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Autore: C r i s    14/09/2011    10 recensioni
Qualunque persona si prefigge dei risultati da raggiungere e, nonostante non sia semplice, cerca sempre la strada più affabile che gli permetta di realizzarli.
Sharon no.
Figlia della ricca famiglia imprenditoriale Marshall, viene colpita da David, indiscusso e impassibile vicino di casa, figlio a sua volta della famiglia Baker, che compete sullo stesso mercato dei Marshall.
Prende una decisione che porterà entrambi su un filo spinato, ovvero quella di proporgli una sfida che, per quanto rasenti la follia, coinvolgerà gli ormoni a pari livello di mente e cuore. E avranno a disposizione soltanto un'Estate per far sì che il gioco possa durare più a lungo di tre insulsi mesi, ma riusciranno a rispettare le regole oppure dovranno andare incontro ai pegni tanto amati da Sharon?
Dal testo:
«Ti sfido. Ti sfido a trovare le situazioni più compromettenti per baciarmi e il bacio dovrà durare dieci secondi esatti».
«Ci stai?», ripeté allora, con uno strano nodo alla bocca dello stomaco.
Lui si dilatò in un sorriso e le strizzò l’occhio.
«Ci sto, bambina».
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Se mi sfidi, ti bacio.

 







 

Un bacio è come bere acqua salata: bevi e la tua sete aumenterà.

