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Autore: Mork    12/09/2011    1 recensioni
Il viaggio di un Personaggio Letterario alla ricerca del proprio Autore. Si ringrazia S. King per l'ispirazione! :3
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Neil aveva ragione: il Personaggio non aveva mai visto niente di più mozzafiato.
I tronchi degli alberi si erano dischiusi in una vasta radura a ridosso di una collina rocciosa; in lontananza si riusciva a sentire il vivace scrosciare di una cascata, i cui frutti scorrevano sotto gli occhi del Personaggio: un limpido fiume in piena serpeggiava tra la tenera erba disegnando volute e ramificazioni che, pur terminando, non ristagnavano, ma continuavano a gorgogliare disciplinatamente sugli argini. Ma la cosa più straordinaria era l’innaturale vitalità dei flutti, che schiaffeggiavano l’aria con rapidi getti oppure si perdevano in elaborate evoluzioni ben sopra il livello dell’acqua. In quel ribollire di onde e schizzi il Personaggio vide piccole forme bianche saltare e rituffarsi in acqua: solo quando gli fu molto vicino capì che erano tazzine da tè di ottima fattura.
La notte era tersa e le stelle bruciavano con violenza sopra le teste del gruppo di Autori che si era riunito su quelle rive. Il Personaggio fece scorrere lo sguardo con impazienza dall’uno all’altro, aspettando nel suo animo un fremito di riconoscimento quando finalmente avrebbe incontrato gli occhi del suo Autore. Vide due uomini anziani discutere animatamente, uno con accanto un leone e l’altro con un gatto in grembo; comodamente seduto a gambe incrociate, un altro vecchio Autore fumava tranquillamente la pipa, studiando il cielo; nessuno di questi, pur lanciando occhiate incuriosite al Personaggio, gli fece il minimo cenno.
Neil gli passò un braccio intorno alle spalle, inginocchiandosi accanto a lui: «Non ti dispiace se ora ti lascio un po’ solo, vero? Sono stato fin troppo tempo accanto a te, ho paura di averti danneggiato»
«No che non l’hai fatto!», esclamò bruscamente il Personaggio, con un groppo alla gola. Era lui ad avere paura: gli sembrava di essere stato spinto senza invito ad una festa per una ristretta cerchia, e sentiva gli sguardi degli altri Autori su di sé come una minaccia e un rifiuto.
«Ehi, ragazzo», mormorò Neil vedendo quell’espressione affranta «Non ti sto mica abbandonando. Ma è meglio che tu faccia questa cosa da solo, capisci? Se ti stessi troppo vicino continuerei a condizionarti, potrei addirittura nasconderti la presenza del tuo Autore.»
E aggiunse, quasi leggendo nella mente del Personaggio: «Non aver paura, sei il benvenuto qui»
Il Personaggio strizzò gli occhi per ricacciare indietro le lacrime che cominciavano a pizzicarglieli, e guardò Neil con determinazione.
«Ecco, questo è lo sguardo adatto!», rise l’Autore, rialzandosi «Devi essere forte. Indubbiamente ci vuole coraggio per trovare la propria strada ma, alla fine, solo i veri audaci riescono a percorrerla»
Scompigliò i capelli del ragazzo a mo’ di saluto, e si avviò verso il fiume.
«Neil!», chiamò il Personaggio, ignorando gli Autori più vicini, che si erano voltati a guardarlo con un certo stupore.
«Grazie per esserti preso cura di me», continuò il ragazzo, gli occhi fissi su quelli di Neil «Mi sarebbe piaciuto... Sarebbe stato bello essere tuo»
L’Autore sorrise, e il Personaggio notò con meraviglia che era imbarazzato; si chinò sullo specchio d’acqua, afferrò al volo una tazzina, la immerse nel fiume e prima di berne le parole la alzò in direzione del ragazzo, a metà tra un ringraziamento e un brindisi.
Il Personaggio si fece coraggio e scese in riva al fiume.
 
Rassettai con impazienza i vestiti laceri e sporchi e per l’ennesima volta rimproverai a me stesso di essermi messo a fantasticare in pieno periodo esami. Non sapevo forse come sarebbe andata a finire? Ti distrai per dieci minuti dallo studio e in men che non si dica ti ritrovi con una mole di pagine da studiare nel cuore della notte e un povero Personaggio sperduto e abbandonato chissà dove. Speri di poter rimediare tutto nel tragitto da casa a scuola, ma ovviamente il tempo non ti basta, perché la Pozza è sconfinata e come diavolo fai a sapere da dove è uscito il tuo ragazzo?
Scrollai la testa (foglie e insetti fioccarono giù in abbondanza) e sbirciai nell’acqua irrequieta della sorgente per controllare di avere perlomeno un aspetto presentabile, ma non feci in tempo a chinarmi che muscoli e ossa lanciarono gemiti contrariati all’unisono. I calci di Sua Maestà facevano un male cane, ma me li ero meritati tutti. Tesi le mani a coppa sotto la cascata, mi lavai il viso, il collo e le braccia, e risalii il corso del fiume tentando di non farmi sfuggire neanche lo svolazzare di una fatina.
 
