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Autore: Anonimous_    11/09/2011    0 recensioni
Edward e Bella sono due giovani promesse del cinema a cui viene offerto il ruolo più importante della loro carriera. Il problema è.... la realtà può superare ogni loro aspettativa senza chiedere nulla in cambio? Uno strano scherzo del destino sconvolgerà la vita di Edward e Bella... D'altra parte, chi metterebbe in dubbio le parole di una scrittrice e di una regista?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight, Contesto generale/vago
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Ok... Eccomi qui. Ho un sacco di cose da dire prima di postare quello che sarà il capitolo quindi, lo farò ponendomi di volta in volta alcune domande. Iniziamo:

Sono... tornata?
Forse.
Forse perché questo è un esperimento, nonché uno strano "scherzo del destino" visto non ricordavo minimamente di avere scritto il capitolo che sto per pubblicare.

Cosa è successo?
È successo che da qualche settimana a questa parte, ripensavo a questa mia storia. Poi, oggi ho trovato questo capitolo, mai pubblicato ed ho deciso che, forse, era il momento di darle, darmi... anzi no, darci un'ulteriore possibilità. Ci tengo a questa storia. Non l'ho mai cancellata da Efp e non l'ho mai cancellata dal mio cuore. È solo rimasta per un po' in attesa... 

In attesa di cosa?
In attesa della giusta ispirazione. Del giusto stato d'animo che mi avrebbe permesso di creare qualcosa come quest Fan Fiction che, per me, è una vera e propria sfida. 

Quindi, a che pro questo capitolo? È forse tornata l'ispirazione?
Bè, anzitutto voglio capire se, a tutti voi, potrebbe interessare ancora. Intendiamoci, probabilmente tornerei comunque a scriverla ma, se non avesse il seguito che aveva avuto ai tempi, sicuramente non impiegherei, adesso, il mio tempo nella sua scrittura. Lo farei più avanti, probabilmente. Quando potrei essere più libera. 

È un ricatto?
No. Non vuole assolutamente essere un ricatto. Anzi, sono qui in punta di piedi come una ladruncola perché so che non è una bella cosa sospendere le fan fiction. E, proprio per questo motivo, vorrei chiedere scusa a chi mi leggeva, chi mi seguiva e chi, addirittura, aveva inserito questa storia tra le preferite.

Scusatemi tutti, davvero. Ma sono dell'idea che una cosa debba essere fatta se si è convinti al 100%. Tengo a questa fanfiction, tanto. Ne ho la trama in mente da un anno a questa parte ma, credetemi, tra tutto ciò che ho scritto (qui su efp e altrove) questa, di sicuro, è la cosa che mi viene più difficile. È una sfida, per me. Perché so bene che questo non è ''realmente'' il mio genere!

E, proprio a proposito di genere e rating, vorrei precisare che non garantisco che questa storia rimanga sul rating verde! Non credo (non so, anzi) che diverrebbe rossa... ma, sicuramente, non può essere destinata ad un reting così basso...!

Ok.... ora mi sembra di aver detto tutto!

Ancora scusatemi per l'assenza... come accennavo prima questo capitolo è stato scritto tanto, tanto tempo fa... tanto che avevo completamente dimenticato la sua esistenza..! oggi l'ho riletto ed ho deciso che è effettivamente venuto il momento di riportare in vita... Our Movie... Our Life.
Ringrazio già da ora chi vorrà darmi questa ulteriore possibilità. Grazie.


 



Ero appena rientrata a casa.
La serata con Edward era stata a dir poco piacevole. Quel ragazzo mi aveva stupita. Forse per l'assurda situazione in cui ci trovavamo, sentivo che lui sapeva come io realmente mi stavo sentendo... e poi...

Ah dannazione c'era stato un attimo, solo un attimo, in cui avevo desiderato colmare la distanza tra le nostre labbra. Lui mi aveva appena detto di esserci, per me. Ed io... mi ero persa, ancora una volta, nei due smeraldi che aveva al posto degli occhi.... Mi ero persa a contemplare gli occhi, il naso dritto, gli zigomi decisi e le labbra, rosse....

