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Autore: MaikoxMilo    14/09/2011    13 recensioni
Svegliarsi da un coma non è facile, né per chi si trova in quella particolare situazione in prima persona, né per chi vi è fuori... No, non esiste "essere fuori" per chi sta rischiando di perdere una persona cara, perché il senso di perdita è così opprimente da toglierti il tuo stesso respiro, da spingerti a fare di tutto per salvarla...
E poi il risveglio, doppio, se possiamo dire... Perché non puoi mai sapere cosa ti riserverà il futuro, perché non puoi mai sapere cosa accade se le vite del passato e del presente si incontrano...
Seguito de "La guerra per il dominio del mondo" della quale è necessaria la lettura. Personaggi Lost Canvas e serie originale.
(Fanfic in fase di riscrittura)
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Aquarius Degel, Nuovo Personaggio, Scorpion Kardia, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 2

 

NUOVE (E VECCHIE) CONOSCENZE (prima parte)

 

Continuo a guardare stupita, con tanto di bocca aperta, il giovane di fronte a me... Deve trattarsi di un sogno, sì, è senz'altro così, altrimenti non si spiega perché ho davanti a me la reincarnazione di mio fratello, in tutto e per tutto simile a lui!

“Ehm, a quale nome rispondete, madamigella?” mi chiede leggermente imbarazzato il ragazzo.

Io, che fino a poco prima mi stavo dando dei pizzicotti per tentare di ridestarmi da quello strampalato sogno, mi blocco un attimo per rispondere, ma ormai il caos si è impadronito di me:

“Io... io, credo di chiamarmi Marta...”

“State bene? Forse avete un leggero trauma alla testa... fatemi dare un’occhiata, per favore!” mi dice con espressione stranita, avvicinandosi a me, ma io mi rifugio istantaneamente sotto le coperte del letto:

“St... stai lontano! Non... non c'è alcun bisogno che ti preoccupi per me!” esclamo, quasi spaventata. Per la verità i suoi modi gentili e la sua espressione dolce mi infondono coraggio, ma sono troppo sconcertata per ragionare bene, senza contare che non ho la più pallida idea di dove mi trovi al momento.

“Potrei farvi del male? –mi chiede ad un certo punto, posandomi delicatamente una mano sulla coperta, sotto la quale c’è la mia testa– Vi ho trovata svenuta due giorni fa nella scogliera qui vicino, ma a parte le ferite, che avevate già, non c’era nulla di strano. Se vi avessi voluto fare del male, ne avrei approfittato allora... credetemi, ve ne prego, non ho cattive intenzioni!”

Ascolto tutto il discorso in silenzio, colpita dalla dolcezza della sua voce e, ancora una volta, dai suoi modi gentili e ben educati. Probabilmente è lui ad essersi preso cura di me in questi due giorni, come potrei non fidarmi?!

“Ricominciamo dal principio: io mi chiamo Marta” dico a bassa voce, uscendo dalle coperte e dandogli goffamente la mano.

“Io sono Dègel, Cavaliere d’Oro dell’Acquario e sacro protettore della casa in cui vi trovate: l’undicesima!” mi sorride, presentandosi nuovamente.

Guardo attentamente la figura di Dègel e noto con stupore che indossa un’armatura del tutto uguale a quella di Camus. Non solo, la stanza in cui mi trovo è molto simile alla camera in cui dormivo dopo i duri allenamenti per imparare a conoscere il cosmo. Fremo appena, mentre nella mia mente si fa strada una sensazione sempre più amare e soffocante.

“In che anno siamo?” domando, capendo infine che non si tratta di un sogno.

“ Eh, 1741... –risponde Dègel, sorpreso– oggi è il 1° Agosto 1741, ma forse farei meglio a dire ‘è stato’ ” conclude, accennando alla finestra, dove gli ultimi raggi del sole languiscono in silenzio, metafora esatta del mio stato mentale (e fisico!).

