Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: mavi    13/05/2006    4 recensioni
Era l’intervallo tra l’ora di Storia della Magia e quella di Trasfigurazione e Draco Malfoy si trovava anche lui, come molti altri studenti, nel cortile. Il vento era cessato e con lui anche la neve, se non per qualche fiocco che cadeva di tanto in tanto. Appoggiato al tronco di un albero, Draco guardava i ragazzi giocare con la neve. In realtà prestava loro ben poca attenzione dato che la sua mente era impegnata in altri e più importanti pensieri.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Anche quell’anno Dicembre era giunto ad Hogwarts.

Fuori la neve cadeva fitta, imbiancando il paesaggio tanto caratteristico e facendo divertire i ragazzi che, spensierati e incoscienti, trascorrevano i buchi tra una lezione e l’altra uscendo in giardino per “giocare” con la neve ed abbandonarsi su quel candido manto.

Anche ora, nel cortile, c’erano una decina di studenti che si divertivano come bambini.

Un altro gruppo, più numeroso, usciva in quel momento dalla serra di erbologia della professoressa Sprite, che, gridando e  facendosi scudo agli occhi con una mano, cercava di sistemare i ragazzi in fila e di riportarli al castello non ostante la neve. Intanto il Platano Picchiatore aveva roteato i suoi lunghi rami in aria, liberandosi così di tutta la neve che l’aveva sovrastato, per poi tornare immobile nella sua posizione abituale.

Tutto questo, Draco Malfoy lo vide di sfuggita, camminando a passo sostenuto per il corridoio al piano superiore della scuola.

Gettò uno sguardo infastidito oltre le grandi vetrate e subito passò oltre. Vedere la neve non era per lui una cosa di cui rallegrarsi, non quell’anno.

Natale era alle porte e ancora non aveva raggiunto alcun risultato. Era esattamente al punto di partenza e, in più, doveva anche occuparsi di essere presente e tutte le lezioni.

“E’ importante che tu finisce gli studi, Draco.”

Perchè sua madre fosse tanto ostinata non lo capiva, insomma, stava svolgendo un lavoro per conto del Signore Oscuro, cosa poteva esserci più importante di questo?! In ogni caso, non doveva destare sospetti, quindi… avrebbe fatto sembrare la sua vita come la più normale e tranquilla che un sedicenne di buona famiglia potesse avere. Ma non era facile, non lo era per niente.

Passava ogni secondo libero nella Stanza delle Necessità, non aveva tempo da perdere, lui, come quegli idioti che si rotolavano nella neve.

Il lavoro che gli era stato assegnato era difficile, quasi impossibile, ma era riuscito ad organizzare un piano di cui andava particolarmente orgoglioso, che l’avrebbe portato al traguardo finale. Per realizzare quello che aveva in mente, quell’armadio avrebbe dovuto funzionare… e sembrava proprio non volesse farlo.

Molti glielo avevano detto ultimamente: “Sei dimagrito Draco”, “Hai le occhiaie”, “Sembri stressato”, “Non stai bene Malfoy?”. No che non stava bene! Ma di certo non lo poteva dire. Si limitava, quindi, ad alzare le spalle dicendo a tutti che si sbagliavano.

Affrettò ancora di più il passo. Veniva dall’aula di Trasfigurazione, che si trovava dalla parte totalmente opposta ai sotterranei, e doveva sbrigarsi! Altrimenti Piton avrebbe ricominciato a richiamarlo nel suo ufficio per ricordagli che doveva condurre una vita scolastica normale; avrebbe poi elencato tutte quelle raccomandazioni inutili e avrebbe fatto quelle domande invadenti, a cui non voleva assolutamente rispondere. Ma Severus Piton era l’ultimo dei suo problemi. Draco aveva imparato a padroneggiare l’occlumanzia e se ce ne fosse stato bisogno, non avrebbe esitato ad usarla.

Passò di fronte alla Sala Grande e ne superò l’ingresso a grandi falcate. Tra qualche ora sarebbe dovuto tornarci e, come al solito, avrebbe visto quegli enormi alberi ornati da ghirlande colorate e quant’altro. La situazione era la stessa anche per il resto della scuola: le aule, le Sale Comuni… tutto ricordava in quale periodo dell’anno ci si trovasse e, se per alcuni era motivo di gioia, per altri non lo era affatto.

