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Autore: Bea_chan    16/05/2006    1 recensioni
Cosa succederebbe se il vostro ragazzo continuasse a dimenticarsi dei vostri appuntamenti? Se rincontraste per puro caso il vostro peggior nemico e se lo invitaste ad una festa di Halloween alla quale neanche voi avreste voluto partecipare? E se questa festa si rivelasse il disastro annunciato…? Scoprirete che i gusti possono cambiare e potreste anche accorgervi di preferire il Caffè. [partecipante al 21° contest di EFP]
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Atto V
De Gustibus…


Dalla prima volta che, ben dodici anni fa, incrociai lo sguardo celeste di quel bambino dai capelli rossi, seppi con certezza che quegli occhi sarebbero stati parte della mia vita.
In un modo o nell’altro.
Ma non credevo che ne sarebbero usciti tanto in fretta.
Ron mi sta guardando attentamente, per la prima volta da quando ci siamo incontrati in questo bar.
Leggo colpevolezza, tristezza e un immenso rimorso in quelle iridi limpide come un cielo d’estate.
-Hermione…-
Io sorrido leggermente, scotendo la testa.
-Non lo potevi sapere-
-Ma hai ragione- incalza –Avrei dovuto seguirti, aiutarti…proteggerti-
Distoglie lo sguardo, stringendo un pugno con rabbia.
Ah, la strana ironia della vita.
Chi l’avrebbe mai pensato che sia io che Ron, in un certo senso, avremmo dovuto ringraziare un Malfoy?
Credo che anche il ragazzo seduto di fronte a me lo stia pensando.
-Ron, ho quasi finito- dico con voce pacata.
Lui annuisce, un ombra di quella che credo gelosia gli oscura per un attimo lo sguardo.
Abbasso gli occhi sulla tazzina vuota di caffè.
Porcellana bianca con delicati ricami floreali.
Non riesco a trattenere un sorriso dolce e sibillino.
-Sai perché ho cominciato a bere caffè?-
Ron sembra perplesso.
Sicuramente si starà chiedendo che diamine c’entri con il discorso.
E invece c’entra, eccome se c’entra.
Scuote la testa, vagamente divertito.
-No-
-Allora te lo spiego…-


***



Maybe this time tomorrow

the rain will cease to follow

and the mist will fade into one more today.

Something somewhere out there keeps calling


Maaya Sakamoto, Gravity


E’ la sensazione più strana che abbia mai provato.

Quasi a metà tra l’essermi fatta troppo di Artigli di Drago e una strana apatia.

E per la cronaca, io non mi sono mai fatta.

Non mi chiamo certo Lavanda Brown, un nome a caso.

Sono nel bagno del mio appartamento, la pioggia fuori si è fatta ancora più fitta, ma adesso sono al chiuso e, soprattutto, all’asciutto.

Ma lo strano è che non sono da sola.

Mi friziono energicamente i capelli, cercando di asciugarli.

Dopo la doccia che ho fatto, mi sento ancora più stanca.

Ho un mal di testa che nemmeno Harry, solito a questa patologia, se lo può sognare.

La strana apatia deriva dal fatto che la situazione in cui mi trovo adesso non è decisamente bella.

Affatto.

Insomma, sono pur sempre una ragazza dal cuore spezzato!

E l’euforia, invece…

Getto un’occhiata alla porta del bagno, chiusa a chiave.

So benissimo che, al di là di quella porta, si trova la Novità del Momento.

Altro che Rita Skeeter, signore e signori, questo è molto meglio.

Quanti anni ad Azkaban si rischiano per aver dato rifugio ad un fuggitivo e potenziale Mangiamorte?

Non so, meglio evitare di pensarci.

Il mio bel vestito di velluto blu scuro è afflosciato miseramente sul pavimento di ceramica, in un angolo.

150 galeoni buttati nel cesso.

Non esiste una garanzia per simili inconvenienti?

Già, immagino.

