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Autore: Circe_laMaga    08/09/2011    1 recensioni
Otto anni che non vedevo la mia famiglia: perché loro erano la mia famiglia.
Tante cose erano cambiate, nessuno era rimasto lo stesso. Vedevo il dolore nei loro visi. Tante domande affollavano il loro volto.
"Issa, perché?" Ecco cosa mi chiedevano tutti.
Mi sentivo più viva con loro, ma... il mio ritorno avrebbe svegliato i fantasmi del passato?
Una storia senza pretese, inventata così di getto.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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III°

 
Eravamo sedute a quel parco, con i cartoni vuoti di vino bianco attorno a noi. Sel rideva come una pazza, mentre io non riuscivo a capire un cazzo. Si era appena unito a noi Ste, che ci guardava con uno sguardo bastonato. Si stava domandando cosa aveva fatto per meritare la fidanzata e la migliore amica ubriache alle sei di pomeriggio. Con lui Bryan, un ragazzo cicciotto con gli occhiali, che, ai tempi, mi veniva dietro. Sel si alzò e iniziò a correre, inseguita dai due. Io volevo solo piangere. Facevo sempre quella fine, da sbronza. Mi nascosi dietro un cespuglio. A quei tempi ero innamorata del mio amico di infanzia, ma a lui, ormai, di me non gliene fregava niente.
Sel arrivò a svegliarmi e, delicata come sempre, mi tirò uno schiaffo urlandomi “Non piangere, cazzo!”       Me lo ripetei come un monito: “Non piangere, Issa. Non piangere.” Selina mi prese per un braccio e mi trascinò in mezzo al parco, a correre assieme a lei. Inizio a togliersi la felpa e poi la t-shirt, rimanendo in canotta. Lei era solita spogliarsi e fare l’esibizionista. Io stavo lì, come una cogliona, a ridere.
Decisi di andare a cercare un mio amico, perché avevo l’insano desiderio di cavargli gli occhi e giocarci a dadi. Prima che potessi muovermi, però, arrivò un ragazzo. Lo conoscevo, era amico di Ste. Mi pareva si chiamasse Philippe. Sel ed Io gli andammo incontro e lo vidi squadrarmi con un sorrisino sinistro. Sel e Ste ci lasciarono lì, soli. Eravamo in mezzo al parco e io iniziai a parlare. Non mi ricordo bene cosa dissi, le poche cose che sapevo me le raccontò Bryan. Gli avevo elencato tutti i miei difetti: di quanto mi facesse schifo il mio naso, del fatto che avevo la pancia e che odiavo le mie tette. Ricordavo distintamente, però, che gli stavo parlando a due centimetri dal naso, lui abbassato per arrivare al mio metro e settanta. Non avevo mai notato i suoi occhi. “Tu hai gli occhi azzurri!” dissi, come una stupida.
Da quello che mi raccontò Bryan, mi disse che era chiaro che stessimo flirtando. Sapevo solo che quello strano ragazzo dagli occhi color ghiaccio, il naso aquilino e i capelli biondi aveva uno strano effetto sul mio corpo o sui miei ormoni. Ci perdemmo un attimo a fissare Sel e Ste. Selina stava riempiendo la pancia di Ste di succhiotti, ma, dalla nostra prospettiva, pareva che gli stesse facendo un pompino.
Sel mi si avvicinò, ubriaca marcia alle sette di sera. “Fattelo, cazzo!” Mi disse. Anche Ste si era avvicinato al ragazzo, ma io ero troppo andata per capire ciò che gli diceva. Lui ed io ci riavvicinammo, io che continuavo a parlare e gli dicevo che mi trovavo un cesso. Mi ricordavo che fece “Non lo sei” e poi mi baciò. Avevo baciato tanti ragazzi, ma quello era il più bel bacio che avessi dato. Sentivo qualcosa smuoversi nella pancia o forse era solo l’alcool. Sta di fatto che non mi dispiacque quando mi prese per la mano e continuò a baciarmi. Avevo la testa in trip, quello sì. Sembrava, però, che le nostre lingue fossero fatte per combaciare, che i nostri corpi vicini, emanassero più elettricità di una centrale nucleare. Era come se non avessi fatto altro che aspettare quel bacio, come le principesse delle fiabe non fanno altro che aspettare il bacio del loro principe.
Quando tornai a casa, pensai che tutto era finito. Che per lui, sicuro, non era significato niente. Infondo, nemmeno ci conoscevamo. Ricordavo a stento il suo nome. Solo che lui, quella sera, mi scrisse su Facebook. Aveva le mie sigarette e a scuola sarebbe sceso a portarmele.
Quella notte non dormii. Le prime due ore erano impossibili, non facevo altro che aspettare che lui scendesse al mio piano. Lo fece. Passammo dieci minuti buoni a parlare e a sorriderci. Non mi importava nemmeno delle mie compagne che mi fissavano male. Mi ci perdevo in quei suoi occhi. Scoprii che Philippe era il suo cognome. Lui era Peter.
La sera uscii con Ste, senza Sel, perché la stupida si era beccata la bronchite a spogliarsi in pieno febbraio. Lui non c’era, però. Al collegio si era scatenato il putiferio, tutto per colpa mia. Bryan, che diceva di essere innamorato di me, era furioso perché il suo caro amico Peter mi aveva baciato e di conseguenza se la prendeva con tutti quelli che ci conoscevano. Peter non c’era, solo di questo mi importava.
Nemmeno il giorno dopo a scuola c’era. Mi sentivo stupida. Una vera idiota che si era illusa per un semplice bacio. Mi maledissi per sei ore e chiamai Roby, che non sentivo da più di un mese. Avevo bisogno di lei. Io avevo sempre bisogno di lei.



Angolo dell'autrice:
Innanzi tutto voglio ringraziare le due persone che mi hanno recensito: Maryangy e  _Black_Abyss_
Sto cercando di migliorare in quanto a grammatica, spero che si possa vedere qualche risultato. Questo è un capitolo flash back, ce ne sarà qualcuno giusto per chiarire un po' le idee.
E' ancora tutto molto confuso, sono capitoli di passaggio. Vorrei dire che Selina è una delle sue migliori amiche, diciamo l'unica persona da cui non riesce a staccarsi, perché ha fatto tutte le sue prime esperienze con lei. Quella, però, con cui ha un legame, tra virgolette, magico è Roberta. Spero continuate a seguirmi, fatemi sapere che ne pensate.
Ringrazio tutti quelli che hanno letto questa storia 
Circe_laMaga
  
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