Scese velocemente gli scalini, ormai tanto conosciuti, e iniziò ad avanzare vero l’aula di Difesa Contro Le Arti Oscure.

Finalmente il Piton ce l’aveva fatta, era diventato insegnante di Difesa.

Per fortuna la porta era aperta e capì che la lezione non era ancora iniziata. Draco fece un piccolo sospiro e rallentò.

Entrò nella classe con andamento calmo, sostenuto e con la sua solita espressione apatica. Ovviamente, però, erano esonerati da tanta compostezza gli appartenenti alla casa tanto odiata, a cui dedicava solo espressioni di disgusto e antipatia.

Serpeverde e Grifondoro. La malasorte voleva che capitassero spesso assieme nelle ore doppie.

 

Avvertì gli occhi di Potter puntarsi sulla sua schiena e non lasciarla finchè non prese posto accanto a Blaise Zabini. Sentì da parte del suo compagno un qualcosa che doveva essere un “ciao” e si limitò a rispondere con un cenno della testa, poi, accorgendosi che il Grifondoro lo stava ancora guardano, si voltò verso di lui e lo fissò dritto negli occhi.

Harry Potter sembrava essere assorto nei suoi pensieri, ma quando si accorse dello suo sguardo subito si voltò in una qualsiasi altra direzione.

Si sentirono dei passi veloci ma prepotenti provenire dal corridoio e, poco dopo, nell’aula, entrò il professor  Piton, che, come al solito, sbattè la porta alle sue spalle. Si diresse poi velocemente alla cattedra, sollevando con il suo mantello uno spostamento d’aria incredibile.

Spesso si chiedeva che cosa sarebbe successo se mai qualcuno avesse starnutito, soprattutto se qualche Grifondoro lo avesse mai fatto, magari Paciock, che stava lì a tremare. Sogghignò leggermente a quel pensiero e poi iniziò ad ascoltare qualche parola di quell’altra, noiosissima, lezione.

 

 

Il menu di Hogwarts era buono, un po’ ripetitivo forse, ma in fondo buono.

Aveva finito di mangiare le prime portate ed ora aspettava il dolce, poi, avrebbe ripreso il suo giro di lezioni sino ad aspettare la sera. A differenza degli altri giorni, però, non sarebbe andato nella Stanza delle Necessità. No, quella sera aveva altro da fare.

Sarebbe stato più determinato che mai, tuttavia sperava anche nella fortuna e nella comprensione di quel vecchio.

Mi faccia un favore la prego… poi in cambio la ucciderò. Però! Come funziona il mondo…

Oh ecco!

Finalmente la tavola si era riempita di dolci. Osservava indeciso i vari vassoi, la torta glass…?

Draco?!” Blaise l’aveva richiamato ancora con il capo girato e rivolto chissà dove.

 “Il trio sfigato Grifondoro stava guardando da questa parte.”

“Ancora?” si era voltato vero il tavolo con gli stendardi rosso e oro ma, ovviamente, i diretti interessati erano ora impegnati a mangiare. Dedicò loro un’espressione infastidita e poi tornò anche lui ad affari più interessanti come il cibo. Scoprì però, con suo grande disappunto, che la torta glassata si era finita e che l’ultima fetta la stava appunto mangiando Balsie Zabini.

“Ma cosa vogliono?”

“Non ne ho idea! lasciali guardare… prima o poi li organizzeremo un bello scherzetto, Balise.”

“Ah! che abbiamo in mente questa volta?”

Draco alzò la spalle in tutta sincerità. Quella era un’idea venutagli all’ultimo momento e, comunque, con tutto quello che aveva da fare, dubitava anche di avere qualche minuto libero da dedicare al suo passatempo preferito.

Quello, per lui, era già un periodo abbastanza difficile senza che Potter e la sua banda si mettessero a fare i guardoni. Non aveva la testa per pensare anche a loro e soprattutto non poteva avere alcun tipo di aiuto da parte dei suoi “amici”.

Sua madre premeva sulla scuola, Piton premeva su di lui, il Signore Oscuro premeva sulle loro vite e suo padre… non lo vedeva da parecchio tempo oramai.

