Film > Star Wars
Segui la storia  |       
Autore: NonSoCheNickMettere2    08/05/2006    4 recensioni
What if? ambientato 13 anni dopo ROTS - Anakin ha realizzato la profezia uccidendo Palpatine invece di Windu, ma Padmé e Leia sono morte nel parto. Perciò Anakin ha portato Luke nel Tempio, nascondendo la sua vera identità e prendendolo come proprio padawan.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Mace Windu, Obi-Wan Kenobi, Yoda
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DICHIARAZIONE
L'universo di Star Wars, i suoi personaggi e le vicende sono di proprietà di Lucas. Ho scritto questa fiction solo per divertimento Ho preso i nomi Yimot, Athor, Dovim e Theremon dal bellissimo romanzo "Notturno" di Asimov e Silverberg. Tuttavia in questa storia non hanno alcuna relazione con i personaggi, le situazioni e i luoghi del libro. Sono solo un omaggio.

RINGRAZIAMENTI Desidero ringraziare Chiara per avermi fatto da beta-reader.
Grazie anche a Chaosreborn e Malkcontent per le recensioni.

PADRE E FIGLIO - CAPITOLO 3

Anakin passeggiava sui Terrazzi di Meditazione, osservando distrattamente il paesaggio di Coruscant. Più partecipava alle riunioni del Consiglio, più si convinceva dell’inutilità di convocarle. Che ironia pensare quanto aveva desiderato farne parte! Ma, dopo anni di permanenza, era veramente stanco dei discorsi vuoti che non portavano mai a niente e iniziava a pensare che l’Ordine dei Jedi soffrisse esattamente dello stesso male della Repubblica: l’eccesso di parola soffocava qualsiasi intento di azione.

La riunione di quella mattina era stata particolarmente surreale con i reverendi Maestri che continuavano a ripetere la necessità di indagare dove si fossero rifugiati gli ultimi capi Separatisti e di come fosse difficile trovarli ora che, sconfitti, non attentavano più nessuna mossa da una decina di anni. Tutti annuivano, tutti confermavano, ma nessuno proponeva. Quando finalmente aveva avuto la possibilità di dire la sua, aveva subito puntualizzato come l’unico modo fosse iniziare a setacciare accuratamente la Galassia tramite sonde e interrogatori approfonditi. Tutti avevano prima concordato che così fosse possibile ottenere dei risultati, ma poi avevano cominciato a tirar fuori le solite scuse per non agire, parlando di diritti civili, diritto di non ingerenza nei Sistemi e mille altri concetti troppo astratti per le sue idee concrete. Così erano usciti di nuovo con niente di fatto e lui iniziava a sentirsi veramente stanco e deluso.

Questo era il tipico giorno in cui la tentazione di andarsene appariva troppo forte. Si trastullò immaginandosi mentre prendeva suo figlio, andava a prelevare dal suo conto segreto la cospicua eredità lasciatagli dalla moglie e se ne partiva per la sua strada. Ma per andare dove?

Si svegliò dal suo sogno ad occhi aperti, quando sentì un picchiettio dietro lui. Si voltò e abbassando lo sguardo vide il Maestro Yoda cercare la sua attenzione, battendo il bastone sul pavimento. Non faticava ad immaginare di cosa volesse discutere, ma fece il finto tonto e lasciò al troll la prima parola.

“A quindici anni l’addestramento di volo cominciare dovrebbe”.

Per un attimo Anakin accarezzò l’idea di dirgli che se ne voleva andare, poi l'accantonò come ridicola e si preparò ad affrontare la lavata di capo. “Il mio Padawan si è dimostrato molto in gamba ieri durante l’addestramento”, si difese.

“Non molta importanza questo ha. Nemmeno lì lui essere dovuto avrebbe”, puntualizzò Yoda.

“Maestro, io ho iniziato a guidare ben più giovane di Luke”

Il troll meditò un attimo. I suoi occhi divennero sottili come una lama mentre squadrava il Jedi. “Sfortunatamente, in circostanze particolari la tua infanzia si è svolta”. Il suo tono era quasi disgustato.