“Ho capito... Grazie per esserti... esserVI preso cura di me” sussurro tristemente, cercando di trattenere le lacrime, almeno in presenza di Dègel.

“Vi lascio riposare ora, sicuramente ne avrete bisogno!” dice lui, forse intuendo il mio stato d’animo.

Aspetto che Dègel esca per buttarmi sul cuscino e mettermi a singhiozzare, in una crisi totale di nervi, di ansia e di tutto quello possibile e immaginabile.

Non può essere vero! Com'è potuta accadere una cosa simile?!?

Mi addormento nel letto della tredicesima casa nel 2011, dopo aver finalmente rivisto mio fratello e le mie amiche, e al mio risveglio sono nel 1741, due anni prima della fatidica Guerra Sacra in cui sopravvissero solo Dohko e Shion, così tremendamente lontano dalla mia epoca, dalle persone che amo, dai miei ricordi più cari...

'Non voglio vederti gironzolare qua intorno per un po’ di tempo', era l’ultima frase che mi aveva rivolto Camus, lo ricordo bene... alla faccia del tempo! Non riuscirò più ‘gironzolare intorno’ alle mie amiche, né al mio caro fratellino...

“Voglio tornare a casa!” singhiozzo tra me e me, mentre le lacrime cominciano a sgorgare dai miei occhi, lacrime che mi tengono compagnia fino a quando, ormai sfinita e con il petto dolorante, non scivolo di nuovo nel sonno delicato che annulla completamente le mie facoltà...

 

*****

2 Agosto 1741, mattina

 

Apro lentamente gli occhi, svegliata da un raggio di sole, rinato più forte di prima dopo aver versato il sangue che colora di rosso il cielo al tramonto. Ha vinto la battaglia contro la notte, e ora sembra splendente più che mai nel suo sito altolocato.

Le mie guance sono ancora bagnate dal giorno prima, ma nel mio cuore è sorta una nuova speranza: se sono finita qui, vuol dire che una via per tornare indietro, o meglio avanti, deve essere rimasta aperta per forza; del resto nessun sentiero preso in precedenza, per quanto oscuro e di difficile locazione può sparire una volta attraversato la prima volta!

“Ehm, tutto bene?” mi chiede una voce femminile da un punto non ben definito. Mi volto verso la fonte sonora e rimango per un attimo basita: a poca distanza da me c’è una ragazza dai capelli e gli occhi castani, la sua corporatura è molto simile a quella di Michela, tanto che, per un istante, la scambio per lei.

“Sc-scusami! Chi sei?” domando, ricacciando indietro l’idea che possa essere la mia amica.

“Mi chiamo Eleonora, sono un’inserviente dell’undicesima casa. Il Sommo Dègel mi ha detto di portarti questo vestito nuovo!” mi spiega, accennando al peplo che ha posato sul bordo del letto.

Un moto di gratitudine verso Dègel mi pervade, facendomi sentire più tranquilla. Mi ha soccorso, mi ha dato un posto dove dormire e mi ha pure preso un abito... eppure io sono una perfetta sconosciuta per lui!

Sorridendo, chiedo ad Eleonora se, gentilmente, può aspettarmi fuori. Ho così tante cose da chiedere e ho una discreta voglia di camminare, da troppo tempo sono rimasta immobile su un letto!

“Quanti anni hai, Eleonora?” chiedo, dopo essermi messa il peplo. Mi sento ancora profondamente triste e spersa ma non permetterò a questo di fermarmi.

“Ho quindici anni, a fine Ottobre ne compio sedici!” mi risponde, sorridendomi di rimando.

“Sei Scorpione, eh?” dico, ripensando a Milo e al suo carattere, forse anche Eleonora, sotto la tranquillità che dimostra, cela una natura focosa e passionale.

“Sì, e ne vado fiera!” risponde, sollevando un po’ la testa con fare orgoglioso.

