollata e primigenia fatta di irrazionalità e impulso.
Ho dato sfogo a tutto il mio dolore, in modo distruttivo. Ho fatto a pezzi i tuoi vestiti, le tue camicie dal taglio perfetto, i maglioni. Tutto quello che avevi lasciato dietro di te è finito vittima della mia ira.
Mi sono lasciata possedere da una parte di me che non credevo nemmeno di avere. Da qualcosa di totalmente diverso e opposto ai miei valori, al mio proverbiale buonsenso ed equilibrio.
Questo non è da te. Questi non sono sentimenti nobili. Una voce me lo ripeteva incessantemente, eppure non riuscivo a liberarmene.
Forse non saranno nobili, ma sono certo utili. Perchè alla fine di quel periodo distruttivo ho scoperto che anche il disprezzo, l'odio, l'ira, hanno una loro funzionalità.
Ti danno la forza di reagire; di andare avanti, in qualche modo.

Ho ripreso ad alzarmi dal letto la mattina, sono tornata al mio lavoro – il lavoro che amo.
Ho richiamato gli amici e i conoscenti che mi avevano cercata invano. Sono tornata al mondo.
Sto bene... se non fosse per la nostalgia di te. Quella morsa allo stomaco che mi prende quando meno me lo aspetto, che stringe tanto da farmi piegare su me stessa e urlare di dolore.
Perchè per quanto abbia provato a cancellarti dalla mia vita, spazzando via ogni ricordo, ogni prova del tuo soggiorno qui, la tua presenza dentro di me è ancora così ingombrante che nemmeno un trasloco in un altro pianeta potrebbe fare davvero la differenza.


Che ci rende ridicoli,
orgogliosi quanto basta fino a ucciderci


Dove sei in questo momento? Cosa stai facendo?
Conosco il tuo carattere a memoria. Ci ho lottato contro l'ultimo anno della mia vita, mi ci sono scontrata da molto più tempo. La tua testardaggine, la tua convinzione, il tuo credere di non avere bisogno di nessuno...
Il tuo stramaledetto orgoglio.
Non torneresti mai indietro, nemmeno se tutto ti facesse rendere conto che hai commesso uno sbaglio.
Quando hai preso una decisione è quella, è quella e basta, niente può farti cambiare idea.
Quando stavamo insieme, dopo una lite, ero sempre io a fare il primo passo per colmare le distanza tra noi.
Passava del tempo prima che decidessi – ore, talvolta giorni – momenti in cui ci facevamo del male da soli, costringendoci a non lasciare le rispettive posizioni. Poi non ne potevo più, e dicevo basta. Il ridicolo dell'intera situazione mi dava la spinta decisiva per mandare al diavolo il mio, di orgoglio, e muovermi verso di te.
Ed era pace, ed era amore.

Ma stavolta, anche volendo, non saprei dove venirti a cercare per potere compiere la solita magia...


Guardami negli occhi e poi convincimi
che è stato un brutto sogno,
vienimi a svegliare

Ogni notte faccio lo stesso sogno. Sogno di svegliarmi e di trovarti qui accanto a me.
Mi sorridi nel tuo modo enigmatico ma tremendamente sexy, e mi dici che il brutto sogno è stato questo, gli ultimi giorni, la tua assenza, le tue parole crudeli.
Ridiamo insieme delle mie paure infondate. Dici che non potresti mai lasciarmi, ora che mi hai trovata.
Poi facciamo l'amore tra queste lenzuola che odorano terribilmente di noi.
Ma la mattina quando poi apro gli occhi, lo spazio vuoto e freddo dove un tempo c'eri tu mi ricorda crudelmente che è tutto tremendamente vero. Sei andato via sul serio, mi hai lasciata indietro.
Sono sola.


Parla pure piano ma
dimmi che senza di me tu non puoi stare

Come è la tua vita vuota di me?
Non hai mai amato esprimere a parole i tuoi sentimenti - troppo schivo, troppo orgoglioso; poco avvezzo, anche.
Ma gli sguardi tra noi hanno sempre colmato quel vuoto di foni. Erano sufficienti.
Eppure a volte me l'hai detto – te lo sei lasciato scappare, sarebbe meglio dire...
Che la tua vita era del tutto vuota, del tutto arida, prima di me.
Che io ero il tuo raggio di sole, la tua scintilla di vita.

