Battleship contest
8D= colore/fucsia
3G= fan art: Ron
e
Ginny
5G=
personaggio (N.G.)/James Sirius Potter
Mille bolle fucsia
Il cespuglio di ortensie in fondo al
giardino era il rifugio
prediletto di tutti i piccoli Potter, che lo consideravano la versione
terrestre di una casa sull’albero: i suoi rami formavano un
grande ombrello
vegetale che nascondeva completamente chiunque decidesse di
rifugiarvisi,
assicurando anche una certa protezione da vento, pioggia e sguardi di
adulti
indiscreti.
Fu lì che James Sirius
Potter si recò un pomeriggio
d’estate, stringendosi al petto una scatola di latta a colori
vivaci; strisciò
con cautela tra le foglie secche ammucchiate sul terreno, scatenando un
piccolo
diluvio di petali fucsia quando scostò due rami
dell’ortensia per passarci
sotto, e si spinse fino a un punto in cui il sole filtrava attraverso
il
fogliame meno fitto, permettendogli di vedere bene il suo tesoro. Lo
maneggiava
con tutta la cura di cui era capace, perché si trattava di
una scatola
speciale, anzi superspeciale:
conteneva la risposta alla domanda più importante di tutte,
vale a dire Da dove viene la magia?
Solo che non era quella la sua domanda: quello che
il piccolo Potter
voleva davvero sapere,
dall’alto dei suoi sette anni abbondanti, era come fare a
stanarla, come
trascinarla fuori dal suo nascondiglio e costringerla a farsi vedere.
Suo
fratello Albus aveva fatto levitare un biberon poche settimane dopo il
terzo
compleanno, mentre lui, per quanto si sforzasse, riusciva a far muovere
un
oggetto senza toccarlo solo urtando il tavolo su cui era posto.
Non sapeva cosa l’avesse
spinto a rivolgersi proprio a zio
Ron, sempre così impacciato quando si trattava di dare
spiegazioni, ma si era
rivelata la scelta giusta: dopo il pranzo della domenica, lo zio si era
sepolto
per mezz’ora nel polveroso ripostiglio della Tana e ne era
riemerso con la
scatola di latta sottobraccio e un paio di ragni nei capelli.
«Io l’ho trovata
qui» gli aveva detto prima di consegnargliela.
«Vedi se funziona».
Ora che il prezioso contenitore era
nelle sue mani, James
era quasi troppo emozionato per aprirlo. Non riusciva a immaginare che
aspetto
avesse la magia quando era imprigionata – forse polvere
dorata, o luce liquida,
oppure fumo cangiante come quello che usciva dalle bacchette degli
adulti – e
nemmeno come avrebbe fatto a prenderla, ma l’unico modo per
scoprirlo era farsi
coraggio e guardare: così infilò i pollici sotto
il bordo del coperchio,
canticchiando l’inno nazionale per conferire
solennità al momento, prese un
respiro profondo e spinse verso l’alto. Il coperchio
saltò con un sommesso cluck.
Con il cuore in gola, il bambino
guardò dentro la scatola,
ma non trovò nulla di quello che si aspettava: sul fondo
rivestito di stoffa
riposavano una cannuccia e una boccetta di vetro chiusa con un tappo di
sughero.
Che roba
è questa?
James prese la cannuccia e se la
rigirò tra le mani,
chiedendosi se fosse un fischietto come quello che i vicini Babbani,
appassionati cacciatori, usavano per chiamare i segugi o attirare gli
uccelli.
Non sembrava avere decorazioni o strane rune incise che spiegassero
come si
usava e quando lui soffiò con forza in una delle
estremità, quella che appariva
più rovinata, tutto ciò che uscì dalla
canna fu uno sbuffo di polvere e un
tentativo di fischio, troppo debole per evocare la magia.