«Ci stai?»
Sharon non indugiò, «Ci sto».
Quella calda mattina d’Estate segnava l’inizio delle vacanze, le automobili in corsa lungo l’autostrada per giungere alla base erano le protagoniste delle stazioni radio, mentre le spiagge abbandonavano la solitudine per abbracciare il caos.
L’acqua del mare s’infranse sulla battigia, riportando Sharon al presente.
La ragazza scrutò con caparbietà gli occhi nocciola del suo sfidante e sorrise, l’adrenalina riempì le sue vene e stiracchiò le braccia, preparandosi alla futura proposta.
«Fremo», David soffiò, provocante, e si avvicinò.
Sharon portò le mani sul suo petto per scansarlo. «Ah-ha, non puoi avvicinarti».
«Non è una regola», ribatté l’altro.
«Lo è da adesso».
«Non puoi aggiungerla», le bloccò le mani con una mossa rapida.
«Ah no?», Sharon si dilatò in un sorriso birbante e ritrasse le dita, «Chi me lo impedirebbe?»
«Non provocarmi, bambina», prese una sigaretta dalla tasca e la portò alle labbra, l’accese senza ripensamenti, nonostante il naso arricciato della ragazza, e ispirò a fondo la nicotina.
«Affatto», rispose con finta ingenuità, «Sto aspettando».
David le lanciò un’occhiata fuggiasca, prima d’immergere le iridi nocciola nell’orizzonte, sorrise colto dall’idea improvvisa e Sharon rabbrividì appena.
«Dunque?», la ragazza strinse le braccia al petto con fare altezzoso, immaginò che dovesse terminare la sigaretta prima di darle delucidazioni.
Eppure, la sorprese, poiché lasciò cadere l’oggetto dalle dita e le agguantò un polso, prima di trascinarla lungo le scale.
Le dita dei piedi vennero sommerse dalla sabbia calda, marciò alle spalle di David chiedendosi cosa le avrebbe chiesto di fare quella volta e rimase muta, pregustando il silenzio che annunciava tempesta.
Si fermò soltanto quando l’acqua le raggiunse le caviglie, David si voltò di scatto e l’agguantò per il bacino, la sollevò con estrema facilità e si chinò quanto bastò per permettere alle vertigini di prendere forma.
Sharon annaspò alla ricerca dell’ossigeno, decisamente precario, e avvolse le dita tremanti attorno alla camicia leggera di David, il quale si ritrovò a ghignare, soddisfatto della sua reazione.
Le gambe strinsero in una morsa d’acciaio i fianchi del ragazzo che ridacchiava sotto i baffi, le lasciò una carezza lungo la schiena e si compiacque di sentirla contorcersi non appena le punte dei capelli sfiorarono l’acqua di mare.
«Quanto manca?», starnazzò con la voce impastata dal terrore, mentre David fingeva di riflettere.
«All’incirca, il tempo di farmi ridere un altro po’», per tutta risposta, le scoppiò a ridere in faccia, come previsto, e cominciò a muoversi, la vide ondulare e stringersi come un koala alle sue spalle.
«Numeri, voglio numeri!», gracchiò l’altra, il battito del cuore accelerato dal terrore di poter cascare all’indietro, seppur fosse un’altezza minima, un trauma restava sempre tale.
«Mi spiace dolcezza, nessun numero», gli occhi di David brillarono e in una manciata di secondi si trovò a sfiorare la punta del suo naso, «Posso darti soltanto questo».
Le loro labbra si afferrarono e il sapore di quel bacio fece trasparire l’adrenalina che riempiva entrambi in quel preciso istante. David la strinse a sé con quanta più forza avesse, seppur evitando di farle male, e Sharon portò le braccia dietro il suo collo, aggrovigliando le dita tra i suoi capelli sottili, color del grano.
Le labbra di lui s’inarcarono prontamente in un sorriso soddisfatto non appena la sua mente registrò i dieci secondi e si separò dal suo angolo di Paradiso, seppur a malincuore, per rimetterla con i piedi per terra.
La ragazza si massaggiò le tempie e socchiuse gli occhi, dopodiché li spalancò e si preparò ad una sfuriata in grande stile, che non avvenne per evitare d’alimentare il compiacere di David.
«Non un secondo di più», precisò, estraendo una sigaretta dalla tasca, «Visto? Rispetto le regole».
«Chissà perché, soltanto queste regole», brontolò l’altra, incrociando le braccia sotto il petto.
«Dovresti ammirarmi per questo e comunque non sai se solitamente rispetto le regole o meno, per cui, non parlare», le sventolò l’indice sotto il naso e si aprì in una lieve risata.
«Mi stai proponendo di conoscerti meglio, Baker?», lo provocò allora Sharon, un sorriso birbante a colorarle le labbra, una dentatura scintillante che funse da riflesso ai raggi del sole.
Il ragazzo, di rimando, soppesò le sue parole e non si scansò, quando lei gli si avvicinò appena. «Non potrei, una sfida alla volta, no?», la canzonò, riportandole alla mente una delle assurde e più perentorie regole, stipulate dalla ragazza stessa.
Sharon scosse il capo con noncuranza. «Faresti più bella figura ad ammettere d’averne paura».
Si accoccolò sulla sabbia a gambe incrociate, il sole le carezzò il viso e sporse la fronte verso l’alto, mentre David imboccava nuovamente la sigaretta, senza pensare minimamente di raggiungerla.
«Mi spiace deluderti, ma sono poche le cose che mi spaventano».
«Tua madre entra nella cerchia ristretta», sillabò, dondolando con armonia le gambe.
«Forse nella tua, insieme alle vertigini si contengono la cima», le soffiò all’orecchio, quando decise di raggiungerla, la sabbia si attaccò ai pantaloncini e scivolò lungo le sue gambe.
«Ti sembra corretto?», Sharon gli rivolse un’occhiata irrequieta, «Conosci una delle mie debolezze peggiori, mentre di te conosco soltanto il nome di tua madre».
«E di mio padre», aggiunse come se fosse un dettaglio necessario al discorso per la pace nel mondo.
«Se dobbiamo dirla tutta, conosco persino Proust», Sharon ricordò il batuffolo di cotone che era solito scorrazzare da un giardino all’altro, ignaro del tacito segnale di guerra che caratterizzava i Marshall e i Baker.
«Visto? Siamo pari allora, se ricordi addirittura il cane», sorrise, beffardo, e terminò la sigaretta, tentato di incominciare con una terza.
«Non era tuo il cane».
«Sai anche questo».
«Perché me l’ha detto tuo fratello», puntualizzò la ragazza con il cipiglio.
«Poi ti lamenti di non conoscermi», l’apostrofò, alludendo alla questione del fratello.
«Certo, infatti non ti conosco», replicò con fermezza, scostando dei granelli di sabbia dai piedi.
David le lanciò un’occhiata rapida, prima di tornare a scrutare l’acqua, il suo colorito azzurrognolo gli ispirava una fonte di tranquillità immane, tanto che fu tentato di spogliarsi e gettarsi senza pensare che probabilmente, a quell’ora del mattino, fosse un tantino fredda.
«Adesso sei tu a farmi credere di volermi conoscere, Marshall», incalzò il ragazzo dopo qualche attimo di apatico silenzio.
Si voltò nella sua direzione, giusto in tempo per captare il sorriso laconico di lei.
Si alzò in piedi, ripulendo le gambe dalla sabbia umida, e riservò lo stesso trattamento alle mani, dopodiché puntò i suoi occhi scuri nei suoi, chiari e limpidi.
«Hai soltanto quest’Estate, Dave», Sharon divenne seria e perentoria, gli era talmente vicino che il ragazzo venne investito dal suo profumo soave, «Cerca di non dimenticarlo».
Le loro braccia si sfiorarono, David rimase con la futura sigaretta sospesa dalle labbra, mentre Sharon gli passava di fianco per raggiungere le scale che la riportassero alla vita reale.
«Ehi», il richiamo del ragazzo la fece fermare, ruotò appena il capo per rivolgergli l’attenzione richiesta.
«Il tempo è scaduto», gli fece notare lei.
«Non te ne ruberò altro», spavaldo, ispirò la nicotina e la lasciò libera, neppure fosse un canarino scampato alle grinfie di un gatto domestico, «In futuro, evita di chiamarmi Dave».
«T’infastidisce?», chiese, sbattendo innocua le ciglia.
«Tu che ne pensi, Ronnie?», inarcò le labbra in un sorriso derisorio e la ragazza s’indispettì appena, serrando i pugni lungo i fianchi.
«Penso che Dave sia sprecato per te, che di dolce non hai niente», gli rivolse le spalle, di nuovo, ma stavolta, seppur la sua marcia fosse accompagnata dalla sua risata, non gli prestò attenzione.
L’hai voluto tu, Ronnie.
Le sembrò di sentire la sua voce echeggiarle nei timpani e capì che avrebbe dovuto disintossicarsi da David Baker prima che il suo animo imboccasse la strada della perdizione, per non trovarne più l’uscita.
Del resto, sapeva che se anche avesse lasciato delle briciole di pane a segnare il percorso, David sarebbe stato fin troppo scaltro da farle scomparire tutte, pur di trascinarla fino in fondo in quell’assurdità che altro non era partita che da lei.
E, con un labbro martoriato tra i denti, sentì nuovamente quella frase bombardarle la testa.
L’hai voluto tu.