Quando era stato portato via, dopo l’attacco al Ministero, lui era ancora a scuola. L’ultima volta che l’aveva visto era stato, quindi, durante le vacanze di Natale.

Un anno. Era già passato un anno e solo ora se ne rendeva conto.

E tutto per colpa di quel maledetto Potter!

Strinse la presa attorno alla forchetta che aveva in mano e, anche se Blaise se ne accorse, non disse nulla.

I suoi compagni avevano capito che quello era un anno particolare, lo vedevano assente, sempre molto nervoso e preoccupato però, conoscendolo, non avevano fatto domande e a lui andava benissimo così.

Finito di mangiare si alzò velocemente, la Sala era ormai quasi vuota ed anche al tavolo dei professori erano rimasti in pochi, ma, cosa più importante, Silente se ne era andato. Si affrettò ad uscire ed a raggiungere la vecchia ed alta figura che, con passo pacato, camminava tra i corridoi…

 

 

Il resto della giornata proseguì tranquillamente ed ora, all’imbrunire, dopo aver lasciato la borsa con i libri nel dormitorio e raccontato una scusa qualsiasi ai suoi coinquilini, si dirigeva con passo sicuro verso l’ufficio del preside.

Arrivato davanti alle statue di Gargoyle, Draco si preparò a pronunciare la parola d’ordine, che Silente gli aveva dato quando, dopo pranzo, l’aveva raggiunto per chiedergli di potergli parlare in privato.

L’aveva sempre detto: odiava Albus Silente, ma era lui il preside della scuola, quindi…

“Sorbetto” alzò gli occhi sospirando ma subito i due Gargoyle si aprirono, mostrando così una scaletta a chiocciola.

Una volta salito l’ultimo gradino, si ritrovò in una stanza grande e spaziosa. Le pareti erano ricoperte dai quadri dei vecchi presidi di Hogwarts, impegnati in un dibattito molto acceso, e, poggiati su delle mensole, vi erano oggetti sottili e argentei che non riusciva meglio ad identificare.

In fondo alla stanza, seduto dietro alla sua scrivania, il preside lo guardava e, con un gesto della mano, lo invitò ad accomodarsi.

“Vieni Draco, siediti.”

Avanzò piano e si sedette su di una poltroncina ben posizionata di fronte a Silente.

Si sentiva leggermente a disagio e in imbarazzo ma visto che ormai era lì, non avrebbe mandato tutto all’aria.

“Allora?” la sua voce era tranquilla e per nulla ansiosa o infastidita.

Io… io avrei bisogno di un permesso per allontanarmi dalla scuola qualche ora.”

“Un permesso… e posso chiederti, se tua madre sa di questa richiesta?”

Silente aveva centrato il punto. Sua madre non sapeva proprio nulla ma nella sua Casa non mancava gente “capace” e così, grazie ad un ragazzo che sapeva imitare le firme alla perfezione, era riuscito ad ottenere una sorta di permesso… firmato.

“Sì, ho qui un permesso firmato” diede al preside quel foglio di carta che si rigirava nella mani da quando era arrivato. Una volta aveva funzionato, gli avevano detto, e sarebbe stato meglio per loro che fosse stato realmente così.

“Dov’è che vorresti andare Draco?”

“… ad Azkaban” alternava lo sguardo dalla scrivania, agli occhi del vecchio preside, che, sentita la sua meta, si fece indietro con la schiena sino ad appoggiarla completamente alla spalliera della sua comoda e spaziosa sedia.

“Ad Azkaban… Narcissa ti lascia andare da solo?”

“Io sono già stato lì una volta con mia madre ma poi non più ed ora vorrei tornarci per…

Lasciò incompiuta la frase, dato che quelli non erano affari che dovevano riguardare Silente. Quando ci andò con sua madre, suo padre non volle vederlo nonostante il ragazzo avesse tanto insistito affinché la madre non desse ascolto al volere del marito.

Lucius confidava nel fatto che sarebbe uscito presto da quel posto e che quindi quelle viste erano inutili, ma così non era stato.