Messo da parte l’oggetto,
James afferrò la boccetta e la
stappò con attenzione. Conteneva un liquido torbido
dall’aspetto ben poco
invitante e dall’odore sospetto, ma lui, cresciuto in una
famiglia di maghi,
sapeva cosa farne: accostò le labbra
all’imboccatura e bevve un piccolo sorso.
Gli occorse solo un secondo per
sputarla fuori, scosso dai
conati di vomito: quella non era affatto una pozione, come lui pensava,
bensì
una disgustosa miscela di sapone da bucato e acqua che gli
riempì la bocca di
un sapore atroce e gli fece affiorare bollicine sulle labbra.
«Oh, che schifo!»
sbottò, pulendosi con il
braccio fra smorfie nauseate.
«Guarda che la bocca devi
usarla per soffiare» lo informò
una vivace vocetta femminile. «Non devi mica farle con quella,
le bolle».
James alzò la testa, senza
smettere di sputacchiare, e
scorse un visino ridente in un varco tra le foglie di ortensia sopra di
lui,
nel punto più vicino alla staccionata.
«Perché non ti fai gli affari tuoi, per
esempio?» ribatté acido, tappando la boccetta con
la mano per evitare che il
liquido traditore traboccasse.
«Oh, scusa
allora!» rispose la bambina impertinente. «Non
volevo disturbare il maestro!» e si allontanò
ridacchiando, seguita da un
tintinnio di ciondoli.
Spero che s'impigli
in qualche ramo, pensò James stizzito, scivolando
fuori per sciacquarsi la
bocca con la canna per irrigazione. A metà strada, tuttavia,
la volontà di far
rimangiare alla ragazzina il suo stupido sorrisetto lo convinse a
cambiare
idea: recuperò la scatola e il suo contenuto e
marciò deciso verso la parte
anteriore del giardino. «Non capisci proprio niente di
bolle!» dichiarò in tono
di sfida, senza nemmeno voltarsi verso la casa accanto.
«Scommetti che adesso
riesco a farne una grande come la tua testa vuota?»
«Ooh, vado a prendere i
popcorn!» lo schernì la bambina.
Borbottando un «Adesso ti
faccio vedere!», James si accomodò
sul sedile più vicino, ovvero una carriola da giardinaggio,
che ovviamente si
rovesciò mandandolo gambe all’aria. Rosso di caldo
e di vergogna, si spazzolò
dai vestiti le erbacce che sua madre aveva strappato e si sedette sul
prato,
con un’occhiata storta alla ragazzina che si era arrampicata
su un pero per
godersi lo spettacolo.
Maledicendo lo zio Ron, che a quanto
pareva aveva deciso di
divertirsi alle sue spalle, il piccolo Potter immerse la cannuccia
nella
boccetta e vi soffiò dentro. Sapeva come funzionavano le
bolle di sapone: una
generazione di Weasley ci aveva giocato spesso nel giardino della Tana
e nonna
Molly ricorreva volentieri a quel passatempo anche per tenere occupati
i
nipotini. Non poteva credere di essere stato tanto distratto da non
riconoscerle.
Un modesto grappolo di bollicine
ricompensò i suoi sforzi,
brillando all’estremità della cannuccia prima di
staccarsi e volare via.
Insoddisfatto, James tuffò di nuovo lo strumento
nell’acqua saponata: avrebbe
fatto una bolla grande come un pallone da calcio… anzi, come
un mappamondo…
anzi, come tutto l’universo. E quella stupida bambina avrebbe
smesso di
sghignazzare.
«Accidenti, quella
sì che era grande!» lo stuzzicò la
spettatrice dall’altra parte della staccionata.
«Era almeno… vediamo… come il
tuo…»
Il paragone non fu completato: James,
paonazzo per
l’impegno, aveva ripreso a soffiare e quella che stava
producendo era
decisamente una bolla di tutto rispetto. Si arrotondava lentamente
intorno al
foro, grande all’incirca come un’arancia e
splendente di colori.