Anakin rimase incredulo un istante, prima di afferrare davvero quello che sentiva. Circostanze particolari! Vivere con sua madre era stata una “circostanza particolare”?! Novecento anni dentro il Tempio evidentemente causavano dei seri problemi mentali. Disdegnò di rispondere ad una simile assurdità.

“Immediatamente le lezioni di volo interrompere devi”, Yoda stava proseguendo inesorabile.

“Ma, a questo punto, Luke ne rimarrà molto deluso”, sottolineò il Jedi.

Il troll scosse il capo e puntò il bastone in direzione di Anakin con tono accusatorio: “Qui per divertirsi i Padawan non sono. Sentito io avevo che troppo il tuo viziavi. Crederci non volevo”.

A questo il Jedi si risentì vivamente. “In che senso?!”.

Yoda non si fece pregare: “Troppo protetto sempre lo tieni. Di chiedere la sua opinione troppo ti preoccupi”.

Anakin pensò un attimo, riconoscendo che seppur esagerate, le accuse del Maestro avevano un fondamento. “Io voglio solo che Luke sia felice”, tentò di spiegare in tutta onestà.

“Far felice l’apprendista il tuo scopo essere non deve”, puntualizzò il troll.

Il Jedi non sapeva più cosa rispondere senza rivelare il suo segreto. Fiaccamente rispose: “Il risultato non mi sembra malvagio”

Ma Yoda non era d’accordo: “Si dice che molto distratto il tuo Padawan sia”.

Anakin si incupì: questo era semplicemente ingiusto! “Si dice anche che sia molto bravo con la spada laser?”, chiese con tono più polemico di quello che intendesse.

Le orecchie del troll si abbassarono impercettibilmente e un muscolo teso tremò un istante sul suo mento. “Sì. Il suo naturale talento ringraziare dobbiamo, suppongo”.

Il Jedi distolse lo sguardo verso il paesaggio, accigliandosi. Critiche, critiche e solo critiche. Possibile che a questa creatura non uscisse mai niente altro dalla bocca? Quanto avrebbe dato per sapere perché gli si accaniva sempre così contro.

Ringraziò mentalmente il com-link che si mise a suonare, liberandolo per il momento dall’obbligo di rispondere. Lo accostò alla bocca: “Sì?!”

“Maestro Skywalker”, la voce di Windu risuonò abbastanza forte da essere udita anche da Yoda, “dovresti venire in biblioteca”. Il tono era chiaramente nervoso.

“C’è qualche problema?”. Una vaga sensazione di malessere aveva invaso Anakin senza una ragione chiara.

“Diciamo che il tuo Padawan ha diverse spiegazioni da dare” fu la risposta criptica.

“Arrivo”, assicurò il Jedi, imbarazzato davanti a Yoda che, come prevedibile, si offrì molto gentilmente di accompagnarlo.

Nonostante le dimensioni della biblioteca, non fu difficile per i due Maestri individuare il crocchio di cinque, sei ragazzini vicino uno dei tavoli in fondo alla prima sala. Il gruppetto era incredibilmente tranquillo, anche per un assembramento composto da disciplinati Padawan del Tempio. Il motivo era facilmente individuabile nel Maestro Windu che troneggiava in mezzo al gruppo con l’aria più cupa del solito.

Quando la presenza di Skywalker e Yoda venne avvertita il cerchio si aprì naturalmente e gli apprendisti si disposero su due ali, una a destra e una a sinistra, per accogliere i nuovi arrivati.

Anakin non poté fare a meno di notare che non erano presenti i Maestri degli altri Padawan… e che non sembravano nemmeno attesi. D’altronde vicino al korun, tutta la sagoma minuta di Luke, tesa, pallida e incapace di sostenere uno sguardo, non lasciava molto spazio ai dubbi su chi fosse considerato il colpevole della situazione. Anakin, il padre, più che il Maestro, ne ebbe compassione prima ancora di sapere quale fosse il capo di imputazione.