”Mi scusi signorina, ma sono scappata da una festa sotto la pioggia e ho aiutato un fuggiasco a liberarsi di alcuni Mangiamorte molesti, quindi il vestito si è un po’ sgualcito, potrebbe cambiarmelo?”.

No, credo che alla commessa di Madama McClan verrebbe un colpo apoplettico.

Povera donna, non ha fatto nulla di male.

Indosso la mia sottoveste, non me ne frega di quello che possa pensare Malfoy.

Ho sonno e voglio solo andare a dormire.

Magari riflettere un po’ da sola su quello che è successo.

Per quello che mi riguarda, può anche mettersi sul divano e soffocarsi lì.

Peccato non abbia un cane, l’avrei mandato nella cuccia.

Oh, quanto sono bastarda…

Tutto sommato, è stato anche abbastanza…gentile.

Esco dal bagno, frizionandomi ancora i capelli nella salvietta.

Lui è seduto per terra, appoggiato al muro del corridoio, accanto alla porta da cui sono uscita.

Ha lasciato una pozzanghera sul mio parquet, sta ancora gocciolando.

-Alla buon ora, Granger, cosa stavi facendo, imbiancavi il bagno?-

Ok, ritiro tutto quello che ho detto.

Non è gentile, è sempre la solita ed irrecuperabile testa di cazzo.

-Al contrario tuo, Malfoy, io mi lavo- ribatto, acida –E ricorda che potrei anche cacciarti fuori di casa, quindi ti conviene tenere chiusa la tua boccaccia-

Lui sogghigna, alzandosi in piedi a fatica.

Certo, anche lui è messo piuttosto male: il labbro inferiore è gonfio e leggermente violaceo, mentre il taglio sullo zigomo è rosso e infiammato.

-Me ne ricorderò…- mi risponde laconico, entrando nel bagno e sbattendosi la porta alle spalle.

Io conto mentalmente fino a 184 prima di dire qualsiasi cosa.

Quell’individuo ha l’estenuante capacità di esasperarmi!

-Il disinfettante è nel mobile in basso- urlo, accostandomi alla porta –E adesso ti cerco dei vestiti, anche se meriteresti di andartene in giro nudo!-

Sento che ha aperto l’acqua della doccia, ma lo odo ridacchiare.

-Ti piacerebbe, vero?-

Mi impongo di non arrossire.

Non posso arrossire per una battuta davvero di pessimo gusto!

Malfoy sta perdendo colpi…

Sbuffando, vado scalza fino alla camera, aprendo l’armadio a due ante.

Credo di avere qualcosa di Ron, da qualche parte.

Ecco, questo sarebbe meglio non dirlo a Malfoy, non credo gradirebbe indossare i vestiti di Ronald Weasley.

Un felpa blu e un paio di jeans.

Massì, andranno benissimo, visto lo stato in cui andava in giro fino ad ora.

Li poggio davanti alla porta chiusa del bagno, figurarsi se mi metto a bussare.

Sono così stanca…

Vado in cucina, decisa a farmi un thè.

Do un’occhiata all’orologio appeso alla parete.

Le due e quaranta.

Accidenti, alla faccia di chi si vanta di fare le ore piccole!

Credo di aver battuto tutti i record, questa notte.

Faccio bollire l’acqua con un pigro colpo di bacchetta e levitare la bustina di thè sopra una tazza vuota, lasciandola poi cadere in infusione.

Mi siedo pesantemente su una sedia, appoggiando i gomiti sul tavolo e chiudendo gli occhi.

In bocca mi è rimasto un sapore amaro, dev’essere la troppa burrobirra.

No, non solo…

Ho davvero lasciato Ronald Weasley, il mio fidanzato praticamente dall’età di undici anni?

Non so, non sono propriamente sicura.

Certo, la litigata c’è stata.

Sono volate parole pesanti, accuse forse infondate.

Poco mancava che volassero incantesimi e pezzi della mobilia.

