Solo
Rufy.
I
cappelli arancioni
si sollevarono lievemente, mossi dalla brezza di quella notte e il suo
sorriso
si distese.
Lui
era sopra la
polena e nel vederlo attraverso il chiarore della luna si disse che
dopotutto,
quegli anni non l’avevano cambiato.
L’espressione
allegra nel suo viso era quella di sempre, quasi il tempo non fosse
affatto
passato.
Il suo corpo non
aveva subito particolari mutazioni, eccetto l’enorme
cicatrice che portava nel
petto, reduce sicuramente, dalla battaglia che lui aveva affrontato
senza di
loro.
Eppure
c’era
qualcosa…
..una sorta di luce
seria nei suoi occhi: che ogni tanto, quando il resto del mondo non vi
faceva
attenzione, si perdevano in una malinconia fitta di dolore.
Quello pensò
Nami, era uno di quei momenti.
Lo sguardo del suo
capitano era perso nel cielo notturno e l’espressione
smarrita, simile a quella
di un bambino, non riusciva nemmeno ad essere celata dal fedele
cappello di
paglia, posato come sempre nel suo capo.
Non
aveva bisogno di
chiedersi perché ciò avvenisse o cose gli
passasse nella mente in quel momento.
Lei sapeva..capiva…la sua
sofferenza.
Aveva perso una
persona che amava di fronte ai suoi occhi e Dio solo conosceva, come
lui, era
riuscito a continuare il suo viaggio.
Ed
ecco che ebbe la
risposta ad una domanda, che per paura di fallimento non si era mai
posta.
Come
aiutarlo?
Sentì
i suoi passi
riecheggiare nell’avvicinarsi a lui, che sorpreso si
voltò a guardarla.
I
tratti del suo
volto mutarono in un sorriso, celando il turbamento iniziale che
l’aveva
scosso, nel vedere proprio lei
lì.
-Nami..sei…-le sue
parole si bloccarono, mentre la mano della navigatrice si calava sul
suo
tesoro, portandoselo al capo, come solo a
lei era permesso fare.
Sorrise dolce,
abbagliata dal chiarore della luna.
-Questa notte non
sei più il nostro capitano..-sussurrò decisa,
mentre Rufy la fissava con
sguardo incantato, ormai del tutto voltato verso di lei.
-…questa
notte, sei solo Rufy. -
E
lui capì.
La
fissò con serietà
inaudita, non avrebbe voluto che lei conoscesse..
..avrebbe preferito
continuare a logorarsi internamente, proteggendo i suoi compagni dal
dolore che
l’aveva mutato.
Impercettibilmente
certo, ma era cambiato e proprio lei…
..perché
lei…?
Abbassò
il capo e le
sue mani si chiusero inconsapevolmente a pugno, scese con noncuranza
dalla
polena, incapace di guardarla.
-Rufy..-
una
preghiera:
il suono era quello, lei lo pregava.
E lui,
combattendo
contro se stesso l’afferrò per le spalle, senza
alcuna grazia, lasciando che il
capo si abbassasse a sfiorare il suo morbido petto.
Perse
la sua
personale lotta, nell’esatto attimo in cui le fragili braccia
di Nami lo
cinsero dolcemente contro di sé e ormai vinto,
il dolore fluì.
Prima lentamente,
con calde lacrime d’incredula sorpresa, trattenute lievemente
dall’orgoglio che
lei stava infrangendo, e poi..
Non
sapeva in quale
preciso attimo era accaduto, ricordava solo di esserne stato
sopraffatto.
Ed
era a lei che si era aggrappato,
trascinandola
col suo peso giù, verso le assi della nave.
Lei,
a cui avrebbe preferito non doversi mai mostrare così
debole.
Lei,
che nello stringerlo a sé gli accarezzava
distrattamente il capo, dandogli il conforto che ricercava.
In
quei due anni di
allenamenti era cresciuto, mantenuto vivo dalla promessa che gli avrebbe rivisti e dalla sua
determinazione nell’accrescere la sua forza.
Non aveva fallito
nella sua impresa, ma qualcosa..si era come spezzato.
Gli allenamenti non
gli avevano dato modo di capirlo prima, ma dopo…quando aveva
realizzato, si era
detto che non poteva.
Lui doveva
restare forte, perché la sua ciurma aveva
bisogno di lui!
Nami
però aveva
appena sciolto la sua determinazione e mentre continuava a piangere e
singhiozzare, confortato dal tocco gentile della sua mano, si
domandò con
timore se nel guardare il suo volto, d’ora in poi, avrebbe
scorto pena.