Il Jedi nero riservò il primo saluto al più anziano: “Maestro Yoda”. Quindi, con affettata cortesia si inchinò leggermente anche a lui: “Maestro Skywalker. Grazie della vostra sollecitudine”. Poi indicò il discepolo di Plo Koon: “Yimot, ripeti quello che hai detto a me”.

Anakin trasalì e si rese conto che il giorno prima aveva sottovalutato le parole di Luke, liquidando come semplici maldicenze quelle che in realtà erano probabilmente le manifestazioni di una guerra silenziosa fra Padawan. Succedeva più spesso di quanto ai Jedi piacesse riconoscere. Orgoglio e la mancanza di qualsiasi sfogo al di fuori delle strettissime regole trasformavano l’apprendistato in una gara senza tregua nell’unica attività concessa a quei ragazzi: compiacere i Maestri e venir considerati modelli di virtù.

Con questi foschi pensieri, si aprì alla Forza per tentare di capire cosa nascondesse sotto la mite parvenza quel apprendista che già per il secondo giorno di seguito sembrava scontrarsi con suo figlio. Ma trovò delle barriere sorprendentemente forti per un quattordicenne e non avrebbe potuto scavalcarle con la necessaria discrezione. Così si limitò a captare una cupa soddisfazione e sotto sotto un’invidia sorda. Invidia di che?

“Ero venuto qui per cercare informazioni su Nomi Sunrider per la mia ricerca di storia”, stava intanto dicendo Yimot, dopo aver fatto un plateale passo in avanti, “quando ho visto Luke che tirava fuori da sotto la tunica quel pendaglio”.

Solo allora Anakin si accorse che Windu aveva tenuto il pugno chiuso fino a quel momento. Lo aprì a conferma delle parole del ragazzo, mostrando la piccola corona di Padmé, e in un momento fu tutto chiaro.

Infatti Yimot proseguì: “Nessun Jedi può possedere un oggetto del genere, perciò ho capito che doveva essere rubato”. Il suo viso si riempì di scrupoli ipocriti. “Sapevo che un’infrazione così grave va immediatamente riferita ad un Maestro”.

“E così essere deve”, confermò Yoda e il ragazzo sorrise leggermente all’approvazione del capo dell’Ordine e con un breve inchino ritornò al suo posto.

Anakin non riuscì a decidere a quale dei due avrebbe preferito sputare in faccia e prese nota di andare a far presto una chiacchierata a quattrocchi con Plo Koon.

“Quale spiegazione il giovane Luke dà?”, si informò Yoda pronto ad emettere sentenze non richieste, dato che non era nemmeno stato interpellato.

“Che l’ha trovato per strada, ma senza saper dire precisamente né dove, né come”, rispose Windu al posto del ragazzo, al quale in effetti non era stata ancora rivolta la parola.

“Non te lo ricordi proprio dove l’hai trovato?”, sollecitò Anakin rivolto a Luke.

“Non crederai davvero a questa storia?”, lo guardò incredulo Windu.

Anakin strinse le spalle con l’aria più innocente che gli riuscì di recitare. “Perché no? Non gli hai mica provato il pensiero”. Altrimenti sapresti già che la verità è ben diversa.

“A questo provvedere si può”, sottolineò Yoda con interesse.

Anakin vide la situazione prendere una gran brutta piega e cercò di guadagnare tempo per accordare una scusa con suo figlio. “Non sarebbe il caso di discutere questa faccenda in luogo più riservato e senza… spettatori?”, indicò quasi sprezzante il piccolo gruppo di apprendisti che stavano assistendo alla pantomima con malcelato divertimento e alla sempre più numerosa folla di presenti che si era riunita a una distanza maggiore, curiosa del perché una questione di Padawan richiedesse l’attenzione dei tre maggiori esponenti dell’Ordine.

“Perché? Comunque, la cosa risaputa sarebbe”, Yoda dimise l’idea.