Però sono io che me ne sono andata, magari…

Sento sbattere la porta del bagno e dei passi sul pavimento di parquet diretti in cucina.

Draco Malfoy fa la sua irritata comparsa nella stanza, mentre si asciuga svogliato i biondi capelli sottili.

Noto che indossa i vestiti che gli ho portato.

Istantaneamente, un sorrisino divertito mi si dipinge in volto, mentre strizzo la bustina di thè con l’aiuto del cucchiaino e la faccio volare nella spazzatura.

Lui se ne accorge e mi scocca un’occhiata al vetriolo.

-Preferisco non sapere a chi appartengono questi vestiti…-

-Meglio per te, credimi- rispondo con leggerezza, mescolando il caldo liquido ambrato.

Si siede di fronte a me.

Il taglio sullo zigomo si è rimarginato e il labbro va decisamente meglio.

Io non sono una Guaritrice e non conosco nemmeno incantesimi dediti a questo, quindi si dovrà accontentare.

Che volete farci, non so fare proprio tutto tutto…
Si guarda intorno, inarcando un sopracciglio.

-Non si potrebbe avere un caffè?-

-Fattelo-

-Sei tu la padrona di questo buco, quindi datti da fare…-

Lo fisso, scocciata.

-Questo buco, come lo chiami tu, ti sta ospitando- comincio, posando il cucchiaino sul piattino –E poi, non ci vuole tanto, neanche per te, ad usare una bacchetta-

Draco sbuffa, annoiato.

Muove la bacchetta con una stoccata e una tazza vola subito fuori dalla credenza, posandosi con grazia sul tavolo; poi, l’agita ancora e riempie la tazzina di nero caffè bollente.

Soddisfatto, mi rivolge un’occhiata strafottente come a dirmi “Hai visto?”

E dicono che gli uomini non sono infantili…

Lo guardo mentre lo sorseggia pacifico, finendolo in soli due sorsi.

Io contraggo la bocca in una smorfia.

L’ha fatto di nuovo!

Ha bevuto un caffè d’innanzi a me, io che non lo posso proprio vedere, senza nemmeno zuccherarlo!

La mia soglia di sopportazione sta giungendo al limite massimo…

-Come fai a bere quella cosa?- indico con un cenno della testa la tazza ormai vuota.

Lui mi squadra, incerto. Poi inarca un sopracciglio.

-Qualcosa in contrario?-

-Certo che sì- esordisco, posando in un tintinnio la tazza di thè –E’ la bevanda più odiosa che conosca, è amaro, troppo caldo e soprattutto anche se ci metti lo zucchero, la situazione non migliora- mi lancio nella mia tirata contro il caffè.

Ah, potrei anche tenere una conferenza in merito, talmente sono eloquente…

Malfoy ridacchia, scotendo la testa.

-E’ proprio vero che i pregiudizi esistono per tutto…-

Sussulto.

-Cosa significa?-

-L’hai mai assaggiato?- mi domanda a bruciapelo, fissandomi dritta negli occhi –Prima di esprimere un parere, bisognerebbe sempre conoscere le cose come stanno-

Non sono sicura che il centro del discorso sia ancora il caffè.

Percepisco troppi sottintesi nelle sue parole, decisamente stiamo parlando d’altro.

Mi soffermo a ripensare alle sue parole.

Ho dei pregiudizi…?

Non sono certo l’unica!

-Anche tu, Malfoy, sei sempre stato prevenuto- mormoro debolmente, abbassando gli occhi.

Improvvisamente mi è venuto addosso un gran caldo.

Il temporale infuria fuori dalla finestra, il silenzio della cucina viene squarciato dal rombo di un tuono.

Sobbalzo bruscamente, riportando lo sguardo in quello di Malfoy.

Qualcosa si agita in quelle iridi che hanno lo stesso pigmento del cielo tempestoso di questa notte.