Posso fare
di meglio,
pensò il bambino, e la bolla sembrò captare la
sua convinzione: si ingrandì
ancora di più, tremolando lievemente senza scoppiare, e in
pochi secondi riempì
il campo visivo del suo creatore. Attraverso la superficie convessa,
ormai
delle dimensioni di un pallone da spiaggia, James vide il ghigno
strafottente
della vicina sciogliersi come gelato al sole, mentre la sua bocca si
spalancava
in una O di sorpresa abbastanza ampia da farci passare una pesca intera.
Tiè,
strega.
Tuttavia quel trionfo non gli
bastava: insufflò altra aria
nel suo capolavoro, senza preoccuparsi di un’eventuale
esplosione, ed ebbe la
soddisfazione di vederlo crescere insieme alla meraviglia della bambina
sull’albero. La sfera trasparente divenne grande come il
cespuglio di ortensie…
poi come l’automobile di papà Harry…
poi come il garage dei vicini… e quando
James cominciava a temere che avrebbe davvero invaso il mondo, si
staccò dalla
cannuccia e rimbalzò con grazia sull’erba appena
tagliata. Il gatto dei Wilkes,
che girellava per il giardino in cerca di talpe, la vide arrivare e si
eclissò
in fretta nella siepe più vicina.
La gigantesca bolla
continuò il suo volo in direzione della
casa accanto; incuriosita, la bambina tese la mano per toccarla, ma non
appena
ne sfiorò la superficie, quella esplose di colpo in una
nuvola di schiuma,
facendola ruzzolare giù dal pero in un mucchio di erba secca.
«Era abbastanza
grande?» si informò James in tono
noncurante, divertito dallo spettacolo della rivale inzuppata di sapone.
«Non… ci
posso… credere!» ansimò la ragazzina.
«Cosa ci hai
messo dentro?»
«Niente, sono io il
fenomeno!» si vantò il piccolo mago, in
un’inconsapevole imitazione del nonno paterno. «Con
le bolle faccio quello che
voglio».
«Beh, scommetto che non
riesci a farne una quadrata!» lo
sfidò la bimba immusonita.
«Sei proprio stupida! Il
quadrato non è un solido, è piatto»
puntualizzò James.
«Hai detto che puoi fare
tutto» gli ricordò lei. «E allora
fai un quadrato, altrimenti sei solo un pallone gonfiato come quella
tua
bolla!»
Punto sul vivo, James
tuffò di nuovo la cannuccia nella
bottiglia e se la portò alle labbra, ostentando una
sicurezza che in verità non
provava: quella roba era ovviamente magica, ma… in nome di
Merlino, si era mai
vista una bolla piatta?
Ti prego,
cannuccetta,
aiutami supplicò, soffiando piano nel foro. Il
velo di acqua saponata si
gonfiò come una tenda, incurvandosi verso
l’esterno, ma prima di assumere la
caratteristica forma sferica si staccò e fluttuò
nell’aria, quasi privo di
spessore: non somigliava affatto a una bolla, piuttosto al disegno
di essa. Inoltre
aveva… «Quattro lati!»
esclamò James
orgoglioso, nascondendo come poteva l’incredulità
davanti a quel risultato.
«Non è proprio quadrata, ma ci va
vicino».
Lo stupore della bambina si era
evoluto in totale
confusione. «Ma… ma…»
balbettò, e non riuscì ad aggiungere altro.
«E non è
finita» proseguì il piccolo Potter, ormai esaltato
dai propri successi. Produsse una terza bolla di discrete dimensioni,
prese
fiato e poi soffiò di nuovo: dalla bolla ne spuntarono altre
quattro, più
piccole, e poi una quinta che a sua volta ne generò due a
semicerchio sulla
sommità. La curiosa scultura si dilatò
ulteriormente fino ad assumere una forma
inconfondibile: quella di un orsacchiotto. Precisamente di Teddy, il
giocattolo
preferito della piccola Lily Potter.