A dire il vero quello era stato solo uno dei tanti, cosiddetti, “attimi”.... sì bè... quando si ha di fronte il dio Apollo fatto persona non si può rimanere del tutto indifferenti, no?

Almeno... quella era l'unica giustificazione che riuscivo a dare al mio comportamento. Ed è anche la giustificazione che continuo a ripetermi girandomi e rigirandomi in questo letto freddo, pensando a tutti i modi con cui avrei potuto riscaldarmi se solo lui....

Ah... dannazione... “Basta Bella! Contegno. Un po' di contegno... per favore!” Urlava l'altra parte di me. Quella razionale... quella che non avrebbe mai accettato il lavoro... quella che non avrebbe accettato l'invito di Edward... Insomma... la rompi scatole della situazione, ecco.

In fondo, però, aveva ragione, era già parecchio tardi ed io, volente o nolente, la mattina seguente avrei dovuto affrontare tutto... e, di certo, due occhiaie e lo sclero da “poco riposo” non avrebbero reso le cose più semplici.

Così, chiusi gli occhi addormentandomi, finalmente.

 

Driiin. Driiin.

Dannato suono, dannata sveglia, dannata me che l'avevo attivata. Avevo un po' di pace, finalmente, ed eccola lei, suonare imperterrita. Decisa a non alzarmi, presi la sveglia e la scaraventai dall'altro lato della stanza. Un po' esagerata?

Per niente. Mi girai nelle coperte e tornai beatamente a dormire.

 

Driiin. Driiin.

Ma cosa diavolo poteva essere ancora? La sveglia era stata disintegrata... non potevo aver sognato di lanciare l'oggetto malefico dall'altro lato della stanza...

Driiin. Driiin.

O forse sì?
Cono mio grande sforzo, uscii un braccio da sotto le coperte cercando a tentoni, sul ripiano del comodino, la sveglia. Ma no, il vuoto.
L'unico modo per scoprire da dove provenisse quell'inferno, era aprire gli occhi ed azionare il cervello... almeno una parte.
Forse avrei dovuto pensarci prima.
Forse, in questo modo, avrei risparmiato la vita alla povera sveglia – che, sì, avevo davvero lanciato dall'altro lato della stanza – prendendomela con lei se un invitato del tutto INDESIDERATO stava premendo il dito, ininterrottamente, sul campanello del mio appartamento.

 

«Arrivoo» urlai, con la voce ancora impastata dal sonno. Infilai le ciabatte e tra uno sbadiglio e l'altro riuscii ad arrivare alla porta.

Chi diavolo poteva essere? Valerie? Oh, guai, se fosse stata lei! Già doveva pagarmela per non avermi avvisata dell'argomento della riunione ora, anche questa sveglia improvvisata, non le sarebbe andata liscia... Da una parte me ne dispiacque. Ma era una parte piccola, molto, molto piccola. Immersa nei miei pensieri verso la traditrice, spalancai la porta senza neppure chiedere chi fosse di prima mattina.

Il sangue mi si gelò nelle vene. Poi, il cuore, per rimediare, prese a battere forsennato ed il liquido rosso tornò a scorrere prepotente, imporporandomi le guance.

«Ehm... forse avrei dovuto telefonarti... scusa, ti ho svegliata»

Come faceva ad essere così... così... perfetto di prima mattina? Come poteva essere? Per un attimo mi chiesi se non fosse tutto il frutto della mia immaginazione e, per constatare la cosa stavo quasi per sollevare una mano e posarla sul suo viso. Non so come riuscii a contenermi.

«No, scusami entra non ti ho nemmeno fatto accomodare... io...» Finii la frase persa nei suoi occhi verdi che mi fissavano pieni di vita. Poi indicandogli la cucina del mio piccolo loft, lo invitai a seguirmi.