Oddio, mi manca il respiro…

-Il caffè è amaro, certo, e decisamente non piace a tutti- sussurra lui, sporgendosi verso di me oltre il tavolo –Ma potresti scoprire che, dietro la sua amarezza, magari si nasconde qualcosa che non avresti mai immaginato potesse esserci…-

Sogghigna, mentre io mi alzo in piedi, incespicando nelle gambe del tavolo.

-E poi, c’è sempre lo zucchero-

Ok, adesso il discorso è veramente privo di qualsiasi doppio senso e ne ha acquistato uno completamente nuovo.

Sono assolutamente certa che si stia riferendo a qualcuno in particolare.

A lui stesso.

No, fermi tutti…

Ci sta forse provando con me?!

La mezzosangue (non più) zannuta Hermione Granger?!

E’ ubriaco! Andato, totalmente partito per la tangente!

Tutta la pioggia e tutto quel caffè devono avergli bruciato il poco cervello che si ritrovava…

No, basta parlare di caffè!

Adesso anche lui si è alzato in piedi, le movenze eleganti da felino.

Io arretro, andando a sbattere contro il mobile della cucina.

Sono in trappola.

Lui si avvicina lentamente, ancora quel sorrisetto malizioso sulle labbra.

-Oh, Granger..- ridacchia, ormai davanti a me.

Poggia le mani sul mobile di fianco alle mie, bloccandomi le braccia e ogni possibile via di fuga.

-Io e te ci assomigliamo, mezzosangue, più di quanto tu creda- la sua voce è soffice e voluttuosa, mentre mi guarda negli occhi. Sono occhi da predatore, quasi ipnotici, l’argento è vivido e brillante.

-Siamo due facce opposte della stessa medaglia..-

-Ti sbagli, io…-

Sì, io cosa?

Il suo respiro è leggermente affannato, mentre mi guarda intensamente.

La situazione sta degenerando, dannazione.

Devo fare qualcosa…

Oppure no.
-I-io…-

Buona notte Hermione, ripassa quando la smetterai di balbettare.

Ho la mente vagamente annebbiata, il sordo mal di testa si è trasformato in uno spesso velo di confusione.

Mi sembra di essere piombata in una dimensione da sogno, ovattata e rarefatta.

Le gambe sono intorpidite e mi sento così stanca che qualsiasi movimento si rivela faticoso.

E nel frattempo, una strana attrazione mi spinge verso Malfoy.

Non voglio che si allontani.

Non voglio rimanere da sola.

Rilasso le spalle e la mani appoggiate sul ripiano sfiorano le sue, calde e asciutte.

Non si ritrae ma continua a fissarmi.

Profuma di pulito e di qualcosa di forte e speziato.

Nera polvere di caffè.

E’ piacevole stare così, mentre fuori piove, quasi abbracciati in questa buia cucina.

Che poi il ragazzo con me sia Draco Malfoy, questo è un altro paio di maniche.

Si avvicina ancora, a questo punto è a poco meno di due centimetri dalla mia bocca.

La sua si piega leggermente in quello che è, chiaramente, un sorriso di scherno.

-Non so cosa mi succeda, Granger- sussurra –Ma questa sera sono accadute così tante scemenze che, ormai, una in più non fa differenza…-

Quando infine poggia le labbra sulle mie, io ho già intrecciato le mani sulla sua nuca, alzandomi in punta di piedi e attirandolo fermamente verso di me.

Mi rendo conto che nessuno di noi due è pienamente in sé, questa notte.

Ma mentre ci baciamo decido che, per il momento, non me ne importa niente.


***


Ma cosa hai messo nel caffè

che ho bevuto su da te?

C'è qualche cosa di diverso

adesso in me;

se c'è un veleno morirò,

ma sarà dolce accanto a te


Antoine, Cos’hai messo nel caffè


Ho sentito tante persone lamentarsi dei celebri postumi di una sbornia.

