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Autore: kateausten    12/09/2011    15 recensioni
Cinque minuti.
Doveva aspettare solo cinque minuti e poi avrebbe saputo.
Non capiva la ragione di quell'ansia, di quella paura. Era Hermione Granger. Aveva affrontato cose più pericolose di... questa.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Quella che colse Hermione Granger in quel momento, mentre era seduta sul water di casa sua con un piccolo stick fra le mani, fu una fortissima sensazione di dejavu.
Sensazione aumentata dalle parole che si ripeteva, come una dolce litania.
"Ok, sta calma. Sta calma".
Erano le stesse parole che si era mormorata quando aveva undici anni e la McGranitt l'aveva chiamata per essere smistata. Si augurava, mentre guardava terrorrizzata lo stick, che il dejavu continuasse, per provare la stessa sensazione di solievo simile a quella che aveva avuto quando il Cappello l'aveva mandata a Grifondoro.
Cinque minuti.
Doveva aspettare solo cinque minuti e poi avrebbe saputo.
Non capiva la ragione di quell'ansia, di quella paura. Era Hermione Granger. Aveva affrontato cose più pericolose di... questa.
Diede un'ennesima occhiata all'orologio li vicino e cominciò a tamburellare le dita ossessivamente sul ripiano di marmo. Ron sarebbe tornato a momenti e lei voleva sapere.
Infine, i cinque, interminabili minuti passarono. Hermione fece un gran respiro e poi guardò lo stick.
Ebbe un colpo al cuore e le sue mani cominciarono a tremare.
Poi lo riguardò.
Lo scosse un pò, come se potesse cambiare e la linea sfacciatamente blu che appariva potesse scomparire.
Incinta.
Si alzò piano dal water e le sembrò che qualcuno le avesse scagliato una Fattura Gambemolli.
Non poteva essere, si disse mentre si guardava allo specchio. Non poteva essere.
Sulla carta era tutto perfetto: aveva ventiquattro anni, lei e Ron erano sposati da due e entrambi avevano un buonissimo lavoro. Insomma, un bambino adesso era normale, era naturale.
Harry e Ginny avevano già il piccolo James e stavano pensando di allargare ancora di più la famiglia.
C'era solo un unico, piccolissimo, insignificante dettaglio: lei non era pronta a diventare mamma.
Era tutto così perfetto adesso. Un bambino avrebbe significato lo sconvolgimento di ogni cosa.
Hermione scese le scale con lo stick in mano, ancora incredula. Come l'avrebbe presa Ron?
Sicuramente meglio di lei. Ron desiderava un figlio. Tutte le volte che coccolava James, gli lanciava delle occhiate di desiderio neanche troppo velate.
Stupido Weasley.
Proprio in quel momento, sentì lo stupido Weasley tornare.
"Hermione, sono tornato!" eslamò, prima di lanciare un accidenti a Grattastinchi che se ne stava appollaiato sullo tappetino di fronte alla porta.
Tutte le sere Grattastinchi si metteva li e tutte le sere Ron ci inciampava.
Vide suo marito reprimere uno sbadiglio e cercarla con lo sguardo. Quando la vide, sorrise.
Erano sette anni che stavano insieme e Hermione ancora non si capacitava di come Ron potesse adorarla ancora così tanto. I primi tempi in cui stavano insieme erano quasi imbarazzanti: non sapevano come toccarsi, come guardarsi, come amarsi. Ma quell'adorazione c'era sempre. C'era sempre stata.
Si avvicinò e le poggiò un lieve bacio sulle labbra.
"Miseriaccia, muoio di fame!" disse levandosi la giacca "Oggi ho mangiato solo un misero panino".
Hermione sapeva cosa intendeva suo marito per 'misero panino' e sapeva anche che quel pasto avrebbe sfamato un esercito intero. Decise di non indagare oltre e, senza una parola, gli passò lo stick.
Non gli aveva detto nulla dei suoi sospetti per non dargli false speranze. Lo vide aggrottare la fronte e poi posare gli occhi blu su di lei.
"E' vero?" chiese con voce roca "Sei incinta?".
Lei annuì e Ron l'abbracciò con forza.
"O miseriaccia!!! Miseriaccia miseriaccia!!" esclamò sciogliendo l'abbraccio e guardando il test un'altra volta "Diventerò padre!! Padre! Non ci posso credere!! Mia madre impazzirà quando glielo diremo! Non ci posso credere! Io...".
Si interruppe, notando che Hermione era rimasta immobile dove l'aveva trovata, nella solita posizione, bianca come un cencio quasi l'avessero pietrificata.
Si avvicinò cauto, passandole due dita sulla guancia.
"Ehi piccola, che c'è?" chiese dolcemente.
Il tono di Ron fece sciogliere il nodo alla gola che Hermione stava provando da dieci minuti. Delle piccole lacrime scesero e lei parlò con voce soffocata.
"Oh Ron, scusa. Scusami tanto. E' solo che...".
Lui la guardava incoraggiante e la portò a sedere sul divano li vicino.
"Avanti. Lo sai che puoi dirmi tutto" disse.
Ma Hermione più cercava di parlare, più le parole non venivano.
"Ok, provo a indovinare" disse lui. Si fece pensieroso.
"Se sei così disperata vuol dire che... il bambino non è mio?".
A Hermione sfuggì una risata bagnata di lacrime e scosse la testa. Ron sorrise e continuò.
"Allora è perchè temi che possa venir fuori una creatura con la mia stessa fame" disse "Tranquilla, lo terremo a stecchetto".
Hermione sorrise e si asciugò il volto.
"Ho capito! Temi che possa venire bello come me e quindi rinchiuderlo in casa per evitare attacchi di ragazze impazzite. Oppure" disse, come folgorato da un'idea improvvisa "Potrebbe essere una bambina e quindi orde di ragazzi..." Ron si rabbuiò "Beh, che non ci pensino nemmeno ad avvicinarsi a lei...".
Hermione rise, ringraziando Godric di averle dato una persona così a fianco.
"No" mormorò "Non è nessuna di queste motivazioni".
"Neanche quella della fame? Guarda che è una motivazione valida" disse Ron.
"Hai ragione" concordò lei.
Ron la guardò con un insolito sguardo penetrante.
"Allora vuoi dirmi perchè a questa notizia ti comporti come se ci fosse un funerale a cui partecipare?" chiese con una punta di asprezza.
Hermione si morse il labbro e guardò a terra.
Quando parlò, la voce di Ron era bassa e carica di tensione.
"Non lo vuoi?".
Hermione guardò sorpresa verso di lui e non riuscì a rispondere.
Anche Ron parve stupito dall'assenza di risposta.
"Stai scherzando Hermione, vero? Non vuoi il nostro bambino?" chiese passandosi una mano fra i capelli in un gesto frenetico.
Hermione prese un respiro profondo e cercò di articolare un discorso di senso compiuto.
"Non mi sento pronta a diventare madre, Ron. Con tutto quello che è successo... io ho paura" disse a bassa voce.
Ron chiuse gli occhi.
"Paura di cosa?" chiese poi, riaprendoli "Paura di cosa, Hermione?". L'ultima domanda fu un urlo, alzandosi dal divano.
Anche Hermione si alzò, con il cuore che le batteva come un tamburo.
"Paura di non riuscire a proteggerlo, Ron!" urlò anche lei "Paura della nostra vita con un bambino! Che cambi!! Paura che ci sia un'altra guerra, paura che stavolta tu morirai, che noi due faremo la stessa fine di Remus e Tonks. Paura di non vederlo crescere!!".
Le lacrime le rigavano le guancie, mentre, con il respiro affannoso, capiva di aver detto la verità.
Non è che non voleva questo figlio. Semplicemente, non voleva aver paura per un'altra persona. Aveva avuto così ansia per Ron e Harry, che pensare di dover temere anche per il frutto dell'amore suo e di Ron, l'avrebbe uccisa.
Ron parve riflettere in silenzio.
"Vado un pò da Harry" annunciò con voce cavernosa.
Hermione ebbe il tempo di annuire che lui si smaterializzò. Sapeva come era fatto Ron e sapeva che adesso, dopo questa litigata, aveva bisogno dei suoi tempi.
Mangiucchiò qualcosa e poi andò a letto, stremata dalla recente situazione.