Entrambe scoppiamo a ridere.

“Ad ogni modo, -riprende lei– mi sei simpatica, Marta, in genere difficilmente do confidenza al primo incontro, ma i tuoi occhi mi trasmettono talmente tanto calore che sono genuinamente portata ad aprirmi con te!”

Spalanco gli occhi, colpita da quella affermazione... è vero! Non è neanche da me fare subito amicizia e scherzare con una persona che non conosco, ma con Eleonora è diverso, mi sembra quasi di parlare con Michela.

“Anche per me è così...” mormoro, pensierosa.

Rimaniamo un po’ in silenzio, almeno fino a quando un urlo, proveniente da sotto, non ci ridesta dai nostri pensieri.

“Olaaaaaa, Dègel!” esclama una voce acuta e gioviale.

“Oh, no! E’ arrivato... Lui!” commenta Eleonora, mettendosi le mani tra i capelli nemmeno si trattasse di un cataclisma...

“Lui... chi?” chiedo, perplessa.

“Corriamo giù!” afferma lei, e senza aggiungere altro mi afferra il braccio e mi trascina per le scale. Arrivate al piano terra, ci nascondiamo dietro ad una colonna e osserviamo la scena da dietro di essa.

“Cosa fai qui, Cardia?” domanda gelido Dègel a... spalanco gli occhi al limite dell’umano possibile, non riuscendo a trattenere un singulto. Davanti a lui c’è un ragazzo del tutto identico a Milo, gli occhi azzurri, i capelli violacei… persino l’armatura che indossa è la stessa.

L’unica differenza è il modo di sorridere, quello di Milo mi ha sempre trasmesso calore e serenità,mentre questo, mi trasmette inquietudine e un vago senso di tristezza.

“Niente, -risponde il tizio con un ghigno– sono venuto solo a vedere se eri ancora vivo, sai, è da due giorni che sei sparito dalla circolazione.”

“Se non mi faccio vedere vuol dire, semplicemente, che ho urgenze ben più gravi da compiere!” afferma Dègel, posando una scodella di legno sul tavolino. Dalla sua espressione mi sembra un po' stizzito, che non ci sia, tra loro, l'ottimo rapporto che invece regna tra Milo e Camus?!

“Va bene, va bene non ti agitare! Se do così fastidio me ne vado via subito!” dice il tizio, voltandosi.

“Etciuuuu!” starnutisce all'improvviso Eleonora, facendomi prendere un colpo.

Il Cavaliere dello Scorpione arresta subito il suo passo, guardando nella nostra direzione con espressione folle. Le sue labbra si allargano ancora di più in una specie di ghigno sadico che fa quasi paura.

“Bene, bene... qualcuno si è intrufolato dentro!” commenta, alzando il dito indice della mano destra.

“No, aspetta Card...” fa appena in tempo a dire Dègel, mentre vedo il Cavaliere dello Scorpione venire a grande velocità verso di noi.

“Aaaah!!!” urliamo Eleonora ed io, buttandoci a terra appena in tempo.

La colonna che prima ci proteggeva, infatti, viene tagliata di netto dal tizio, facendo un gran frastuono che rimbomba per tutte le colonne del tempio.

“Cosa abbiamo qui? Due inservienti impaurite... Ah! Ah! Ed io che già vibravo al pensiero di un nemico... ahahahahaha, su, smammate all'istante!”

“Tu... che problemi turbano la tua psiche?!? Sei un pazzo!!!” gli urlo contro, alzandomi in piedi per fronteggiarlo faccia a faccia.

Vedo gli occhi del folle spalancarsi un attimo per la sorpresa.

“Ehi! Aspetta un secondo... non ti conosco!” esclama, squadrandomi da capo a piedi.

“Cardia! –interviene finalmente Dègel, avvicinandosi– non ti permetto di fare quello che vuoi nella mia casa!”