Anakin capì che la posizione del ritrovamento casuale era semplicemente insostenibile. Osservò un istante suo figlio sconsolato, chiedendosi con stizza come diavolo avesse fatto a cacciarsi in quel pasticcio. Ma questa era una faccenda che avrebbero poi discusso tra di loro. Ora il problema era arrivare a quel poi. Si arrese controvoglia a cambiare strategia: Luke era un Padawan molto giovane, le sue responsabilità ancora limitate…

“Luke”, richiamò la sua attenzione con molta più comprensione nel tono di quanto gli astanti si potessero aspettare, “Luke, è vero che l’hai rubato?”.

Per la prima volta durante tutta la discussione, il ragazzo alzò lo sguardo e il suo Maestro vi vide l’incredulità e il tradimento per quella domanda.

“E’ vero che l’hai rubato?”, ripeté Anakin, tentando di comunicare nello sguardo diretto fiducia. Anche nella Forza, sollecitò a rispondere affermativamente con tutta la delicatezza necessaria affinché la percezione fosse sentita solo, e soltanto, al diretto interessato.

Il Padawan capì. Con un soffio di voce appena udibile rispose “Sì… Sì, l’ho rubato”, prima di abbassare la testa di nuovo e coprirsi la faccia con entrambe le mani per la vergogna di un crimine mai commesso.

Il viso di Yoda si indurì per la tensione, squadrando incredulo Luke. Poi batté più volte il suo bastone sul pavimento, prima di far regnare di nuovo il silenzio nella sala dove ora echeggiavano i commenti di disapprovazione. “Nella riunione di domani, il Consiglio del tuo destino deciderà”.

No, non era così che doveva andare! Non potevano essere così duri con un ragazzo! …O potevano? Anakin capì improvvisamente l’errore commesso. “Maestro Yoda, io sono il suo Maestro, io penserò a sistemare la faccenda”

“Quello che è successo è troppo grave per essere risolto senza un intervento del Consiglio”, intervenne Windu.

“Lo punirò molto severamente”, quasi supplicò Anakin, non avendo la più pallida idea di cosa si sarebbe poi dovuto inventare per dare la parvenza di averlo fatto.

Ma né Yoda, né Windu erano convinti. “L’unica punizione adatta al furto è l’espulsione”, stava dicendo il Maestro korun, mentre l’altro annuiva.

Anakin scosse la testa incredulo, senza sapere se per la propria ingenuità o per la durezza dei suoi interlocutori. “Luke è solo un Padawan!”, protestò.

“Questo nessuna differenza fa”, rispose senza minimamente scomporsi Yoda.

Sembrava che il caso fosse chiuso e che si dovesse solo aspettare la sentenza definitiva dell’indomani. L’attenzione degli astanti stava già scemando.

“Io!”, quasi urlò Anakin perché tutti sentissero bene. “Glielo ho regalato io!”, confermò di nuovo, godendosi per un attimo lo sconcerto e l’incapacità di reazione dei due infallibili Maestri.

Incerto Windu scrutò cupo prima lui e poi il figlio. “E’ vero, Luke?”

L’apprendista annuì.

“Un attimo fa un furto confessato tu hai”, intervenne Yoda.

“Avresti lasciato che il tuo Padawan si prendesse la colpa?”, ancora più incredulo Mace aggiunse rivolgendosi ora al Jedi.

Anakin strinse le spalle. Cosa dire? “Pensavo che foste più clementi”?

Gli sguardi che Windu e Yoda si scambiavano spiegavano con eloquenza come non sapessero più a cosa credere. Silenziosamente arrivarono ad una decisione, perché il Maestro korun dichiarò in tutta la sua solennità: “Bene, credo che in mezzo a tanta falsità”, si assicurò che tutti i presenti sentissero il disgusto nella sua voce, “l’unico mezzo di assicurarci del vero sia una breve indagine mentale”. E si girò verso Luke.

Il ragazzo iniziò a tremare vistosamente, ma, senza che fosse aggiunta altra parola, sottomesso abbassò tutte le difese.

I due Maestri entrarono subito nella sua mente in maniera molto invasiva. Ma Anakin percepì molte altre presenze avventarsi sul Padawan. La porta della sua intimità era spalancata e praticamente tutti i presenti si ritennero autorizzati ad affacciarvisi per gettare uno sguardo curioso.