Tuttavia
quel
pensiero e i seguenti sfumarono,così come le lacrime e
singulti, le carezze e i
sospiri, lasciando posto alla silenziosa notte il cui cielo, unico
testimone,
li vide assopirsi insieme.
L’uno appoggiato
all’altro, stretti, in quella sorta di strano abbraccio
silenzioso.
Fu
la mattina a
confermare la testimonianza della notte e il giudice che
seguì il caso né restò
sconvolto:
Sanji
infatti,
mattiniero come sempre, osservò la scena con totale
incredulità.
Soffermandosi sul
volto di Rufy, che sprofondava tra i seni della navigatrice, e sul
cappello di
paglia posta sulla testa di lei.
Quando l’urlo simile
ad un rantolo disperato fuoruscì dalle sue labbra, Nami e il restate equipaggio si
svegliarono,
sopraggiungendo verso la polena.
-Sanji?-chiamò lei,
leggermente intontita dal profondo sonno di quella notte.
La
scena che i suoi
occhi stanchi osservarono, fu pressappoco questa:
Il
cuoco, al centro
di quello strano “dipinto”, avevo la mascella
spalancata, lo sguardo
rattristito o schifato? Nel volto solitamente imperscrutabile della
bella
archeologa, a pochi passi dietro il cuoco, sorgeva un incredulo
divertimento,
condiviso pienamente da Franky al suo fianco.
Chopper, nascosto
dietro la gamba di quest’ultimo, pareva imbarazzato e Usop,
quasi fianco al
cuoco sembrava scioccato, immagine che creava un forte contrasto con la
risata
allegra di Brook, a poca distanza dal resto della ciurma.
L’unica cosa che i suoi
compagni avevano in comune, era la direzione dei loro occhi.
Tutti infatti,
guardavano lei …e il capitano, che placidamente
addormentato, quasi non avesse
risentito dell’urlo prodotto dal cuoco, teneva la testa
sprofondata verso il
seno di Nami.
-Non
è come
sembra..-forse fu quella, la frase che più della loro
visione, confermò le “idee”
del gruppo, oppure il semplice
rossore delle guance, nel viso di lei.
-Certo.-confermò
quasi con serietà Robin, dando una penetrane occhiata al
volto beato di Rufy.
Con
un azione
veloce, dettata dall’imbarazzante situazione, la navigatrice
se lo scrollò di
dosso assestandoli una poderosa spinta.
Il colpo, fu un
brusco risveglio per cappello di paglia, che sorpreso nel vedere i suoi
compagni raggruppati, mormorò:
-Ma che succede?- si
toccò distrattamente la testa ed era già pronto a
sbraitare che fine avesse
fatto il suo tesoro, quando il suo sguardo si posò sulla
figura slanciata di
Nami che lo custodiva.
I ricordi tornarono
a galla e nel soffermarsi sul volto di lei Rufy, fu contento di non
scorgere
alcuna traccia compassionevole.
-Questo
dovresti
dircelo tu!- tuonò Sanji, afferrando il bavero della camicia
blu del suo
capitano e iniziando a sballottarlo fortemente avanti e indietro.
-Cos’hai fatto alla
mia dolce Nami-swan, eh!? Non ti sarai mica approfittato di
lei?!!Guarda che se
scopro che hai fatto..-
Il
cuoco continuò a
sballottare il povero capitano, che si chiedeva di cosa stesse parlando
il suo
amico, ma per fortuna ci pensò Nami ad appianare ogni cosa.
-Sanji
è solo un
malinteso, ieri notte io e Rufy stavamo parlando e ci siamo
addormentati..-chiarì, abbindolando subito
l’ingenuo cuoco, che lasciato il
bavero del suo capitano afferrò dolcemente le mani della
navigatrice.
-Dici sul serio
Nami-swan?- domandò e l’interessata
annuì.
-Ma certo..-aggiunse
e l’amico si mise a ballare felice, mormorando frasi
incomprensibili e
scomparendo verso la cucina per preparare la colazione.
-Lo
sai, come bugia
faceva pena..-mormorò Usop e le guance di Nami si colorarono
nuovamente.
-Non ho detto alcuna
bugia.- ribatté, col suo solito temperamento aggressivo e il
cecchino con aria
vissuta, e sotto lo
sguardo ammirato di
Chopper, le disse:
-Le donne sono
maestre nell’arte del mentire.-la frase gli costò
un poderoso pugno nella nuca
e vari calci sugli stinchi, che finirono per lasciarlo a terra privo di
forze.