Come è potuto cambiare tutto nel giro di un giorno?
La mattina ridevamo come ragazzini, facendo a gara per occupare per primi il bagno.
Poco dopo mi baciavi con dolcezza, vincitore, io ancora in pigiama appollaiata su uno sgabello della cucina, tu già vestito di tutto punto – completo scuro, camicia chiara.
Poche ore, ed era cambiato tutto. Come se fosse passato un uragano, come se tu fossi un altro.
La sera che mi hai lasciato, quella luce che avevo visto nascere in te nell'ultimo periodo, quell'umanità, era come scomparsa nel nulla.
Mi sono trovata davanti il vecchi Draco, la vecchia serpe. Senza cuore, senza emozioni. Con il gelo nella voce e nello sguardo.
Capace solo di ridurre in cenere ogni cosa su cui posava anche solo lo sguardo.


Stringi pure piano ma
tanto quanto basta per poter capire

Non eri più così da molto tempo.
Abbiamo passato un anno tra queste mura, che se potessero parlare avrebbero ben altre storie da raccontare. Forse non parlavi molto dei tuoi sentimenti, ma gli occhi facevano le veci delle labbra,
E quando non erano parole nè sguardi, tra noi bastavano i gesti.
Una carezza data di nascosto, quando credevi che io dormissi già.
La coperta posata sulle mie spalle esili, per non farmi prendere freddo.
Un fiore sul cuscino al mattino, quando al mio fianco non c'eri più tu perchè te n'eri andato presto.
E poi le tue mani su di me, i tuoi tocchi infuocati quando facevamo l'amore.
Brividi condivisi nelle notti senza stelle passate insieme su questo stesso letto. La pelle che ardeva come fuoco vivo, la passione impressa nei lineamenti. La mia passione, la tua passione. Gridata alla luna o trattenuta a fior di labbra. A volte catturata da un bacio.
Anche questo era una bugia?


Che non se ne andrà l’odore

Il tuo odore – così maschio, così vivo – è rimasto incatenato a questo letto.
Ho tolto le lenzuola da qui, ho preso quelle nell'armadio. Le ho lavate tutte decine di volte, con litri di ammorbidente dal forte profumo di fiori. Eppure il tuo odore era ancora lì, sovrastava qualsiasi altro. Allora le ho buttate – un gomitolo scomposto e colorato nella pattumiera- e ne ho comprate altre. Ma dopo l'iniziale benessere dovuto a quell'aroma di fresco e di nuovo, la nota del tuo odore è tornata a farsi sentire. Eppure non avevi mai nemmeno sfiorato quel cotone... Come era possibile?
Ho respirato l'aria intorno e ho ritrovato il tuo profumo ovunque. Era come se avesse impregnato il materasso stesso, e poi le assi del letto, la stanza, il pavimento.
La tua fragranza è in ogni dove...
Di nuovo, la tentazione di traslocare è stata forte.


Che io son per te l’amore

"Ti amo."
Non me lo dicevi spesso. Volte che si contano agilmente sulle dita di una sola mano.
Ma questa rarità non rendeva meno vere per me le tue dichiarazioni, tutt'altro.
Ogni volta era preziosa, ogni volta era speciale.
Proprio perchè sei così avido di manifestazioni di affetto, sentirti pronunciare quelle due parole anche una sola volta voleva dire per me che era vero. Altrimenti non l'avresti fatto, te ne saresti stato zitto e avresti lasciato solo a me il compito di esprimermi.
Non avresti mai sprecato il sentimento con vuote parole, come fa la maggior parte della gente, che regala il proprio amore come fossero caramelle, che lo butta via con la persona sbagliata, e ne ha ancora da dare a quella che verrà dopo.
Tu no.
Tu non sei così.
Dicevi di non essere capace di amare, di non avere molto da dare.
Ma io ti amavo anche per quella tua stranezza, per quella tua presunta anomalia.
E ti amavo di più quando mi dicevi di non saperlo dire, di non saperlo dimostrare, che nessuno ti aveva mai insegnato a farlo.
Ma le volte che parlavi... bè, lì sapevo per certo che dietro ogni tua sillaba c'era una tale intenzione, una tale convinzione, che mi toglievano il fiato.
Quando decidevi di dirmi qualcosa potevo esserne certa, era perchè non riuscivi più a tenerlo per te.
Ed era dannatamente vero.