Ben presto l’animaletto fu
rapito da un alito di vento e
volò nel sole, lasciando il posto ad altri prodigi: una
forma sottile si
allungò per dare vita a un serpente, una ovoidale
sviluppò becco ed ali per
imitare un gufo, un’altra ancora prese le sembianze di un
buffo draghetto
sovrappeso. L’ultima della serie presentava addirittura una
somiglianza
sospetta con la ragazzina che la fissava ad occhi sbarrati, troppo
occupata per
ricordarsi di respirare.
«Chi è il
maestro, adesso?» la stuzzicò James beffardo.
«Dimmi come hai
fatto!» ordinò lei… ma era proprio un
ordine? No, a pensarci bene era più una supplica.
«Come ci riesci?»
«Segreto!»
minimizzò lui, preparandosi per il gran finale:
creò un’ultima sfera trasparente e la
gonfiò fino alle dimensioni di un melone,
dopodiché continuò a soffiarci dentro…
e la bolla, invece di dilatarsi, si
colorò poco alla volta: prima di una delicata sfumatura
color cipria, poi di un
rosa più deciso e infine dell’arrogante
tonalità di fucsia dei fiori
dell’ortensia. Quando fu pronta, la prese cautamente nel
palmo della mano e la
lanciò oltre la staccionata nel giardino accanto, dove
rimbalzò sul naso della
ragazzina e rotolò via come una normale palla di gomma.
«Divertiti,
stregaccia!» esclamò, fuggendo sotto la veranda
per sottrarsi ad eventuali
ritorsioni; giunto alla porta d’ingresso si voltò
con un sorriso ed aggiunse:
«Non è difficile, sai? Ti servono tre capre, una
clessidra, una balestra, e
devi imparare a suonare la tromba mentre fai così»
e agitando le dita delle
mani in modo vagamente esoterico, abbassò la maniglia con il
gomito ed entrò in
casa camminando all’indietro, seguito dagli strilli della
bambina: «James! James
Potter! Torna qui immediatamente! Come accidenti hai fatto? James!»
Il piccolo Potter diede un calcio
alla porta, chiudendo
fuori lei e la sua voce, ed attraversò ridacchiando
l’ingresso fino al salotto,
dove andò a sbattere conto qualcosa di duro e lentigginoso.
«Zio Ron!»
«Ciao, James!»
sorrise Ron arruffandogli i capelli. «Che
fine ha fatto tuo padre?»
«In giro con la
mamma» tagliò corto James. «Zio, grazie
per
le bolle, sono fortissime! Non sai quanto mi sono divertito a far
impazzire
quella ar… arpa…»
«Arpia?»
suggerì lo zio. «Intendi la tua amichetta
lì fuori?
Come si chiama?»
«E che ne so, è
qui da una settimana in visita a sua nonna…
non vedo l’ora che se ne vada».
«Lei
il tuo nome
lo conosce» gli fece notare Ron. «Allora, fatto
qualcosa di bello con quella
bottiglia?»
«È
fantastica!» gli assicurò James entusiasta.
«Puoi farci
bolle grandissime, draghi e orsetti… pensa, anche palle
colorate! E se non vuoi
non scoppiano! Scommetto che le avete fatte tu e zio George…
dimmi cosa c’è
dentro, ti prego!»
«Sarebbe un
segreto» obiettò Ron in tono misterioso,
«ma se
proprio insisti…»
«Insisto!»
«…allora ti
dirò che l’ingrediente segreto
è…»
«È?»
«…niente!»
James rimase spiazzato.
«Scusa?»
«Niente!»
ripeté il mago, prendendo la boccetta dalle sue
mani e scuotendola leggermente. «Solo acqua e sapone Babbano,
non c’è
nient’altro qui».