«Vieni, da questa parte, hai già fatto colazione?» gli chiesi andando verso la macchinetta del caffé.

«A dire il vero...- mi disse sollevando il braccio destro su cui c'era un sacchetto bianco - ecco io ho pensato che avremmo potuto farla insieme.» Mi stupii di quel suo pensiero. Mai nessuno si era premurato di portarmi la colazione del bar a casa... e lui, appena conosciuto, del tutto estraneo a me ed alla mia vita, mi trattava come se mi conoscesse da sempre. Come se fosse naturale viziarmi... in quel modo.

«Oh, Edward non dovevi! È stato un bellissimo pensiero!» ammisi.

«Bè, era anche un modo per farmi perdonare l'intrusione alle 8 di mattina...» scherzò. Ed io non potetti far altro che ridere di quella confessione che, in effetti, mi aveva fatto dimenticare del tutto la sveglia inaspettata. Bè, a dire il vero me ne ero dimenticata dal momento esatto in cui i miei occhi avevano incontrato i suoi... ma questo non avrei potuto dirglielo...

«Allora spero per te che ci sia un cornetto al cioccolato lì dentro... altrimenti, temo che i tuoi sforzi saranno stati vani» L'ammonii, stando al gioco. Perché era così naturale scherzare con quello sconosciuto? Perché non avevo paura di averlo in casa mia?

Non lo sapevo... e, a dirla tutta, non mi interessava nemmeno.

«Chissà perché, avevo questo sentore» mi soffiò vicino, beffardo....

Un cornetto ed un caffé dopo, Edward si decise a dirmi i piani di quella sua mattina.

«Non ti ho ancora chiesto se hai da fare questa mattina...» Iniziò.

«No, più che sbattere la testa al muro... credo di essere libera»

«Perfetto... perché ho intenzione di rapirti, oggi»

Forse accade, nella vita, che qualcuno arrivi direttamente dal nulla e ti sconvolga del tutto l'esistenza. Almeno, questo è quello che mi era successo con Edward.

«Mmm... quindi è inutile chiederti dove hai intenzione di portarmi, giusto?» gli domandai. Non avevo paura di lui, sentivo che non avrebbe mai potuto farmi del male. Chiamatelo sesto senso, ma con lui sarei andata in capo al mondo, se me lo avesse chiesto.

«Esattamente, del tutto uno spreco di fiato» Annuì convinto lui, regalandomi un sorriso che mi fece perdere qualche battito.

«Essia, Cullen! Dimmi solo come devo vestirmi...»

«Credo che per oggi tu possa rimanere sul casual... niente di troppo elaborato. Piuttosto qualcosa di comodo...» Iniziava a piacermi...

«Posso chiederti di venire qui ogni volta che Valerie mi vuol costringere in dei vestiti assurdi?»

Mi sorrise, fulminandomi del tutto...

«Pensavo lo avessi capito, sono a tua completa disposizione...» Ma.... ci provava, per caso? No, perché... se lo avesse fatto un altro, avrei potuto capirlo, immaginarlo, comprenderlo. Ma LUI... nàà.. impossibile.

Solo allora notai che era piuttosto sportivo: jeans scuri, felpa e sneakers ai piedi; così, decisi di mantenermi sul suo stile, copiandolo del tutto. Dal mio armadio, alla velocità della luce, avevo preso un paio di jeans chiari, una felpa grigia, ed un paio di converse dello stesso colore complete di borsa. Doccia veloce e giù un filo di trucco sul grigio. Mi vestii e tornai da Edward che mi stava aspettando in salotto, con la tv accesa.

«Eccoti!»

«Sì, ehm... ci ho messo molto?»

