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Autore: Girl_in_Blu    10/09/2011    6 recensioni
Freezer non ha distrutto il pianeta Vegeta, ha deciso di sfruttare ancora i Saiyan per il suo scopo; diventare il padrone dell'universo.
Kakarot, un neonato della stirpe dei guerrieri, è inviato sulla Terra per conquistarla portando con sè morte e distruzione, ma una giovane scienziata, scoperta una leggenda straordinaria, decide di partire alla ricerca delle sfere del Dio Drago, con la speranza di aiutare la sua gente.
Al tempo stesso un piccolo gruppo di saiyan, sulla Terra, cospira contro il potente tiranno.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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***Capitolo quinto***


Consapevolezze



 

 
Erano in volo da poche ore e Kakaroth cercava inutilmente di mantenere stabile l’aereo, non era portato per la guida; in fondo non aveva mai viaggiato per lo spazio e sulla Terra si spostava levitando, non aveva mai avuto bisogno di utilizzare una macchina come quella.
-Tra poco vomiterò…
Sussurrò Bulma tra sé. Ormai, l’euforia per la nuova avventura era stata sostituita prima da una leggera nausea poi da rigurgiti soffocati in gola.
Quel saiyan era un pessimo pilota.
-Se sai fare meglio, allora, accomodati terrestre. Fammi vedere!
Disse acido il ragazzo. Certo non si aspettava di essere sentita, quelle parole le aveva appena sussurrate.
Sussultò, invece, nel sentirlo parlare, nell’ascoltare la sua voce, nel ricordarsi che, in fondo, quel giovane poteva ucciderla con lo schiocco delle dita.
Ma al tempo stesso era stata sfidata e lei non poteva rifiutarsi, era assurdo che si ritirasse prima ancora di aver mostrato le sue capacità, senza considerare la scarsa attitudine del saiyan.
La stessa adrenalina che le attraversò il corpo quando decise di organizzare quel piano suicida, la spinse a dire, con fare arrogante:
-Spostati, guido io!
Il giovane, spazientito ma al tempo stesso incuriosito, lascò che la scienziata provasse a volare.
Finalmente, adesso, il veicolo era in buone mani; non ondeggiava né ballava, era semplicemente stabile.
Bulma non poté che sorridere compiaciuta di se stessa, certamente avrebbe preferito rinfacciare all’altro la sua bravura, ma preferì non rischiare oltre la propria vita.
“Per un terrestre che va, un altro viene” le diceva sempre Toma, loro erano parti intercambiabili, come le macchine delle quali si servivano “morto uno scienziato se ne fa un altro”.
Il valore degli uomini della Capsule Corporation era insostituibile, ecco il perché della loro longevità, certo non avevano creato problemi, avevano obbedito a testa bassa, ma come fare altrimenti?
Bulma spesso elaborava tali congetture, smentite dagli atteggiamenti remissivi del padre e dei suoi collaboratori e anche in quel momento si chiedeva se anche lei fosse sostituibile o meno.
Si dava importanza, certo; s’incoraggiava da sola ripetendosi di essere unica per qualità e intelletto, che la sua morte sarebbe stata una perdita impossibile da colmare.
Se lo ripeteva mentre guidava il veicolo, cercando di consolarsi; in caso avessero scoperto il suo piano, non avrebbero potuto ucciderla, no. Certo che sì, invece, l’avrebbero torturata e poi barbaramente assassinata.
Deglutì quell’amara consapevolezza materializzatasi in un nodo alla gola, cercando poi di essere se stessa: una ragazza che non si arrende a un mesto destino “meglio morire che vivere così” si ripeteva.
-Quante persone hai ucciso?
Chiese, spinta da una curiosità che la stava lacerando, da una forza che premeva contro le pareti dello stomaco e che risaliva per uscire e liberarsi.
Le sue stesse parole risuonarono nell’abitacolo, quasi come se avessero l’eco.
-Non saprei.
Rispose inaspettatamente.
-Ne ho uccise molte durante la trasformazione, da piccolo…
Aggiunse
-Ma da allora non ho mai ucciso nessuno.
Bulma sgranò gli occhi sorpresa
-Eri tu…tu sei stato il primo ad arrivare.
Quella nuova consapevolezza la fece rabbrividire; aveva intrapreso la sua missione suicida con l’essere che aveva distrutto il suo presente e avvenire. Era stato Kakaroth l’inizio di ogni male.
-Non ero cosciente.
Aggiunse, guardando gli stivaletti, come se volesse giustificarsi.
-Ero troppo piccolo per capire, ho assecondato il mio istinto.
Bulma non capiva quelle parole, non comprendeva che, in fondo, la Terra era anche il suo pianeta, l’unico che avesse visto e vissuto.
La Terra era per Kakaroth la sua casa.
Stettero zitti per molto tempo, un silenzio lacerante e opprimente che nessuno dei due pareva intenzionato a rompere.
L’apparecchio cominciò a suonare, aveva individuato una sfera, la prima.
Emozionata, un brivido le percorse la schiena.