Inoltre Draco era convinto che a suo padre avrebbe dato fastidio essere visto in certe condizioni. Dietro alle sbarre, come un prigioniero qualsiasi, lui non era uno qualsiasi… Lucius Malfoy aveva un certo orgoglio da rispettare.

Ma tutto quello era successo poco dopo la fine del quinto anno scolastico. Era passato tanto tempo e a lui serviva vederlo e parlargli  adesso più che mai.

Non aveva detto niente a sua madre perché, sicuramente, glielo avrebbe impedito, fedele alle volontà di suo padre.

Intanto l’uomo seduto di fronte a lui sembrava star riflettendo su qualcosa e nella stanza era calato il silenzio.

“E va bene, ma ti accompagnerà Hagrid.”

Lo guardava stranamente, con sguardo complice… Che avesse capito?

Perfetto… grazie Signore.”

Si era alzato in piedi.

“Prendi il tuo mantello da viaggio e recati all’ingresso della scuola, ci vediamo lì tra poco, Draco.”
Uscito dall’ufficio, quasi corse per i corridoi. Non sapeva quanto i suoi sospetti su Silente fossero fondati, ma adesso non gli importava, era felice.

Draco non degnò di uno sguardo i suoi compagni che, vedendolo prendere il mantello, gli ponevano ovvie e giustificate domande.

Giunto all’ingresso della scuola vi trovò Silente, che, già con un pesante mantello sulle spalle, lo attendeva.

I piedi sprofondavano negli alti centimetri di neve gelida e dovettero camminare per qualche minuto prima di raggiungere quella capanna isolata, da cui proveniva la luce calda di un camino acceso. 

Rubeus… sono Silente”

L’uomo dovette gridare per sovrastare il vento che, ululante e violento, si abbatteva su alberi e case. Il preside era qualche gradino sopra di lui e, avendo già bussato una volta alla scura porta di legno, senza ottenere risposta, provò ancora e con più decisione.

Faceva maledettamente freddo là fuori e ormai il suo mantello era ricoperto dalla neve.

Sperava ardentemente che si decidesse ad aprire in fretta quel… La porta si aprì e apparve un ingombrante figura che, appena vide Silente, fece  spazio lasciando libero il passaggio.

Non appena superò la porta Draco sentì una piacevole sensazione di calore avvolgere tutto il suo corpo. Si accorse, tuttavia, dello sguardo interrogativo ed anche velatamente preoccupato del padrone di “casa” .

Rubeus, ho bisogno che tu mi faccia un grande favore” il preside iniziò a parlare e subito il Guardiacaccia portò tutta la sua attenzione su di lui.

“Certo, mi dica. Lo sa che per lei sono sempre a disposizione.”

“Bene, ma aspetta…  prima di accettare mi devi dire se te la senti di fare quello che ti sto per chiedere.”

Hagrid annuì e Silente riprese a parlare.

“Sono cosciente che tornare in quel posto potrebbe evocare in te brutti ricordi, ma mi servirebbe che tu accompagnassi Draco ad Azkaban.”

L’insegnate sgranò gli occhi per lo stupore e, in seguito, si sentì un rumore provenire dal fondo della stanza. Era caduta a terra un bottiglia, probabilmente poggiata sul bordo del camino, e tutti si voltarono verso quella direzione. Silente, riprese comunque il suo discorso come se nulla fosse successo e il Serpeverde notò che il mezzogigante si era parecchio agitato.

“Allora, Rubeus, posso contare su di te?”

“Certo ma… ad Azkaban?” si rivolse direttamente a lui.

“Sei sicuro di volerci andare? È un brutto posto sai…

“Ci sono già stato” rispose seccato.

“Va bene, allora, se ne sei convinto… partiamo ora?”

“Certo, qui fuori dovrebbe essere già arrivata la carrozza che vi condurrà ai cancelli di Hogwarts dove vi potrete smaterializzare.”

Draco era rincuorato dal fatto di non dover camminare fin laggiù, sentiva i suoi piedi ancora mezzi congelati. Vide Hagrid indossare il mantello da viaggio e poi, una volta aperta la porta e uscito, lo seguì. Era sulla soglia quando la voce del preside lo richiamò.

Draco, buona fortuna.”