E raccontare a estranei di tutti i fatti miei, su noi

Ho scoperto che è più facile.
Parlare con persone che non sanno niente nè di me nè di te, dico. Persone che non hanno commenti della serie "c'era da aspettarselo" o "ha dimostrato la sua vera natura" da fare.
Così ogni pomeriggio, finito di lavorare, vado alla stazione dei treni. C'è sempre un mucchio di gente alla Victoria Station.
Mi siedo al bar e guardo semplicemente la gente passare.
Di tanto in tanto qualcuno mi si siede accanto, sugli sgabelli consunti davanti al bancone.
Mentre beviamo un caffè, parlo dei miei problemi. Parlo di te. Ho scoperto che è più facile.
Con Ginny non ci riesco, con Harry neanche a parlarne.
Ma con loro si. Con questi sconosciuti che condividono con me solo il tempo di un caffè, un attimo prima di tornare alla rispettive vite e attività, posso aprirmi senza timori di venire giudicata o fraintesa o compatita.
Qualcuno ha un consiglio da dare; qualcuno parla di esperienza analoghe.
Altri si limitano ad ascoltare. Va bene in ogni caso.
Ogni sera torno nella nostra casa e mi sento un pò meglio. Almeno riverso fuori tutto questo misto di emozioni e dolore e incomprensione che rischiano ogni attimo di soffocarmi.
Perchè ogni giorno c'è qualcosa che mi ricorda te, che mi ricorda noi, e una valvola di sfogo è proprio quello di cui ho bisogno.


Rivivere gli stessi giorni da una fotografia

Ieri è stata la volta della foto.
Mentre cercavo di far entrare nel soppalco una decina di scatole che tenevo miracolosamente in equilibrio tra le mani – usare la magia era fuori discussione visto che una ragazza babbana del mio corso di letteratura era a pochi passi da me, venuta ad aiutarmi per il cambio armadi- una mi è scivolata e si è aperta, riversando a terra tutto il suo contenuto.
Mi sono chinata a raccogliere pantaloni e gonne invernali, quando un quadrato di cartone è uscito da una delle tasche.
Emy si è chinata e l'ha preso in mano.
"Che carini. È il tuo ragazzo?" mi ha chiesto mentre mi passava la foto.
Non ho risposto.
Ho fissato gli occhi sul riquadro a colori vivi tra le mie dita, e come una flash mi sono ritrovata in quel pomeriggio di primavera ad Oxford.
Eravamo lì per vedere una partita di libri antichi per la mia neonata libreria.
"E' una cosa veramente stupida, Hermione" ti ribellavi come al solito tu.
Io tenevo tra le mani una macchina fotografica e ti guardavo implorante.
"Eh dai... così ci resterà un ricordo di questa giornata!"
Sbuffando ti sei lasciato abbracciare e immortalare.
La luce di divertimento e scocciatura nei tuoi occhi è ancora visibile, a mesi di distanza.


Se non ci fosse questa maledetta nostalgia
Che ci rende ridicoli,
orgogliosi quanto basta fino a ucciderci

Mi manchi.
Per quanto il mio orgoglio gridi contro questa ammissione di debolezza... non posso farci niente, è la verità.
Ogni giorno senza te è mortalmente lungo e tremendamente vuoto.