“Cavolo, Dègel! Non mi hai mai detto di avere una sorella!” esclama il tizio di nome Cardia, incredulo.

“Cardia, cosa diavolo stai...?” farfuglia Dègel, inarcando un sopracciglio.

“Ha i tuoi stessi occhi e possiede un cosmo! Se non è tua sorella chi è? Tua figlia? Ah ma no, anche se hai la mente da vecchio sei troppo giovane per averne una già così grande!” blatera Cardia, mettendo le mani sui fianchi e cominciando a sproloquiare ininterrottamente. Ma io non li sento più... intrappolata nuovamente nei miei pensieri.

Abbasso la sguardo, triste. Non sono sorella di Dègel, ma è come se lo fossi, e la somiglianza, volente o dolente, si vede... Camus, come starà mio fratello? Si sarà accorto della mia assenza? Le ferite sul suo petto staranno finalmente guarendo? Non... non ho avuto nemmeno il tempo per chiederglielo...

“...Non dire sciocchezze, Cardia! Te ne avrei parlato se avessi avuto una sorella! E’ una ragazza che ho trovato svenuta nella scogliera qua vicino” spiega Dègel, andando a prendere la scodella sul tavolo.

“P-piacere, mi chiamo Marta” mi presento infine, sforzandomi di tornare alla realtà senza esitazioni. Tuttavia, porgendo la mano al Cavaliere dello Scorpione, non riesco a nascondere una certa titubanza, retaggio del malessere che mi permea dal profondo del cuore.

“Io sono Cardia di Scorpio!” ribatte lui, prendendomi con forza la mano.

Cavolo, già che c’era faceva prima a tirarmi un pugno, mi avrebbe fatto meno male! Fra l'altro pure la mano destra ancora dolorante, che cacchio!

“Piuttosto, ragazzina, mi sembri alquanto giù di corda... capisco che stare con Dègel non sia il massimo dell’allegria, ma... Ahia!”

“Ci stai un po’ zitto, Cardia?!” esclama Dègel, dopo avergli tirato un calcio.

Nel frattempo osservo attonita Cardia, com'è riuscito a leggere così bene nel mio cuore? Possibile che il mio malessere si noti così tanto? O è solo Cardia ad essersene reso conto?

“Prendete, - mi dice Dègel con dolcezza, dandomi la scodella contenente un liquido verde – Albafica è andato apposta a prendervi delle erbe e dei fiori medicinali per restituirvi un po’ di forze. Ne ho fatto un infuso con le mie stesse mani, spero non sia troppo riprovevole a causa del suo sapore amaro”

Prendo la ciotola senza fiatare per poi avvicinarmela alla bocca, ma nella mia testa continua a rimbalzare una domanda: chi è Albafica?

“Bene, Dègel, ora che la ragazza ha preso la medicina, posso tornare alla mia casa” la voce che proviene dalla semi-oscurità della stanza sembra rispondere alla mia domanda. Mi volto verso di essa e il mio cuore perde un battito: riconosco, infatti, la reincarnazione di Aphrodite... però è così diverso da quest’ultimo, gli occhi e i capelli sono uguali, è vero, ma Albafica, malgrado il nome, sembra… sembra più... virile, ecco. Non cura infatti il suo corpo come lo stesso Fish fa nella mia epoca, e sembra molto meno altezzoso di quello che conosco io.

Faccio quindi per avvicinarmi a lui per ringraziarlo di tutto cuore, conoscere il Cavaliere delmio segno è sempre emozionante per me, ma inaspettatamente mi blocca con gesto della mano, prima di indietreggiare ulteriormente, neanche fossi appestata.

“Non fare un altro passo verso di me! E' per la tua incolumità! Dégel mi ha detto che sei ferita, non è saggio, per te, azzerare così le distanze, soprattutto con uno come me!” mi dice, un poco burbero, dandomi le spalle per poi incamminarsi verso il suo tempio. Aphrodite è di gran lunga più socievole, questo è sicuro!