If you have a minute.
Non avrei mai creduto di poter essere capace di mandare avanti due cose in contemporeanea, ma ho pensato che, mal che fosse andata, avrei rispettato ciò che faccio sempre, ovvero temporeggiar o, più drasticamente, sospenderne una delle due.
Invece no, sarà che al momento non ho tomi da spazzolarmi, sarà che sento ancora il clima estivo addosso - lo dimostra il ventilatore che mi sta alle calcagna - oppure sarà che la mia mente ha voglia di partorire idee in  continuazione. Nonostante tutto, son qui, con voi e con loro, Sharon e David.
Questo è stato un esempio di quello che Sharon e David intendono per "sfida". In fondo, si tratta pur sempre d'esperienze che prevedono come finale un bacio, per cui non possono essere così eccessive. Oppure no, ma si vedrà andando più avanti.
Mi auguro che i personaggi verranno scoperti passo passo così come li ho pensati e mi auguro che sappiate apprezzarne tutte le sfumature che sorgeranno con la loro storia!
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite, chi mi segue in silenzio, chi facendomi ascoltare la propria opinione, positiva o negativa che sia è sempre piacevole averla C:
Tengo a precisare che le immagini che scelgo e posiziono prima del capitolo sono del tutto casuali, nel senso che non raffigurano l'idea che ho dei protagonisti, ma che riprendono uno spezzone della scena che ho immortalato nel testo.
Al prossimo aggiornamento,
Crì.

   
 
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