Penso all'ultima volta che siamo stati lontani per più di qualche giorno, la sola volta per giunta.
Mi avevi fatto davvero arrabbiare.
Pansy Parkinson si era presentata alla nostra porta una sera tardi, smagrita e scossa.
Dopo un rapido scambio di battute -a cui io non ero stata ammessa-, te ne eri uscito con lei, senza una parola, posandomi solo un lieve bacio sulle labbra.
Per giorni non avevo avuto tue notizie
Ero così in ansia. E così infuriata.
È vero che Pansy sembrava davvero provata, davvero stravolta. Aveva pesanti ombre nere sotto gli occhi chiari, la pelle cinerea e tirata. Sobbalzava per un nonnulla.
Ma c'era bisogno di sparire così? Senza una spiegazione?
Mi ero crogiolata nel dubbio e nell'incertezza per un paio di giorni.
Poi una mattina avevo aperto gli occhi, e tu eri accanto a me. Mi guardavi con occhi dolci e non parlavi. Quando stavo per attaccare io, mi hai zittito con un bacio.
"Perdonami. Non succederà di nuovo."
Non avevo avuto la forza di protestare, sopraffatta dalle tue carezze e dalla mia voglia di averti ancora più vicino.



Guardami negli occhi e poi convincimi
che è stato un brutto sogno,
vienimi a svegliare

Le tue parole di quella mattina continuano a risuonarmi in testa, beffarde.
"Non succederà di nuovo."
Ma era successo. E in modo persino peggiore.
Quella volta non avevo avuto dubbi che saresti tornato, stavolta invece...
Non sei semplicemente uscito senza spiegarmi, mi hai lasciato.
Non dovrei nutrire dubbi sul significato delle tue parole, sulle tue intenzioni – sei stato dannatamente chiaro.
Eppure più passano i giorni, più mi faccio domande. Le cose non quadrano come dovrebbero. C'è qualcosa che stona. Qualcosa che mi sfugge. Dovrei credere che mi hai abbandonata di proposito, dovrei credere che per te è stato tutto un gioco.
Ma i miei ricordi, tutto quello che c'è stato, mi spingono nella direzione opposta.

Mi hai usata? Ma non è affatto vero.
Mai, nemmeno una volta ti sei approfittato di me o della situazione. Mai, nemmeno una volta, hai condotto i giochi in una direzione vantaggiosa per te.
Hai giocato? Ma se anche fosse, non avresti avuto motivo di spingerti così avanti.
Se fosse stata una bugia, se volevi solo divertirti, avresti potuto gestire la cosa in tutta tranquillità, senza concedermi così tanto. Se fosse stato solo un gioco per te, non saresti mai arrivato a dire di amarmi. Avresti tenuto per te quella cosa tanto difficile da dire, tanto personale. Se hai parlato, era perchè lo sentivi.
Non puoi avermi lasciato per il motivo che mi hai detto...
Deve esserci un'altra spiegazione...


Parla pure piano ma
dimmi che senza di me tu non puoi stare

E allora cerco tra le tue carte – quelle che non ho distrutto nonostante tutto, perchè sapevo quanto fossero importanti per te, per il tuo lavoro. Mi sono limitata ad ammassarle nelle scatole, per togliermele dalla vista.
Cerco qualcosa, qualsiasi cosa, che dia sostegno alla mia convinzione.
Una traccia, una prova.
Sebbene non sia poi troppo convinta di trovarla. Con tutta la tua meticolosità, con il tuo guardarti continuamente le spalle, avresti mai potuto lasciare dietro di te una simile traccia? Non sarebbe un gesto da Malfoy, non sarebbe da te.
Infatti dopo ore e ore passate a cercare in ogni dove, devo arrendermi all'evidenza – non c'è niente che possa supportare la mia tesi.
Niente di materiale almeno.
Perchè la ricerca infruttuosa non ha spento la mia fede, non ha distrutto la mia speranza.
Anche senza prove, io ci voglio credere.


Stringi pure piano ma
tanto quanto basta per poter capire

Poi un giorno di inizio estate, decido di sistemare i libri della libreria del salotto.
Riordino quelli già sulle mensole, raccolgo quelli sparsi qua e la per la casa.
Uno in particolare attira la mia attenzione.
Fiabe nordiche di Andersen.
Ricordo che lo stavo leggendo i giorni prima della tua dipartita, e che poi non ero più riuscita a trovarlo.
La storia della Sirenetta era da sempre una delle mie preferite.
Tu non l'avevi mai sentita,
non c'era stato spazio per fiabe magiche nella tua infanzia, figurarsi per storie babbane.
Mi sono seduta sul divano con te accanto, e ho iniziato a leggere.