Rimango un po’ interdetta per il suo modo di fare, quasi offesa: io volevo solo ringraziarlo, che necessità c'era di trattarmi così?!

“Grazie, comunque per la medicina!” esclamo ad alta voce, sperando che riesca ad udirmi, malgrado se ne sia già andato.

Subito dopo avverto una mano posarsi sulla mia spalla.

“Non date peso alle sue azioni, in verità ha un cuore molto grande e nobile, si preoccupa sempre per gli altri! Lui è fatto così, non perché lo sia veramente, né perché lo voglia, ma è costretto ad essere tale a causa dei suoi poteri!” mi cerca di tirare su il morale Dègel, guardando il punto in cui il Cavaliere dei Pesci è sparito.

Lo guardo senza capire del tutto. Dal modo di esprimersi, deve trattarsi di una persona molto colta, il suo sorriso gentile mi rasserena il cuore, ma sembra comunque che, per rispetto nei confronti del compagni d'armi, non voglia rivelare cose sue private.

“Sommo Dègel, - interviene Eleonora, allegra– facciamo conoscere a Marta gli altri Cavalieri d’Oro?”

“Ma... non mi conoscete neanche e... e non vorrei essere un peso, avrete le vostre faccende da sbrigare!” mi oppongo, guardandoli.

Come possono fidasi di me? Potrei essere chiunque! Dègel mi ha trovata svenuta, non ha esitato a prendersi cura di me; questo Albafica si è mosso in prima persona per cercare delle erbe medicinali, però sono una sconosciuta per loro, mi meraviglia il loro trattamento.

“Tuttavia possedete un cosmo, e il Grande Sacerdote ha divinato il vostro arrivo... rimarrete qui, al sicuro, fintanto che non scopriremo le intenzione della ‘presenza oscura’ che si percepisce da un paio di giorni” mi spiega Dègel cordialmente, guardandomi serio.

Il suo discorso è riuscito, se possibile, a confondermi ancora di più, l’unica cosa che ho capito è che il mio arrivo è stato sognato dal Grande Sacerdote e che,da una serie di giorni a questa parte, avvertono una presenza oscura di non facile individuazione, che potrebbe essere collegata alla mia venuta qui.

“E-ehi, Dègel... non ho capito niente del tuo discorso, cosa vuoi dire? Il vecchio sapeva che sarebbe giunta questa ragazza qui?! Ancora non ho capito dove l'hai pescata questa!” chiede a raffica Cardia, scettico, dando voce ai miei pensieri.

“ Sulla scogliera qui vicino! Per il resto, non lo so, il Grande Sacerdote mi ha rivelato solo questo, ma qualcuno, tempo fa, mi disse ‘non esistono le coincidenze, solo l’inevitabile'... soltanto continuando a vivere troveremo una risposta alle nostre domande’!” afferma Dègel sorridendo, anche se, per un solo attimo, mi sembra quasi di vedere un velo di tristezza coprire i suoi occhi.

 

*****

 

Scendiamo le scale che collegano il Tempio dell’Acquario a quello del Capricorno, e ancora una volta non riesco a nascondere la tristezza che alberga in me, tanto che sia Dègel, Cardia ed Eleonora mi chiedono ripetutamente se c’è qualcosa che non vada. Rispondo di no, come potrei dire il contrario? Come potrei dire che vengo dal futuro? Che conosco le loro reincarnazioni e che sono la sorella di quella di Dègel?! Ho un tale mal di testa, mi sento così stremata, stanca, sola... è come se li conoscessi, tutti loro, e al contempo sono degli sconosciuti. Mi sento così strana...

“El Cid! Facci passare, per favore!” la voce del Cavaliere dell'Acquario mi fa riscuotere dai miei pensieri. Non mi sono neanche accorta di aver raggiunto la casa del Capricorno! Un rumore di passi riecheggia nella sala, poco dopo, una figura ammantata di aurei bagliori fa capolino proprio davanti a noi.