«Non è
possibile!» protestò il bambino. «Allora
come ho
fatto… come…»
Si bloccò, colpito da un
improvviso pensiero. «Sono stato io?»
sussurrò.
Ron annuì.
«È stata la mia prima magia, sai. Avevo otto anni
e i miei fratelli non facevano che ripetermi che sarei stato il primo
Magonò
della famiglia, poi un giorno Ginny è caduta mentre giocava
in giardino e io ho
pensato di fare qualcosa per distrarla». Ridacchiò
e aggiunse: «Quando dalla
cannuccia è uscita una rana, stavo per ribaltarmi dallo
spavento».
«Dunque alla magia piace
coglierti di sorpresa» commentò
James interessato.
«Perché
è un dono, James. La magia è un
regalo… e che regalo
sarebbe senza l’effetto sorpresa?»
«Quale sorpresa, zio
Ron?» intervenne una voce, e Albus si
precipitò in casa, seguito da una Ginny carica di pacchi e
borse e con Lily
aggrappata alla manica.
«Mamma!»
gridò James correndo loro incontro. «Mamma,
indovina…»
Mentre il piccolo Potter aggiornava
madre e fratelli sulle
magnifiche novità di quel giorno, accompagnato da adeguate
esclamazioni di
sorpresa, gioia ed entusiasmo, il capofamiglia comparve sulla soglia
con
un’espressione decisamente perplessa; salutò Ron
con un cenno del capo e si
chiuse la porta alle spalle dopo un’ultima occhiata
all’esterno. «E poi dicono
che i miei figli sono strani!» commentò.
«La figlia dei Polkiss passerà una
brutta nottata, temo».
«Perché,
papà?» chiese Lily.
«Sta bevendo del detersivo
per piatti come se fosse
aranciata» spiegò Harry, ancora sbalordito.
«Ha incastrato la bottiglia in una
tromba giocattolo, come se volesse suonare mentre beve, e con
l’altra mano…»
sollevò un braccio ed agitò le dita come per
sgranchirsele, «con l’altra mano
fa così».
«Certo che i Babbani sono
suonati, eh!» commentò Albus
impressionato. «Perché uno dovrebbe fare qualcosa
di così stupido?»
Dietro le sue spalle, James e Ron
finsero di contemplare un
quadro.
No, non sono sparita: stavo solo lavorando in background, come
il vostro PC quando appare la clessidra (io ho anche il cavallo, la
banana e il dinosauro. Crepate d'invidia). Questa
storia, partecipante a ben due concorsi in contemporanea, era
uno dei lavori in corso: è stata in gran parte elaborata a
Milano Marittima in
una camera d'albergo, sfruttando le ore del dopopranzo. Sempre da MM
è venuta l'idea della citazione, dato che ho visto il film
all'Arena con madreh.
«Ti
servono tre capre,
una clessidra, una balestra, e devi imparare a suonare la tromba mentre
fai
così» - Lampante citazione da
Pirati dei caraibi: Oltre i confini del mare
inserita per il
contest A baby; James avrebbe sei anni adesso, nel
2011, quindi
può aver visto il
film. La frase di Jack Sparrow sarebbe così: «Ci
servono 3 capre, una clessidra, una balestra... uno deve imparare a
suonare la tromba mentre l'altro fa cosi».
La
bambina è un OC creato per l’occasione e ispirato
a una persona realmente esistente; James non si
interessa a lei abbastanza da conoscerne il nome, che è
Madeleine Polkiss. Come fa lei a sapere il nome di James? Beh, diciamo che Ginny si adopera molto per diffonderlo.