Ricordo che Seamus me li aveva chiaramente descritti con un’eloquenza che io stessa non avrei saputo eguagliare.

Alcuni sembrano reduci da un percorso di guerra e arrancano per tutto il giorno, borbottando tra loro frasi sconnesse e trincando litri e litri di caffè.

Decisamente i peggiori.

Poi ci sono altri che vantano un mal di testa feroce e un umore che varia dall’apatico all’euforico, passando per ciò che viene detta comunemente *isteria* e sono quelli che, appena gli rivolgi la parola, ti urlano contro “Silenzio, ho mal di testa!!” con toni che neanche una Banshee di brughiera potrebbe raggiungere.

E non so quanto questi siano meglio…

Ma, stamattina, io credo di appartenere a quest’ultima categoria, con l’accezione dell’euforico.

Oh, pardon, non stamattina.

Ormai è mezzogiorno e mezza passato di un freddo 1° novembre.

Sono stanca, certo, ma euforica…

Beh, potete facilmente intuire il motivo, no?

Mi rannicchio sotto il piumone, piacevole sulla pelle nuda, è caldo e conserva ancora il suo profumo.

Fuori ha smesso di piovere e nuvole incerte si affollano all’orizzonte di un cielo livido e pallido, vento gelato che spazza ancora le strade della Londra babbana.

Concedetemi una reazione più che normale, in questi casi…

Draco Malfoy è un Dio!

Non sono sicura di aver appena detto un’eresia o qualcosa di blasfemo, ma credo che in molte mi potranno capire.

Era da tanto che Ron…insomma…non era più come prima, c’era qualcosa che non funzionava più, tra di noi.

Ehi, cosa sono quei sorrisetti maliziosi?

Non intendevo quello, sta volta.

Sempre pensare male…

Solo che è stato così…seducente.

Non avevo mai provato una simile sensazione.

Dolce e attento, una passione che non avevo mai provato, intensa e violenta.

Teneri sussurri mormorati su labbra avide e assetate, la viva disperazione di ognuno mutata in desiderio di condividerla e annullarsi l’uno nell’altro, inebriante oblio di non essere più preda ma cacciatore.

Ci siamo lasciati stregare da qualcosa che nessuno di noi aveva mai preso in considerazione.

L’attrazione degli opposti.

Lui, divenuto peccatore per avermi toccato e aver rinnegato, almeno per un notte, ciò che il Fato aveva scritto per lui.

Ed io, che dimentica dell’orgoglio mi sono lasciata irretire da quelle maledette iridi d’argento, inquiete e dolorose, così dure, così disperatamente sole.

Abbiamo consumato un amore assonnato, lento ma come fuoco ci ha rapidamente divorato in un notte di ottobre, quando fuori infuriava la tempesta.
E quando ci si può permettere di non essere sé stessi.

Certo, lo so.

In una situazione normale, escludendo il fatto che io non ho mai, ma dico mai, vissuto un giorno che si possa dire normale, questo non sarebbe potuto succedere.

Ma sta di fatto che è accaduto.

E poi, mi concedete un altro termine non propriamente fine?

Diciamocelo, bisogna anche avere un po’ culo nella vita.

Mi stiracchio piano, sotto la coperta, ancora restia ad alzarmi.

Rimetto la sottoveste e finalmente mi alzo in piedi, sul tiepido parquet di legno.

Noto che la felpa che avevo dato a Draco è ancora malamente buttata a terra, insieme alle scarpe.
Ciò significa che c’è ancora…

Non credo che possa uscire a piedi nudi in strada, non lo riterrebbe raffinato.

Tralasciamo il fatto che nell’ultima settimana, come da lui affermato questa notte, ha vagato per la Londra babbana cercando di sfuggire ai Mangiamorte e senza prestare poi molto attenzione al vestiario.

Oh.

Merlino, meno male che ieri ha piovuto e ha fatto anche la doccia.

Sentite, è sempre importante curarsi, quindi va detto!