“Perdona la nostra venuta, volevo presentarti madamigella Marta, abiterà nella mia casa, almeno fino a quando non starà meglio!” mi presenta formalmente Dégel, sempre pacato e tranquillo.

Mi sento avvampare all'istante, perché non può darmi del ‘tu’ e chiamarmi ‘Marta’ come fanno Cardia ed Eleonora? Quell'appellativo, in più, proprio non mi piace, mi fa sentire lontana, terribilmente lontana!

El Cid si avvicina a me, scrutandomi attentamente.

Un brivido corre lungo la mia schiena, molto simile a quello che mi procurava Camus i primi giorni che l’avevo conosciuto. Anche El Cid deve essere un tipo apparentemente freddo e taciturno. Mi sento quasi giudicata.

“E’ lei?” chiede solo.

“Credo di si” risponde Dègel, serio.

“Bene... passate pure!” conclude, andandosene.

“Proprio un mostro di simpatia, mi raccomando! Vai avanti così e morirai vergine!” commenta Cardia, sarcastico, facendo persino le boccacce.

“Cardia!!!” lo rimprovera Dègel, alzando gli occhi al cielo.

“Bah, andiamo avanti senza indugi! Sisifo almeno è più loquace!” afferma l'interpellato, mettendosi le mani dietro alla testa e ricominciando a camminare. Un tipetto spensierato e senza peli sulla lingua, non c'è che dire!

Ci dirigiamo quindi verso la nona casa, quella del Sagittario, che poi apparterrà ad uno dei fratelli di Sonia... scuoto la testa, ricacciando indietro quei pensieri, non devo più rievocarli, se voglio davvero nascondere il mio malessere.

Entriamo nel tempio del Sagittario, ma neanche il tempo di fare due passi che già Cardia si mette a chiamare il parigrado con voce ostentatamente alta:

“Sisifo!!! Sei in casa?!?”

“Non c’è bisogno di urlare nelle altrui case, Cardia!” risponde un ragazzo, appena uscito da una delle innumerevoli stanze.

Lo guardo attentamente e con stupore: è straordinario come i Cavalieri di questa epoca siamo simili a quelli che conosco già. Dègel, Cardia, Albafica, El Cid, Sisifo mi ricordano tanto Camus, Milo, Shura e Aiolos, tuttavia mi accorgo al contempo che sono persone diverse: Dègel, già come prima impressione, mi sembra più dolce di Camus e soprattutto lo è con tutti, non solo con i pochi entrati nelle sue grazie; Cardia è più sfrontato di Milo, nonché più infantile; mentre Albafica è più riservato di Aphrodite e cura assai di meno il suo aspetto fisico, anzi si può dire che non lo calcoli affatto.

“Cardia, Dègel, Eleonora e... chi è questa ragazzina?” chiede Sisifo, sorridendomi.

“Si chiama Marta... - dice Cardia, solare – Eh sì, non sembra ma il nostro Dègel va a caccia di giovani donzelle quando nessuno lo vede!”

Mi sento avvampare per l’imbarazzo, anche Dègel arrossisce un poco, riuscendo comunque a mascherarlo bene. Deve essere abituato alle battutine del compagno.

“Da dove vieni, fanciulla? Chi ti ha addestrato? Hai un cosmo niente male!” mi domanda Sisifo, posandomi una mano in testa.

Bene, che dico ora? Non ho le forze per rispondere, neanche posso farlo, se non voglio dare un grosso scossone al flusso temporale, e mi sento tanto, tanto, stanca, quasi stremata.

“So solo che vengo da un luogo molto, molto, lontano” sussurro, abbassando lo sguardo. Mi reggo in piedi per grazia ricevuta, sebbene stia ottusamente camminando, ora capisco perché mio fratello mi voleva a letto, lui, prima di me, ha capito che ero troppo indebolita per qualsiasi tipo di sforzo, ed io, puntualmente, da bastian contrario, ho fatto l'opposto.