Seconda classificata al
contest A
baby (prompt:
Bolle di
sapone)
2° classificata:
Mille bolle fucsia di Lizzyluna
Grammatica e lessico: 9,75/10
"Io l'ho trovata qui" gli aveva detto prima di
consegnargliela. "Vedi se funziona". Prima della chiusura
della virgolette, dopo qui per intenderci, va la
virgola dato che segue il discorso indiretto. Lo stesso errore si
ripete varie volte, ma per il resto è tutto perfetto. La
grammatica è impeccabile, non c'è una parola
fuoriposto, solo questo problema con le virgole. Lo stile è
abbastanza semplice da essere adatto a questo genere di racconti, ma
allo stesso tempo elaborato e per niente banale. Molto brava!
Caratterizzazione personaggi: 10/10
Valuterò James e Ron, che sono i protagonisti principali.
Ron mi sembra molto IC: James dice che è sempre molto
impacciato, il che è vero. Anche il ricordo di Ron riguardo
a Ginny mi sembra veritiero e sì, insomma, Ron è
perfetto. James è un nuovo personaggio di cui conosciamo
molto poco, ma mi sembra che tu l'abbia caratterizzato adeguatamente.
C'è il riferimento al nonno che mi sembra molto azzeccato,
la curiosità e la voglia di diventare grande (perlomeno, io
lo vedo così il desiderio di fare una magia) mi sembra molto
adatto, dato che anche Ginny voleva crescere in fretta. Inoltre, ho
apprezzato molto il fatto che non l'hai reso il classico ragazzo - in
questo caso bambino - perfetto: bravo e dotato, senza problemi e sempre
impeccabile. L'hai reso vero, con la una voglia di crescere, gli
sfortunati ed imbarazzanti incidenti (come cadere dalla carriola) lo
rendono un bambino assolutamente normale. Anche la vicina di casa
è una scelta molto azzeccata, per quanto sia assolutamente
un OC, l'hai adatta al contesto.
Uso prompt e citazione: 5/5
Il prompt BOLLE DI SAPONE è stato
utilizzato in modo molto adeguato e la citazione è stata
inserita altrettanto bene.
Gradimento personale: 5/5
Mi è piaciuta molto! Semplice ma comunque molto ben scritta,
è un momento molto carino e simpatico, molto originale.
Brava!
Totale: 29,75
Sesta classificata con
Premio Stile all' Everybody,
Everywhere and Everything Battelship Contest!
6.
Mille bolle fuxia di Lizzyluna, 68/77
Premio Stile: Mille bolle fuxia di Lizzyluna
(made by Gra Gra 96)
CLASSIFICA
GRA GRA 96
6.
Mille bolle fuxia di Lizzyluna
Grammatica: 19/20 [Ortografia: 9.7/10; Punteggiatura: 9.3/10]
Stile e lessico: 10/10
Caratterizzazione personaggi: 10/10
Originalità: 10/10
Giudizio personale: 10/10
Utilizzo corretto di una casella rossa e di una casella nera: 6/6
Utilizzo facoltativo di un’altra casella rossa e di
un’altra casella nera: 3/6
Utilizzo facoltativo di una tematica: 0/5
Totale: 68/77
Dal punto di vista ortografico, ho riscontrato solamente una parola
sbagliata.
«Ooh, vado a prendere i popcorn!» lo
schernì la bambina.
Correttamente, avresti dovuto scrivere: Oh.
Per quanto riguarda la punteggiatura, ho riscontrato solo un segno di
punteggiatura errato e due virgole mancanti.
Lo stile era splendido, non c’è altra parola per
descriverlo. Le descrizioni facevano letteralmente sognare: non ne
avevo mai letto di così belle, credimi. Inoltre la storia
era scorrevole, piacevole da leggere e richiamava un sacco di odori,
sapori, colori, sensazioni… Il lessico era davvero ricco!
La caratterizzazione era semplicemente mozzafiato:
l’introspezione di James e dell’altra bambina era
assolutamente ottima. Come del resto lo era anche quella di Ron e degli
altri membri della famiglia Potter, nonostante siano comparsi poco.
Come originalità potevo non darti il massimo? Assolutamente
no! La fanfiction lo era, eccome! Non avevo mai letto nulla del genere
sulla prima magia di James.