Esco dalla camera, Grattastinchi è venuto a farmi le fusa.

Si struscia, emettendo suoni gutturali, sulle mie gambe.

-Gatto degenere, dov’eri ieri sera?- dico in un sorriso, carezzandolo dietro le orecchie.

Ron odiava Grattastinchi.

Già per quella storia di Crosta, anche se si è scoperto che, innanzitutto, quel topo era un Animagus servo di Voldemort e poi che aveva contribuito ad uccidere i genitori di Harry, mandare Sirius in carcere e far risorgere in seguito il suo Padrone (no, non Ronald), decretando la fine dei nostri giorni relativamente tranquilli.

Insomma, ha fatto più casini lui che Voldemort e Piton messi assieme.

Però, anche se Grattastinchi si è dimostrato “innocente”, non gli è mai andato a genio.

Che poi, avesse davvero ucciso Minus ci saremmo risparmiati tutte queste scocciature.

Che dite, dovrei raccontare a Malfoy che i Mangiamorte si sono rifatti vivi grazie a un topolino che il mio gatto avrebbe desiderato uccidere?
No, meglio di no.

Potrebbe vendicarsi su Grattastinchi e poi sembra un racconto totalmente irrazionale.

Mi affaccio sulla porta della cucina.

Eccolo lì.

Nella fredda e vivida luce che filtra dalla finestra, i suoi capelli acquistano sfumature quasi argentee sull’oro pallido naturale; la carnagione già chiara diviene lattea, poggiato con i fianchi al tavolo mi rivolge le ampie spalle, mente sorseggia il contenuto di una tazza.

Sembra una creatura impalpabile, fatta di neve e di fumo, silenziosa e tagliente.

Un brivido mi corre sulla schiena, mentre artiglio convulsamente lo stipite della porta.

Siamo sicuri che non sia stato solo un sogno?

-Ben svegliata, Granger, credevo fossi entrata in letargo-

No, decisamente questo commento acido e sarcastico non rientra in un dimensione onirica.

Non si è nemmeno degnato di guardarmi in faccia!

Entro in cucina, indignata, e mi dirigo con passo deciso verso di lui, facendo il giro del tavolo e piantandomi furiosa davanti alla sua faccia.

Sta sogghignando, ironico.

-Gli uomini non vanno in letargo, Malfoy, non conosci nemmeno le norme di vita elementari?-

-Le mie sì, non quelle dei mezzosangue- ribatte, la lingua velenosa sempre pronta, mentre prende un altro sorso dalla tazza.

Apro la bocca, mentre avverto un inquietante rossore diffondersi sulle mie guance.
Mi ha appena definito peggio di un animale?!

-Tu…- boccheggio, avvicinandomi –Tu sei…veramente…-

Non faccio in tempo a finire la frase che sento le sue labbra posarsi rapidamente sulle mie.

Rimango interdetta, mentre uno strano torpore mi impedisce di reagire.

Chiudo gli occhi, premendo le mie labbra sulla sua bocca e stringendomi a lui, allacciandogli le braccia dietro il collo.

Lo sento sorridere sulla mia bocca, prima di approfondire il bacio, cingendomi la vita con le braccia e costringendomi così ad alzarmi in punta di piedi.

Poi, dopo un tempo che mi sembra infinito, e dire che dovrei essere abituata vista la Giratempo che possedevo, si stacca delicatamente, fissandomi con aria canzonatoria negli occhi.

-Umh, penso che dovrò indagare ancora i comportamenti dei mezzosangue..- dice in tono leggero, tenendomi ancora stretta a lui.

Io non posso fare a meno di ridere.

-Allora sono una cavia?-

-Qualcosa di simile…- risponde con aria seria, analizzando attentamente un mio boccolo –Ad esempio, annoterò che i mezzosangue hanno tutti capelli ricci e un carattere assolutamente insopportabile-

-E che te ne fai, di queste informazioni?-

Lui finge un’aria da esperto, sempre quell’aria pigra e scanzonata.

