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Autore: MarchesaVanzetta    12/09/2011    3 recensioni
Libera…
Sono definitivamente caduta nel mio burrone.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sento il cuore battere attraverso il materasso del letto –tumtum tumtum tumtum-

Vedo le scarpe col tacco alto abbandonate in mezzo alla sala, la camicia bianca che le copre un poco, vicino la gonna nera stretta.

Più vicino, nel corridoio, mutande e reggiseno, bianchi, di pizzo.

Tutta la mia pelle combacia con il coprimaterasso e il lenzuolo.

Finalmente posso far vagare la mia mente, abbandonarmi a questo dolce dolore che mi logora dentro…

 
 
 
Non voglio leggere niente.
Voglio avere parole nere sotto gli occhi.

Non voglio ascoltare niente.
Voglio che il rumore mi penetri ben bene nel cervello.

Non voglio parlare.
Voglio che il cicaleccio così tipicamente femminile delle mie amiche riempia la falla che mi si è aperta dentro proprio adesso.

Non voglio ascoltare.
Voglio sapere delle tribolazioni dei miei amici, aiutarli, consolarli.

Non voglio essere toccata.
Voglio e pretendo un abbraccio.

Non voglio che la parte nera e brutta di me prenda il sopravvento.
Voglio cedere al fascino del male, dell'oscuro, dell'ignoto.

Non voglio che il sole scotti il mio viso.
Voglio nuotare nella luce.

Non voglio essere romantica.
Voglio andare in un prato a riempire un cestino di fiori e sporcare l'orlo della gonna lunga e rincorrere il cappello che il vento mi ha appena rubato.

Non voglio essere cinica.

Voglio contestare tutto, aprire gli occhi alla gente illusa e che illude gli altri, voglio dire a chi crede che non esiste alcun dio all'infuori di se stessi, voglio dire agli amanti che prima o poi si odieranno, voglio dire agli insegnanti che seguiranno alunni stupidi e privi della bramosia di conoscenza, voglio dire ai grammatici che nessuno li ascolta più e alla cricca di Fontana che quella non è definibile arte, è solo aria fritta, voglio dire ai vecchi che moriranno e ai giovani che invecchieranno.

Voglio essere contestata, voglio che mi si aprano gli occhi, voglio poter dire che io credo solo in me stessa, voglio amare sapendo che potrei odiare, voglio insegnare ugualmente sperando che un giorno arrivi il Manzoni di turno a sbaragliare la mia tristezza, voglio usare correttamente la grammatica e dare una speranza a chi lavora all'Accademia della Crusca, voglio poter dipingere un ritratto senza essere definita romantica, medievale, leonardesca, michelangiolesca o chissà che, solo artista, voglio essere una vecchia felice di morire e una giovane tranquilla innanzi alle rughe, alle tette cadenti e alla cellulite.

Voglio distruggere e redimere.


Non voglio amore né amicizia.

Voglio ordine e caos.

Non voglio la morte e neppure la vita.

Solo, che questo inferno che ho in testa finisca.


 
 
 

Ecco, forse ho avuto un’idea.

Mi alzo, i capelli scivolano sinuosi sulle mie spalle, tra le scapole, fino a metà schiena. Finalmente liberi, anche loro.
Mi avvio verso il bagno, apro l’armadietto dei medicinali. Trovo un flacone arancione, dal tappo bianco e l’etichetta piena di parole sconosciute e incomprensibili.
Tornando in camera passo dalla sala, sotto il televisore, dietro antine di vetro smerigliato, c’è ancora la bottiglia di vodka comprata in Russia anni fa.
Nella mano sinistra la bottiglia, nella destra il flacone, i piedi scalzi sentono le variazioni di pavimento: parquet del salotto, piastrelle fredde del bagno, moquette ruvida della camera da letto, i capelli mi solleticano la schiena, le cosce sfregano dolcemente l’una con l’altra, libere da collant, jeans e gonne di tulle, i seni si muovono in armonia con me.

 

Arrivata in camera mi siedo sulla poltrona che mi ha accolta tanti pomeriggi in compagnia di un libro e tante notti con un uomo rimorchiato nel pub qui sotto.
Stappo il flacone, una cascata di pastiglie piccole e bianche atterra sulla mia mano.
Poco a poco le ingoio tutte, innaffiandole di vodka. Finite le pastiglie lancio il flacone in un angolo della stanza e mi accingo a svuotare la bottiglia di liquore, che mi brucia in gola, come un fuoco purificatore.

Sono stordita, eccitata, calda, bagnata.

Non appena il buio e l’oblio del sonno che so sarà l’ultimo cade sui miei occhi mi sento finalmente libera…

Libera…

Sono definitivamente libera di cadere nel mio burrone.

  
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