                                                                       *

Un raggio di sole la colpì in pieno viso, svegliandola.
Hermione aprì piano gli occhi, aspettandosi di trovare il corpo caldo di Ron a fianco a lei. Quando vide che non c'era, il cuore le balzò in gola. Possibile che non fosse rientrato? Possibile che... se ne fosse andato?
Ma poi, vide un biglietto sul cuscino di Ron. Lo prese in mano.

"Non devi avere paura, perchè ti prometto..."

Hermione si guardò intorno e vide un bigliettino sul comodino. Scese dal letto con un balzo e lo lesse d'un fiato.

Ti prometto che non ci sarà nessuna guerra.

Sorrise uscì dalla camera, trovando un altro biglietto sul mobile del corridoio.

Ti prometto che, nel caso ci fosse, noi non combatteremo. Scapperemo e diremo
addio al nostro coraggio senza rimpianti.

Hermione fece una risata ed entrò nel bagno. Vide un biglietto sul ripiano di marmo.

Ti prometto che tratterò bene Grattastinchi.

La ragazza fece una smorfia divertita, pensando che era molto improbabile. Poi, vide un bigliettino sul bordo della vasca.

Ti prometto che ti aiuterò nei lavori casa e soprattutto mi laverò i calzini.

Hermione alzò gli occhi al cielo speranzosa, uscì dal bagno e vide che sui gradini delle scale c'erano tre bigliettini.

Ti prometto che, nel caso fosse un maschio, non gli parlerò solo di Quidditch.

Scosse la testa incredula e prese quello dopo.

Ti prometto che, nel caso fosse una femmina, non sarò geloso ai limiti del patologico.

Hermione non ci avrebbe creduto neanche tra un milione di anni.

Ti prometto che la nostra vita cambierà. In meglio.

Hermione ci stava quasi cominciando a credere.
Entrò in salotto e sul divano dove ieri litigavano c'era un altro biglietto.

Ti prometto non mi perderai mai.

Hermione sentì gli occhi inumidirsi di lacrime. Si guardò intorno e, non vedendo nessun altro biglietto si recò in cucina. Li, sul tavolo, accanto a una colazione già pronta, c'era un altro biglietto.

Ti prometto che vi amerò. Sempre e per sempre.

Ron Weasley aveva promesso nove cose a Hermione Granger.
Nove cose.
E le mantenne tutte.

  
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