Dopo appena pochi secondi, Skywalker era l’unico Jedi della stanza a non essere dentro la testa di suo figlio. Disgustato, Anakin si chiuse alla Forza, ma questo non gli impediva di capire la sofferenza che stava facendo singhiozzare il ragazzo a calde lacrime e di non leggere nei suoi occhi sbarrati l’orrore di essere penetrato da estranei nel profondo dell’animo. Strinse le mascelle e i pugni, tentando di controllare la rabbia furibonda che cresceva dentro lui, rabbia verso il suo apprendista per essersi fatto scoprire, rabbia verso gli spettatori divertiti, rabbia alla durezza dei più anziani Maestri dell’Ordine, ma soprattutto rabbia verso sé stesso per essere finito in quella situazione e per non essere capace ora di impedire che suo figlio venisse violentato in quel modo sotto i suoi stessi occhi.

Quando dopo pochi minuti durati un’eternità l’indagine finì, il mormorio era tornato a crescere nella stanza. Alcuni degli spettatori iniziarono ad andarsene, avendo già avuto modo di godere abbastanza del diversivo dentro la mente di Luke.

Il ragazzo dolorosamente rialzò a fatica le sue difese e si strinse tra le sue stesse braccia, cercando conforto e protezione, mentre dai suoi occhi scivolavano ancora dei silenziosi rigagnoli salati.

Windu e Yoda si scambiavano sguardi significativi. Nella scena che doveva essere stata svolta e risvolta dentro l’anima del ragazzo, Anakin sapeva che erano contenute almeno quattro infrazioni gravi al codice Jedi da parte propria. I due anziani ne avrebbero contate sicuramente di più.

“Nel Consiglio di domani, da discutere molto avremo, Maestro Skywalker”, gli preannunciò infatti il troll.

L’interessato si limitò ad annuire e si inchinò leggermente per salutare i due aguzzini.

La folla si diradò velocemente tra le chiacchiere. Quella faccenda avrebbe sicuramente tenuto occupate le bocche e le orecchie dei Jedi per le settimane a venire. Ora che non c’era più la guerra dovevano pur distrarsi in qualche modo.

Anakin si limitò ad aspettare che un’apparente normalità tornasse nella sala e poi si avvicinò a Luke che, ancora in evidente stato di shock, non diede neanche segno di aver notato il movimento. Si chinò ad abbracciare il figlio, accarezzandogli i capelli, indifferente se qualcuno avrebbe poi mormorato che era troppo protettivo.

Improvvisamente era così disarmato il suo ragazzo! Ad Anakin parve di riavere tra le braccia il neonato indifeso che tredici anni prima aveva accudito per pochi giorni, prima di doverlo a malincuore lasciare come un trovatello ai piedi delle grandi colonne di ingresso del Tempio.

“Mi dispiace” fu tutto quello che riuscì a mormorargli. Poi gli appoggiò il braccio sulle spalle, stringendolo vicino come una chioccia tiene il suo pulcino sotto le ali e lo condusse fuori.

La boccata d’aria fresca dei giardini del Tempio ebbe qualche effetto sul Padawan che sembrò ritornare presente. Ma per un po’ continuarono a camminare così, senza una meta, senza aprire bocca. Quando furono in prossimità del laghetto, si sedettero su una panca. Anakin si aprì nuovamente alla Forza e con molta cautela tentò di ispezionare lo stato del figlio. Appena la presenza di Luke gli divenne minimamente tangibile, la sentì ritirarsi impaurita, nello stesso modo in cui si ritrae un arto ferito e dolorante dal tocco di un estraneo.

“Ssh! Non ti faccio niente.”, sussurrò il Maestro.

Il Padawan annuì debolmente. I suoi occhi si incantarono un attimo a studiare il dondolio delle onde, prima che con voce colpevole trovasse la forza per parlare: “Scusami Maestro”.

Anakin non aveva l’intenzione di infierire su di lui con alcun tipo di rimprovero. “Non ti preoccupare delle scuse. Prendi quello che è successo come una dura lezione”.

Il ragazzo inghiottì vistosamente. “Ma domani in Consiglio cosa farai…?”