Lo guardò per qualche secondo sbattendo le palpebre. Aveva la netta sensazione che, con quella sua voce dolce e onnisapiente, Silente non si stesse riferendo al semplice fatto che stava per recarsi in una prigione.

Quel vecchio era, oltre che strano, anche enigmatico.

 Non rispose per il semplice fatto che non sapeva che dire e dopo essere rimasto a fissarlo per un po’, si voltò e scese il primo gradino.

“Buon notte” disse solo questo, prima di chiudersi la porta alle spalle ancora pensieroso.

 

L’aria mattutina era fredda e pungente e attraversando la distesa di neve bianca, tre sedicenni, si dirigevano verso una capanna da dove un fumo nero usciva leggero e lento.

“Allora, Hagrid?”

“Cosa, Harry?” il ragazzo rivolse al Guardiacaccia un’espressione imbronciata e delusa.

Hagrid versava intanto, tranquillamente, del latte in un enorme bicchiere.

“Oh.. lo sai HagridHermione fece gli occhioni dolci e subito il Mezzogigante dovette rivolgere lo sguardo altrove.

“Mi volete corrompere, ragazzi… io non posso dire niente. Ma Silente non vi ha scoperti ieri sera?”

Sì…” Ron rispose triste ma anche risentito.

“E che vi ha detto?”

“Oltre a togliere 20 punti ciascuno, ha detto che le regole sono fatte per essere rispettate!”

“Ha ragione! E’ per questo che non posso dirvi niente, me l’ha chiesto Silente e poi non mi sembrerebbe giusto.”

“Perché?! Malfoy è stato forse mai giusto, in una sola azione che abbia fatto in tutta la sua vita?”

“Non c’entra, Ron.”

“Ma Hagrid…

“Non guardarmi così signorina.”

Hagrid…

“No, neanche tu, Harry.”

Hagrid” tutti e tre si avvicinarono all’Guardiacaccia con voce implorante.

Oh… io non so molto, nulla praticamente. Non vi aspetterete mica che Draco Malfoy abbia parlato con me? Tutto quello che so dirvi, è che all’inizio ci sono stati un po’ di problemi per entrare, poi, quando è tornato da questo incontro, il ragazzo aveva un’espressione abbattuta e seria.”

“In che senso ci sono stati dei problemi?”

Ron aveva arricciato il naso e quando finì di parlare allungò una mano per afferrare uno dei biscotti che erano sul tavolo, ma se ne dovette pentire subito: erano più duri del solito quel giorno.

“Non so, sembrava che fosse Lucius Malfoy a non voler vedere suo figlio. Però dopo che il ragazzo gli ha fatto arrivare un biglietto… be’, dopo ha accettato.”

“Un biglietto?”

“Sì, ovviamente prima è stato controllato!”

La ragazza continuò.

Ah… e… non si sa cosa c’era scritto?”

“Come vuoi che lo sappia Hermione? L’aveva già con sé. L’ha semplicemente tirato fuori da una tasca e dato alla guardia, sembrava se lo aspettasse. Io non so altro.”

“Proprio nient’altro? qualche particolare sul-”

“Nient’altro, Harry… ora forza, andate a lezione.”

 

 

Era l’intervallo tra l’ora di Storia della Magia e quella di Trasfigurazione e Draco Malfoy si trovava anche lui, come molti altri studenti, nel cortile.

Il vento era cessato e con lui anche la neve, se non per qualche fiocco che cadeva di tanto in tanto.

Appoggiato al tronco di un albero, Draco guardava i ragazzi giocare con la neve. In realtà prestava loro ben poca attenzione, dato che la sua mente era impegnata in altri e più importanti pensieri.

Non era andato neanche quel giorno nella Stanza delle Necessità perché, anche se l’avesse fatto,  era certo che non avrebbe concluso niente. Si sarebbe messo lì a fissare quel armadio, e a pensare.

“Sei stato tu a volermi vedere, Draco.”

La  voce di suo padre era fredda a dura. Probabilmente aveva notato la sua espressione quando l’aveva visto.

Gli  sembrava incredibile fosse davvero lui: dimagrito, sciupato, i capelli, un tempo curati, ora abbandonati a se stessi e  raccolti in una coda… In più quel posto era squallido ed orrendo.