 
***
 

Una navicella saiyan solcava l’universo, lasciando dietro di sé una scia argentata, con venature dorate in prossimità dei motori.
Viaggiava veloce trasportando il sovrano di un lontano pianeta, la cui voce, alterata e nervosa, era udibile in ogni corridoio.
Come ogni filo di una ragnatela porta al fulcro di quella perfetta struttura, così ogni corsia conduceva alla stanza centrale, quella dei comandi in cui Vegeta, il giovane principe, comandava i sui sudditi soldati.
-Non capisco perché una terza classe debba viaggiare con noi, nella mia stessa nave.
Disse visibilmente irritato dalla presenza a bordo di un guerriero di scarso livello.
-La sua famiglia è sul pianeta Terra da più di dieci anni e dato che lì servono uomini, Freezer ha scelto lui. I terrestri non sono abili nel combattimento e Radish è perfetto per questa missione.
Gli rispose un uomo molto alto, probabilmente più grande.
-Tsk!- concluse l’altro.
 
-La Terra è un pianeta fertile e ricco di minerali che permetteranno la costruzione di navi e armamenti molto potenti. Non vendetelo e non distruggetelo! Accertati che tutto proceda bene.
Aveva ordinato il tiranno, poco prima di congedare Vegeta.
 
Il principe avrebbe preferito essere spedito in una galassia lontana a conquistare, uccidere, depredare.
Invece Freezer gli aveva concesso una vacanza. Lui, il principe dei saiyan, non solo doveva ubbidire a quell’alieno, ma anche accettare ogni suo ordine.
 
-Tu e la tua gente avete conquistato per me galassie intere. Riposati Vegeta, la Terra mi sembra un pianeta adatto. Riprenderai al più presto i tuoi viaggi, non temere. Per ora non mi servi.
 
Aveva dovuto chinare il capo e accettare quella proposta, non comprese perché non fosse mandato sul suo pianeta, tra il suo popolo, ma in un luogo lontano, in una base dove fossero costruite navi e armi, ma lì non aveva nulla da fare.
Quella che apparentemente poteva sembrare una gentile concessione, Vegeta sapeva bene che nascondesse un doppio fine, altrimenti perché non concedergli il ritorno in patria?
Il principe sapeva bene che il tiranno stava architettando qualcosa e che lo voleva lontano.
 
 
Il rombo dei motori accompagnava i pensieri del giovane guerriero, quando quel rumore cominciò a farsi più acuto comprese di essere entrato nell’atmosfera terrestre.
Un boato e poi nulla, il silenzio, interrotto poi da una voce metallica che proveniva dall’interfono vicino
-Principe siamo atterrati.
Non sapeva cosa aspettarsi da quel pianeta, dai suoi uomini e dal perché anni addietro rischiarono la loro pelle proponendo di creare una base.
Appena poggiò piede sulla Terra, fu invaso da un fresco vento che sferzò leggero, a malapena mosse la folta chioma del guerriero.
L’aria era pulita e respirabile, nonostante tutto; respirò così a pieni polmoni.
-Benvenuto alla base Ovest, Signore.
Lo accolse Toma chinando leggermente il capo.
-Posso accompagnarla nella sua stanza?
Silenzioso Vegeta diede il suo consenso muovendo un passo verso l’ingresso dello strano edificio a forma di cupola.
-Appena ha tempo Principe, vorrei parlarle di una questione molto impostante.
 


***

 
L’aereo della Capsule Corporation atterrò in un deserto.
-Fantastico e ora come farò a trovare ciò che ci serve con tutta questa sabbia?
Domandò retorica e frustrata la giovane scienziata, provocando l’ilarità del ragazzo alieno.
Kakaroth rise grattandosi il capo con l’indice, era divertito e nervoso poiché avevano già incontrato una prima difficoltà, apparentemente irrisolvibile.
Bulma scoraggiata sospirò tristemente, osservando la faccia del compagno di viaggio cominciò a pensare che, in fondo, potesse tornarle utile.
-Semplice- disse –la soluzione è …-
Continuava a guardarlo cercando di capire se l’altro comprendesse.
-Possibile che non capisci?
Domandò isterica.
Kakaroth imbarazzato scosse il capo.
-Sei tu la soluzione. Tu sei forte e …
Non concluse il discorso che l’altro, finalmente, afferrò il concetto.
-Alzerò con un’onda di energia la sabbia. Giusto! Sì, così andrà bene.
L’iniziativa che prese, ebbe i suoi frutti.
L’energia liberata dalle sue mani generò una folata di veneto intenso e non smise finché non vide un luccichio.
Volando, si precipitò a recuperare l’oggetto.
-L’ho trova…
Guardandosi intorno, vide la ragazza tossire accasciata a terra.
E grattandosi nuovamente la testa farfugliò –ho dimenticato che tu non sei un saiyan.-
L’ingenuità di quell’affermazione e la risata imbarazzata spiazzarono Bulma, la quale non riusciva a capacitarsi che quello strano alieno fosse lo stesso distruttore che portò la Terra alla sottomissione.
-Abbiamo altre sfere da trovare- disse ancora tossicchiando –andiamo-.
















































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Angoletto di Girl_in_Blu:

 

Salve a tutti dopo le vacanze sono tornata anche ad aggiornare questa storia e spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Nel prossimo tratterò Vegeta, ora qui accennato con il suo arrivo e di un dubbio di Kakaroth su quella strana ricerca di minerali.
Il mio Goku/Kakaroth come vedete è cresciuto sulla Terra e non è certamente malvagio quanto Vegeta che gira l'universo alla conquista dei pianeti, perchè sì è sempre Freezer a comandare.
Spero che questa storia continui ad appassionarvi e che lasciate un commentino per farmi sapere il vostro parere.
Grazie per aver letto.
Baci Jo

 
  

   
 
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