-In
questo caso tu
saresti una prima donna, signor filosofo!-esclamò con
stizza, sotto lo sguardo
perplesso di Franky, divertito di Robin, e preoccupato di Chopper, Rufy
e Brook
che chini su di Usop, tentavano, poco gentilmente, di farlo rinvenire.
Alla fine aiutato da
Brook, il piccolo dottore portò Usop
nell’infermeria, lasciando i quattro soli.
-Non sei stata molto
gentile, l’hai ridotto proprio male..povero Usop. -
sospirò Rufy, con lo stesso
volto rattristito di un bambino e Nami per tutta risposta
colpì anche lui,
facendolo finire contro le assi della nave.
Il
silenzio che si
era creato, venne spezzato poi dalla domanda del Robot.
-Scusa una cosa
sorella,ma come avete fatto ad addormentarvi abbracciati?- ma lo
sguardo cupo
di Nami e l’aurea maligna che le aleggiava intorno, fu una
risposta più
che
sufficiente per il povero Franky, che borbottando qualche scusa si
defilò verso
la sua cabina.
La
risata
cristallina di Robin si frappose a quella scena e Nami, ritornata al
suo
aspetto normale, si voltò lievemente verso di lei.
-Che c’è?Anche tu
credi che.. si insomma, che io e Rufy..-balbettò impacciata
e l’archeologa
interruppe la sua risata, osservandola con sguardo sempre divertito.
-No.-mormorò e Nami
sospirando di sollievo, sorrise.
-So
bene che è
ancora troppo presto, infondo siete ancora due bambini e bruciare le
tappe
velocemente, non è affatto bello sorellina.-aggiunse, con
volto serio e
pensieroso, mentre la navigatrice la guardava incredula e senza parole.
-Comunque quando
arriverà il momento, sai dove trovarmi..-concluse Robin,
incamminandosi senza
attendere risposta, verso la cucina.
Allibita
restò a
guardarla, fin quando Rufy, inginocchiato di fianco a lei,( e ripresosi
dal suo
amorevole pugno) non spezzò il silenzio che si era creato.
-Non ho mica
capito..cos’è che dovremo aspettare?-
Nami,
con la mano
serrata e il viso lievemente rossastro, spedì un formidabile
gancio destro
contro il volto del capitano che finì, con grande fragore,
contro l’albero
maestro.
-Non me lo chiedere!!-
Stizzita, camminò verso
Rufy, posandogli senza indugio il cappello di paglia in volto e
superandolo
silenziosamente.
Lui,
confuso per il
colpo subito se lo sistemò nel capo, mettendosi seduto e
poggiando le spalle
contro l’albero maestro.
-Ehi Nami..-chiamò
cappello di paglia e la navigatrice, ancora innervosita da tutto quello
che era
accaduto, fermò la sua camminata seccata e voltando solo il
capo chiese:
-Che c’è?!-
Il volto celato dal suo
prezioso tesoro lui, rispose
esitante:
-Potrò essere anche
questa notte…. solo Rufy?-
Quella domanda
spazzò via la tensione della mattinata e il volto di lei, si distese in un dolce sorriso.
-Ogni volta che lo
vorrai.. capitano.-
Nami riprese a camminare
con un nuovo ritmo e sta volta, nemmeno il fidato cappello,
poté celare il gioioso
sorriso nel volto di Rufy.
*
Zoro
dalla vedette
sbadigliò, essendo toccata a lui la guardia quella notte
aveva assistito alla
scenetta tra i due assopendosi come loro,
per poi risvegliarsi a causa dell’urlo
di quello stupido cuoco.
E dalla sua
postazione, non si era perso neanche una virgola di quanto accaduto,
perfino
poco fa;
ma infondo…
dove stava la novità?
pensò, sbadigliando
nuovamente.
Lui
dopotutto..l’aveva sempre saputo.
E chiudendo gli
occhi, riprese a russare.
ghghghgh....xD
Ok, questa storia è nata dalla mia domanda, "Rufy si è ripreso del tutto dalla morte del fratello? Oppure qualcosa in lui è cambiato?"
Pian piano, come tutte le mie idee su One piece è diventata una Runami, senza alcuna prestesa, se non quella di mostrarvi un altro dolce momento tra il re e regina, facendovi (spero) abozzare un sorriso, per il resto della ciurma.
Fatemi sapere come l'avete trovata e se il colore prugna della scrittura prende a gli occhi! Un kiss..a tutte le runamiste!