-Ho sempre voluto fare lo scienziato-

-Ma và? Avrei detto un’altra cosa…-

-Naa, i cappucci neri, i pazzi psicopatici e i tatuaggi non fanno per me-

Sorrido con sincerità, ricambiando il suo sguardo.

Sembra sereno, lo dimostra il fatto che stiamo scherzando su una cosa come i Mangiamorte.

Mi chiedo se in quel caffè non ci sia qualcosa di strano…

-Io invece direi che tra i pazzi psicopatici ci staresti benissimo-

-Mi devo offendere?-

-Fai come ti pare..e poi- faccio scendere un braccio lungo la sua schiena, carezzando lentamente la pelle tiepida delle reni, sotto la maglietta grigio scuro –ho visto che qua hai già un tatuaggio-

Le sue labbra s’incurvano, mentre mi scocca uno sguardo sibillino e vagamente ammirato.

-Ottimo spirito di osservazione..-

-Però sei sempre il solito-

-Cioè?-

Passo le dita lungo tutta la schiena, risalendo sul collo.

-Non potevi farti tatuare qualcosa di più carino di un serpente?-

Lui aggrotta le sopracciglia, scocciato.

-Non dire quello che stai pensando…-

-Furetto-

Sogghigno, dispettosa, mentre lui mi fissa seriamente irritato.

Poi sorride con fare provocatorio.

-Meriti una punizione…-

Le sue labbra sono morbide e bollenti quando si posano ancora sulle mie, e sanno del caffé che stava bevendo prima.

Le assaporo dolcemente, gustando appieno le lente carezze sulla mia schiena graffiata, sotto la seta sottile della bianca sottoveste di seta.

Mi allontano di poco, poggiando la testa nell’incavo della spalla.

Ha un così buon profumo, chiudo gli occhi assorta e gli poso un leggero bacio sul collo.

Lui sussulta leggermente, sta ridacchiando.

-Facciamo le fusa, mezzosangue? Annoterò anche questa abitudine…-

Io sorrido a mia volta, annuendo.

Lui china il capo per baciarmi piano un orecchio e la sua guancia sinistra sfrega contro la mia.

La poca e ruvida ricrescita della barba è piacevole.

Apro un occhio pigramente, mettendo la fuoco la tazza poggiata sul tavolo.

Caffè.

-Me lo fai assaggiare?-

Lui inarca un sopracciglio biondo scuro, perplesso, ma mi tende la tazza.

-Se non ti piace non risputarmelo dentro, di grazia-

Io evito di commentare, non merita nemmeno una risposta.

La porcellana è tiepida fra le mie mani e il profumo che sprigiona il caldo liquido scuro assomiglia così tanto alla delicata fragranza che possiede anche Malfoy.

E’ strano associarla proprio a lui, ma mi risulta quasi automatico.

Mi ritornano in mente le sue parole della sera prima.

Il caffè è amaro, certo, e decisamente non piace a tutti. Ma potresti scoprire che, dietro la sua amarezza, magari si nasconde qualcosa che non avresti mai immaginato potesse esserci…

Sì, adesso lo so.

Ne prendo un sorso incerto, gustandone l’amarezza come se fosse la cosa più dolce del mondo, mentre scende caldo e rassicurante lungo la gola.

Io alzo lo sguardo, incrociando quello di lui.

Sembra vagamente inquieto, in attesa della mia risposta.

La mano che tiene ancora attorno alla mia vita è tesa e leggermente nervosa.

Io stringo amorevolmente la tazza fra le mani, sorridendogli.

-Mi piace…-

Spero capisca che non mi sto riferendo solamente al caffè vero e proprio.

Ancora la sua voce nelle mie orecchie, mentre mi posa un leggero e sollevato bacio a fior di labbra.

E poi, c’è sempre lo zucchero.
  
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