Comunque come risposta non è un granché, ma ho speranza che così possono pensare che abbia perso la memoria, quindi non pormi più quesiti ai quali non posso rispondere.

“Sisifo, è meglio non farle troppe domande. Quando l’ho trovata, aveva delle brutte ferite sul petto e sul polso destro. Può darsi che abbia vissuto delle esperienze orribili e che la mente le abbia rimosse per preservarsi... Dalle il tempo di rimettersi, con le nuove erbe che ha portato Albafica è solo questione di tempo!” spiega Dègel, serio.

Arrossisco ulteriormente, voltandomi con espressione grata nella sua direzione. E' sorprendente come Dègel riesca a capire la situazione con così pochi elementi. Ha una sensibilità unica che mi ricorda molto quella di una persona a me molto cara conosciuta diversa anni prima... e persa per sempre in quell'incidente di due anni fa!

“Ho capito... povera piccola, deve essere stato terribile quello che hai passato... - mi sussurra malinconicamente Sisifo - ma ora sei qui e non ti devi preoccupare, Dègel è davvero una brava persona, si prenderà cura di te in maniera esemplare!”

“Gr-grazie... spero di non essere un peso per tutti voi...” balbetto con quasi le lacrime agli occhi.

"Non lo puoi essere di certo, visto il tuo sfavillante cosmo!" mi sorride Sisifo, regalandomi un buffetto sulla guancia, prima di guardare gli altri.

“Passate pure, ne avete di strada da fare!”

Usciti dalla nona casa, Cardia si mette a saltellare allegramente, così, senza neanche una ragione precisa.

“Il prossimo tempio è il mio, aspetterò voi lumache laggiù!” esclama, cominciando a correre a perdifiato. Ha energie da vendere, ne avei bisogno anche io che sono così a terra.

“Perdonatelo, non lo fa apposta, è così di natura! E' una personalità un tantinello, ehm... sopra le righe, non so se mi intendete, ma ci sia abitua alla sua esuberanza” mi dice Dègel, un leggero sorriso sul suo volto.

Eleonora, intanto, ridacchia tra sé e sé, come se già lo conoscesse molto bene: "E se lo dite voi, Nobile Dègel, che lo avete sempre intorno!"

Scendiamo le scale senza dire più una parola, almeno finché non giungiamo in prossimità della Casa della Scorpione, che conosco molto bene. Qui sarà molto difficile non farsi sommergere dai ricordi.

“Dègel...” inizio, un po’ incerta.

Lui mi guarda con curiosità. gli occhi blu profondi che fissano i miei e i capelli, del verde dei prati, smossi un po' dalla brezza leggera. Un singulto mi scappa nel vedermelo così, ma lo trattengo, abbassando subito la testa. Mi sento un fuoco sulle guance, ma non posso darci peso.

“Puoi... puoi darmi del 'tu' come fanno gli altri?” gli chiedo, paonazza.

“Non è così facile... Non so spiegarlo bene neanch'io, ma mi è naturale approcciarmi a voi in cotal guisa - mi rivela, un poco a disagio, prima di tornare a concentrarsi su di me - Perché non desiderate un appellativo simile?”

Faccio per rispondergli, ma la voce acuta di Cardia, proveniente dall'interno del tempio, blocca il mio proposito, facendomi sussultare.

“Cosa diavolo fai qui, Marika?!”

 

Note:

“Non esistono le coincidenze, solo l'inevitabilità”, mi sembrava giusto specificare che questa frase non è farina del mio sacco, ma di quelle grandi autrici di Tsubasa Reservoir Chronicle che sono le Clamp (è proprio da questo fantastico manga che ho attinto questa frase molto profonda).

Grazie a tutti quelli che seguono questa storia! :)

  
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