Hai usato in modo corretto due caselle nere ed una rossa.
La tua storia non mi è piaciuta, mi ha assolutamente
stregato. Era semplicemente meravigliosa: dolce e simpatica allo stesso
tempo. Hai dipinto James in modo fantastico: tenero e determinato, con
una forte personalità. Come già detto in
precedenza, lo stile faceva sognare.
Mi dispiace immensamente che tu non abbia usato la tematica e
l’altra casella rossa, perché facendolo saresti
sicuramente salita sul podio con questa storia magnifica.
PREMIO SPECIALE GRA GRA 96 (alla storia che
più mi è rimasta nel cuore) : Mille bolle fuxia di Lizzyluna
CLASSIFICA DI ALYSSIA98
5. Mille bolle fucsia di
Lizzyluna
Grammatica: 19/20 [Ortografia: 9.7/10;
Punteggiatura: 9.3/10]
Stile e lessico: 10/10
Caratterizzazione personaggi: 10/10
Originalità: 10/10
Giudizio personale: 10/10
Utilizzo corretto di una casella rossa e di una casella nera:
6/6
Utilizzo facoltativo di un’altra casella rossa e di
un’altra casella nera: 3/6
Utilizzo facoltativo di una tematica: 0/5
Totale: 68/77
oddio, ma la tua storia è stupenda!!! E te lo dico con
sincerità! Cioè, non ho mai letto una cosa simile
e ne sono soddisfatti sima, credimi. Hai fatto quattro minuscolissimi
errori di grammatica, che per altro mi ha fatto notare Gra Gra
perché il tuo stile mi ha colpita così tanto da
non accorgermene. la caratterizzazione era sublime, ho sempre visto
James un tipetto competitivo e orgoglioso e tu lo hai reso al meglio e
poi anche la complicità con Ron ci sta tutta.
Originalità dieci, ovviamente, la tua storia lo è
senz’altro già il solo fatto di aver parlato di un
momento del genere la rende tale.
Te lo ripeto: adoro questa storia, e poi il solo fatto di aver messo
uno dei miei personaggi preferiti ti alza il punteggio, insomma, adoro
quel piccoletto dai capelli corvini e gli occhi nocciola. Hai usato le
caselle al meglio e mi dispiace moltissimo che tu non abbia usato una
tematica, a quest’ora il tuo punteggio sarebbe stato molto
più alto. Concludo facendoti i miei complimenti e che dire,
continua così!
Seconda classificata e Premio Leggerezza al Flash Contest dei
Contest
Seconda Classificata:
Mille bolle fucsia di Lizzyluna
Grammatica e Punteggiatura: 9,65/10
Stile e Forma: 10/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione personaggi: 10/10
Gradimento personale: 10/10
Totale: 49,65/50
Per quanto concerne la grammatica e la punteggiatura, devo proprio
farti i miei complimenti, perché è quasi
perfetta. Hai scritto una volta “ed” quando la
parola successiva non iniziava con la “e” (-0,1
punti) e due volte la virgola seguita dalla “e”,
quando non si trattava di un inciso (-0,05 punti ogni volta). Poi hai
messo “si impigli”, ma io avrei semplicemente
aggiunto l’apostrofo (-0,1 punti). Alla frase “Non
è difficile, sai.” io avrei messo un punto di
domanda, al posto del punto e basta (-0,05).
Lo stile mi è piaciuto moltissimo. La storia è
molto allegra, frizzante e leggera. Dopo tutte le storie tristi che ho
letto, questa mi ha proprio lasciato un sorriso sulle labbra.
Complimenti!
L’originalità c’è e rimane
per tutta la durata della storia, per questo ti ho assegnato il
punteggio pieno.
Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, la trovo ben
fatta e molto approfondita. Nient’altro da dire.
Una storia veramente ben fatta. Complimenti!