Come prevedibile non voleva incontrarlo, ma era riuscito a convincerlo.

Draco era conscio, tuttavia, che se Lucius non avesse davvero voluto vederlo, allora non sarebbero di certo bastate quelle poche parole scritte su carta a convincerlo.

Forse anche lui si era reso conto che era passato fin troppo tempo e che era ancora lì, a dispetto delle sue previsioni.

Forse, anzi molto probabilmente, anche lui sapeva del compito affidatogli dall’Oscuro Signore e voleva parlargli.

Forse era rimasto colpito dalla sua determinazione e dal fatto che si fosse presentato lì, in pieno periodo scolastico, ingannando persino Narcissa.

L’incontro non avvenne nella cella e di questo Draco fu davvero felice. Appena fu chiamato si precipitò, non senza un po’ di ansia, a seguire la guardia che l’avrebbe accompagnato sino alla sala adibita agli incontri con amici e famigliari. Si lasciò così alle spalle quell’omone che si guardava attorno a disagio, facendo capire perfettamente che aveva fretta di andarsene. Purtroppo per lui però, avrebbe dovuto aspettare ancora un po’.

Lucius sapeva, sapeva tutto.

I modi per far arrivare le informazioni dall’esterno non mancavano.

Suo padre gli ricordò quello che, in realtà, non aveva mai scordato: il suo era un incarico onorevole e importante. Infine, nel suo particolare modo, gli disse di stare attento:

“Cerca di non far sfigurare la tua famiglia e di non lasciarci la pelle, è troppo tardi per fare un altro erede.”

In ogni caso le parole importanti, quelle che sicuramente non avrebbe mai scordato ricordando quell’incontro, le stesse che ora gli avrebbero dato la forza per continuare, erano state poche, sussurrate, ma essenziali.

Draco?! ehi Draco?” sentì una voce chiamare il suo nome, era Blaise Zabini.

“Allora? Ti sei imbambolato?”

Accanto al suo compagno Serpeverde vi erano Tiger, Goyle e Pansy Parkinson, tutti con espressione scocciata. Evidentemente erano lì a chiamarlo già da tempo, ma lui non se ne era minimamente accorto.

Guardò un attimo di fronte a sé e notò che nel giardino non c’era quasi più nessuno, solo qualche studente solitario e annoiato.

Prese la borsa con i libri, abbandonata a terra, e si diresse verso Blaise e gli altri, che, scalpitando, lo attendevano all’ingresso della scuola.

“Dai che siamo in ritardo per Trasfigurazione, sai come è la McGranitt già non ci sopporta per natura!”

“Eccomi. Pansy, fammi un favore, non urlare…

Iniziarono a camminare a passo svelto, ancora una volta passava di fronte alla Sala Grande addobbata a festa e attraversava il corridoio dalle ampie vetrate.

“Non lo so… è… è difficile…

“Hai un piano, hai gli strumenti e avrai gli aiuti dei Mangiamorte. Dipende solo da te, ora, se continuare a vivere e prendersi la gloria tanto aspettata… o meno. Sei arrivato sino a qui, Draco… non tirarti indietro! Ma, qualsiasi cosa alla fine tu decida di fare, non perdere mai di vista l’obiettivo, che è unico: salvati la vita e soprattutto fa in modo che non assomigli nemmeno lontanamente a quello che hai visto qui stasera.. ”

Settimo piano, Stanza delle Necessità… sarebbe stata quella la sua meta. Si staccò dal gruppo dei suoi amici e voltò l’angolo che l’avrebbe portato alle scale per i piani superiori.

“Dove vai, Draco?”

“Non mi sento tanto bene, torno in Sala Comune… diteglielo voi all’Arpia.”

“Va bene… ma proprio adesso? Ti ha già messo in punizione una volta… Draco? Draco?...”

“Lascia perdere Blaise, se ne è andato” Pansy Parkinson, lanciando un ultimo sguardo nella direzione dove era sparito il loro compagno, iniziò a camminare.

“Ma in Sala Comune non si andava dall’altra parte…?”

Vincent Tiger aveva farfugliato queste parole riprendendo a seguire i suoi compagni, ma nessuno lo sentì.

Eppure… ne era quasi certo…

 

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: mavi