“Non ti preoccupare di questo”, lo interruppe immediatamente il Maestro, “E’ meno grave di quello che sembra”. Sollevò il braccio destro sullo schienale della panchina e si adagiò indietro comodamente, in una posa che trasmettesse più sicurezza di quella che in realtà provava. Dopotutto lui era il Prescelto e sapeva che nella testa di Luke i Prescelti erano onnipotenti.

E infatti suo figlio annuì. Poi sorprendentemente proseguì: “Avevo nascosto il pendaglio bene, non volevo disobbedirti, e sono andato in biblioteca solo con l’intenzione di fare la mia ricerca sulla vita di Palpatine”

Anakin ascoltò in silenzio. Non gli interessavano le spiegazioni, né sapere perché il Padawan non avesse tenuto il segreto. Qualunque cosa fossa accaduta prima del suo arrivo non poteva essere sufficiente a giustificare la violenza che era stata inflitta al ragazzo.

Ma evidentemente per il suo apprendista era importante quella confessione non richiesta, perché man mano che raccontava le parole iniziavano ad uscirgli come un fiume in piena con un’incredibile dovizia di particolari: “…mi ero ricordato di ieri e avevo deciso di concentrarmi solo sul mio lavoro senza neanche guardare chi fosse o non fosse nella stanza. Avevo aperto il dischetto dei Trattati e mentre percorrevo i file, ho notato una foto in cui il cancelliere e la regina di Naboo si stringevano la mano. La regina portava un pendaglio proprio simile a quello che mi hai regalato…”

L’attenzione di Anakin si risvegliò involontariamente, mentre i ricordi iniziavano a fluire dentro di lui: Tieni. Come mio segno d’amore in cambio del japor. Desidero che tu lo abbia. E’ un ricordo del periodo in cui ci siamo incontrati: quel simbolo viene usato solo dalle Regine.

Ignaro Luke proseguiva senza sosta: “…ho letto la didascalia, ma diceva soltanto: La Regina di Naboo, Padmé Amidala, e il Cancelliere, Cos Palpatine, firmano il Trattato di Athor

Improvvisamente, il Jedi intervenne bruscamente: “Ripeti?!”

Preso alla sprovvista, il ragazzo ebbe un attimo di esitazione prima di riuscir a riavvolgere il nastro del suo stesso discorso. “La Regina di Naboo, Padmé Amidala, e il Cancelliere, Cos Palpatine, firmano il Trattato di Athor”.

L’ultima volta che lo usai fu quando concessi al Cancelliere l’usufrutto di un pianetino disabitato per quando necessita di ritirarsi in un luogo tranquillo.

Un’idea colpì Anakin. No, non un’idea, un’intuizione.

“…Allora, senza pensare, ho tirato fuori il mio per confrontarlo con quello della foto”, stava dicendo Luke. A questo punto, ebbe un attimo di pausa e poi sospirò, prima di proseguire: “E Yimot mi ha visto”.

Ma il Maestro non lo stava più seguendo, la sua mente era totalmente concentrata su altro. Possibile che fosse sempre stato lì sotto il loro naso?

Quando finalmente divenne consapevole del silenzio, Anakin vide Luke studiarlo.

“Ti senti meglio, adesso?”, chiese spiccio al figlio.

Il ragazzo annuì un po’ stupito al rapido cambio di tono.

Ma senza tante spiegazioni il Jedi si alzò in piedi e, dopo aver rassicurato il figlio con una pacchetta sulle spalle, si limitò a dirgli: “Bene! Ti lascio in libertà per il resto della giornata”. Poi aggiunse criptico: “Scusa ma devo andare urgentemente a verificare una cosa”. Si girò e prese il viottolo che portava all’interno del Tempio. Dopo pochi passi, esitò un istante e, rivolgendosi velocemente indietro al Padawan che ancora sedeva sulla panca, lo esortò: “E non ti preoccupare troppo per domani: il mio istinto mi dice che avrò ottimi argomenti da mettere in tavola”. Detto questo, sparì.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: NonSoCheNickMettere2