«Ti sei perso, ragazzo? Stai cercando il tuo Autore?»
Il Personaggio sobbalzò, sentendo un tocco leggero sulla sua spalla. Quando si voltò, vide che ad averlo chiamato era stata una donna dai lunghi capelli biondi: negli occhi chiari splendeva uno sguardo così materno e rassicurante che il Personaggio si sentì riscaldato, come quando aveva incontrato per la prima volta gli occhi di Neil.
Annuì educatamente e la donna lo prese per mano: «Vogliamo cercarlo insieme? Tutte queste persone confondono e spaventano un po’, vero?»
Il Personaggio strinse la mano della donna e si lasciò guidare per la radura con infantile abbandono, sicuro di potersi fidare di quella Autrice, sicuro che l’avrebbe portato sano e salvo a destinazione. Niente a che vedere con l’Autore severo dalla gran barba bianca che aveva incontrato poco prima e che dopo averlo scombussolato con parole gravi e altisonanti l’aveva abbandonato al suo destino.
Era così ricolmo di istintiva fiducia da rilassarsi e lasciarsi andare a uno sbadiglio, dopo il quale arricciò le labbra in un sorriso soddisfatto.
 
Certo, se King si fosse limitato a torturarmi per quindici minuti invece che mezz’ora, magari non sarei stato così in ritardo. Superai Lewis e Pullman, che come al solito stavano discutendo, e cercai qualcuno a cui chiedere informazioni. Scartai immediatamente Hugo e Dickens, che confabulavano in maniera leggermente sinistra: ma anche se fossero stati seduti tranquilli e sorridenti, dubito che mi sarei avvicinato.
Dove diavolo si era cacciato Neil? A quanto mi aveva detto Stephen, il mio Personaggio doveva essere con lui. Quel povero ragazzo doveva odiarmi, ormai. Avevo fatto un bel casino, lasciandolo solo per tutto quel tempo.
Tuffai una mano in acqua e afferrai una tazzina; nonostante fossi preoccupato per il mio bambino, se era arrivato sano e salvo fin qui, o anche se era semplicemente con Neil, potevo stare tranquillo e fermarmi un attimo per riprendere il fiato: il peggio ormai era passato.
Mentre bevevo avidamente le parole rinfrescanti della Pozza, vidi sull’altra riva il riflesso di Joanne. Scattai in piedi facendo cadere la tazzina in acqua, e resistetti a malapena alla tentazione di attraversare il fiume a nuoto.
 
Il Personaggio si era addormentato profondamente sul grembo dell’Autrice, cosa che non sarebbe potuta accadere se quella donna non fosse stata in grado di imprimergli, con la sua sola e breve vicinanza, un carattere tanto fondamentale da far nascere in lui un bisogno primordiale come il sonno. Questo poteva significare solo che l’Autrice era ugualmente vicina al vero Autore del Personaggio.
 
«Grazie, madre», ansimò una voce alle sue spalle, col fiato corto «Riesci sempre a tirarmi fuori dai guai, eh?»
Joanne si limitò a sorridere e continuare a vegliare sul Personaggio, che aveva cominciato ad agitarsi nel sonno. Si svegliò di scatto, sentendo qualcuno chiamarlo per nome. Non aveva mai sentito quella voce prima, ma sapeva che era quella del suo Autore; non conosceva il suo nome, eppure sapeva che quello che veniva mormorato con tanta dolcezza era il suo: aveva capito tutto questo con la stessa sicurezza e naturalezza con cui gli uccelli imparano a cantare.
Si mise a sedere e incontrò gli occhi del suo Autore: tutto quanto c’era di caotico in lui si incastrò con la precisione di un meccanismo ad orologeria. Fu come se la bolla di sapone in cui era stato prigioniero scoppiasse improvvisamente, lasciandogli percepire per la prima volta il mondo con sensi non più ottenebrati. Il cuore gli batteva con solenne decisione in petto, la terra sotto di lui era solida e ferma, i polmoni respiravano facilmente e liberamente e i pensieri si disponevano ordinatamente nel suo cervello. Conosceva il nome di ogni oggetto e di ogni emozione. Finalmente si conosceva, meglio di chiunque altro, forse anche meglio del suo stesso Autore.
Quest’ultimo gli tese una mano e lo aiutò ad alzarsi. Si buttarono l’uno tra le braccia dell’altro, ridendo e piangendo insieme.
«Avanti, ragazzo», disse infine il suo Autore, prendendolo per mano. L’aria fremette e i contorni del bosco, del fiume, della terra e del cielo cominciarono a tremare in delicate iridescenze. L’Autore tese la mano libera e afferrò l’aria come se in essa ci fosse qualcosa di solido ma invisibile; scostò quella realtà così come si apre una tenda, e il mondo si ripiegò su se stesso. Il Personaggio non era in grado di distinguere nulla di quello che c’era al di là del varco.
«È tempo che tu viva la tua Storia»
Mano nella mano, Autore e Personaggio scivolarono fuori dal mondo della Pozza delle Parole e camminarono verso una nuova e sconosciuta realtà.
  
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