«Per niente, ora, però andiamo» mi disse raggiante. Appena fuori casa, davanti al mio palazzo vidi una moto nera accostata al marciapiede. Ho sempre avuto paura delle moto. L'idea di poter finire con la faccia spalmata sull'asfalto mi aveva sempre terrorizzato. Non riuscivo a capire come potessero, altri, amare quegli aggeggi infernali... Con mio sommo stupore, vidi Edward avvicinarsi a quella moto, sicuro di sé... Eppure, non lo facevo tipo da moto... Insomma quella, quella era una moto! La cosa dalla quale più di tutto io fuggivo! La cosa che solo i pazzi potevano guidare... Edward... davvero era sua?

«C-cosa fai?» gli chiesi ancora incredula, non poteva essere vero!

«Eh?... Oh, salgo sulla mia moto...» Oddio, non era un incubo!

«No, ti prego non lo fare» Ecco, adesso mi mettevo anche a pregarlo.... chissà cosa sarebbe rimasto del viso perfetto del mio angelo una volta spalmato sul fondo stradale.... Non potevo immaginarlo..

«Oh, sì invece... e lo farai anche tu» e mi allungò un casco. Ok, forse il mio viso non sarebbe finito deformato... ma il resto del corpo?

«No... Non... posso»

«Avanti Bella! Vieni, sali con me!» Come gli saltava in mente? Come poteva chiedermi di salire su quell'aggeggio infernale senza alcun altro problema? Era... assurdo! Io avevo assolutamente paura di quei cosi... Della velocità incontrollata...

«I-io... oh accidenti, ti prenderai gioco di me...» piagnucolai, facilitandoli ancor più la cosa. Mi stavo comportando forse da bambina, ma io davvero avevo una assurda, incontrollata paura.

«Certo che no, dimmi, che succede?» Non rideva... Era assolutamente serio e composto. Mi stupì... Anche quella non era una cosa che avrei associato ad un motociclista!

«Io... ho paura delle moto, ecco» gli dissi arrossendo, abbassando il capo. Non sentendolo parlare, rialzai la testa, trovandomi il mio dio personale, appoggiato alla sua moto, con un'espressione assolutamente contrita e concentrata.

«Hai anche paura di me?» mi chiese. Come gli saltava in mente? Insomma, ok, in teoria ci conoscevamo da solo... un giorno eppure con lui era tutto così naturale che mi sembrava conoscerlo da sempre.

«No!» Esclamai, risentita un po' dal suo pensiero.

Mi sorrise. Sì, con quel sorriso che mi avrebbe portata all'infarto.

«Allora avanti, sali con me, fidati di me, Bella» Ecco... ed ora? Se l'unica cosa che ti tiene ancorata alla terra ti chiede di far qualcosa assieme e te lo chiede con quel tono di voce, con quello sguardo, con quella speranza... con che coraggio puoi rifiutare la sua piccola richiesta?

Tesoro, ti voglio bene, ma ragiona: da quando questo ragazzo è diventato la tua sola ragione di vita? Da quando puoi fidarti di un perfetto sconosciuto? Perché sappi che questa è la sola cosa che rappresenta: l'ignoto.”  Accidenti al grillo parlante da quattro soldi che mi ritrovavo.

Da un giorno, lui non è più l'ignoto, è il mio tutto, voce.”

Tsè.. sentitela..! Il mio tutto! Non sai niente di lui, niente”

Infatti, ed intendo rimediare subito, quindi, sparisci.”

Senza neppure accorgermene, avevo allungato la mano verso il casco che Edward mi porgeva speranzoso, mettendo fine al monologo interiore che mi bloccava dall'accettare la sua proposta. Un attimo dopo, ero in sella alla sua moto.

«Ok, allora stringiti a me, vedrai, andrà tutto bene, ti divertirai!» Raggiante, come poco prima, in casa.

Ed io, ovviamente, non me lo feci ripetere due volte, ancorai le mie braccia al suo torace sodo e chiusi gli occhi inebriandomi di lui, del suo profumo.

Inutile dire che, persa com'ero nell'immaginare quel contatto senza tutto l'ingombro dei nostri vestiti.... non avevo per niente accusato il rumore della moto che si accendeva o, peggio ancora, il vento che mi si infrangeva addosso...

  
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