Mentre
la triste sorte della fanciulla si compiva, le lacrime mi rigavano le guance.
Con le dita hai raccolto quelle perle salate, sorridend
o appena della mia emotività.
"Io non permetterei mai che tu
sparissi in una bolla di sapone."

Non lo vedevo da quel giorno.
Deve essermi sfuggito, ultimo di una pila disordinata di tomi, l'ultima volta che lo cercavo.
Sfoglio le pagine sottili, fino ad arrivare alla mia storia preferita.

Lì c'è un biglietto sgualcito. Poche parole vergate in una grafia sinuosa.

Tuo padre è tornato. Avete dei conti in sospeso.
Vieni da lui, prima che lui venga da te.

Lo fisso per alcuni minuti, poi mi accoccolo sul divano, stringendo il libro a me.
La conferma che cercavo è arrivata quando non ne avevo più bisogno.



Che non se ne andrà l’odore
Che io son per te l’amore


Dicembre.

Me ne sto seduta sul divano, un libro aperto vicino a me.
La neve cade a fiocchi fuori dalla mia finestra. Imbianca con un dolce manto i tetti multicolori di Londra, rendendoli stranamente uniformi.
Tra poco sarà Natale.
Ho respinto l'invito di circa venti persone a trasferirmi da loro per l'imminente festività.
Forse non rifiuterò anche il cenone a casa Weasley, ma ancora non lo so.
Non ho fatto nemmeno l'albero. Le scatole con tutto l'occorrente sono ancora ammucchiate in un angolo del salotto, dove le ho posate qualche giorno fa.
Scioccamente, forse, aspetto ancora il tuo ritorno. Aspetto di vederti entrare da quella porta.
Ti ho anche comprato un regalo.

Dentro di me so che tornerai.
Non appena avrai chiuso i conti con quel passato che, ora ho capito, non ha smesso un solo attimo di tormentarti sebbene tu fingessi di esserti lasciato tutto alle spalle.
Ma tornerai da me, prima o dopo. Se non sarà oggi, se non sarà questo Natale, sarà il prossimo.
Io ti aspetterò.
Mi sono resa conto che non posso fuggire da quello che provo, non posso lasciare questa casa, e tutto quello che porta con sè.
Io ti aspetto.

Mi avvicino alla finestra per guardare i fiocchi candidi cadere. La notte è rischiarata appena dalla luce fioca dei lampioni, non si vede altro che bianco tutto intorno.
Mi stringo lo scialle sulle spalle, quando sento un brivido che mi trapassa la schiena.

"Ciao Granger."

Quella voce, dopo quasi sei mesi di assenza, è come una scossa elettrice che mi trapassa i nervi.
Quando mi volto, un lieve sorriso mi increspa le labbra.
Te ne stai sulla soglia di casa, come ti ho visto molte volte nei miei sogni. Le braccia conserte, gli occhi chiari e profondi come li ricordavo. Un ghigno sbieco, il tuo ghigno sbieco, che ti rende al tempo stesso odioso e invitante.
Mi guardi e capisco che avevo ragione: sei tornato, e sei tornato per restare.
Il Natale si prospetta meno triste e solitario di quello che avevo preventivato.
Mentre ti volo tra le braccia, aperte per accogliermi come se non fosse passato un solo giorno, riesco a sussurrare appena due parole, prima di perdermi nel tuo bacio e di trascinarti a terra con me,
"Bentornato Malfoy."
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Un paio di precisazioni sul genere.

Ho inserito l'avvvertimento AU, anche se di fatto il mondo di cui parlo è quello di Harry Potter.
Ma questa Hermione fa molto poco ricorso alla magia, almeno in questo frangente introspettivo. Per cui ho preferito andare sul sicuro e mettercelo! ^^

Idem per lo OOC. Non  mi sembra di avere stravolto molto il carattere dei personaggi, ma per non avere paura di prendermi qualche licenza ho avvisato.. ^^

Commentate numerosi!! ^^

   
 
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